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Santorini, tramonto antica magia dell’isola
L’isola della Grecia fronteggia l’assalto dei visitatori: per 8 mesi è caos. Grandi navi e aeroporto in tilt, nel borgo ogni casa diventa un B&b
Immaginate una tipica isola cicladica, con le case calcinate a picco sul mare blu. Immaginate le stradine, le piazzette e le taverne direttamente sul mare. Se pensate che Santorini, “kallisté”, la “bellissima” degli antichi, sia questo, siete completamente fuori strada. L’antica Thira è stata il centro dell’anello delle Cicladi, è stata l’isola dei ciuchini che ti portavano dal porticciolo antico alla cima, dopo oltre 550 gradini a picco sul mare. È stata l’isola degli straordinari tramonti goduti in solitudine e del meltemi che spazza l’orizzonte. È stata perfino Atlantide. Ma sfido qualsiasi viaggiatore che l’abbia visitata prima degli Anni Ottanta a riconoscerla oggi.
Una visita a Santorini dovrebbe iniziare dai resti di Akrothiri, antica cittadina satellite di Creta, seppellita dai resti della più grande eruzione mai avvenuta nel Mediterraneo. Nel 1600 avanti Cristo, dopo giorni di terremoti ed emissioni di gas, l’isola esplode letteralmente, cancellando quasi completamente la raffinata civiltà che si era insediata sulle sue coste. Si è pensato che quella catastrofe potesse aver causato la fine della civiltà minoica, ma recenti studi permettono di escluderlo, lasciandogli forse solo un ruolo propedeutico. Per questo, comunque, molti hanno identificato in Santorini l’Atlantide di Platone. È certo l’azzurro della “stanza delle ragazze”, a seni nudi, truccate e acconciate, o gli affreschi delle scimmie dagli occhi allucinati a raccontare di una vita quotidiana felice e ricca. Nei resti scavati solo a partire dagli Anni Settanta, strade, piazze e palazzi, qualcuno addirittura con il bagno in casa, e soprattutto tonnellate di ceneri bianche che hanno seppellito tutto. Ma nessun cadavere, come se ci fosse stato il tempo per fuggire prima dell’epilogo. Un ibex d’oro, forse una statuina giocattolo, è l’unico bene ritrovato, un altro segno che fa la differenza rispetto a Pompei, dove una pausa nell’eruzione aveva dato l’illusione che si potesse tornare.
Ma quando arrivo dal mare il primo segno che qualcosa è cambiato lo vedo alla fonda o nel porto: fino a quattro o cinque enormi navi da crociera che stazionano dentro l’anello creato dalle pareti del vulcano e che vomitano migliaia di turisti al giorno in una miriade di pullman di ogni forma e grandezza. Incuranti delle piccole Nea Kameni e Palea Kameni, brandelli di isole vulcaniche all’interno dell’isola, testimoni delle ultime eruzioni del vulcano negli anni Cinquanta. A questi si aggiungono i turisti che decine di voli giornalieri portano da ogni parte del mondo. Tutti a cercare il panorama, a mangiare octopus e bere ouzo, ma, più di ogni altra cosa, tutti a guardare il tramonto. A ridosso del calar del sole, a migliaia si accalcano verso Oia, il paese del tramonto. Decine di pullman si incolonnano sulle stradine dell’isola e si ingorgano insieme con auto a noleggio, quad e camionicini di servizio, spesso senza neanche riuscire a scendere in paese.
Bar e ristoranti sono tutti orientati al tramonto. Le terrazze valgono oro e sono sempre tutte piene. Gli hotel si sono tutti trasformati in resort di lusso e spa, con piscina privata per ogni suite a picco sul mare che rimane comunque irraggiungibile, quasi un elemento d’arredo. Il privilegio del tramonto diventa un incubo che termina solo a tarda sera, quando anche l’ultimo dei pullman riesce a rientrare da Oia e a liberare le strade. Ed è così da aprile a novembre, unico caso di destagionalizzazione che non comporta alcun vantaggio per il turista, sballottato sulle stradine e ingolfato nel saliscendi dei centri abitati.
Grandi navi e aeroporto spiegano in un attimo perché Santorini sia diventata irriconoscibile: lo spazio dell’isola rivolto al tramonto resta sempre quello, ma i turisti incrementano. E la facilità di collegamenti non conferisce qualità alla vacanza. Il risultato è un caos indigesto, inadatto al godimento, molto peggiore di quello di Nanni Moretti in “Caro Diario” alla sua prima notte a Lipari. Fuggo a Pyrgos, dove qualche taverna conserva ancora il fascino delle Cicladi e da dove non si vedono né mare né tramonto. E rifletto sulla crisi economica che ha travolto la Grecia ma non le sue isole, dove i prezzi sono alti e i flussi non conoscono soste. È un bene per i suoi abitanti ma il consumo del bene-isola dovrebbe preoccupare: i grandi alberghi non appartengono quasi più ai greci e la ricchezza diffusa che un tempo accompagnava il turismo ha lasciato il posto a una concentrazione in cui l’unico ruolo a disposizione degli autoctoni è quello dei camerieri. E poi vive ancora qualcuno a Oia? Tutti gli edifici ospitano hotel, affittacamere, negozi, bar e ristoranti: non c’è più nemmeno una casa privata. Tutto in nome di un tramonto di cui si conosce molto bene il prezzo, ma non più il valore.
