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Maurizio Talarico, il successo nell’arte della perfezione

February 18, 2020 Leave a comment

Maurizio Talarico

Talarico, la cravatta specchio dell’anima. Lo stilista: “Il successo nell’arte della perfezione”

Per un uomo di classe la cravatta è molto più di un semplice accessorio. È un modo di essere, uno strumento attraverso il quale far trasparire la propria creatività.
Non si tratta solo di un tessuto più o meno prezioso, ma di un qualcosa di intimo e personale che trasmette agli altri come siamo passioni e desideri.
Il nostro viaggio nel mondo del Mady in Italy prosegue alla scoperta di un brand che è una eccellenza del nostro Paese nel mondo.
Buona lettura!

Maurizio Talarico, classe 1968 – è venuto al mondo mentre i giovani erano sulle barricate anti sistema e in America c’erano ‘I figli dei fiori’ – nato sotto il segno del Leone, in una Catanzaro ricca di storia, di contraddizioni, di desiderio di emergere, di vivere, di emigrare. Un’avventura d’arte e di impresa che Talarico ha perseguito, lottando, facendo sacrifici, studiando, e soprattutto puntando sul suo genio estroso e della sua sensibilità del fare manuale: disegnare, raffrontare, cambiare, proporre. Così è nato Mr. Cravatta, il re del Made in Italy declinato in un accessorio che segna “l’eleganza di sentirsi all’altezza della situazione”. Così come lui annota, la folgorazione del futuro stilista è nell’osservare il papà quando indossa la cravatta. Una lingua di stoffa colorata che ha il potere di dare fiducia, sicurezza e audacia.

Una empatia magica e signorile che il giovane Talarico coglie al volo. È nato così il suo amore che lo ha portato a navigare lontano tra onde procellose e le secche dei fondali bassi degli inizi. Ci racconta le difficoltà, perché i sacrifici contano più dei risultati, e ti rimangono attaccati come il vero amore. “Ricordo un episodio che mi riporta indietro nel tempo quando ruppi un salvadanaio perché non avevo i soldi per comprare il latte a mio figlio, e ne uscirono pochi soldi, da lì l’impegno, la determinazione e la voglia di riscatto mi hanno portato ad essere l’uomo che sono oggi”

Ed ecco la svolta di Maurizio Talarico che ha battuto i record di creatività, di finezza nel dare vita nuova ad un accessorio scelto oggi dai leader di Stato, uomini d’affari, i big della Silicon Valley, manager più importanti d’Italia, personalità che hanno il fiuto del potere e del successo. Prima di loro, della loro presenza fisica e psicologica arriva la cravatta disegnata da Talarico, che racconta molto di chi la indossa. Le sfumature delle ambizioni umane, dei desideri, dei calcoli, promosse dal gioco dei colori che come in natura devono sedurre e attrarre.

La cravatta pensata da Talarico è una illustrazione che arriva negli occhi dei presenti e crea il personaggio che la indossa. Una scintilla calda di luce colorata che si apre alle suggestioni dell’estetica. Maurizio è un papà fiero e premuroso di 3 figli: Aurora, Tiziano e Sveva, per loro c’è affetto, amore, ma anche l’impegno nel seguirli per le strade che sceglieranno. “La cravatta è il simbolo dell’anima e il colore ne trasmette l’umore”, spiega lo stilista, “per questo abbiamo creato delle punte di colore pastellato nei toni del fucsia e del celeste che sono di gran moda”. Poi ci sono le ricercatezze della comunicazione politica, quando il colore riassume il personaggio.

“Galeotta fu la cravatta fucsia indossata dal leader”. Il piacere di indossare qualcosa che doni alla propria figura, che riesca nella magia di far risaltare quella parte nascosta di sé, quel dettaglio capace di galvanizzare se stessi e gli altri. Da questo sentimento è partito Talarico.

“L’amore per le cravatte nasce da bambino, quando i miei genitori la domenica ed in ogni occasione importante l’annodavano e ci sentivamo eleganti ed all’altezza della situazione”, racconta ricordando gli esordi, “a 31 anni arrivai a Roma in cerca di lavoro e consapevole del fatto di non trovare delle cravatte belle da indossare, cosi decisi di iniziare a disegnarle e aprì un piccolo laboratorio in zona Capannelle a Roma con 3 persone, io disegnavo, loro le realizzavano a mano”. Fisicamente prestante, alto, incline alla affettuosità e gentilezza, caratteriste non scontate per una persona di successo. Forte della sua personalità magnetica, nel credere che sarebbe riuscito ad emergere in un mondo difficile, e in quel filo di carisma che lo univa alle sue cravatte e alle persone che l’avrebbero indossate e apprezzato.

“Vendevo cravatte porta a porta negli studi dei professionisti, nelle aziende, è stato faticoso ma nel 2004 ho avuto la forza di aprire il primo show room in via dei Coronari 52 a Roma”. Ora è sull’Olimpo e dispiega i suoi “fan”: Obama, Trump, Bush il presidente del Giappone Shinzo Abe, la famiglia Al Thani del Katar sono solo alcuni dei celebri nomi che Talarico elenca, in assoluta modestia in quanto sono conquiste affettuose, sincere, di ammirazione per un lavoro ben fatto. ”Ricordo Silvio Berlusconi nel 1999 regalò una cravatta a George W. Bush e subito dopo l’ex presidente d’America Bush divenne mio cliente, le sue cravatte blu e bordeaux sono mie creazioni”. Dal Centrodestra al Centrosinistra, uniti dalla cravatta.

“L’allora presidente del consiglio Romano Prodi famoso per la fantasia regimental”, ricorda lo stilista, “l’ex presidente  del Consiglio Matteo Renzi decise con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in una fase di spending review, di fare un regalo comune per 54 capi di stato e 700 ministri che arrivarono in Italia per la chiusura del semestre Europeo.

