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Wallis Simpson, arti e mestieri della Duchessa di Windsor

November 25, 2019 Leave a comment
Wallis_Simpson_cecil-beaton-1937
Quando Mohammed Al-Fayed, ricevette in concessione dal comune di Parigi lo “Château” dove avevano vissuto i Duchi di Windsor, la grande dimora con quattordici camere si levava tetra e desolata ai margini del Bois De Boulogne. Il grigio edificio ottocentesco, circondato da un’altissima recinzione e da un giardino oramai inselvatichito, si stagliava lugubre sul cielo autunnale; anche i suoi interni erano gelidi come una camera mortuaria. Nonostante la Duchessa fosse morta solo da pochi mesi, dopo un’infinita agonia, sembravano trascorsi secoli da quando organizzava le sue famose cene a lume di candela, con i domestici in uniforme reale e gli addobbi floreali vaporizzati con Diorissimo per renderne il profumo più inebriante. La malinconia di un passato irrimediabilmente svanito era accentuata dagli oggetti degli ex occupanti rimasti esattamente al loro posto: sui mobili, accanto alle preziose collezioni di porcellane di Meissen, erano posati portaritratti con fotografie dei reali con dedica; sui divani erano abbandonati i cuscini ricamati dalla Duchessa con i musetti dei suoi adorati carlini; sul letto sormontato dallo stemma reale, dove il Duca morì nel 1972, sembrava attenderlo ancora un pupazzo vestito da spazzacamino cui era affezionatissimo. Negli armadi, come angoscianti reliquie, erano riposti altri effetti personali: ecco, nel guardaroba del Duca, i suoi preziosi kilts, i dinner jackets e le calzature sportive (alcuni pezzi risalenti addirittura agli anni ’20); in quello di Wallis i suoi raffinatissimi abiti da sera, le centinaia di paia di scarpe (nutriva un vero e proprio feticismo, in una sola volta ne acquistò cinquantasei paia) e le pellicce – tra cui una di zibellino russo lunga fino a terra – disegnate per lei da Maximilian, il più famoso pellicciaio di New York. In mezzo ai malinconici reperti del passato spuntò persino una piccola scatola bianca, chiusa con un nastro di seta e segnata con una data e una scritta: “3 giugno 1937- A piece of our wedding cake”. Al suo interno un pezzo rinsecchito della torta di nozze della coppia più chiacchierata del secolo: Edoardo VIII d’Inghilterra e Wallis Simpson.
Wallis Simpson fu un personaggio inafferrabile e complesso. Persino dal punto di vista estetico il suo fascino aveva qualcosa di enigmatico. Il fotografo Cecil Beaton, che la ritrasse più volte, la definì “une belle laide “, una “bella brutta”. Il suo aspetto, in effetti, non rientrava nei consueti canoni di bellezza, ma rivelava particolari poco signorili: un fisico un po’ mascolino e ossuto, piedi grandi e piatti che quando camminava sui tacchi non le conferivano esattamente un’aria aggraziata, naso e mento un po’ troppo sporgenti…. Eppure lei sapeva valorizzarsi al massimo con dettagli eccentrici e abiti che esaltavano i suoi punti di forza; era dotata di un talento inimitabile per lo stile, cosa che la rese una delle donne più eleganti del suo tempo e le consentì di lanciare molte mode, come quella dei vestiti da sera a collo alto, perfetti per la sua figura androgina con poco seno. Fu coniata, legata a lei, addirittura una tonalità di colore, detta Blu Wallis. Edoardo VIII fu talmente soggiogato dal fascino di questa americana dall’aria vagamente orientale e dalla battuta pronta da rinunciare per lei al trono d’Inghilterra, con uno scandalo che non ebbe precedenti. La sua passione non scemò neppure con il passare degli anni, quando l’aspetto di Wallis peggiorava.
