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Maria Antonietta
Chi è l’icona più spregiudicata e ribelle della storia? Maria Antonietta…
La bellissima Maria Antonietta in realtà tanto bella non era. Possiamo trovarne le prove negli scritti del tempo. Per questo motivo prima di andare in Francia al cospetto di Luigi XVI si sottopose a un restyling totale!!!
Sentite cosa scrive:
“Quando il dentista ebbe completato il suo lavoro… Le fascette dorate affondavane le mie tenere gengive, le viti su ogni denti mi ferivano l’interno delle labbra… Mi osservi nello specchio- ma io non vedevo riflessa la futura regina di Francia- vedevo un mostro”.
…. “Ormai l’apparecchio dei denti era stato tolto, finalmente! La mia dentatura somigliava a una fila di piccole perle”….
.”Sieur Larsenneur- il friseur più famoso d’Europa- impiegò più di cinque ore per acconciarmi i capelli per la cerimonia… ciocche della mia stessa tonalità di biondo, probabilmente di qualche novizia che le aveva tagliate, venivano acconciate in grossi boccoli ritorti con un paio di ferri caldi, e sistemate tra le mie trecce fincheè non fu più possibile distinguere dove finissero i miei capelli e iniziassero quelli posticci”
Toniette era terribilmente affascinante, molto snella e vestita secondo le ultime mode, stava divinamente in tutti quegli abiti con gonne larghissime e ricchi di decorazioni. La regina era famosa anche per la sua morbida carnagione di porcellana. Il suo segreto? Una preziosa crema che Jean-Louis Fargeon, maestro profumiere, arricchiva con un’assoluta di Rose Souveraine, una rosa rosso scuro, dalle proprietà altamente nutritive, estratta con un processo artigianale chiamato Enfleurage.
A 15 anni lascia la corte imperiale di Vienna per andare in sposa al delfino di Francia. Ma il matrimonio è un matrimonio di interesse strategico-politico, non certo un matrimonio d’amore. Per di più il principe aveva un piccolo “problemino”, ehm ehm… che durò ben sette anni.
Dal “Diario proibito di Maria Antonietta” di Juliet Grey ecco le prime impressioni della delfina di Francia su Luigi XVI e su Versailles. Buona lettura!!!!
… Ne scesero due uomini, entrambi più alti della media. Il più anziano era ovviamente era il re… Era meno facile identificare il suo compagno di viaggio…. Inizialmente pensai che quel giovane gentiluomo piuttosto tarchiato fosse un lacché……
… Luigi Augusto sebbene avesse solo 15 anni, si avvicinava al 1,80 di altezza ed era robusto come un contadino…”
“…Santo cielo Versailles sembrava un porcile rispetto a Schonbrunn!…”
“… mi rifiutai di indossare il corsetto. Ero snella come un giunco e non avevo nulla da costringere… Adoravo passeggiare nei giardini e tra i sentieri di ghiaia, ma naturalmente i miei lunghi strascichi si trascinavano dietro di me nella polvere, rovinandosi a ogni passo. Raso, seta e broccato erano tessuti delicati, che non si potevano lavare, nè era così piacevole indossare nelle torride settimane estive…”
… “Diverse donne imbellettate secondo gli usi di corte, con il volto coperto da uno strato di biacca e grandi cerchi rossi sulle guance, le labbra altrettanto rosse e finti nei neri, mi passarono accanto…, chiacchierando tra loro dietro ai ventagli…”
Se vi ho incuriosito, continuate a leggere la vita di una donna affascinante come una diva, ma che è stata anche una grande vittima della storia. Se trovate notizie e curiosità su di lei, postatele…
Fonte: My Vanity Blog
Mary Quant, orgasmo di una designer eclettica e rivoluzionaria
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L’eclettica designer che creò la minigonna si racconta nella sua biografia e in un’intervista al Telegraph dove rivela anche particolari piccanti.