Anche il presidente Gentiloni  scelse le cravatte sartoriali sia come fornitura per cadeaux istituzionali anche per i capi di stato e le first lady che parteciparono al G7 di Taormina”. Il segreto è nella loro realizzazione, disegnare e creare, per Talarico sono gesti che racchiudono studio, precisione, cura, innovazione e, soprattutto, un sentimento poetico che solo lo spirito artistico può offrire.

“Le  nostre cravatte sartoriali”, spiega, “sono distinguibili in 3 varietà: 3,5,7 pieghe la realizzazione è fatta a
mano infatti si raccoglie il tessuto da angolo ad angolo 3,5, o 7 volte a seconda delle pieghe e della preziosità che si vuol dare a quella cravatta, sono tutte in seta e twell ed ho realizzato due brevetti importanti uno la cucitura a X che testimonia il processo manuale, in quanto sarebbe impossibile realizzare la cucitura a macchina, l’altro brevetto è l’utilizzo di seta e twell con un interno realizzato in lana pregiata per cui una volta riposta la cravatta, essa ritorna in posizione naturale annullando le fastidiose pieghe del nodo”. Prima di congedarsi, una osservazione sul suo metodo: “Perché un accessorio sia lussuoso deve essere perfetto per uno stile di successo. Il premier Conte indossa quotidianamente le mie cravatte e mi ha permesso di sdoganare i colori solari: uno stile più contemporaneo che avvicina l’interlocutore e rasserena”.

Il futuro vede Maurizio Talarico ancora protagonista dell’eccellenza Italia. Le ambasciatrici saranno le sue creazioni. “Le mie cravatte”, rivela, “saranno il cadeau diplomatico all’Expo di Dubai 2020 per le visite istituzionali”.

di Angelica Bianco

Fonte: La Discussione

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Intervista a Vasco Buonpensiere, sales director del Cantiere delle Marche

July 15, 2013 Leave a comment

Vasco Buonpensiere

Il Cantiere delle Marche è una realtà italiana che è nata nell’agosto 2010 ad Ancona. La solidità dei valori che contraddistinguono Cantiere delle Marche è garantita dall’esperto gruppo di aziende e professionisti riuniti dalla famiglia Cecchini, nota da tanti anni nel mondo cantieristica navale per aver realizzato navi commerciali ad alta tecnologia, impegnativi refitting, tra cui il M/Y Lady Haya (67 metri) e il M/Y Prometej (45 metri) e, più di recente, ricercati Explorer Vessels. Alla famiglia Cecchini, nella compagine sociale si affianca la figura di Massimo Virgili, imprenditore anconetano proprietario del cantiere precedentemente utilizzato dal Gruppo Ferretti e costruito solo tre anni fa specificamente per la realizzazione di grandi yacht. Fin dalla fondazione del cantiere Ennio Cecchini, l’Amministratore Delegato di Cantiere delle Marche, ha scelto nel suo team Vasco Buonpensiere, direttore Sales & Marketing con una pluriennale esperienza come broker internazionale e proveniente da 6 anni nel ruolo Direttore Commerciale e Brand Manager per Custom Line e CRN – Gruppo Ferretti. Cantiere delle Marche si avvale di acclamati professionisti del design come Sergio Cutolo di Hydro Tec ( anche per l’ingegneria navale per la linea Darwin Class) nonché di Mario Pedol  e Massimo Gino di Nauta Design (per la linea Nauta Air), e sull’importante know-how interno, in collaborazione con un network di affermate aziende – parte della compagine sociale – per la carpenteria metallica, il piping e le sale macchine, e per gli arredamenti, che, insieme allo staff del cantiere, hanno costruito per decenni navi e yacht apprezzati in tutto il mondo.

Viviana Musumeci ha intervistato il socio e Sales Director Vasco Buonpensiere

V.M.: E’ possibile considerare Cantiere delle Marche interamente made in Italy?

V.B.: Assolutamente 100% made in Italy.

V.M.: Come ha chiuso il 2012 e che previsioni si sentono di fare per il 2013?

V.B.: Il 2012 è stato un anno importantissimo per il Cantiere delle Marche che ha confermato il proprio successo mantenendo una media pari a uno yacht venduto ogni circa tre mesi. Abbiamo inoltre consegnato un Darwin Class 86 (M/Y Percheron) ed un Explorer one off a motorizzazione singola (M/Y Furst 60). Percheron rappresenta appieno lo spirito e la filosofia dei nostri prodotti e del loro utilizzo: immediatamente dopo il Festival de la Plaisance di Cannes, infatti, la barca ha effettuato la traversata atlantica ed ha raggiunto Fort Lauderdale per il salone nautico (dove ha riscosso un enorme successo) ed ha poi proseguito a navigare ininterrottamente registrando ad oggi ben 12.000 miglia nautiche. In pratica in soli 10 mesi ha navigato – senza problemi di nessun tipo – quanto uno yacht naviga in circa 4/5 anni in Mediterraneo! Anche il Furst60 è un perfetto esempio dell’approccio alla progettazione e costruzione di Cantiere delle Marche: l’armatore infatti ha richiesto un progetto che si discosta dalla normale produzione del cantiere, installando tra le altre cose una motorizzazione singola (nella perfetta tradizione Explorer) che – grazie ad un sistema cd. Take Me Home – permette, in caso di avaria al motore principale – di navigare a 6/7 nodi senza alcun problema. Il 2013 è nato sotto una brillante stella, consolidando il successo commerciale con già due contratti firmati e due lettere di intenti sottoscritte in soli 5 mesi con clienti provenienti da Europa, Asia Pacific e  Oceania a conferma della cifra internazionale che caratterizza il cantiere e la propria produzione.

V.M.: Qual è il cliente tipo? Italiano o straniero?