Nata a Baltimora nel Maryland da una famiglia benestante Wallis era rimasta orfana di padre ancora bambina. Cresciuta in un clima di cupa indigenza, senza mai possedere una vera casa, aveva vissuto dell’ospitalità di parenti che la disprezzavano. Tra questi la nonna paterna, Mrs Warfield, una donna rigida e severissima che passava le giornate leggendo la Bibbia vestita a lutto. La madre Alice, che si era sposata per amore senza considerare gli aspetti economici dell’unione, era terrorizzata che la figlia facesse il suo stesso “errore” e si sforzava in tutti i modi perché la ragazza avesse un’educazione e un portamento che le consentissero di realizzare un buon matrimonio. Nell’educarla rasentò la crudeltà: se Wallis si comportava in modo poco “aristocratico” lei la sculacciava con una spazzola; se pronunciava una frase sbagliata, le lavava la bocca con il sapone; per costringerla a imparare a nuotare l’aveva gettata vestita in piscina. Le cuciva lei stessa abiti ”alla moda” e cercò sempre di inculcarle il gusto per il lusso e la stravaganza. Proprio per staccarsi dalla madre la giovane Wallis contrasse due matrimoni, entrambi sbagliati.
Il primo con Winfield Spencer, comandante di una base navale in Florida: costui si rivelò un alcolizzato e un violento che la picchiava e la chiudeva in bagno o la legava al letto lasciandola lì anche per un’intera giornata per andare a bere. Quando fu di stanza ad Hong Kong, la trascinava nei postriboli locali che frequentava, costringendola ad assistere ai suoi incontri con prostitute. Wallis lo lasciò. Si trasferì a Shangai, poi a Pechino. Molti misteri circondano questo periodo: ma si dice che fu allora che cominciò – forse lavorando, per mantenersi, in qualche casa di piacere – a padroneggiare una tecnica amatoria che negli anni a venire, quelli della sua ascesa sociale, destò non pochi pettegolezzi: era chiamata “il giochetto cinese”. Se ne favoleggiava persino negli ambienti diplomatici inglesi, descrivendola come “la stretta cinese della Duchessa”.
Il secondo marito, Ernest Simpson, era invece un ometto insignificante, non ricco ma abbastanza cosmopolita. Si stava trasferendo a Londra e per Wallis – che forse in cuor suo già mirava a un incontro con il principe di Galles – questo risultò decisivo. Partì con lui e si sposarono a Chelsea. Fu un matrimonio noioso, costellato di piccole economie, ma potettero permettersi una casa e dei domestici. Wallis fece del suo meglio per sembrare più inglese e per ristrutturare con gusto la loro abitazione. Entrambi subivano il fascino dei reali; per cui quando lei incontrò il principe di Galles a una festa, Ernest fu talmente entusiasta della relazione della moglie con il re d’Inghilterra da incoraggiarla fino a rendersi ridicolo.
Il rapporto del futuro re d’Inghilterra con questa misteriosa divorziata americana scatenò invidie feroci e crudeli maldicenze. Quando, nel 1936, Edoardo VIII salì al trono, resistette solo trecentoventidue giorni: alla fine abdicò per sposarla, spiegando con un discorso alla nazione che “gli era impossibile governare senza il sostegno della donna che amava”. La gente comune odiò ferocemente questa borghesuccia “infiltrata” che, con oscure malie, sottraeva alla Gran Bretagna il suo sovrano; capitava addirittura che qualcuno la avvicinasse per strada per insultarla. Anche nella buona società inglese, coloro che erano diventati semplicemente “i Duchi di Windsor”, furono da quel momento considerati due paria: nonostante il loro stile di vita grandioso era difficile trovare qualcuno che andasse a cena con loro. Cominciarono perciò i frenetici pellegrinaggi della coppia in giro per il mondo: New York, Palm Beach, la Costa Azzurra, le Bahamas (dove il Duca fu governatore per cinque anni). Poi Spagna, Portogallo, infine la Francia. Furono decenni di viaggi continui, in cui si spostavano con un seguito di duecento valigie e un piccolo esercito di servitori, comprese alcune cameriere che si occupavano degli odiosi carlini. Presero a frequentare ossessivamente il jet-set internazionale, di festa in festa, come nel tentativo di colmare una vertigine di vuoto. C’era qualcosa di disperato in questa loro smania mondana. Fotografati