Mario Tozzi
Fonte: La Stampa
Oukaïmeden, sciare sul Jbel Toubkal in Marocco
Una bella settimana bianca a Marrakech ? Perchè no! A soli 75 km dalla Villa Rouge è possibile sciare in tutta tranquillità, lontani dagli standard europei, certo, ma con il vantaggio della discreta affluenza di pubblico e l’autenticità dei luoghi. Il Marocco si sa è il paese dei contrasti e dei paradossi e, come scrisse il giornalista Marcel Carpozen in uno dei suoi articoli consacrati alle stazioni di sci e agli sport invernali negli anni ’50, “è difficile per le persone d’oltre mare immaginare di sciare in Marocco, Paese del sole“. Difficile ma provateci! La storia della stazione sciistica dell’Oukaïmeden inizia nel lontano 1936, quando il CAF (Club Alpino Francese) costruì il primo modesto rifugio, che permise una frequentazione più regolare del sito e l’organizzazione dei primi corsi di sci. Nel 1938 venne impiantato il centro militare e nel 1941 uno chalet più spazioso gestito sempre dal CAF. I Campionati di sci del Marocco furono organizzati per la prima volta all’Oukaïmeden nel febbraio 1942. Nel 1948 la prima strada carrozzabile che partiva da Marrakech via Tahannaoute e Sidi Farès, venne aperta e cinque anni dopo due Hôtels e una trentina di chalets privati furono costruiti. Nel contempo alcune strade interne alla valle vennero progettate con gli scavi e il passaggio dell’acqua e l’elettricità e infine le prime due seggiovie; la prima chiamata del “Chouka” ( lunghezza di 1.100 mt con un dislivello di 380 mt) e quella media ( lunghezza di 297 mt con un dislivello di 78 mt). Con queste due opere furono costruiti due trampolini di salto. Nel 1963 la stazione dell’Oukaïmeden si dotò di una seggiovia lunga 1960 mt con un dislivello di 620 mt, capace di trasportare 600 persone all’ora e nel contempo vennero intrapresi numerosi lavori di consolidamento e un nuovo centro nazionale di elettricità che, incoraggiò la costruzione immobiliare e la frequentazione turistica.
Nel 1965 la nuova strada d’accesso dalla valle di Ourika venne inaugurata e permise di raggiungere facilmente la stazione che venne dotata di altre due seggiovie supplementari nel 1967 e di un segnale telefonico automatico. Nel 1992, la cima dell’Oukaïmeden venne dotata di un teleski con uno chalet ristorante e una serie di tavole di orientamento. Le piste oggi coprono una superficie di 300 ettari concentrate sul fianco nord della montagna, situate tra i 2.620 e 3.270 mt di altitudine. Gli impianti sono praticabili da metà dicembre sino al fine marzo ma è bene informarsi prima dello stato di innevamento della montagna, non sempre garantito. Il 75% delle piste hanno grandi difficoltà tecniche, quindi sono indirizzate esclusivamente a ottimi sciatori; il resto è dedicato ai principianti e agli sciatori di media capacità. Ovviamente le piste e le risalite non sono ancora numerose e la città di Marrakech ha garantito il suo sostegno economico per attuare diversi progetti in fase di studio e realizzazione. La cosa più importante da sottolineare credo sia il contrasto totale di una città come Marrakech, esotica e calda, e la possibilità di sciare ad un ora appena di auto. Per chi cerca luoghi “fashion”, l’Oukaïmeden non è il posto giusto; S.Moritz, Cortina o il Sestriere non hanno nulla da condividere con questi luoghi; qui la natura regna sovrana e si possono scoprire villaggi di terra innevati, gente umile che vive con poco, panorami mozzafiato e cordialità. Alle partenze degli skilift ci sono anche i muli, bardati alla berbera, e con pochi dirham potrete farvi trasportare sulle piste, rivivendo tempi passati e lontani, tempi carichi di atmosfera e serenità dove il legame con la natura era forte e coinvolgente. Proprio come oggi sull’Oukaïmeden, non si sà sino a quando purtroppo. Attualmente l’ingresso alla stazione costa circa 20/30 dh ( 2/3 euro), il semigiornaliero per gli impianti costa 30/50 dh (3/5 euro), il parking auto giornaliero costa circa 3 dh ( meno di 30 centesimi di euro) e un buon pasto a base di tajine costa 50/80 dh.
Informazioni pratiche:
Rifugio CAF – tel. 024 319036 Prezzo adulti per notte circa 110 dh ( 10 euro) – il rifugio dispone di 158 posti letto di cui 76 in camere da 4/8 persone, docce e servizi igienici, salone bar, refettorio, TV, biblioteca, sala giochi.
Auberge de l’Anghour (per gli amici Chez JuJu) – 024 319005 – dal 1947 una tappa obbligatoria anche solo per gustare un ottimo pranzo. Aperto tutto l’anno. Camera doppia standard 900 dh (90 euro circa).
Hotel Le Courchevel – 024 319092 – la camera doppia con prima colazione 900 dh (90 euro circa). All’interno del parco sono in fase di ultimazione una serie di bellissimi bungalow in legno con grandi vetrate sulla montagna.
Fonte: My Amazighen
Marocco, case da segno tra Atlantico e Mediterraneo
Tra l’Atlantico e il Mediterraneo, circondati da spiaggie e falesie, questa case da sogno godono di una vista a 180°, imprendibile e mozziafiato.
A seguire un Best of sulle più belle residenze marocchine del nord.
Se Tangeri potesse raccontarsi lo farebbe attraverso le mille e una residenza che bordano le sue rive atlantiche e mediterranee. La Maison de l’Eléphant Blanc, incastonata sulle alture di Tangeri, possiede una delle viste più incredibili della città. Tony e Khera, viaggiatori del mondo, hanno scelto: si sono installati laggiù dove l’oceano e il mare si incontrano; lo stretto di Gibilterra. Letteralmente affascinati dalla natura a metà strada tra la Sardegna e la Grecia, hanno gettato le loro basi su due piccoli pensioni di fianco ad una falesia ed hanno creato la Maison de l’Eléphant Blanc. Addossata alla kasbah e rivolta verso lo stretto, la sua terrazza di 240 mq già da sola è tutto un programma; imponenete belvedere, ci si sente come su di una nave che attraversa le turbolente acque dell’oceano atlantico-mediterraneo, guardando Tarifa negli occhi, avvistando una leggendaria Atlantide, legittima in questi luoghi. L’interior design predilige il total white che si sposa con una architettura contemporanea e di una allure prestigiosa acquisita in toto dalla città secolare. Ceramiche bianche e nere rivestono la parte inferiore del muro della scala e vetri rossi, gialli e blu sono stati aggiunti per un tocco meticcio al luogo, ricordando le origini siriane e spagnole di Khera e Tony. Le sette suites della casa non lesinano sul lusso né sul confort, premiando questa dimora come una delle più belle della Dream City. Si ritrova al suo interno la maestosità ed il mistero che il suo nome lascia immaginare. La Casa dell’Elefante Bianco puo’ accogliere sino a 12 persone che avranno a disposizione, tra le altre cose, di un Hammam privato, di un personale attento e discreto e di uno sguardo personale sulla Spagna vicina, sul cielo e sul mare intatti e profondi.