V.B.: Non è corretto parlare di tipicità del cliente in termini di nazionalità nel caso di CdM, che fino ad oggi ha venduto e sta vendendo in Italia, Germania, Sud America, Australia, Singapore etc. In ragione della tipologia di prodotto, infatti, il cliente tipo si caratterizza per essere un vero Yachtman, interessato più ai contenuti intrinseci della barca che ad altro, dedito a lunghe navigazioni, soprattutto familiari, e con esperienze importanti con svariate tipologie di yacht in precedenza. A questo, si può tranquillamente aggiungere che al 90% proviene da barche in plastica plananti, che non riescono più ad appagare le proprie esigenze in termini di consumi, comfort, volumi e durata nel tempo. In sintesi: un cliente maturo.

V.M.: Quanti yacht realizzano in un anno? Quanto tempo impiegano a realizzarlo?

V.B.: Cantiere delle Marche può realizzare fino a 5, massimo 6 yacht all’anno, a seconda delle dimensioni. Il modello di business implementato, comunque, prevede un massimo di 4 consegne all’anno fino al 2016. Questa scelta è dettata dalla volontà di consolidare qualità e processi prima di tutto, per evitare quegli errori dettati dalla velocità di crescita e sovrapproduzione che così spesso hanno creato problemi di qualità ed affidabilità nella cantieristica navale, soprattutto negli anni del boom pre 2008. In media, per la costruzione di uno yacht ci vogliono dai 15 ai 26 mesi, a seconda delle dimensioni (dai 24 ai 42 metri).

(Intervista di Viviana Musumeci)

Fonte: VM-Mag

Intervista di Melania Perri a Simona Cassai e Marta Seletti fondatrici del marchio LedaOtto

July 15, 2013 Leave a comment

Simona Cassai e Marta Seletti

Who is On Next è un contest organizzato da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia, che ha come obiettivo la ricerca e la promozione di giovani talenti creativi nel mondo della moda. LedaOtto è un marchio  di bijoux raffinati e ricercati che, anche se non si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento, è finito, quest’anno, tra i finalisti. Melania Perri ha intervistato le due fondatrici Simona Cassai e Marta Seletti:

Intervista a cura  di Melania Perri

M.P.: Come è nato il brand?

S.C./M.S.: LedaOtto nasce dalla nostra creatività. Abbiamo formato il nome Leda Otto attingendo ai nomi dei nostri rispettivi nonni. Siamo toscane di nascita e abbiamo seguito percorsi fromativi multidisciplinari. Il marchio lo abbiamo fondato nel 2012, quando abbiamo iniziato a realizzare professionalmente i nostri primi gioielli dal design esclusivo e con certificazione di Made in Italy. Nel Settembre 2012 il brand LedaOtto viene nominato nella lista dei 190 designer emergenti stilata da Vogue e partecipa al prestigioso evento Vogue Talents a palazzo Morando durante la Milano fashion week. La grande visibilità dell’evento e il continuo lavoro sulle collezione ci hanno permesso di entrare in vetrine prestigiose in Italia e in tutto il mondo ottenendo conferme da buyer e stampa internazionale.

M.P.: Come vi siete conosciute?

S.C./M.S.: Ci siamo conosciute nel 2006, i nostri compagni sono amici di infanzia. C’ è stata fin da subito complicità, negli anni abbiamo condiviso le stesse passioni e interessi.

M.P.: Qual è il vostro mood o comunque la filosofia con la quale vengono realizzati i gioielli?

S.C./M.S.: Le nostre collezioni propongono un concept assolutamente unico ed originale che vede ogni singolo pezzo come icona storica e artistica da indossare attraverso strutture realizzate in ottone placcato oro 24 kt, rodio e rutenio di piante archittettoniche dei più importanti edifici e monumenti culturali, storici e religiosi.I disegni sono frutto di un’ accurata ricerca, uno studio meticoloso e un’ attenta selezione identifica l’adattabilità del prodotto alla pianta scelta e attraverso specifici programmi grafici, mantiene intatte le proporzioni originali. La scelta del materiale primario si avvale dei principi ispiratori del progetto che vuole l’ ottone in quanto metallo povero ma ricco storia, malleabile alle diverse tecniche dell’ oreficeria, protagonista insieme ad una selezione accurata di pietre dure dai tagli geometrici e sfumature accattivanti sorrette da catene finemente realizzate a mano. La contrapposizione tra opposti si realizza in un mixage di elementi che simboleggiano la forza di un retaggio culturale ed artistico che contraddistingue la nostra contemporaneità.

M.P.: Qual è il vostro target femminile?

S.C./M.S.: Quando realizziamo le nostre collezioni pensiamo a donne con una forte personalità che indossano gli accessori come complemento fondamentale del proprio outfit.

M.P.: Come ci si sente ad essere le finaliste di “ Who is on the next 2013” ?

S.C./M.S.: Siamo felicissime e onorate che la nostra collezione sia stata scelta per la finale di un così importante evento è un occasione unica ed irripetibile, speriamo di essere all’ altezza delle aspettative! Incrociamo le dita. (M.P)

Fonte: VM-Mag

Intervista di Viviana Musumeci a Filippo Magri

July 15, 2013 Leave a comment

Filippo-Magri

La ricca vena artistica italiana è da sempre  il riferimento per la scelta dei nomi dei modelli delle calzature Personal Shoes, che si ispirano ad alcuni tra i più importanti scultori, pittori e compositori italiani capaci di comunicare il loro essere con tocchi di colore e di stile. L’ufficio stile dell’azienda è un laboratorio creativo molto dinamico, che ogni giorno elabora secondo uno stile molto “personal” le tendenze del momento traducendole in prototipi che passano al vaglio della produzione. La missione è  quella di offrire al pubblico delle suggestioni che possano fungere da esempio, senza perdere di vista la vera essenza delle nostre calzature: ciascun pezzo è unico perché progettato personalmente da chi lo acquista. L’azienda mette a disposizione gli elementi, i veri creativi sono i clienti. Questo aspetto è messo in evidenza anche dal  blog, dove vengono pubblicate le creazioni più originali.