La signora ha 78 anni, ma non li dimostra. Soprattutto la freschezza di visione, che ha consentito a Mary Quant di rivoluzionare il mondo della moda negli anni 60 inventando la minigonna, resta tutt’ora uno dei suoi punti di forza, e forse la filosofia del think positive si riflette anche sull’invecchiamento cutaneo rallentando il passare del tempo. Stesso caschetto, dunque, stessa attitudine anticonformista di un tempo, Mary Quant di recente ha rilasciato una lunga intervista al Telegraph che pubblica la sua biografia, Mary Quant: an autobiography, acquistabile, attualmente, solo in Gran Bretagna oppure via internet. Nel volume la designer ha dichiarato, a proposito dei suoi colleghi, di amare molto Stella McCartney e Chloé, ma di fare anche acquisti, ogni tanto, da Zara.
Sottolinea poi, con il classico distacco british, che la minigonna negli anni ‘60 stava bene a tutti perché all’epoca tutti erano magri, salvo poi precisare che per incontrare persone grasse è dovuta andare negli States. Conclude infine l’intervista con un aneddoto relativo ai pantaloni che si faceva realizzare da Dougie Hayward, sarto in gran voga negli anni 60 proprio per aver vestito numerose personalità dell’epoca. I pantaloni in questione erano molto stretti, talmente stretti che ogni volta che la Quant li indossava provava “una sensazione in più”: e visto che si tratta di un simpatico modo per parlare di orgasmo, forse Dougie avrebbe dovuto brevettarli per tale uso. Sarebbe diventato milionario.
Viviana Musumeci
Fonte: Vanity Fair
Paul Bowles, icona beat e gentleman d’antan
Fu nel 1947 che Paul Bowles si stabilì definitivamente a Tangeri dove, nel 1949, lo raggiunge la moglie Jane Auer. La coppia fu rapidamente circondata da buona parte degli europei e americani stabilitisi nella città dello Stretto di Gibilterra e, verso la fine degli anni ‘40, iniziò la lunga processione di figure letterarie iminenti, come Truman Capote, Tennesse William e Gore Vidal, affascinate dal carisma dei coniugi Bowles. In seguito, nel corso degli anni ’50, tutta la Beat Generation, da Allen Ginsberg a William S. Burroughs, passò da quelle parti. Paul Bowles nacque a Long Island nel 1910 ed ebbe un infanzia piuttosto solitaria e si rifugiò ben presto nella musica e nellaletteratura, iniziando a comporre e scrivere a partire dai dieci anni. Dopo un breve passaggio all’università della Virgina, a Charlottesville, dove scoprìl’alcool, l’etere e le esperienze bisessuali partì per Parigi, dove venne in seguito lanciato da Gertrude Stein e Aaron Copland. Fu proprio Gertrude Stein, la Madonna di Montparnasse degli esiliati americani, la dichiarazione che i poemi di Bowles valevano poco. Iniziò la sua carriera di giovane uomo alla moda, un dandy/compositore di musica per Brodway e Hollywood, lavorando con Visconti, Dalì e Joseph Losey, scrivendo anche qualchenovella. Sposò Jane Aurer nel 1938. Coppia curiosa che venne così giudicata da Stefano Malatesta su La Repubblica del 19 novembre 1999: “Si erano sposati prima della guerra, lui per sbarazzarsi definitivamente delle donne, lei degli uomini”. Cambiarono spesso luogo di residenza e poi, nel ’48 Tangeridivenne la base sia affettiva che pratica della loro vita. Tangeri era in quel periodo una zona franca ed era governata da un gruppo di 7 potenzeeuropeee con USA e URSS, amministrata dalla Spagna. Era realmente unaterra di nessuno, un interzona; contrabbandi, prostituzione, loschi affari,divertimento, sesso a buon mercato per qualsiasi gusto (se si pagava indollari). I due vissero più in maniera autonoma che insieme, ognuno gestendo la propria vita secondo i desideri personali, senza mai insidiarsi, ma profondamente legati. Jane scrisse delle