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Posts Tagged ‘Giappone’

Miu Miu, nuova boutique a Nagoya

Miu Miu, il celebre marchio della famiglia Prada,  la scorsa settimana ha inaugurato la  sua  quindicesima boutique in Giappone, con esattezza a Nagoya, per consolidare l’evoluzione del marchio in sede di sviluppi economici aziendali, pur conservando un rimarchevole senso di discrezione nei confronti di un popolo afflitto dalla catastrofe neutrale subita recentemente.

Il direttivo del brand ha deciso di devolvere l’intero budget stabilito per inaugurare l’evento alla Croce Rossa Giapponese, in modo da consentire un ingente sostegno a favore delle vittime superstiti colpite dalla terribile tragedia.

Il punto vendita ubicato nel quartiere di Naka-ku si estende su di una superficie di 650 metri quadrati suddivisa in due livelli nei quali saranno distribuite le collezioni e gli accessori del brand.

by Marius Creati

Affetto, evoluzione della robotica con espressioni facciali infantili

L’evoluzione dei robot non conosce sosta e su GetRobot, portale interamente dedicato agli sviluppi dei nostri sempre più plausibili futuri compagni (in che termini è tutto da chiarire) di vita, è comparso recentemente un articolo che presentava il baby-robot chiamato Affetto. Questo robot è stato progettato dal team diretto dal Professor Minoru Asada, dell’Università di Osaka (Giappone), ed è la riproduzione di un bambino di circa 2 anni che ha la capacità di assumere una serie di espressioni facciali, allo scopo di rentere più naturale l’interazione uomo-macchina.

Questo traguardo fa parte di un più ampio progetto diretto da Asada, ovvero il JST Erato Asada Project, che ha lo scopo di studiare il comportamento umano e artificiale attraverso l’utilizzo dei robot utilizzando il modello denominato “synergistic intelligence“:

This name refers to both the co-creation of intelligence by science and technology, and the co-creation of intelligence through the interactions between the body and environments

L’espressività di Affetto è notevole e rappresenta certamente un passo avanti nell’evoluzione dei robot umanoidi. Considerando anche i progressi del progetto europeo iCub, che a sua volta sta portando avanti la ricerca nel settore (a questi robot manca però una mimica facciale), manca ancora tanto a scenari come quelli presentati dal cortometraggio I’m here di Spike Jonze?

Fonte: Noisymag

Giappone, l’arte di rimanere flemmatici

In questo articolo riflessivo vorrei parlare del più grande problema dell’uomo: la paura. Questo terremoto avvenuto in Giappone ci ha scosso molto di più rispetto ai terremoti a Sumatra nel 2004 e ad Haiti nel 2010 (e tutti gli altri tanti terremoti avvenuti in questi anni). Questo perchè la cultura giapponese è molto più vicina a noi, inoltre è stato un terremoto avvenuto anche in città affollate come Tokyo, senza poi dimenticare l’incubo nucleare che non ha fatto altro che aumentare le preoccupazioni. Da tutto questo è emerso un problema che i Giapponesi hanno dimostrato di saper affrontare: mantenere la calma.

Una curiosa statistica

Una piccola ma banale statistica può farci dedurre molto cose. Il 10° articolo più visto su Skimbu in questa settimana pubblicato mesi fà (precisamente il 31 ottobre 2010) riguardante la fine del mondo 2013, essendo ormai vecchio, riceveva poche visite ma dopo il terremoto in Giappone le visite a quell’articolo sono aumentate notevolmente. Questo significa che la gente, presa dalla paura e dalla preoccupazione ha cercato su Google “la fine del mondo”. Questo credo sia l’ennesima prova di come la popolazione italiana (e quella europea) sia stata presa dalla paura di un fatto avvenuto altrove, e dalla paura che il terremoto sia collegato anche alla fine del mondo.

Mantenere la calma

Come è stato detto in televisione e nei giornali, ciò che ha sorpreso dei giapponesi è stato il modo in cui hanno affrontato la situazione. Il giorno dopo il terremoto infatti sembra che la vita sia tornata alla normalità, la borsa ha riaperto e la gente non ha dormito per strada (cosa che accade di solito dopo un forte terremoto, così come è accaduto in Abruzzo). Hanno mantenuto la calma ed affrontato la situazione nel miglior modo possibile. Sembra a momenti che si siano preoccupati di più gli Europei. D’altronde, se fosse capitato qualcosa di simile in Europa (o più precisamente in Italia) non avremmo gestito la situazione ugualmente. Ma perchè sono riusciti a stare calmi e a non generare il caos? Io penso per svariati motivi..