Viviana Musumeci ha intervistato Filippo Magri, uno dei soci fondatori

V.M.: A che tipo di pubblico vi ispirate?

F.M.: Il nostro pubblico di riferimento è molto ampio, le Personal Shoes sono pensate non solo come scarpe sportive, ma anche come calzature casual adatte ad essere indossate per sdrammatizzare un outfit elegante o per conferire un tocco chic ad un look informale. Caratterialmente ci riferiamo a chi ha un’identità forte e la voglia di trasmetterla al mondo attraverso il proprio look, con il coraggio di osare ed essere stilisti di se stessi, pur ovviamente seguendo i diktat della moda.

V.M.: Dove vengono realizzati i vostri prodotti?

F.M.: I nostri prodotti vengono realizzati interamente in Italia, con materie prime e mano d’opera italiana. Rivelare dove vengono Prodotte le Personal Shoes per noi è come la ricetta della CocaCola: un’idea sa la possono fare tutti, ma tendiamo a mantenere un velo di mistero.

V.M.: Che cos’è per voi Made in Italy?

F.M.: Alta qualità del prodotto grazie alla provenienza dei materiali e alla produzione rigorosamente italiana, che si traduce in comfort, resistenza, affidabilità ed esclusività e indubbiamente stile ed eleganza.

V.M.: In quali mercati siete presenti e in quali vorreste esserlo?

F.M.: In nostro unico store è sul web, quindi mi sento di dire che siamo presenti ovunque sia accessibile una connessione.

V.M.: Quali sono le novità di questa stagione?  E della prossima?

F.M.: Questa PE è dominata dai colori vitaminici, pieni e squillanti; a far loro da contraltare il bianco, che gioca con sovrapposizioni ed inserti metallici; le stampe floreali sono iperstilizzate, come le divertenti grafiche a tema marino o green applicate o ricamate. Abbiamo introdotto l’utilizzo della tela, che si presta moltissimo a giochi ottici che conferiscono profondità alla scarpa. La collezione AI è invece pensata per dandy contemporanei che privilegiano uno stile urbano dal carattere sporty, scegliendo accessori funzionali dall’estetica luxury. La palette cromatica è decisamente variegata e, accanto alle tonalità neutre e stagionali quali grigio asfalto, blu, nero, testa di moro e verde scuro, sorprende con audaci ed intensi rossi, azzurri e viola, un delicato rosa chiffon e accostamenti imprevedibilmente metal quali verdone e oro, viola e oro, rosso e argento. Completano la gamma evergreen senza tempo quali denim, silver e black&white. Abbiamo appena presentato anche una limited edition “per tutte le stagioni”, il cui concept è il viaggio: la base è un modello Puccini bianco, su cui si stagliano gli inconfondibili profili di alcune delle città più famose del mondo.

Fonte: VM-Mag

Intervista a Stefania Caltabiano, presidente di Naap

Stefania CaltabianoLa Sicilia è una terra dalla forte cultura e dal carattere passionale. Solitamente, in Italia, quando si parla di moda e luxury, si pensa, quasi immediatamente a Milano. Ma il genio italiano non risiede solo in Lombardia e la Sicilia lo dimostra con un’istituzione accademica che è nata meno di una anno fa a Catania. Naap, Nuova Accademia di Arti Pratiche è il frutto dell’incontro tra un gruppo di professionisti con esperienze in diversi ambiti, dalla moda al gioiello, dall’arte alla comunicazione.

Viviana Musumeci ha intervistato il presidente Stefania Caltabiano

V.M.: Innanzitutto qual è la mission di Naap?

S.C.: E’ quella di rimettere al centro del lavoro l’uomo, il suo ingegno, la sua creatività. Ci siamo resi conto che parte della nostra tradizione artigianale, connessa appunto al “genio creativo” italiano, legato a capacità artigiane e manuali, rischiava di perdersi senza passare alle nuove generazioni (forse troppo concentrate su aspetti tecnologici). Abbiamo deciso così di formulare dei percorsi formativi che, pur tenendo conto dell’innovazione tecnologica, potessero poi integrarsi con le tecniche artigianali, tipiche di quei mestieri che nel passato s’imparavano “a bottega”. Il maestro orafo di oggi mantiene intatte le sue capacità artigianali/manuali ma si apre anche a conoscenze diverse, è connesso con il mondo e il suo sentire, tiene conto delle logiche di mercato, cerca ispirazione e nuove forme ovunque, sconfinando in settori affini come l’arte. Lo stesso vale per il Fashion Designer e ogni tipo di mestiere creativo. Ciò che ci sta a cuore è che il “nuovo” non sopprima il “vecchio” ma lo inglobi e lo faccia rivivere, rigenerando il Made in Italy attraverso una formazione più condivisa.

V.M.: Com’è strutturata l’Accademia?

S.C.: La nostra Accademia è organizzata in Dipartimenti (Moda, Gioiello, Arti Pratiche, Comunicazione) gestiti da professionisti del settore che curano il corretto svolgimento dei percorsi formativi, la qualità e la coerenza delle materie inserite in programma, monitorando ciò che accade nei rispettivi settori e aggiornando, di conseguenza, i piani di studio. I corsi si dividono in Corsi Accademici (triennali) e Corsi di Specializzazione (Biennali e Annuali). Completano l’offerta formativa Master, corsi brevi ed estivi, workshop e laboratori creativi e numerose attività extra curriculari, alcune delle quali aperti a tutti e non solo ai nostri studenti. In Accademia abbiamo ospitato anche mostre di artisti e stilisti, affermati ed emergenti, dando il via ad un dialogo tra le arti e le generazioni.

V.M.: Quali sono le aziende che partecipano e sono coinvolte al progetto?