Tangeri non ha ancora terminato di elargire tutto il suo charme quindi i promotori immobiliari hanno ora preso d’assalto le zone che circondano il capo Malabata : un corridoio sempre affascinante e una foresta ancora intatta. Balcony è il frutto di un brainstorming tra il promotore del progetto e Patrik Collier, architetto francese che esercita in Marocco dagli anni ’70. Il suo approccio a capo Malabata è stato “un atto di umiltà verso il sito, l’ambiente circostante, la dimensione culturale e alle tecniche costruttive“. Innamorato follemente della zona, Collier ha immaginato un complesso dove “l’outdoor” non è solo un espressione dei tempi. Tutta la costruzione si sviluppa attorno a diverse terrazze che regalano agli occhi la baia di Tangeri, il suo porto e la Kasbah. Nel parco del Soussa-Massa invece, Nasser Laraki ha fermamente voluto e pensato un luogo che dispensa le delizie del cocooning, in una maison d’hôtes che sprigiona una allure di kasbah, battezzata Ksar Massa. La maggiorparte dei proprietari di maison d’hôtes opta per una architettura balneare ricordando sempre la vicininza del mare; Nasser ha voluto integrare una visione messicana nel suo progetto. Tra Agadir e Tiznit, la maison d’hôtes si estende lungo una spiaggia selvaggia e come sfondo, altamente scenografico, la catena maestosa dell’Anti-Atlas. Dune che riversano in mare i loro granelli di sabbia, piste affascinananti in un paesaggio desertico del sud atlantico, tra blu e bianco, beige e verdi intensi. Materiali semplici, facili a posare e da mantenere, con il ricorso della mano d’opera locale. Il pavimento in cemento colorato e i muri in calce o di tadelak creano una contemporaneità certa e riconoscibile. Esteriormente la pietra dell’Ourika è regina, suadente ed elegante. Rivolta verso l’Atlantico, maison d’hôtes, casa provata, bivacco e appartamenti, questo luogo da prova di tutto il savoir-faire delle maestranze marocchine, garantendo un livello di confort essenziale a questa oasi di pace. Ksar Massa coniuga piacere e “dolcefarniente” lasciando dentro l’anima l’impressione di essere sospesi tra il cielo e il mare.
Fonte: My Amazighen
Sahara, deserto di anime e colori
Per molti il Sahara si trova in Algeria; errato. Il Sahara marocchino offre ai suoi visitatori una ampia gamma di paesaggi molto diversificati tra di loro: oasi di tutte le forme e dimensioni sono presenti nei principali punti dove sgorgano sorgenti e nelle parte costiera desertica l’elemento principale è il vento sferzante e la bruma atlantica, che offrono un aspetto unico a questi luoghi, offrendo una costa vergine con una luce particolare e affascinante. Il limite Nord del Sahara è soggetto a discussioni: alcuni lo situano ai bordi di Guellemin e Ouarzazate (a partire da 100 mm di pioggie annue), ma altri pensano che il Sahara inizi più a Sud, a partire da Tan-Tan e da Zagora, sopra i 50 mm di pioggie annuali. Da tenere presente comunque che possono passare anche alcuni anni di siccità totale prima di vedere qualche mm di pioggia. Le temperature estive sahariane sono elevate al Nord con punte di 50° mentre nelle zone costiere non si soffre di caldo. In inverno nella parte Est di Zagora il gelo è frequente mentre altrove le temperature sono clementi. Il Sahara non era cosi’: i letti dei fiumi ancora presenti sono ampi e le pioggie modeste degli ultimi secoli non sono state in grado di scavare queste profondità e larghezze: le incisioni rupestri, in particolare nella regione di Tata, rappresentano una fauna selvaggia (elefanti, tigri, leoni, rinoceronti) che esigeva per il loro sostentamento ampi pascoli verdi. Ci sono stati periodi più umidi, l’ultimo datato tra i 1.000 e i 3.000 anni P.C.. Dopo di questo gli uomini hanno dovuto adattarsi e gli allevatori di bovini migrarono verso il Nord (nel periodo almoravide un enorme ondata di popolazione sahariana si sposto’ verso quei luoghi), quelli che rimasero riconvertirono i loro allevamenti con i dromedari e le capre. Queste variazioni climatiche sono state legate sino ad oggi a dei fenomeni planetari naturali. L’effetto serra odierno, dovuto alle emissioni di gas nell’atmosfera stanno provocando un effetto antagonista: un aumento delle pioggie ma in egual misura una evaporazione più forte dell’acqua disponibile nel suolo. La causa maggiore, attualmente, della progressione del deserto verso Nord è dovuta all’aumento della popolazione umana e le sue ripercussioni devastratici sull’ambiente. Primo disastro è stata la scomparsa di molta fauna sahariana. Sono sparite le grandi antilopi, come l’Oryx e l’Addax, la gazzella dama e lo struzzo. Ghepardi e iene sono minacciate di estinzione. Anche la gazzella Dorca, tanto presente negli anni ’50 è diventata rara: è troppo facile cacciare in 4X4!! Solamente la piccola fauna riesce a mantenersi viva nei grandi Ergs come il Fennec che esce allo scoperto per cacciare la notte. E poi i nomadi. Quelli autentici si incontrano a partire dalla regione di Zagora, insieme agli “Aarib” (arabi sahraoui della regione di Mhamid).
