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Fès e il suo Festival di Musica Sacra

June 2, 2011 Leave a comment

Fès, splendida e ospitale, non lascia trasparire immediatamente i suoi segreti. Dalle sommità delle sue colline dove sembrano dormire le tombe della necropoli merinide, si estende un mare di tetti tenuti  alti dai muri colorati dalla luce, fermi, stabili, dietro al loro anonimato di patrimonio che non chiede altro che tempo per svelarsi ai viaggiatori. Fès, che fu per secoli la capitale politica e intellettuale del Marocco, è ora un centro di incontri e di scambi. Nelle cronache storiche si racconta che Silvestro II (Gerbert d’Aurillac), Papa dal 999 al 1003, soggiorno nella sua giovinezza per compiere degli studi che gli diedero l’opportunità di  introdurre le cifre arabe in Europa. Maimonide, medico e filosofo ebreo, insegno’ alla prestigiosa Università  Qaraouine. L’opera di questo filosofo è una meravigliosa illustrazione della simbiosi della cultura giudeo-islamica che prevalse in Andalusia e trovo’ un eco simile a Fès. Il Festival di Musiche Sacre del Mondo, creato nel 1994, si iscrive nella tradizione dei sapienti, degli artisti e nella spiritualità della città.  Il Festival di Fès venne proclamato dall’ONU, nel 2001, come uno degli avvenimenti più importanti e fondamentali per il dialogo delle civiltà. Parallelamente al Festival, si è svillupato un réseau internazionale  di sostegno e di mediatizzazione; è nata cosi’ negli USA l’Organizzazione “Spirit of Fès” che organizza ogni due anni un programma del Festival e degli Incontri di Fès attraverso 20 città americane.  Una tournée venne organizzata durante il mese di ottobre e novembre 2006 in diverse città americane con un concerto finale al Carnagie Hall di New York. La diffusione, attraverso queste manifestazioni, dello “Spirito di Fès”, è servito ad irradiare cultura e interscambio in diversi luoghi del mondo.

Molte altre città come Milano, Londra o Madrid, hanno voluto un interscambio con Fès, per prolungare il messaggio del Festival e degli Incontri di Fès, in primis per creare un dialogo di spiritualità attraverso la musica, creando una cultura di pace favorita da una mondalizzazione pluralista, rispettosa dei valori etici e religiosi.  Il filo d’Arianna che attraversa tutta la programmazione del Festival di Musiche Sacre di Fès, quest’anno, nelle sue diverse declinazioni, è quello della creazione e dell’innovazione. Nel corso di una avventura che festeggia quest’anno i 17 anni del Festival, l’impressione che si ha di questa manifestazione è che abbia raggiunto progressivamente la sua età matura. Non è soltanto un luogo dove si consuma della cultura ma è quello della creazione e dell’esperienza, con la complicità di artisti importanti  per scoprire insieme l’Oriente e l’Occidente.  Lo “Spirito di Fès” diventerà una sorta di label dove si ritroveranno le tracce e i ragionamenti dei differenti paesi del mondo. Il Forum, una “Davos spirituale”, è un luogo privilegiato per osservare il mondo in mutazione che apporta dei nuovi  sguardi emananti culture e saggezze, insieme alla serenità e alla comprensione. E’ stato ben capito  lo “spirito di Fès”, anch’esso in perenne evoluzione, segno tangibile di una vitalità e di una capacità che continua a sorprendere ad ogni  tappa delle sue nuove esplorazioni  sociali, intellettuali o artistiche della nostra cultura.

Fonte: My Amazighen

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Dakhla, terra di nomadi e marinai

May 11, 2011 Leave a comment

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All’estremità del Reame, a 30 km appena dal Tropico del Cancro (come l’Havana e le Hawaii), a due passi dalla frontiera mauritania, coabitano due immensità che sembrano agli opposti ma che si amalgamano e si nutrono l’una dell’altra. Due mondi che si dividono nomadi e marinai, due orizzonti separati da un appendice di roccie e di sabbia. La penisola di Dakhla, territorio in parte vergine dalla bellezza fragile, è all’alba di un abbellimento turistico annunciato, nella sua baia paradisiaca là dove le sabbie sahariane incontrano l’Oceano Atlantico. Da queste nozze memorabili è sorto un luogo di stupefacente bellezza e diversità dove regna sia in estate che in inverno un clima unico e raro.  Resoconto di un viaggio.