S.C.: NAAP è linkata a diverse realtà, sparse sul territorio locale e nazionale. Siamo ad esempio sede riconosciuta dall’Istituto Gemmologico Italiano con cui svolgiamo i corsi di Gemmologia, mentre i corsi di Fumetto si svolgono in collaborazione con Scuola del Fumetto con cui abbiamo istituito un collegamento Milano-Palermo-Catania. Siamo coinvolti anche nel progetto dei Giovani Gioiellieri d’Italia, il primo Network Relazionale dedicato alla Nuova Generazione di Artigiani e Professionisti del settore Gioielleria, Orologeria e Accessori che lavora alla creazione di una piattaforma di Social Commerce di settore. Proprio in questi giorni, stiamo concludendo altri accordi per i corsi di alta sartoria che partiranno il prossimo anno accademico.

V.M.: Come e dove opera principalmente Naap?

S.C.: NAAP si trova a Catania, in una delle strade più belle e chic della città, vicino al mare. Siamo orgogliosi di aver creato questa struttura al Sud ma con un respiro ampio che la porta a interfacciarsi anche con altre realtà, in tutta Italia. Non sempre è necessario spostarsi fisicamente. Ormai, grazie alla tecnologia, le relazioni e il lavoro sono gestibili ovunque. 

V.M.: Quali sono i risultati che avete raccolto sinora?

S.C.: Pur essendo una start up abbiamo già avuto dei riconoscimenti in primo luogo dagli stessi studenti (anche stranieri) che hanno deciso di affidarsi a noi, scegliendo di frequentare i nostri corsi. Poi i riconoscimenti sono arrivati anche da aziende che hanno voluto mettere il loro Know How a disposizione dei nostri allievi attraverso dei concorsi. Infine siamo orgogliosi dei Partner che si sono aggregati intorno a NAAP, condividendone obiettivi e sforzi per trasferire alle nuove generazioni i “segreti” del Made in Italy, e che “allargano” la famiglia di NAAP ogni giorno di più. A questo proposito, stiamo mettendo in collegamento queste energie attraverso il progetto XXL che sarà il punto d’incontro di tutti i creativi, dentro e fuori l’Accademia, per sviluppare attività di co-marketing, agevolare lo sviluppo imprenditoriale, mettere in contatto competenze diverse per ottimizzare i costi e rimettere in funzione distretti produttivi distrutti dalla crisi. Tutti possono partecipare, in maniera gratuita, collegandosi a NAAP XXL… d’altra parte più siamo, più facciamo, più ci divertiamo! Potete connettervi con noi attraverso la nostra pagina FB (www.facebbok.com/naapacademy), oppure inviandoci proposte, suggerimenti, presentazioni alla mail info@naapacademy.it .

(Intervista raccolta da Viviana Musumeci)

Fonte: VM-Mag

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Angela Puttini a colloquio con Viviana Musumeci… l’anima di Capri espressa in preziosi gioielli

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La boutique Puttini Capri nasce nel 1988 per il volere di Angela Puttini, appassionata ricercatrice di monili preziosi e originali.  Oggi, all’insegna di questa tradizione la figlia Antonella crea gioielli originali che racchiudono la cultura e lo spirito dell’isola campana, glamourous e selvatica, che ha ospitato negli anni numerose celebrities amanti del mare e della semplicità che circonda ancora oggi l’isola, dove gli odori e i sapori sono veramente inimitabili e chi ha la fortuna di andarci, almeno una volta nella vita, non la dimentica più.

Viviana Musumeci ha intervistato Antonella Puttini

V.M.: Mi racconta la sua storia?

Dopo aver trascorso  i primi anni di lavoro dedicandomi all’arredamento di interni ho iniziato poi a portare avanti con passione l’intento familiare di realizzare gioielli unici e non ripetibili, dedicandomi nei primi anni di attività esclusivamente alla ricerca delle pietre e scegliendo quelle tipiche dei luoghi natii: dai coralli alle perle, dalla pietra lavica agli ori, i bronzi e agli argenti.

V.M.: Quali sono le caratteristiche che differenziano il vostro brand e i vostri gioielli dagli altri?

Nei miei gioielli sono concentrati non solo la tradizione orafa e artigianale del Mediterraneo, ma soprattutto il gusto originale e sempre attento alle esigenze estetiche della gioielleria contemporanea. Nei gioielli il racconto storico diventa prezioso, un ricordo da portare sempre con sé su un monile, spesso unico che conquista l’occhio attento alle finiture, alla qualità del lavoro artigianale e alla scelta delle pietre. Le mie creazioni nascono dal desiderio di trasmettere delle emozioni vere come la gioia e la serenità, per ricordare i momenti unici e magici, sono opere che sfidano le tendenze, creazioni nate dai ricordi e dalla storia per diventare parte della storia personale di chi li indossa.

V.M.: Come influisce Capri sulla creatività?

Sono proprio le pietre più tipiche di Capri e le leggende dell’isola ad ispirarmi. Le mie creazioni nascono – grazie ad un nome che in gioielleria può essere una fortuna – ispirandosi in un primo momento ai Putti, i bambocci paffuti ed allegri che rappresentano la figura infantile di Eros, il dio dell’Amore, per poi farsi suggestionare dalle storie e dalle atmosfere di Capri e dalle radici culturali del golfo, così da imprimere su anelli, bracciali, ciondoli, spille e collane la leggenda di Tiberio, di Pompei, dall’arte settecentesca e della tradizione partenopea.

V.M.: Quali sono le novità?