Di fatto i nomadi attuali vivono nel Sahara occidentale ed appartengono a diverse tribù di cui le più importanti sono quella di Tekna ( da Guelmim a Laayoune), i Reguibate(regione di Laayoune, Smara e più a sud) e quella dei Oulad Delim (presenti a sud di Dakla). Tutte queste tribù parlano un dialetto arabo, “Hassanya“, ugualmente utilizzato in Mauritania. Storicamente sono chiamati uomini blu per via dei loro abiti colorati con l’indigo, che col calore passa sulla pelle, riflettendo quel tipo di blu ma, nella realtà i Tuareg originali sono completamente assenti dal Marocco. I nomadi vivono nelle “Khaiime”, tende montate su una struttura formata da due colonne di 2 mt di altezza, che sostengono una barra in legno scolpito, l’Ahammar. Questo portico in legno è poi sostenuto da una banda di tessuto legata a dei picchetti con corde e funi. Le tende sono formate da bande di tessuto di lana nere e marroni di 40/60 cm di larghezza per 6/10 mt di lunghezza. Queste bande in lana di capra o di cammello sono chiamate “Flijs”,e sono tessute dalle donne con un telaio orizzontale. Una tenda media misura 25 mq e necessità di una decina di Flijs, solidamente cuciti tra di loro dagli uomini. Tutto intorno i picchetti tendono la tenda a circa 80 cm dal suolo lasciando circolare l’aria. Il portico centrale divide la tenda in due parti: quella delle donne, sovente nascosta ad occhi estranei con tende sottili, che contiene tutti gli utensili necessari e la parte maschile, dedicata agli uomini ed aperta ai visitatori. Tappeti molto alti sono sparsi ovunque a ricoprire il suolo ed isolare dal freddo in inverno. La zona più spettacolare del Sahara marocchino si trova nei pressi di Merzouga/Erfoud/Zagora dove inizia l’Erg Chebbi. Una distesa di sabbia con dune alte anche sino a 50 mt, che cambiano posizione in base alla velocità del vento. Il sole riesce, con una ammirabile alchimia, a cambiare il colore di queste dune, in base alle ore e alla esposizione. La notte magica dell’Erg Chebbi diventa ancora più magica sotto un portico di stelle che si immagina di toccarle tanto sono vicine. Scrivero’ sull’Erg Chebbi in una pagina a parte perché ne vale realmente la pena visitarlo ed averlo poi come un ricordo unico e prezioso del Sahara marocchino.
Fonte: My Amazighen
Marocco, spiagge magrebine conformi per il Pavillon Bleu 2014
Quest’anno, 27 spiagge hanno ricevuto il marchio Pavillon Bleu, accordato alle spiagge la cui qualità delle acque, l’ambiente e la manutenzione sono conformi alle norme di questa ecolabel internazionale. Le spiagge di Cap Beddouza (Safi), Ksar Al Mazaj (Fahs Anjra) e Ras Rmel (Larache) fanno il loro ingresso nella lista delle spiagge che rispettano questi standards. Per contro, la spiaggia di Skhirate, premiata con l’ecolabel nel 2013, non figura più in questa lista. Da notare che 24 spiagge presenti nel 2013 hanno visto rinnovata la loro presenza nel 2014. L’ecolabel Pavillon bleu è attribuito dalla Fondazione Mohammed VI per la protezione dell’ambiente, l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) e dall’Ufficio Nazionale marocchino del turismo (ONMT).
Ecco le spiagge Pavillon Bleu 2014 in Marocco :
Achakar (Tangeri-Asilah), Aglou Sidi Moussa (Tiznit), Arekmane (Nador), Asilah, Ba-kacem (Tanger-Asilah), Bouznika, El-Jadida, El Moussafir (Dakhla), Essaouira, Fnideq, Foum oued (Laâyoune), Haouzia (El Jadida), Imintourga (Mirleft), Mdiq, Ain Diab Extension Mme Choual (Casablanca), Oualidia, Oued Laou (Tétouan), Oum Labouir (Dakhla), Safi, Saidia Med (Stazione turistica di Saidia), Sidi Rahal chatii, Sol (Tangeri Asilah), Souiria lkdima (Safi), Saidia, Cap Beddouza (Safi), Ksar AI Mazaj (Fahs Anjra) e Ras Rmel (Larache).
Fonte: My Amazighen
Malesia, paradiso per il golf e la subacquea
MALESIA: PARADISO DI GOLFISTI E SUB
Tante le proposte ideate dai partner dell’Ente del Turismo della Malesia per soddisfare le esigenze degli sportivi
Milano, 11 aprile 2013 – Scorci di rara bellezza, biodiversità eccezionale, clima sempre favorevole. Queste caratteristiche hanno valso alla Malesia il titolo di paradiso per gli amanti di due degli sport più rinomati al mondo: il golf e la subacquea. Non bisogna poi dimenticare la presenza di strutture ricettive e sportive di altissimo livello in grado di soddisfare le necessità di sportivi professionisti e non, e di coloro che li accompagnano durante il viaggio. Non mancano nemmeno le iniziative dei partner dell’Ente del Turismo della Malesia che hanno messo a disposizione degli sportivi appassionati di golf e immersioni subacquee numerose offerte da cogliere al volo. La Malesia continua così a confermarsi una riserva inesauribile di proposte per gli amanti della natura, dello sport e del relax.
IL GOLF
Con i suoi 200 campi di altissimo livello distribuiti in tutto il Paese, la Malesia si inserisce tra le maggiori destinazioni per gli amanti del golf. Ogni green è dotato di caratteristiche uniche che lo contraddistinguono dagli altri, tanto che la varietà dei campi da golf in Malesia non ha eguali nel mondo. A far la differenza è soprattutto la collocazione: in montagna, a strapiombo sul mare o lungo le coste, su isole tropicali o nel mezzo delle foreste, oppure ancora nel cuore della città. La Malesia offre un’ampia scelta di strutture di alto livello e campi da golf in grado di soddisfare le esigenze di tutti gli appassionati, giocatori professionisti e non. La qualità dei terreni erbosi e delle attrezzature e le comodità disponibili conferiscono un elevato profilo tecnico ed estetico che fanno del golf in Malesia un’esperienza davvero irresistibile. Svariati campi da gioco malesi sono considerati tra i green più belli e più rinomati al mondo. Diversi, tra questi, sono stati realizzati da alcuni dei più grandi designer di campi da golf al mondo come Robert Trent Jones Jr., Ronald Fream, Ross Watson e Max Wexler. Anche alcuni dei più famosi giocatori di golf hanno conferito il proprio tocco personale ai campi della Malesia, e tra questi Jack Niklaus, Arnold Palmer, Gary Player e Greg Norman.
Per un’esperienza diversa e più fresca, è possibile cimentarsi nel golf in notturna. In Malesia il clima sempre favorevole rende i campi praticabili tutto l’anno. Senza dimenticare il lusso di poter vivere con calma la propria partita, lontani dall’affollamento tipico dei campi europei.
Le vacanze golf in Malesia stanno raccogliendo sempre più consensi da parte di giocatori professionisti e non, e combinano splendidi campi da golf a numerosissime altre attrazioni. I golf club dispongono di strutture confortevoli abbinate a raffinati servizi di ristorazione. Alcuni si trovano nelle vicinanze di parchi tematici per momenti di divertimento da trascorrere insieme a tutta la famiglia, oppure si affacciano sul mare o sono immersi nelle foreste. È possibile inoltre concedersi dei momenti di puro relax all’interno delle spa e approfittare dei trattamenti ispirati alle migliori tradizioni malesi, cinesi, indiane, balinesi e hawaiane. In alternativa è possibile intrattenersi tra le numerose boutique di artigianato locale.