Sulla punta meridionale della baia del Rio de Oro si stacca la silhouette dell’antica città di Villa Cisneros, fondata nel 1884. Oggi la capitale amministrativa ed economica della Regione Oued Eddahab – Lagouira non è più un posto di frontiera avanzato del Maghreb, scalo certificato di malfattori e gente disporco commercio, in transito verso l’Africa subsahariana. Dopo la fine del Protettorato spagnolo nel 1976, Rabat ha largamente investito in questa terra sahraoui. La stabilità politica, i vantaggi fiscali, le Società e le infrastrutture moderne, hanno attirato investitori, popolazioni di pescatori, di nomadi, di contadini, di “immigrati” arrivati qui dal nord, sviluppando intense attività come il nuovo porto di pescacommerciale, attività legate al turismo e servizi. In pochi anni la piccola città orizzontale e bianca, dalle stradine piene di sabbia,è mutata, indossando l’abito della festa. Se dei quartieri interi, una cornice pedonale e delle grandi piazze hanno visto la luce, lo charme di certe strade spagnoleggianti  dimora indisturbato e magico, da sempre. Al crepuscolo la città si anima di gente festante, che tira tardi nella magica notte dei suoi quartieri by nightaffacciati sulla laguna. Il successo di questa Regione e di questa città è imperativamente dovuto e composto da unecosistema di una ricchezza e di uno splendore rari, che abbina il piacere dell’acqua ad un entroterra scenograficofatto di dune aride e superbe. Se la baia di Dakhla, che beneficia di condizioni climatiche ottime, con temperature che variano tra i 15 e i 25° durante tutto l’anno, puo’ promettere meraviglie ai suoi visitatori è per via del suo santuario ecologico classificato con diversi titoli: Zona umida d’importanza mondiale (Ramsar), Zona importante per la conservazione degli uccelli migratori (Zico), Sito di interesse biologico ed ecologico (Sibe). Una fauna e una avifauna eccezionale composta di aquile reali, falchi, anatre, iene striate, gazzelle, fennec, fenicotteri rosa, cormorani, per un totale di oltre 600.000 uccelli che ogni anno fanno scalo durante le loro lunghe migrazioni,  a cui si aggiungono delfini, balene, tartarughe marine, granchi violinisti, e una delle ultime colonie al mondodella foca monaca, che ha trovato rifugio nelle grotte a sud della penisola. Un miracolo di vita, in barba alla pressione demografica, che concilia gli appettiti dei promotori immobiliari, lo sviluppo economico, il progresso sociale, la crescita costante del turismo e il rispetto per l’ambiente. Dakhla è situata sullastessa latitudine delle Hawaii ed è considerata dagli specialisti il secondo spot al mondo per la pratica degli sport d’acqua. Con un litorale immacolato, venti costanti dai20 ai 35 nodi, un mare piatto e calmo sulla baia, la perla del Grande Sud è un terreno di gioco per il surf, il kitesurf, il windsurfecc..sport in voga che ogni anno danno luogo ad una prestigiosa competizioneinternazionale. Un sito ideale per gli amanti del bird-watching, dei mammiferi marini, della pesca sportiva. Senza dimenticare che come Casablanca, Agadir, Tarfaya o Novadhibou, l’antica Villa Cisneros fu negli anni ’20 una delle tappe mitiche dei pionieri dell’Aéropostal; piloti eroici che consegnavano i corrieri, mettendo a repentaglio la propria vita, da Tolosa a S.Louis del Senegal, sino all’America Latina. Se i Super Puma hanno oggi sostituito le antiche Latécoère, gli splendori che Mermoz, Saint-Exupéry o Guillaumet hanno ammirato dai loro aerei sono rimasti quasi intatti.

Fonte: My Amazighen

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Figuig, un oasi pre-sahariana in Marocco