novelle e un romanzo che ovviamente soffrirono dell’ombra data dal marito. A Tangeri Jane conobbe una donna marocchina, Cherifa, venditrice di granaglie nel Soco Chico, di cui si innamorò follemente e che sarebbe diventata negli anni la sua conviventee carnefice, mentre lo scrittore iniziò a frequentare i ragazzi marocchini, intessendo negli anni a venire una relazione duratura con il pittore Ahmed Yacoubi (1929-1985) e in seguito con Mohammed Mrabet, un ragazzo marocchino da lui scoperto e lanciato, con successo, come scrittore. Fu precisamente nel ’47 a Fèz, soggiornando al Palais Jamai Hotel, che Paul Bowles scrisse, ispirandosi alla sua vita e a quella della moglie il libro “The Sheltering sky”, pubblicato l’anno successivo. A Fèz conobbe Ahmed Yacoubi che divenne il suo amante e intraprese nello stesso anno un viaggio avventuroso nel Sahara algerino, a Taghit, Tilmimoun e Adrar. In seguito Ahmed accompagno’ Bowles in America e in Asia, quando lo scrittore decise di acquistare l’isola di Taprobane. In seguito il giovane pittore divenne l’amante di Brion Gysin e negli anni ’70 sposò una giovane americana e si trasferi’ in USA, dove mori’ nel 1985. Il romanzo “The Sheltering Sky” venne tradotto in italiano con il titolo “Un tè nel deserto” e trasformato poi in un film da Bernardo Bertolucci. E’ storia il fatto che il romanzo divenne un libro di grandissimo successo e questo trasformò in parte la vita dello scrittore. Suo malgrado negli anni sessanta il libro divenne un cult, un icona osannato dai ribelli della Beat Generation e il borghese Bowles divenne la bandieradi questa rivolta, precursore del futuro stile di vita “on the road” di Kerouac. A seguire “The delicate prey”, “Let it come down” e “The spider’s house” nel 1955. Per Tennessee William compose la musica di scena per“Summer and Smoke”. Poi seguirono le traduzioni delle storie raccontategli da Mohammed Mrabet, arrivando alle traduzioni di Mohammed Choukri, autore dello splendido libro “Il pane nudo”, autobiografia che racconta la vita di un prostituto, drogato, carcerato e analfabeta che imparò a leggere proprio in carcere all’età di vent’anni. Il regista Kronemberg ne fece un filmche, a mio giudizio, è un capolavoro.
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Nel 1969 la moglie Jane venne ricoverata in una clinica psichiatrica a Malagadove si spense nel 1973. Gli anni successivi furono un susseguirsi di avvenimenti importanti; il 17 giugno 1989 i Rolling Stones raggiunsero Tangeri per registrare un disco con i Master Musician di Jajouka (musicisti di un piccolo villaggio rurale del Rif scoperti e registrati da Paul Bowles). Ne seguì un documentario della BBC con una intervista/dialogo tra Mick Jaggere Paul Bowles nella sua casa a Tangeri. Poi nell’ agosto del 1989 il party, che passo alla storia, per i 70 anni del miliardario americano Malcom Forbes, che possedeva una residenza spettacolare a Tangeri, il Palais Mendoub. Furono800 gli invitati ospitati in tende berbere e lo scrittore ceno’ in compagnia del miliardario e i suoi due figli, Elisabeth Taylor e il principe ereditario delMarocco. Più di 600 marocchini vennero assunti per la festa e oltre 300 cavalieri berberi si esibirono nelle loro Fantasie, con un finale di fuochi d’artificio che diventò leggendario, come il prezzo del party: 2.500.000 $. Da quel momento Paul Bowles visse quotidianamente a Tangeri, diventando una figura quasi leggendaria della città, trasformandosi in un perfettogentleman di altri tempi. Scrivere della vita di Paul Bowles è estremamentedifficile essendo stata colma di viaggi, di scritture, di rivelazioni, di cose proibite e affascinanti. Un percorso che lasciò un segno indelebile al