L’ultima collezione che ho disegnato parte da una moneta antica, per rievocare i fasti dell’età romana di Capri, sua isola natale a cui sono ispirate tutte le serie di preziosi. Sulla moneta, in argento o bronzo, è raffigurata la testa dell’imperatore Tiberio, che fece dell’Isola azzurra una degna residenza imperiale, costruendovi, dice la leggenda, ben dodici ville, ognuna intitolata a una divinità: lì visse circondato da studiosi, letterati, artisti e  astrologi. Ispirata a quelle atmosfere eleganti e colte, la collezione “Provident Capri” si compone di una raffinata serie di bracciali, collane, orecchini e ciondoli con le monete e le pietre preziose. Si va dal signorile bracciale rigido a quelli a maglia morbida, dai pendenti alle catenine. In tutti i monili ricorre la moneta con l’effigie di Tiberio e, dietro, l’Ara Pacis con i “Puttini”, amorini, i miei prediletti, che ricorrono in ogni creazione. I bracciali a maglia morbida e gli orecchini hanno anche una diversa versione delle monete, con incise sulle due facce i volti della dea della vittoria, Venere, e dell’imperatore Cesare Augusto, oltre a essere impreziositi da pietre dure come zaffiri, giade e smeraldi.  Ogni pezzo è interamente realizzato a mano e riprende la cultura mitologica e la tradizione orafa di Capri, la mia terra, e più in generale quella del Mediterraneo. Sempre legata alla collezione Provident quest’anno, a Capri, sta diventando un oggetto must-have la moneta Tiberio, simbolo dell’isola più bella del mediterraneo. Questo prezioso vuole essere un augurio, un segno premonitore, ma anche un monile che regala, a chi lo possiede, un “pezzetto” dell’Isola Azzurra e con esso la speranza di un ritorno a Capri.

V.M.: Chi sono i vostri clienti?

Il passaggio su Capri è sempre molto vario, il jet-set è quindi  internazionale e varia da personaggi americani, arabi e russi alla ricerca di oggetti preziosi e particolari. Anche gli italiani, per la maggior parte delle volte imprenditori, sono nostri clienti. Ultimamente, grazie alla collezione Provident e alla moneta portafortuna, il ventaglio di clienti si è ampliato infatti anche moltissimi turisti scelgono di acquistare la moneta e una volta all’interno della boutique si lasciano ammaliare dai gioielli e si concedono un regalo!

V.M.: Siete distribuiti solo a Capri?

Abbiamo la boutique nel centro di Capri, in via Le Botteghe 23. A Napoli presso la Gioielleria Marco Renna Via dei Mille (NA). Mentre una selezione di alcune collezioni si possono trovare nella boutique ONE BRERA in via Brera 29 a Milano

V.M.: Mi racconta un aneddoto?

Un paio di anni fa Caroline di Monaco, insieme alla figlia Charlotte, si è lasciata affascinare non solo dalle meraviglie dei luoghi dell’Isola Azzurra ma anche dai suoi “tesori” made in Capri più pregiati. Durante il suo soggiorno sull’isola la Principessa Caroline ha indossato un prezioso ciondolo della collezione “Anema e Core” della Maison. Mi ha riempito d’orgoglio vedere indossare alla principessa di Monaco una delle mie creazioni proprio perché ogni gioiello nasce per me dal desiderio di raccontare i momenti unici e magici della vita e  per accompagnare il ricordo di una splendida estate.

(Intervista raccolta da Viviana Musumeci)

Fonte: VM-Mag

Intervista a Clara Garrone, portavoce delle donne curvy

clara garrone

L’argomento piace e spesso torna prepotentemente in auge, soprattutto durante il periodo delle sfilate: curvy è bello o no? Alcune aziende sostengono di sì e soprattutto pensano che le donne con qualche chilo in più subiscano una vera e proprio discriminazione. Provate voi a recarvi in un negozio per trovare un abito che vi renda belle, un esperienza, apparentemente piacevole, che può trasformarsi in un incubo: commesse odiose che guardano con disprezzo, camerini con specchi umilianti, abiti che non vanno oltre la taglia 44. Una vera e propria frustrazione. Poi ci sono le aziende che, invece, si dedicano proprio a far sì che lo shopping per le signore tonde, sia un’esperienza gradevole come per tutti.

Viviana Musumeci ha rivolto alcune domande alla portavoce di Clara Garrone, azienda specializzata nella produzione di abiti per donne curvy:

V.M.: Come si distingue Clara Garrone dagli altri brand di abbigliamento?

C.G.: CLARA GARRONE è un brand di abbigliamento femminile MADE IN ITALY che propone creazioni di qualità e con uno stile attento alle tendenze della moda. Questo marchio è nato con lo scopo di rispondere alla necessità di rompere i canoni consueti di una moda che discrimina e sottovaluta le donne dalle forme “morbide”.  La particolarità di CLARA GARRONE è racchiusa proprio in un nuovo modo di concepire e realizzare le collezioni per questo tipo di target.  Non più linee diverse e disegnate in modo più tradizionale, ma un sistema di progressione taglie che permette di adattare la vestibilità dei capi anche a chi indossa una taglia dalla 50 alla 56.

V.M.: Quando e come è stato fondato?

C.G.: Nel 2009 nasce il brand CLARA GARRONE di proprietà dell’azienda CDM srl. Ogni capo realizzato dalla C.D.M. srl è il frutto di un attento processo di produzione che va dall’ideazione e lo sviluppo del modello, alla scelta dei tessuti e materiali di qualità fino alla produzione e distribuzione in Italia e all’estero. La filosofia aziendale è basata su valori come: Cura e attenzione per la qualità, passione, italianità, trasparenza e innovazione. La sede legale e operativa della società viene stabilita strategicamente presso la zona industriale di Nola, vicino al CIS e all’Interporto Campano,  uno dei maggiori poli distributivi d’Europa e punto di riferimento a livello internazionale.

V.M.: A chi si rivolge in particolare?

C.G.: Dedicato ad un target giovane e dinamico, che sa riconoscere una manifattura di qualità e apprezzare un abito per la sua vestibilità e il suo stile ricercato. Un brand, ma anche una nuova filosofia. Ogni donna ha una bellezza innata e nascosta dentro di sé.  Le misure non sono un ostacolo o un fattore di distinzione. Lo stesso stile e la stessa creatività è offerta sia a colei che indossa una 42 sia a chi indossa una 56.