ovunque, presi di mira dalla stampa scandalistica, erano sempre nell’occhio del ciclone. Si sparlò a lungo delle loro frequentazioni vicine all’ambiente nazista, dei loro eccessi nel bere, della loro promiscua vita sessuale. Negli Stati Uniti , Scotty Bowers, un ex marine e gigolò, raccontò di come i Duchi lo incaricassero di procacciare loro svariati partners per incontri di sesso; in questi frangenti pare che il Duca prediligesse i maschi, mentre Wallis si scatenava in rapporti lesbici che considerava estremamente appaganti. Nel 1955 la duchessa, già cinquantacinquenne, si infatuò di Jimmy Donahue, un giovane dandy omosessuale, erede dell’immensa fortuna dei Woolworth, e lo frequentò assiduamente. Li si notava far baldoria e flirtare senza remore in tutti i locali di New York. Edoardo ne soffrì moltissimo. Donahue era un personaggio volgare, sadico, drogato, uscito da un pesante scandalo grazie agli appoggi della famiglia (durante un festino gay, ubriaco, aveva evirato con un rasoio un giovane militare addormentato). Amava raccontare in giro che “nessuno fa i pompini come la Duchessa di Windsor.” E aggiungeva: “Ma dormire con lei è come dormire con il vecchio marinaio di Coleridge”. Finì suicida pochi anni dopo. Lei rimase sconvolta dalla sua morte. Wallis era sempre magrissima, costantemente a dieta (forse anoressica) e superbamente elegante. Edoardo la copriva di gioielli incredibili che divennero parte della sua leggenda: memorabili i pezzi unici disegnati per lei da Cartier e da Van Cleef & Arpels, lo splendido diamante giallo (che indossava solitario, per renderne l’effetto ancor più spettacolare), la collezione di rubini birmani e The Doochess’ Big Ice, un brillante incredibile da cinquanta carati. Ma, pur essendo considerati maestri di sfarzo e di stile, i Duchi erano tirchi e fondamentalmente ignoranti; mai fu visto un libro nelle loro mani.
Con il passare degli anni un’aura di tragica malinconia circondò questa coppia di forzati della mondanità: nelle fotografie li si vede barcollare da un night all’altro, sfatti, ubriachi, con il volto cereo e lo sguardo perso, persino grotteschi. Il viso della Duchessa appare innaturalmente stirato dai lifting.
Quando Edoardo muore a 78 anni, rapidamente consumato da un tumore alla gola, la Duchessa precipita nella vecchiaia, nella solitudine, nell’abbandono. Quando perde il Duca, Wallis capisce di aver perso tutto. Vaneggia, mangia sempre meno, tracanna vodka da boccali d’argento…
I suoi ultimi anni furono atroci. Dopo alcuni ricoveri ospedalieri per una frattura all’anca e un’ulcera perforante, viene segregata nella sua enorme dimora parigina. Il suo tutore, l’avvocato Suzanne Blum è una vecchia orribile, tirannica, morbosa, che le preclude qualsiasi contatto con il mondo esterno. Wallis è costretta a letto per dieci anni, in un silenzio tombale: intubata, completamente paralizzata, nutrita attraverso una sonda nasale, abbandonata da tutti.
Alla fine si rattrappì, divenne piccola e scura, probabilmente per una disfunzione epatica. L’ultimo che la vide – un barone austriaco suo carissimo amico che si introdusse in casa di nascosto – rimase impietrito: “Giaceva nel letto priva di conoscenza, sembrava una piccola prugna avvizzita e nera…”
Il 24 aprile 1986, all’età di novant’anni, sfinita, si spense. E fu finalmente libera.
Il suo corpo fu inumato accanto a quello del Duca nel mausoleo reale di Frogmore.
L’anno seguente i suoi leggendari gioielli furono battuti all’asta da Sotheby’s per la cifra straordinaria di oltre cinquanta milioni di dollari.
Nel 1997, con un’ultima asta, sono venduti tutti gli oggetti dei Windsor custoditi nella grande casa parigina: quarantamila pezzi, tra mobili, collezioni, ritratti, abiti, argenti, fotografie… Ogni cosa viene dispersa, anche il più piccolo ricordo.
Foto: Wallis Simpson fotografata da Cecil Beaton- 1937
By. Paolo Schmidlin
Fonte: Amedit