Proposte esclusive per volare sui green malesi
A incentivare ulteriormente i golfisti vi sono le numerose imperdibili offerte messe a disposizione da alcuni tour operator in partnership con l’Ente del Turismo della Malesia: Asia World by Seven Worlds, Go Asia, Hotelplan, Loft Studioviaggi, Mr. Volare e Naar hanno creato pacchetti e itinerari esclusivi per poter vivere al meglio una vacanza golf nella paradisiaca Malesia.
Asia World by Seven Worlds è un tour operator specializzato nell’organizzazione di viaggi individuali, di gruppo o condivisi, per offrire un’esperienza classica, esclusiva, o soft adventure, nelle migliori mete asiatiche come Filippine, Indocina e Birmania, Indonesia, Malesia, Micronesia e Thailandia. Il tour operator offre numerose proposte per viaggi classici alla scoperta delle mete orientali, vacanze esclusive in strutture da sogno o vere e proprie immersioni nella natura e nell’avventura. http://www.sevenworlds.it/asia-world
Go Asia, tour operator specializzato nelle destinazioni asiatiche tradizionali e inconsuete propone un pacchetto per scoprire la Malesia a partire da 1.260 euro a testa, con voli Singapore Airlines. Il viaggio, della durata di 8 giorni, consente di soggiornare in uno splendido resort del Borneo situato a 30 km est da Kota Kinabalu e di praticare golf su diversi rinomati green della zona e effettuare un’escursione al Parco Marino Tunku Abdul Rahman o al Parco Nazionale del Monte Kinabalu, oppure ancora una Crociera sul fiume Garama. http://www.goasia.it
Hotelplan, tra i maggiori tour operator a livello nazionale, propone mete classiche e destinazioni per veri esploratori in tutto il mondo. Gli appassionati di golf che desiderano provare i green della Malesia possono scegliere tra diversi pacchetti da 8 giorni e 5 notti, a partire da 1.260 euro, per Kuala Lumpur, Kota Kinabalu o Kuala Terengganu. Partenze da Milano, Venezia e Roma. Voli interni con Air Asia. http://www.hotelplan.it
Loft Studioviaggi, tour operator specializzato in viaggi su misura in Malesia ed in viaggi in Houseboat, propone diverse esperienze di gioco sui green della Malesia: tracciati lambiti dal mare di Langkawi, percorsi con sfondi avveniristici a Kuala Lumpur o buche avventurose nella giungla del Borneo. Viaggi da 9 giorni e 7 notti da 1.480 euro.
Mr. Volare, con sede a Polignano a mare, è particolarmente attivo nel mercato del Sud Italia ed è uno dei tour operator maggiormente specializzati sulla Malesia. Per gli amanti del golf offre itinerari da 9 notti a partire da Kuala Lumpur con la possibilità di estendere il viaggio fino Langkawi (con quote da 1.595 euro a persona) e a Kota Kinabalu (da 1.695 euro a persona), con voli Thai e Singapore Airlines. http://www.mrvolare.it
Naar, specializzato nei viaggi organizzati in destinazioni esotiche tra cui Malesia, Australia, Nuova Zelanda, Polinesia Francese, Fiji, Isole Cook, Papua Nuova Guinea, ha ideato pacchetti da 8 giorni e 7 notti che consentono di sperimentare i green malesi di Kota Kinabalu, soggiornando in strutture diverse. Presso l’hotel Magella Sutera a partire da 660 euro a persona voli esclusi, e presso Shangri La Rasa Ria a partire da 590 euro a persona. Voli Singapore Airlines da Milano e Roma per Kota Kinabalu a partire da 680 euro, tasse aeroportuali escluse. http://www.naar.com
Promozione del golf in Italia in partnership con Golf & Business
L’Ente del Turismo della Malesia intende presidiare e sostenere il segmento golf anche in Italia. É nata con questo obiettivo la collaborazione con Golf & Business, l’associazione senza scopo di lucro che dal 2008 offre agli appassionati di golf – siano essi dirigenti, imprenditori, liberi professionisti, manager, simpatizzanti – momenti di sport e divertimento su diversi rinomatici circuiti italiani, con l’opportunità di fare business insieme. L’Edizione 2013 del Golf & Business Circuit, un circuito composto da 15 tappe su 15 diversi campi del Nord Italia, include 15 competizioni che si svolgeranno dal 14 aprile al 20 ottobre su 15 green diversi, tra cui Pinetina, Valcurone, D. Iles Borromées, Crema, Girasoli e Margherita, Zoate, Tolcinasco, Asolo, Varese, Villa d’Este, Brianza, Chervò, Colline del Gavi. Grazie alla partnership con l’Ente del Turismo della Malesia coloro che prenderanno parte al torneo avranno la possibilità di beneficiare di tariffe agevolate e di concorrere alla vincita di premi speciali, messi a disposizione dall’Ente. Il calendario completo del torneo è visualizzabile sul sito http://www.golfandbusiness.it.
LA SUBACQUEA
La Malesia si attesta come una delle migliori destinazioni per gli amanti delle immersioni subacquee grazie al ricchissimo ambiente marino del Bacino Indo-Pacifico che difficilmente trova riscontri in altre parti del mondo. Impossibile dunque resistere al fascino delle acque cristalline, dei coralli vivaci e delle singolari forme di vita che animano queste acque (pesci martello, grandi banchi di barracuda, varie specie di tartarughe, bizzarri pesci rana o ghost pipefish), lambite da spiagge mozzafiato di sabbia fine e soffice. I fondali marini della Malesia sono così tanto rinomati da richiamare sub dai quattro angoli del globo, e gli italiani non fanno di certo eccezione.
Il diving è praticabile in tutte le isole della Malesia, meta adatta per una vacanza balneare in ogni stagione. Durante l’inverno è possibile concentrarsi sulla costa occidentale e in estate su quella orientale. Il Borneo, invece, è praticabile tutto l’anno in quanto non viene investito dalle correnti monsoniche.