In Giappone sono ben abituati ai terremoti, e il Giappone si può considerare il paese più avanzato nell’edilizia anti-sismica. Come è stato detto dal CT della nazionale di calcio Giapponese Zaccheroni durante il terremoto la casa sembrava di gomma. Proprio per questo i danni agli edifici sono stati minimi, perchè tutti gli edifici giapponesi sono costruiti con materiali e tecniche che rendono la costruzione elastica, proprio come se fosse di gomma. Tecniche di costruzione che io dubito (e si è visto ad Aquila) abbiamo in Italia. I giapponesi sono consapevoli di tutto questo, sapevano e sanno bene che le loro case sono sicure, per questo sono tornati subito a casa dopo il terremoto e non hanno avuto paura nemmeno delle scosse di assestamento. L’insicurezza è la maggior causa della paura.
In Giappone hanno tantissime prevenzioni per i terremoti. Ad esempio in certe città i bambini vanno a scuola sempre con l’elmetto di protezione.  Inoltre vengono spesso organizzate esercitazioni anti-sismiche (nelle scuole, nel lavoro, dappertutto!).
Un terremoto in Giappone è un po’ come un rito, come scrive Gerevini del Corriere, quando avviene un terremoto i Giapponesi sanno esattamente cosa fare, come se fosse una routine. Dopo il terremoto hanno un punto preciso da raggiungere, con zainetto e elmetto indossati.
Un’altro fattore che conta è la cultura generale Giapponese, e riguardo questo vorrei riportare le esatte parole sempre dell’articolo sul Corriere della Sera:

Come è stato detto in televisione e nei giornali, ciò che ha sorpreso dei giapponesi è stato il modo in cui hanno affrontato la situazione. Il giorno dopo il terremoto infatti sembra che la vita sia tornata alla normalità, la borsa ha riaperto e la gente non ha dormito per strada (cosa che accade di solito dopo un forte terremoto, così come è accaduto in Abruzzo). Hanno mantenuto la calma ed affrontato la situazione nel miglior modo possibile. Sembra a momenti che si siano preoccupati di più gli Europei. D’altronde, se fosse capitato qualcosa di simile in Europa (o più precisamente in Italia) non avremmo gestito la situazione ugualmente. Ma perchè sono riusciti a stare calmi e a non generare il caos? Io penso per svariati motivi..In Giappone sono ben abituati ai terremoti, e il Giappone si può considerare il paese più avanzato nell’edilizia anti-sismica. Come è stato detto dal CT della nazionale di calcio Giapponese Zaccheroni durante il terremoto la casa sembrava di gomma. Proprio per questo i danni agli edifici sono stati minimi, perchè tutti gli edifici giapponesi sono costruiti con materiali e tecniche che rendono la costruzione elastica, proprio come se fosse di gomma. Tecniche di costruzione che io dubito (e si è visto ad Aquila) abbiamo in Italia. I giapponesi sono consapevoli di tutto questo, sapevano e sanno bene che le loro case sono sicure, per questo sono tornati subito a casa dopo il terremoto e non hanno avuto paura nemmeno delle scosse di assestamento. L’insicurezza è la maggior causa della paura.In Giappone hanno tantissime prevenzioni per i terremoti. Ad esempio in certe città i bambini vanno a scuola sempre con l’elmetto di protezione.  Inoltre vengono spesso organizzate esercitazioni anti-sismiche (nelle scuole, nel lavoro, dappertutto!).Un terremoto in Giappone è un po’ come un rito, come scrive Gerevini del Corriere, quando avviene un terremoto i Giapponesi sanno esattamente cosa fare, come se fosse una routine. Dopo il terremoto hanno un punto preciso da raggiungere, con zainetto e elmetto indossati.Un’altro fattore che conta è la cultura generale Giapponese, e riguardo questo vorrei riportare le esatte parole sempre dell’articolo sul Corriere della Sera:

La preparazione psicologica, però, è quella che gioca il ruolo più importante, quella che forse caratterizza principalmente il popolo giapponese. Vivendo in questa parte del mondo, volenti o nolenti, ci si abitua presto a esorcizzare lo jishin (il grande terremoto) anche attraverso battute di spirito, un modo tutto sommato efficace per imparare a familiarizzare con il proprio destino, per diventare fatalisti.

L’autore dell’articolo apparso sul Corriere della Sera è Alessandro Gerevini, Professore italiano di letteratura Giapponese all’Università di Waseda, a Tokyo.

Conclusioni

Questo articolo prevalentemente riflessivo vuole contrapporre la calma e serenità dei Giapponesi contro la paura degli Europei, che tra l’altro non sono stati nemmeno colpiti da questo fatto in modo diretto. Il Giappone è cresciuto tantissimo ultimamente sul piano non solo economico ma anche culturale. Per questo dobbiamo imparare da loro, incominciando a migliorare il nostro sistema anti-sismico e imparando da loro ad affrontare i problemi.