Odyssée de Cartier, foulard in twill di seta

November 21, 2013 Leave a comment

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Tutto lo spirito Cartier in un foulard. Colori e motivi tessuti sulla scia dell’immaginario della Maison, in seta morbida e pregiata con orli realizzati a mano. Un accessorio dalle finiture perfette. Twill (100% seta). Dimensioni: 90 x 90 cm. €330,00

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Cartier, anelli esclusivi

June 14, 2013 Leave a comment

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Dopo aver parlato molte volte degli anelli di lusso di casa Cartier, da ormai anni sinonimo di bellezza ed esclusività, eccoci con questo nuovo articolo in cui riveleremo i prezzi dei 4 modelli più esclusivi e rischiesti del marchio francese.
Trinity Black & White – Composto dal meraviglioso intreccio di 3 materiali di grande ricercatezza: oro bianco 18 carati, platino 950 e ceramica, è abellito da uno sfavillante pavè di diamanti. – 10.600 euro
Solitaire Trinity – Dalla storica linea dei tre ori di Cartier, il Solitaire nasce dall’unione di oro bianco, oro giallo e oro rosa con un diamante centrale a taglio brillante da 0,23 carati. – 2.400 euro
Love – Dalla linea più giovanile di casa Cartier, l’anello Love si presenta con una base interamente in oro rosa 18 carati impreziosita da un pavè di diamanti. – 5.950 euro
Decoro C Cartier – Uno degli anelli più ricercati di casa Cartier, si contraddistindue per le due C che mostrano l’iniziale del marchio. Disponibile in varie versioni con prezzo a partire da 3.840 euro.

Fonte: GoLook.it

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Cartier, riapertura stagionale della boutique a Porto Cervo

May 20, 2013 Leave a comment

cartier porto cervo

Riapre il 16 maggio la boutique Cartier a Porto Cervo in via La Passeggiata, lungo la strada consacrata allo shopping più lussuoso. Cartier, fedele alla propria tradizione, propone alla sua esigente clientela della Costa Smeralda uno scrigno ideale dove scoprire le nuove collezioni insieme a pezzi unici d’eccezione.

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Cartier, pochette stelle notturne in pelle e oro

October 22, 2012 Leave a comment

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Lacca, guillochage, tessuti preziosi o lavorazione pavé: Cartier è maestro d’eccellenza nell’arte della pelletteria. Pelle di vitello in vernice, pelle di elaphe. Stelle notturne e oggetti del desiderio, le borse da sera. Cartier sono dimostrazione di un  savoir faire d’eccezione. Corrispettivo di €1.320,00.

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Cartable Marcello de Cartier, nuova borsa in pelle da Cartier

July 30, 2012 Leave a comment

Questa nuova borsa di lusso della maison Cartier arriva per deliziare tutte le donne più esigenti che già stanno pensando ai loro prossimi abbinamenti invernali.
Prende il nome di Cartable Marcello de Cartier ed è una borsa friendly chic che arriverà sul mercato nel mese di novembre, con l’obbiettivo di diventare un must per le donne più attente al loro stile.
Il design di questa borsa Cartier è ispirato a quello delle borse usate dalle universitarie, anche se l’uso per cui è stata pensata riguarda esclusivamente la città; è da considerare, però, che le sue dimensioni la rendono adatta alle più svariate esigenze.
Disponibile in diverse colorazioni, ovvero rosso, nero e tabacco, la borsa Cartable Marcello de Cartier può essere usata anche come tracolla e può essere chiusa rapidamente con un click, grazie alla linguetta con chiusura d’accaio, molto solida e confortevole.
Ancora nessuna informazione sul prezzo e sulla referenza; non ci resta che attendere il mese di novembre per poterla trovare nelle migliori boutique della prestigiosa maison.