In Malesia è stato attivato anche il progetto The Kids Scuba – Underwater Adventure for Kids Program con l’obiettivo di far conoscere il mondo della subacquea ai giovanissimi con più di 8 anni di età, agli adolescenti e alle famiglie. Il programma si rivolge a chiunque abbia compiuto 8 anni. Altri requisiti indispensabili sono saper nuotare a livelli base, trovarsi bene in acqua ed essere in buona salute.
Operatori sub accreditati offrono pacchetti per qualsiasi budget e livello di esperienza.
Savona, viaggi nel tempo alla scoperta del grande generale Napoleone Bonaparte
Napoleone e i Viaggi nel Tempo a Savona: 6 nuovi itinerari alla scoperta del grande generale con la guida degli storici
CartOrange, in collaborazione con la Provincia di Savona, attraverso Bonesprit progetto finanziato nell’ambito del Programma Italia Francia Marittimo 2007/2013, ha creato i tour che ripercorrono le orme del grande condottiero. Tra rievocazioni storiche, antichi borghi e splendidi paesaggi, pacchetti pronti o su misura per tutti i gusti, da vivere insieme agli esperti.
Sei nuovi itinerari storici nel Savonese per rivivere le gesta di Napoleone agli albori della sua ascesa come condottiero e per scoprire un territorio ricco di bellezze artistiche e paesaggistiche, oltre che di sapori. Sono il frutto del lavoro di CartOrange, tour operator specializzato in itinerari culturali e maggiore azienda italiana di Consulenti di viaggio, scelta dalla Provincia di Savona come partner per valorizzare il patrimonio napoleonico nell’ambito del progetto Bonesprit, l’iniziativa transfrontaliera nata per valorizzare il patrimonio napoleonico in Francia e Italia. «La volontà era quella di abbinare alla ricerca storica una proposta turistica per tutte le tasche e tutti i gusti, per singoli e gruppi, in modo da attirare visitatori da lontano ma anche per far vedere con occhi nuovi agli abitanti del posto i luoghi in cui vivono» spiega Gianpaolo Romano, amministratore delegato di CartOrange.
A spiegare come si è proceduto è Silvia Romagnoli, consulente scientifica per l’elaborazione degli itinerari turistici del progetto: «Una équipe di storici che ha raccolto e sistematizzato la documentazione sui movimenti di Napoleone in Liguria, facendo luce su aspetti ancora poco conosciuti di quelle vicende, mentre una squadra di esperti di turismo ha individuato i percorsi, le strutture ricettive, le attrattive artistiche e naturali che completano gli itinerari per renderli dei veri e propri “pacchetti” da uno o due giorni, già predefiniti o personalizzabili».
Le proposte CartOrange fanno parte della linea “Viaggi nel Tempo”, tour culturali che hanno la particolarità di svolgersi sotto la guida di uno storico, che tiene tra l’altro lezioni preparatorie prima della partenza. L’effetto “macchina del tempo” è garantito anche dalla possibilità di assistere, su richiesta, a minuziose e coinvolgenti rievocazioni storiche con costumi e attrezzature d’epoca.
«Ho creduto moltissimo in Bonesprit, un progetto internazionale che ha valorizzato il patrimonio napoleonico presente sul nostro territorio e che ci ha permesso di riscoprire ed approfondire momenti storici fondamentali per il Paese – afferma il presidente della Provincia di Savona, Angelo Vaccarezza -. Gli itinerari napoleonici nel savonese presentati da CartOrange sono quindi una felice occasione per rileggere con attenzione un periodo che ha profondamente segnato la storia e la cultura ligure e, al contempo, offrono l’opportunità di fruire della nostra bellissima costa e nel nostro suggestivo entroterra in tutte le stagioni dell’anno».
Gli itinerari napoleonici – «Nel territorio del Savonese l’Armata d’Italia, impegnata contro austriaci e piemontesi, assunse a partire dal 1795 sempre più importanza, grazie alla perizia dei suoi comandanti, ai quali ben presto si aggiunge un giovanissimo Napoleone -spiega Silvia Romagnoli- Proprio qui furono poste le basi per la futura Campagna d’Italia che avrebbe cambiato per sempre l’assetto geopolitico europeo e portato nel nostro paese le idee rivoluzionarie. Nella Liguria occidentale si sperimentarono quelle tattiche di guerra fulminea che fecero di Napoleone il più grande generale della storia». Incontro con l’Armata di’Italia è una giornata da trascorrere sulle alture di Poggio Balestrino per scoprire le strategie di guerra e la vita quotidiana dei soldati dell’Armée d’Italie. La Battaglia di Loano 1795 ricostruisce in due giorni un evento che mise le basi del predominio dei francesi, e si svolge fra Albenga, Toirano, Zuccarello, Castelvecchio di Rocca Barbena, Bardineto e Loano. Sui sentieri di battaglia è l’itinerario escursionistico di due giorni nell’area del Poggio Grande che segue le tracce del fronte francese fra panorami mozzafiato. La Battaglia di Cosseria racconta le gesta eroiche dell’armata di Napoleone fra Millesimo, il borgo di Cosseria e il Castello del Carretto. Napoleone e la Val Bormida porta i visitatori tra i campi di battaglia di Millesimo, Cosseria, Altare, Carcare, Monte Negino, il Colle di Cadibona e Savona. Sui sentieri delle prime battaglie napoleoniche è un itinerario escursionistico di due giorni che rievoca le battaglie di Montenotte e Dego, sulle vie percorse dai soldati di Napoleone, con tappe a Carcare, Altare e nel Parco dell’Adelasia.
Le pubblicazioni – Le prime battaglie del generale Bonaparte comandante l’Armata d’Italia e La battaglia di Loano 1795 sono le due pubblicazioni gratuite, realizzate da CartOrange con il contributo e la collaborazione della Provincia di Savona, nell’ambito del progetto Bonesprit. I curatori sono Lorenza Simonetti e Alessandra Gambaro per la Provincia e Silvia Romagnoli per CartOrange. I due opuscoli raccolgono itinerari, mappe, dettagli storici e schede turistiche per le località interessate e saranno disponibili gratuitamente, insieme a cartine e flyer, in tutti gli uffici turistici della provincia di Savona. Si possono inoltre richiedere contattando un Consulente di Viaggio CartOrange attraverso il sito www.cartorange.com e il sito www.napoleoncities.eu
Viaggi su misura – I pacchetti CartOrange comprendono una lezione introduttiva al viaggio e uno storico CartOrange al seguito. Prezzi a partire da 100 euro, con un supplemento se si desidera assistere a una rievocazione storica. Contattando un Consulente di Viaggio CartOrange è possibile personalizzare i pacchetti per durata, percorsi e attività collaterali come escursioni in bicicletta, a cavallo, con le racchette da neve o in parapendio.