suopassaggio, anche nella piccola città di Asilah, dove lo scrittore possedeva una casa nella piccola medina affacciata sull’Oceano Atlantico, che ospitò, nel maggio del 1963, Tennesee William, che la prese a modello per creare lacittà di Cabeza de Lobo nel suo lavoro “Suddenly Last Summer” (Improvvisamente l’estate scorsa). La mattina di un ventoso 18 novembre 1999 Paul Bowles si spense in una camera dell’Ospedale Italiano di Tangeri, all’età di 88 anni. La sua salma venne poi imbarcata per Casablancae invita a N.Y per la cremazione al Frank Campell Funeral Home di Manhattan. Il 14 febbraio 2000 il Memorial Paul Bowlesvenne eretto alPalais du Marshan di Tangeri e nel novembre dello stesso anno le sueceneri vennero tumulate nel piccolo cimitero di Lakemont a New York.Finisce così la vità di un uomo che sollevò tempeste e gioie, un intellettualeche conobbe la solitudine profonda, l’amicizia senza schemi, lacontemporaneità di una vita vissutasenza pregiudizi, barriere sociali oipocrisie del sistema. Un individuo che ha fatto della sua realtà un sogno continuo, per i suoi lettori e i suoi detrattori.
“Non si considerava un turista, bensì un viaggiatore. E in parte la differenza sta nel tempo, spiegava. Laddove, in capo a qualche settimana o mese, il turista si affretta a far ritorno a casa, il viaggiatore, che dal canto suo non appartiene né a un luogo né all’altro, si sposta più lentamente, per periodi di anni, da un punto all’altro della terra. Un’altra importante differenza tra turista e viaggiatore è che il primo accetta la propria forma di civiltà senza discutere; non così il viaggiatore, che la paragona con le altre, e respinge quegli elementi che non trova di suo gusto.”
“The Sheltering Sky” – 1949
Fonte: My Amazighen
Una leggenda chiamata Swarovski
Nel 1895 Daniel Swarovski I – un inventore boemo dotato di spirito visionario – si trasferì nel paesino di Wattens, nel Tirolo austriaco, con la sua recente invenzione: una macchina per tagliare e lucidare le pietre in cristallo per gioielleria. Da quest’esordio rivoluzionario per il mondo della moda, Swarovski è diventato il principale produttore al mondo di cristallo tagliato per i settori della moda, della gioielleria e – più recentemente – dell’illuminazione, dell’architettura e dell’interior design. Oggi il gruppo Swarovski, che appartiene ed è gestito dai componenti della quarta e quinta generazione della famiglia, vanta un’estensione globale con circa 24.800 dipendenti, opera in oltre 120 paesi e, nel 2009, ha totalizzato un fatturato di 2,25 miliardi di euro. Swarovski riunisce due attività principali: la prima produce e commercializza componenti in cristallo per le industrie e la seconda crea prodotti finiti improntati al design.
I cristalli Swarovski sono diventati un ingrediente essenziale del design internazionale. Dal 1965, la società si rivolge anche al settore gioielleria con gemme autentiche e artificiali con taglio di precisione. A testimoniare la creatività che anima l’azienda, le sue linee di accessori, gioielli e oggetti per la casa sono vendute in più di 1.800 negozi nel mondo. La Swarovski Crystal Society vanta quasi 350.000 iscritti in tutto il mondo, appassionati collezionisti delle famose creazioni figurative. A Wattens, “Swarovski Kristallwelten” – il museo multimediale del cristallo – è stato inaugurato nel 1995 in omaggio all’universo Swarovski di innovazione e ispirazione. Il gruppo Swarovski comprende anche Tyrolit®, che produce strumenti per la molatura, Swareflex, che si occupa di catarifrangenti per la sicurezza stradale e Swarovski Optik, che produce strumenti ottici di precisione.
Fonte: InsideLife – MondoRaro
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