Fonte: GoLook.it

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“Mon Diamant par Cartier”, applicazione per iPad Apple di Cartier

July 27, 2012 Leave a comment

Cartier, grande Maison gioielliera francese, La invita a scoprire su iPad le sue collezioni di anelli di fidanzamento e di fedi nuziali. Scopra anche “Mon Diamant par Cartier”, un servizio a misura dei Suoi sogni che Le consentirà di creare un anello unico. Crei il Suo solitario Cartier: selezioni il modello che preferisce, poi scelga il diamante che illuminerà il Suo anello Cartier. Un anello unico, montato esclusivamente per Lei.

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Cartier, new Tank Anglaise Collection

June 23, 2012 Leave a comment

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Discover the new Tank Anglaise Collection.The Cartier brothers wasted no time in setting out to conquer the world.Paris, London and New York. 1847, 1902 and 1909. The entire Cartier back catalogue is coloured by this quest to open up to the international stage. The story of the House’s iconic Tank watch typifies the pattern: following in the footsteps of the Tank Américaine and Tank Française, the Tank Anglaise was a logical progression. The Tank Anglaise watch is available in three ladies’ and men’s sizes in three colours of gold.
Tank Anglaise watch, large model
18K pink gold case, nonagonal crown set with a sapphire, sapphire crystal, sapphire back, flinqué, silvered and lacquered dial, roman numerals, blued steel sword-shaped hands, 18K pink gold bracelet, workshop-crafted mechanical movement with automatic winding
calibre Cartier 1904MC, calendar aperture at 3 o’clock,water-resistant up to 30metres. Case
dimensions: 36.2 x 47 mm, thickness: 9.82 mm.
Tank Anglaise watch, medium model
Case in 18-carat rhodium-plated white gold. Case dimensions: width: 29.8 mm; height: 39.2 mm; thickness: 9.5 mm. Middle set with brilliant-cut diamonds. Dial in 18-carat rhodium-plated white gold, set with brilliant-cut diamonds. Glass: sapphire. Water-resistance: 30 metres / 100 feet / 3 bars. Bracelet in 18-carat rhodium-plated white gold, set with brilliant-cut diamonds. Clasp in 18-carat rhodium-plated white gold. Self-winding mechanical movement, calibre 076. Total: 13.3 carats.
Tank Anglaise watch, small model
Case in 18-carat pink gold. Case dimensions: width: 22.7 mm; height: 30.2 mm; thickness: 7.19 mm. Middle set with brilliant-cut diamonds. Flinqué dial, lacquered silver.
Glass: sapphire. Water-resistance: 30 metres / 100 feet / 3 bars. Bracelet in 18-carat pink gold. Clasp in 18-carat pink gold. Quartz movement, calibre 057. Total: 0.8 carats.
Tank Anglaise watch, medium model
18K rhodiumized white gold case set with brilliants, nonagonal crown set with a brilliant, sapphire crystal, flinqué, silvered and lacquered dial, roman numerals, blued steel swordshaped hands, 18K rhodiumized white gold bracelet, mechanical movement with automatic winding calibre Cartier 077, calendar aperture at 3 o’clock, water-resistant up to 30 metres. Case dimensions: 29.8 x 39.2 mm, thickness: 9.5 mm.
Tank Anglaise, small model
18K pink gold case, nonagonal crown set with a sapphire, sapphire crystal, flinqué, silvered and lacquered dial, roman numerals, blued steel sword-shaped hands, 18K pink gold bracelet, quartz movement calibre Cartier 057, water-resistant up to 30 metres.
Case dimensions: 22.7 x 30.2 mm, thickness: 7.19 mm.
Tank Anglaise watch, large model
Case in 18-carat rhodium-plated white gold. Case dimensions: width: 36.2 mm; height: 47 mm; thickness: 9.82 mm. Middle in 18-carat rhodium-plated white gold middle. Flinqué dial, lacquered silver. Glass: sapphire. Water-resistance: 30 metres / 100 feet / 3 bars. Bracelet in 18-carat rhodium-plated white gold. Clasp in 18-carat rhodium-plated white gold. Self-winding manufacture mechanical movement, calibre 1904 MC