V.M.: Quali sono i vostri punti di forza?

C.G.: Innanzitutto è prodotto interamente MADE IN ITALY, la vestibilità è ottima perché copre dalla taglia 42 alla 56, il sistema di progressione taglie è ideato e sviluppato internamente; la ricerca e il know how sui tessuti di qualità sono molto sviluppati; i modelli sono in linea con le ultime tendenze; la produzione avviene all’interno dell’azienda e infine un ottimo rapporto qualità/prezzo.

V.M.: Quanti capi producete in un anno e dove vengono distribuiti?

C.G.: Ogni capo presente nelle collezioni CLARA GARRONE è frutto di un attento processo di produzione. L’azienda adotta un sistema moda  “programmato” con due collezioni all’anno che prevedono un’offerta composta da circa 100/150 referenze per collezione più delle uscite durante la stagione. Per ogni collezione vengono proposte dai 7 agli 8 mood. Le collezioni vengono distribuite in tutta Italia e all’estero.

V.M.: Quali sono le caratteristiche della prossima collezione autunno/inverno?

C.G.: La collezione invernale è composta da colori caldi declinati in affascinanti modelli e fantasie. Il total look invernale comprende morbide bluse, vestiti e maxi pull arricchiti da caldissimi girocolli di pelliccia, eleganti cappotti con tessuti spigati lurex, abitini traforati in punto laser, lavorazioni particolari che rendono unici i capi di questa collezione. I colori si uniscono alla preziosità delle pietre che, grazie alle collane che arricchiscono gli outfit, donano un vero e proprio tocco di charme. Prugna, verde, blue, grigio, nero, beige, testa di moro, antracite, cipria, panna , senape e indaco sono alcuni dei colori protagonisti delle proposte autunno inverno 2013 firmate CLARA GARRONE.

(Intervista di Viviana Musumeci)

Fonte: VM-Mag

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Intervista di Viviana Musumeci a Andreina Longhi

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Ritratto di Giovanni Gastel

“La prima volta che sono andata in Cina ero sola e mi trovavo in piazza Tiennamen. Non sapevo il cinese,  non conoscevo nessuno e non sapevo né cosa fare né dove andare. Fortunatamente una segretaria della Camera di Commercio cinese, in quel periodo, mi prese in simpatia e mi ha presentò ad alcune persone. Direi che tutto sia partito da lì. Dieci anni fa”. Così Andreina Longhi, fondatrice e ceo dell’agenzia di pr e comunicazione Attila&Co descrive il suo primo reale approccio con il mondo cinese. Un’esperienza che avrebbe traumatizzato chiunque, ma non lei che, forte di uno spirito nomade e di un carattere fortemente curioso, ha ribaltato la situazione a suo vantaggio, ampliando così le opportunità di lavoro della propria struttura, e diventando un trait d’union preziosissimo per molte aziende del lusso che chiedono la sua consulenza – ormai a largo raggio – per entrare in contatto con il mondo e la cultura del Dragone al fine di fare business.

V.M.: Quante volte all’anno vai in Cina?

A.L.: Non più come i primi anni. Da qualche tempo ho cambiato strategia. Se prima andavo spesso fermandomi poco, oggi vado meno sovente ma per periodi di tempo più lunghi. Di certo per chi decide di lavorare a stretto contatto con la Cina, è necessario trascorrere del tempo là, perché i miei partner hanno bisogno di vedermi. Quando manco da qualche tempo, sento la differenza.

V.M.: Hai aperto una sede di Attila anche là?

A.L.: No, ammetto di averci pensato ma per poco.  Il mercato cinese è estremamente complesso. Io che ormai ci vado regolarmente da anni della Cina non ho ancora capito nulla. Devi essere in loco, ma trovare anche i partner giusti. E non è facile. Può essere molto dispersivo sia per energie che per denaro. Per questo ho preferito trovare un partner con cui condividere la visione del lavoro. Si tratta di un’agenzia, la E&A di Sophie Jiang che ha sede a Taiwan.

V.M.: Che differenza c’è tra Hong Kong, Pechino e Shangai?

A.L.: Hong Kong è indubbiamente più social e pr oriented, ma ci sono meno giornali. Al contrario, Pechino e Shangai sono business oriented. I grandi giornali sono lì e anche i giornalisti si muovono più facilmente.

 V.M.: Se dovessi dare tre consigli a un imprenditore che decide di andare in Cina a fare business, che cosa gli diresti?

A.L.: Come prima cosa gli direi di non sottovalutare i cinesi. Il rapporto deve essere paritario, anche perché sanno di essere potenti e non accettano condizionamenti. Come secondo consiglio direi loro di non andare da soli, perché come dicevo prima, la Cina può essere molto dispersiva. Infine direi che sia necessario avere le idee chiare e sapere esattamente perché si va lì.

V.M.: E gli imprenditori italiani, come li vedi in questo momento?

A.L.: Molto confusi. Non sanno in che direzione andare. Molti sono pronti a vendere le proprie aziende. Basta fare un’offerta minimamente decente e alcuni di essi sono già pronti a cedere le armi. Noi, per quanto sia difficile, invece, continuiamo a investire. E’ l’unico modo per crescere e per reggere anche in situazioni avverse.

(Intervista a cura di Viviana Musumeci)

Fonte: VM-Mag

Intervista a Gaia Mazzola, fondatrice del marchio Mabijoux

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Gaia Mazzola, ideatrice e fondatrice del marchio Mabijoux ama l’animo femminile che a volte si caratterizza per un guizzo infantile e divertente che spinge a gratificarsi immediatamente. E cosa c’è meglio di un dolce o un cup cake o un pasticcino? Per questo Gaia ha pensato a un bijoux gourmand come ricetta creativa che mischia colore, ricerca e tocco di leggerezza.

Intervista a cura di Viviana Musumeci

V.M.: Quali tipi di materiali usi?