Fonte: Skimbu

 

 

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Wagyu, dal Giappone non solo sushi

Stiamo parlando di una razza bovina, infatti la parola Wagyu letteralmente significa: “wa” giapponese e “gyu” bestiame.
Una razza molto particolare rispetto alle altre di noi occidentali… da circa due secoli, quando furono importati nell’isola, iniziarono un isolamento genetico per via delle caratteristiche socio-geografiche dell’isola. Infatti vengono nutriti con grano e altri mangimi selezionati che conferiscono una marmorizzazione della carne concentrando i grassi insaturi, quei grassi ritenuti non dannosi per il colesterolo, i quali si mischiano alla carne e non si vanno a depositare sui lati come avviene per le altre specie.
Hanno una crescita del tutto naturale di circa 30 mesi per arrivare ad un peso di circa 545-615, peso di mercato, che lo rende al pari del caviale e del foie gras, alimenti di lusso incontrastato. Il suo prezzo che si aggira intorno a 1.000 euro per un chilogrammo di carne.
Ovviamente non bisogna sbarcare in oriente per trovare questa prelibatezza, ma con l’importazione dal Giappone lo si può trovare anche qui a “casa nostra”, infatti di recente in Lombardia é nato un allevamento di Wagyu.

by Emilio Di Iorio

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Dolce&Gabbana retrocede dal Giappone per dedicarsi alla Cina

Il famoso marchio Dolce&Gabbana annuncia l’apertura di un nuovo flagship store al Plaza 66 di Shangai in Cina, dove lancerà in aggiunta uno store dedicato al secondo marchio D&G debuttando altresì nel grande fashion mal, il Time Square, ubicato anch’esso nel cuore della grande metropoli cinese, mentre in contropartita pone un fermo all’incremento degli investimenti verso il Giappone. Secondo le fonti ufficiali della famosa casa di moda italiana sembra che la location ideale per lo sviluppo del branding non rispecchia le esigenze d’immagine del illustre paese del Sol Levante.

“Il Giappone resta comunque un mercato strategico e molto importante per quanto riguarda il marchio Dolce & Gabbana. Per questo motivo, ulteriori investimenti sono previsti per sviluppare ed espandere la presenza delle linee di abbigliamento e accessori”.

I nuovi store D&G misurano 230 metri quadri ciascuno e l’elaborazione delle boutiques sono state curate direttamente dal duo di stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana in collaborazione con Bam Design, i quali hanno dato vita ad uno spazio puramente sofisticato ed elegante, dall’impronta decisamente contemporanea e idonea al nostro tempo privilegiando materiali in acciaio specchiato e specchi bronzati per amalgamare l’aspetto merceologico con l’atmosfera profonda degli ambienti. Campiture in avorio, beige e grigio chiaro si alternano a superfici che denotano opacità e lucentezza. Inoltre questi spazi sono provvisti di monitor tridimensionali che trasmettono immagini legate al brand e agli eventi organizzati direttamente dal marchio.

Per la prestigiosa boutique in Plaza 66 Dolce&Gabbana si sviluppa su un’area complessiva di 730 metri quadri distribuita su due piani su e risulta essere il più grande luxury store  attualmente realizzato in Cina. Pietra vulcanica basaltica che riecheggia i colori e le suggestioni dell’amata Sicilia, nonché otto lampadari in vetro di Murano, ma tra i materiali utilizzati per l’arredo spiccano il velluto nero per i divani e specchi per il piano terra dedicato esclusivamente agli spazi femminili, mentre arredamento in legno scuro e vetro noir per l’edonistico protagonismo dedicato completamente al settore maschile.

by Marius Creati

 

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Bonhams incanta con una meravigliosa armatura mogami-do tosei-gusoku

Il Giappone è un paese ricco di antiche tradizioni estremamente affascinanti, nonché altamente rinomato per i suoi meravigliosi disegni, nei quali venivano spesso ritratte bellissime armature, realizzati già a partire dal 18 al 19 ° secolo. Per celebrare i fasti del mondo giapponese, Bonhams è pronto a presentare alcuni oggetti rari dell’arte giapponese. Uno dei maggiori pezzi da collezione è una meravigliosa armatura mogami-do tosei-gusoku del periodo Edo. Barba colorata e armatura dragone a macchie diverse dalle differenti tonalità come il bianco, il porpora, il nero, il blu, l’arancio e l’oro insieme per dare l’impronta di un look davvero drammatico, ma vigoroso.

Assemblato in trame di tessuto con legno laccato nero, pelle di daino, pelliccia bianca, carta dorata, rame e ferro, la prodigiosa corazza é sollecitata all’incanto per un corrispettivo di circa $2,46 milioni.

by Marius Creati

 

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