Eternal Flame Waterfall, mistero naturale nello stato di New York
Sembra proprio che esista una sola cascata al mondo che ha una fiamma che brucia dietro di essa. L’Eternal Flame Waterfall, nello stato di New York, “funziona” grazie a una riserva di metano in una cavità all’interno della roccia che fuoriesce attraverso una fessura e brucia a contatto con l’ossigeno. L’effetto è fantastico, degno dei migliori effetti speciali. Ovviamente chi ha visto per primo la fiamma nessuno può dirlo: è mistero di Natura.
Fonte: Tasc
Volubis, antica città romana all’estemo dell’Oued Khoumane
Volubis è una antica città romana situata sul bordo dell’Oued Khoumane, fiume che attraversa la periferia di Meknès, non lontano dalla città santa di Moulay Idriss dove riposano le spoglie del fondatore Idriss I°. Il nome Volubilis era probabilmente dovuto all’abbondanza di piantagioni e alla natura prorompente del luogo. Il nome berbero della città è Walili che designa il fiore dell’oleandro rosa. L’antica città viveva sul commercio dell’olio di oliva e si possono vedere, al suo interno, numerosi torchi per la pressa delle olive. Il sito di Volubilis era abitato già dal Neolitico ma si sviluppo nell’epoca dei Mauritani, intorno al III° secolo A.C., ed era gestista da un Consiglio di magistrati supremi come a Cartagine. La parte più antica, l’Oppidium, formò i futuri quartieri del sud e del centro. Venne protetta da una cintura in terra cruda, con delle case dello stesso materiale al suo interno. Poco prima dell’invasione romana un Tumulus venne elevato all’angolo nord-est della cintura ed è certamente un monumento eretto alla memoria di un defunto. Nel 42 D.C. l’Impero romano annesse il reame della Mauritania Tingitane (di Tangeri) dopo l’assassinio del Re mauretano Tolomeo, figlio di Juba II°, voluto da Galigola. Volubis divenne allora la capitale regionale dell’amministrazione romana con lo statuto diMunicipio. Un forum, quattro edifici termali pubblici e molte abitazioni vennero costruite, oltre ad un acquedotto che apportava l’acqua delle sorgenti del Djebel (montagna) vicino sino a due fontane pubbliche, alle terme e alle abitazioni; due pozzi e una cisterna completavano questo sistema. Le case si coprirono di tetti costruiti con tegole romane; un tempio con i suoi luoghi di offerte e di sacrifici vennero costruiti sul Tumulus. Nel 168/169 la città è limitata da una nuova cinta muraria con annesse 8 porte, ciascuna inquadrata da due torri. Molti edifici pubblici vennero ingranditi ed altri abbattuti. Le case riccamente decorate di mosaici si dotarono di bagni privati e numerose installazioni commerciali sorsero e sono presenti ancora oggi. Un portico borda il “Decumanus Maximus” dalla Porta di Tangeri sino all’Arco di Trionfo dedicato a Caracalla, come ringraziamento per aver donato la cittadinanza romana agli abitanti liberi dell’Impero (editto di Caracalla nel 212). Questo favore garantì una grande prosperità per le grandi famiglie dell’epoca e fu anche un periodo di grandi progetti architettonici che segnarono l’apogeo della città. Verso il 285 i funzionari romani lasciarono la Regione per trasferirsi a Tangeri. Questo trasferimento si tradusse con dei cambiamenti di stili di vita e l’acquedotto non ricevette più un adeguata manutenzione e venne fermato; gli abitanti abbandonarono le parti alte per avvicinarsi al fiume. L’invasione dei Vandali, scesi dalla Spagna nel 429, segnò la fine del periodo romano. Intorno al 600 gli abitanti si spostarono progressivamente verso ovest, all’interno di una cintura muraria ridotta. Le fortificazioni vennero prolungate ai margini del fiume Khoumane; si costruirono le nuove case e le mura con blocchi di materiale prelevati dagli edifici di altri quartieri oramai in disuso.
Nel 681 la conquista islamica si espanse in tutto il Maghreb e gli abassidi si installarono con una guarnigione a Volubilis. Nel 789, Idrisss I°, un discendente di Ali’ (genero di Maometto) si rifugiò nella città per sfuggire alle persecuzioni abbasidi. Nel 818 Volubilis accolse gliAndalusi cacciati da Cordoba che si installarono ai bordi dell’Oued (fiume). La città romana servì per costruire nuove abitazioni. Le guide locali raccontano che il sito non fu mai completamente abbandonato sino al sisma di Lisbona nel 1755. Di certo è dato a sapere che Volubilis era stabilmente occupata dai suoi abitanti sino al XII° secolo. La città tornò parzialmente alla luce verso il 1915, sotto il protettorato, da un team di archeologi francesi e marocchini. Oggi sono 40 gli ettari di vestigia antiche che si estendono intorno a degli oliveti e a campi coltivati. Qualche monumento prestigioso è stato restaurato nel XX° secolo e la qualità della conservazione dei mosaici, con l’eccezionale stato di conservazione del sito, ha fatto si che l’UNESCO proclamasse Volubilis come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Le vestigia più spettacolari sono i numerosi mosaici che ornano il suolo di ricche dimore e purtroppo la loro conservazione inizia a creare qualche problema: il sole e il vento in combinazione ai turisti che possono tranquillamente camminarci sopra gli ha resi vulnerabili e a rischio. Nel 1946 gli scavi permisero di ritrovare dei busti in bronzo di cui una figura di Catone di Ustica. Le zone riportate alla luce sono solo la metà di tutto il sito. Alcune case permettono di capire il piano di queste grandi dimore romane con il loro Atrium e l’Impluvium. Sono stati ritrovati anche numerosi stabilimenti termali tra cui quattro di epoca romana. Vi consiglio di ammirare con attenzione la casa di Orfeo, la Basilica, il Forum,la Casa dell’Efebo e la casa di Venere; sono spettacolari. Le rovine romane di Volubilis distano 3 km dall’agglomerato urbano di Moulay Idriss e una ventina di Km da Meknès. Sono aperte tutti i giorni dell’anno, dall’alba al tramonto. Il prezzo di ingresso e di circa 3 euro ed è possibile trovare una guida parlante italiano. State attenti alle false guide, sono numerose. Se pensate di visitarla in estate state attenti ai colpi di sole quindi premunitevi di cappello o ombrellino parasole, non troverete ombra da nessuna parte e privilegiate le ore più fresche. Al suo interno è presente un caffé/bar con toilettes.