G.M.: Uso vari tipi di materiali, vetri colorati, cristalli swarovski,  filo di seta, ma ho una particolare predilezione per la filigrana metallica. Mi piace perché ha una tradizione che si radica profondamente nel nostro territorio e offre moltissime opportunità di rivisitazione, in chiave contemporanea. Nelle mie “ricette”, la filigrana è l’ingrediente base per bijoux extra-light, con volumetrie importanti. Un grammo per ogni centimetro quadrato di colore: bella promessa no?! E poi la filigrana viene colorata con processi che mi riportano idealmente “in cucina”, nel mio ambiente d’elezione: cotta al forno, per la verniciatura a colore pieno e tuffata in bagni galvanici, come in enormi casseruole di glassa, per l’effetto metallico.

 V.M.: Li realizzi tu o ti fai aiutare?

G.M.: I bijoux Mabijoux sono tutti  creati e realizzati a mano nel mio atelier, a Milano, con materiali prodotti in Italia. Sono anallergici e nickel free. Desidero che ogni donna  senta di avere un pezzo unico e artigianale, quando indossa un Mabijoux.

V.M.: Dove li distribuisci?

G.M.: Per ora prevalentemente in Italia: ci preferiscono boutique  e concept store che puntano su designer emergenti e prodotti fashion,  ma rigorosamente handmade. I nostri punti vendita sono tutti segnalati sul sito www.mabijoux.it, che aggiorniamo costantemente con le “new entry”.

A cosa si ispirano le collezioni estive? E quelle a/i 2013-2014?

G.M.: Le collezioni Mabijoux prendono spesso  spunto da un viaggio, evocato attraverso i suoi profumi, colori e immancabilmente…sapori golosi!! Per la summer collection ho scelto l’Italia: le isole Eolie, Capri e la Sardegna. Quindi zafferano, menta fresca, rosa, gusto marino e, su tutto, lo cintillio del sole e del mare del sud. La collezione invernale è ancora in fase di creazione:  questo significa ricerca di nuovi materiali, che spesso poi mischio e “contamino”. Studio del colore e delle forme. Ma, soprattutto, lunghe ore in cucina, il luogo in cui più trovo ispirazione …  Un’anticipazione, comunque,  ci sta: quest’inverno le ricette dei bijoux gourmand Mabijoux saranno molto, molto spicy, con un tocco d’oriente.

 V.M.: Che cos’è per te il talento? E la creatività?

G.M.: Il talento è un mix di intuizione, passione e visionarietà che fiorisce quando incontra una personalità ben strutturata. Perché per coltivarlo, ci vuole tanta costanza, disciplina e una buona dose di coraggio. La creatività? Un patrimonio collettivo, che ci appartiene in quanto umani. Tutti siamo creativi. L’educazione all’espressione della propria creatività, è il dono più bello che possiamo ricevere, come figli e dare, come genitori.

Fonte: VM-Mag

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Intervista a Nicola Gisonda e Paolo Franchi, fautori del locale Corsia del Giardino

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Si trova in via Manzoni 16 a Milano e viene definito anche il “Giardino Immaginato” considerata la magnifica vista sul verde del Museo Poldi Pozzoli. E’ la Corsia del Giardino, ristorante bistrot e pasticceria collocato tra via Montenapoleone e Piazza la Scala. Un concept innovativo ideato da Nicola Gisonda, architetto e direttore creativo del concept bistrot specializzato in brunch, pranzi e merende, dove vengono proposti alimenti semplici, genuini con un buon rapporto qualità prezzo: succhi di frutta artigianali, pasticceria – anche per chi soffre di intolleranze alimentari -, american breakfast, farro della Garfagnana, cioccolateria, quiche lorraine e club sandwich e molto altro. Tutti i cibi vengono realizzati sotto la supervisione dello chef Paolo Franchi.

Viviana Musumeci ha intervistato Nicola Gisonda.

V.M.: Come è nato un concept come la Corsia del Giardino?

N.G.: Era un’idea che avevo da anni come utente. Parlando della piazza di Milano a tutt’oggi mancano gli esercizi che abbiano una proposta simile alla nostra: funzionale, bella, curata sia nell’aspetto food, sia negli elementi. Volevo un concept a 360° e una proposta economica in linea con altri posti che hanno una proposta in termini economici più bassi. Abbiamo costi e investimenti maggiori, ma studiando le cose in una certa maniera riusciamo a ottimizzare. Di fatto, abbiamo un’offerta da ristorante al costo di bistrot. Se proponessimo un prodotto più scadente avremmo dei margini più alti, ma abbiamo abbassato i margini per garantire un ambiente di un certo tipo.  Si è creata un’autoselezione.

V.M.: Come si inserisce la pasticceria all’interno del bistrot?

N.G.: Nasce con l’idea di dare al cliente una proposta dolci di qualità. Noi non rivendiamo un prodotto, ma affittando un corner vendiamo prodotti pasticceria a marchio Staccoli. Il cliente, in questo modo, sa che gli offriamo pasticceria Staccoli, sa che può consumarli all’interno del bistrot oppure li può acquistare.

V.M.: Come è organizzata la vostra offerta?

P.F.: In menu , di norma, due primi, due secondi, due/tre piatti tiepidi, più piatti freddi – salumi, insalate da preparate sul momento e componibili di volta in volta -. Vale anche per i panini e i club sandwich. La proposta dei piatti è completa, ma volutamente non ampissima. In una settimana non si mangia mai la stessa cosa perché cambiamo menu ogni settimana, La proposta è sempre rinnovata.

V.M.: Come vengono scelti gli elementi?

P.F.: E’ lo chef ad occuparsi dell’acquisto delle materie prime che sono di ottima qualità.  I prodotti sono semplici, legati alla stagionalità, e dato che sono già buono, sono di per sé ottimi per fare un buon piatto.

Fonte: VM-Mag