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Cartier, nuova collezione Juste un Clou

April 12, 2012 Leave a comment

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La prestigiosa maison Cartier, presenta una nuova linea di gioielli all’insegna della linfa del passato: il nome della nuova collezione è Just un Cloe.
Questa nuova linea di gioielli preziosi è stata disegnata dal gioielliere Aldo Cipullo, il quale l’ha già presentata per la prima volta negli anni 70′ per poi ripescarla oggi con una linea più moderna, dove le forme affusolate ed i materiali più preziosi formano un mix di grande eleganza.
La linea Just un Cloe si divide in anelli e bracciali: la loro forma è ispirata, come si può ben vedere, da un chiodo attorcigliato, sulle cui estremità ci sono spesso pietre preziose e rifiniture di grande impatto.
Per altre informazioni su queste nuove creazioni di casa Cartier, basta visitare il sito cartier.it

Fonte: GoLook.it

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L’Odyssée de Cartier, eleganza creativa di Cartier

Il film é diretto da Bruno Aveillan, il quale ha coinvolto un team di 60 persone, senza considerare i 50 designer che ne hanno curato esclusivamente la parte degli effetti speciali. L’Odyssée de Cartier ha inizio… Una sontuosa pantera incastonata di diamanti, zaffiri, onice e con occhi di smeraldo si sveglia nella notte parigina, esce dal possente salone della Maison in Rue de la Paix e inizia il suo viaggio incantevole. Lei è Cali, nel suo cammino cinematografico si alternerà con le altre pantere Tiga e Damou, ed si impone come guida in questo viaggio iconico e indimenticabile, sottolineo unico nel suo genere,  narrante l’incantevole eleganza creativa del mondo orologiero e della haute joaillerie della maison Cartier. Attraversa tutta Place Vendôme, i tetti del Grand Palais, salendo sulle ali del ’14-bis’, il famoso aeroplano costruito nel 1906 da Alberto Santos-Dumont, celebra l’indissolubile legame con la Russia percorrendo la città di San Pietroburgo ammantata sotto una favolistica coltre di neve, trionfa l’amore per l’India ricreando un palazzo indiano di tipica ispirazione Moghul, all’interno del quale un meraviglioso albero interamente guarnito da diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi, si trasforma magicamente in alcuni gioielli tra i più iconici che hanno segnato la storia della gioielleria Cartier, tra i quali il collier Tuttifrutti, nonché i sontuosi monili adornanti le vesti sontuose dei Maharajah, ed inoltre pavoni, coccodrilli e bouquet floreali. La pantera avanza imperterrita mentre il dragone immortale dorato Lung la fronteggia suggellando  il solido legame con la Cina e l’Oriente per antonomasia, una strepitosa liaison che influenzò l’opera artistica di Cartier, ricordando in particolare il lancio della collezione Bestiaire con il primo bracciale chimera nel 1922. Una figura femminile funge da fil rouge alla magia armonia d’insieme sottolineando la scena finale: una splendida Shalom Harlow incarna lo spirito seducente, elegante, sovrano e brado della donna Cartier indossando un sublime abito rosso curato nei dettagli dalla stylist cinese Yiqing Yin, gli amabili orecchini ‘Monica’ provvisti di perle, il meraviglioso  solitario con diamante di 13.4 carati e un bracciale di alta gioielleria ‘Pantera’ di enorme bellezza realizzato in platino con diamanti, onice, smeraldi e grande berillo verde di 51.58 carati.

Marius Creati

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