Paolo Pautasso
Fonte: My Amazighen
Taroudant, piccola Marrakech
Taroudant, in arabo “Tifinagh“, è una piccola città nel sud del Maroccosituata nella piana di Souss, capoluogo omonimo della provincia. Nel 2005 contava circa 63.000 abitanti. La città si trova a 70 Km ad est di Agadir e 250 Km da Marrakech. Taroudant (pron.Taroudannte) è situata nella valle delSouss ed è circondata da due catene montagnose, l’Alto Atlas a nord e ad est, e l’Anti-Atlas a sud; a sud la piana si apre sull’Oceano Atlantico. È una valle fertile attraversata dall’Oued Souss che attraversa la città. La provincia di Taroudant ha, sul suo territorio, la più alta montagna dell’Africa del Nord, il Jebel Toubkal, 4.167 mt. La famiglia berbera Tanani fu il primo nucleo ad installarsi sulle terre di Taroudant. L’origine del nome berberoTaroudant è ancora oggi un mistero: alcune leggende l’associano ad unaprincipessa siriana che si installò nella regione e che portava il nome di ‘Regina Roudana”; altre spiegano con la frase berbera “Taroua ddante” che significa “i bambini sono stati portati via” (dall’acqua), che gridavano le donne quando piangevano i loro bambini scomparsi nelle piene feroci del fiume, nell’antichità molto fequenti nella zona. Taroudant è una delle città più antiche del Marocco e divenne un avamposto romano con il nome diVala conoscendo migliaia di morti (berberi) che non accettarono l’occupazione, e quasi tutta la zona venne distrutta dalle forze romane negli attacchi contro l’ostinata popolazione Imazigh. Nell’XI° secolo la città divenne la capitale di un piccolo reame sciita (reame dei Bajjali) che venne poi annesso dagli Almoravidi nel 1056, indipendente poi sotto gli Almohadi, fu distrutta nel 1306 dai Merinidi. Conobbe il suo apogeo nel XVI° secolo sotto l’influenza di Mohammed ech-Cheikh Saadi, fondatore della dinastiasaadita che ne fece la capitale e una base per le sue offensive contro iportoghesi installatisi ad Agadir (chiamata all’epoca Santa Cruz de Cap de Gué). La città divenne allora un centro carovaniero importante, famoso per l’abbondanza e la qualità delle sue mercanzie: zucchero, riso, cotone ecc.. NelXVII° secolo Taroudant si trovò sotto la dominazione del reame diTazeroualt, la regione situata tra Tiznit e Tafraout e quindi centro privilegiato delle spedizioni militari da parte dei sultani alaouiti . Gli alaouiti non avevano dimenticato l’umiliazione subita da Abi Hassoun Semlali, che governò la regione situata tra Taroudant e Tiznit e cheimprigionò il fondatore della dinastia alaouite Moulay Ali Es Sharif nella borgata di Iligh. In rappresaglia il sultano Moulay Ismail fece massacrare una grande parte della popolazione in sostegno a suo nipote,il ribelle Ahmed Ben Mahriz, nel 1687. Come tutte le regioni, Taroudant ha sofferto della chiusura del porto di Agadir a partire dal 1760. La città allora si ritirò dietro alle sue mura sino al 1912, data che conobbe il ribelle El-Hiba Bin Ma’a ElAinine (il sultano azzurro), che fece della città il centro della resistenza contro l’occupazione francese sino al 1914. La popolazione di Taroudan era reputatafiera e ombrosa. In rappresaglia la città venne distrutta a più riprese. Il padre dell’attuale re non andò mai in visita nella città berbera appunto per la nomina di città ribelle.
Taroudant oggi è una cittadina splendida, una piccola Marrakech, e i suoi abitanti sono amabili e gentili. In città visitate i vari souks, decisamente meno caotici di quelli di Marrakech dove troverete ottimi lavori in cuoio e in ceramica, senza dimenticare il souk dei gioiellieri dove troverete delle belle pietre in vendita a peso. I piccoli taxi della città sono di colore bianco. Capitolo a parte le mura che cingono la città e che fu capitale della dinastiaSaadita, oltre alle diverse tombe sante per gli ebrei presenti sul territorio. Taroudant era difesa da 7,5 Km di mura che innalzano 130 torri e 19 bastioniad angolo collegati tra loro da camminamenti che la fecero diventare una cittadella inespugnabile.Le mura permettono il passaggio all’interno della Medina tramite 5 porte ad arco di archittetura moresca, disposte principalmente nei punti cardinali e sono chiamate: Bab al-Kasbah, Bab Zorgan, Bab Targhount, Bab Oulad Bounouna e Bab El Khemis. Essendo una piccola città è possibile ammirarla camminando come pure passeggiare intorno alle sue mura che sono strettamente collegate all’interno, per terminare sulla piazza Assarag (Al Alayuin) che costituisce il nucleo centrale della Medina e luogo di incontro preferito dei suoi abitanti. Per dormire Taroudant offre alcuni Hotels di sufficiente livello, il mio consiglio è quello di visitarli quando siete in loco (non sono mai occupati al massimo) e principalmente cercate dell’Hotel Palais Salam che è un **** stelle; le camere sono abbastanza deludenti ma il giardino non ha paragoni. Oppure se siete molto, ma molto ricchi , prenotare all’Hotel Gazelle d’Or (Relais & Chateaux). È un albergo incredibilmente esclusivo situato a qualche Km dal centro città. Venne costruito nel 1961 da un barone belga, circondato da giardini lussureggianti con ogni tipo di confort al suo interno. Si gioca atennis, è presente un maneggio e persino un campo da croquet. È ovviamente frequentato da ricchi inglesi ed è considerato uno dei piùlussuosi alberghi del Marocco (l’ex presidente francese Mitterand era di casa prima di acquistare una sua proprietà in città).
Paolo Pautasso
Fonte: My Amazighen