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All’estremità est del Marocco, nel cerchio montagnoso dell’Alto Atlas orientale, a nord del Sahara, si trova una delle più antiche città del Marocco: Figuig. Un oasi dal paesaggio meraviglioso che rivendica un aura planetaria: l’iscrizione al Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Situata a 368 km a sud di Oujda e a 7 km dalla città algerina di Beni Ounif, Figuig appartiene alla parte più orientale del reame. Per gli storici arabi, il suo nome deriva da “fej”, per gli amazigh “Ifyyey” (falesia), derivazione del verbo amazigh “afey” (correre), che indica il passo cadenzato dei marciatori che discendono una falesia. Le due espressioni (fej e ifiyyey) evocano  in ogni caso un rilievo montagnoso. In effetti, Figuig è un luogo perduto nel mezzo delle montagne che costituiva nelle epoche una “cintura di sicurezza”. Mura naturali contro i nemici ma allo stesso tempo contro l’avanzata del deserto, senza dimenticare la riserva d’acqua pluviale che costituisce la catena dell’Alto Atlas. A nord-est di Figuig, si alzano i monti Jebel Himour (1168 mt) e Krouz (1647 mt), mentre a sud si erge il Jebel Jermane (1047 mt) e Sidi Youssef (1065 mt). Questi luoghi montagnosi donano a Figuig un clima particolare. La colonnina del mercurio varia tra i 3° e 5° in inverno e intorno ai 41° in estate. Si tratta di un clima semi-arido mediterraneo che, nell’oasi di Figuig, puo’ sorprendere per la sua freschezza e la sua dolcezza. Chi pensa all’oasi, ambiente marcato da una forte desertificazione, pensa generalmenteai palmeti della regione. Le 190.000 palme da datteri di Figuig fanno si che questo luogo sia uno dei più belli del Marocco, abitato già dal Neolitico. Durante tutta la sua storia, ebrei, cristiani e musulmani si sono succeduti in questa località. Dopo la conquista da parte dei vandali, nel 429 D.C., Figuig entro’ in un periodo di forte predominanza cristiana sino alla famosa battaglia di Yarmouk (636), che vide le armate musulmane prendere il potere sull’impero bizantino, aprendo le porte alla conquista dell’Africa del nord. Figuig divenne quindi musulmana, grazie anche ai suoi cristiani di Al Qods,che si convertirono all’Islam. Figuig, musulmana, evolverà sotto il controllo delle differenti dinastie. Gli Almoadi, diretti da Yacoub El Mansour Al Mouahidi, occuparono la città nel VI° secolo dell’Hegira, verso il 1200. Nel 1061 dell’Hegira (1651) sotto il regno degli Alaouiti, il sultano Mohammed Ben Sherif ingaggio’ una delle battaglie più feroci che conobbe l’oasi. Un oasi che conobbe anche l’assalto delle truppe del generale Ferdinand Marie O’Connor che tiro’ 600 colpi di cannone sullo ksar Zenaga, distruggendo case e coltivazioni di datteri, il 9 giugno 1903, in pieno periodo della colonizzazione francese. Dopo l’indipendenza del Marocco, nel 1956, e dell’Algeria nel 1962, i due vicini si lanciarono in una “guerra di sabbie” che costo’ immense superfici di terre e di palmeti ai figuigis. Gli abitanti di Figuig sono in maggioranza amazigh: tribù degli Zenata e Sanhaja. Gliebrei, molto attivi nelle attività economiche, lasciarono la regione negli anni ’50, con destinazione America del nord, Europa e Israele. Gli arabofoni di Figuig, che arrivarono nel XVIII° secolo, contano come discendenti iChourafa e gli Almoravidi, che abbracciarono la cultura locale. GliHarratine, antichi schiavi liberati, oltre ai Garamantes, neri non schiavizzati che vivevano in Africa del nord, sono ancora presenti oggi a Figuig. Si presume che ancora oggi, sicuramente nel passato, la famiglia e il lignaggio determina il ruolo e il posto di ognuno nella società, anche tra le istituzioni religiose tradizionali come la Zaouia e la Jmaâ. La Zaouia raggruppa gli adepti di una tendenza religiosa e costituisce una sorta di università che dispensa insegnamenti i fedeli. Delle grandi zaouia maghrebine, come laTijania, la Qadiria o ancora la Boutchichia, presenti a Figuig. Altre zaouie locali sono molto influenti come quella di Sidi Abdel Jabbar, Sidi Abdel Ouafi o ancora quella di Sekkouna. La Jmaâ, assemblea che è costituita da rappresentanti di ogni lignaggio si trova in uno Ksar (palazzo o castello in arabo). Lo Ksar designa un agglomerato di abitazioni raggruppate in uno spazio chiuso, circondato da mura fortificate e presenta ai lati delle torri di sorveglianza. Figuig conta sette grandi Ksour: Laâbidate, Lamaïz, Hammam Foukani, Hammam Tahtani, Loudaghir, Ouled Slimane e Zenaga, il più grande. Questi spazi accompagnano ancora oggi la vita economica di Figuig, che è diventata una provincia. L’agricoltura, in primis la coltura del dattero e dell’olivo,  costituiscono il polmone economico di Figuig insieme al turismo, all’artigianato e all’allevamento. Figuig, provata dalla chiusura delle frontiere tra il Marocco e l’Algeria, spera di rifarsi sul piano turistico e patrimoniale, coltivando un sogno: far parte dei siti classificati comePatrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. L’11 marzo scorso, la città di Figuig ha fatto ll suo show alla sede dell’UNESCO a Parigi. L’obiettivo è stato quello di poter essere iscritta nella lista dei siti classificati. Figuig gioca la carta dellasua architettura di oasi pre-sahariana che la caratterizza e che non trova similitudini in nessuna parte  del Marocco. Prima di accedere a questa lista mondiale, Figuig dovrà avere la classificazione nazionale di patrimonio. Otto sono i siti marocchiniclassificati: la Medina di Fès (1981), la Medina di Marrakech (1985), la città storica di Meknés (1997), la medina di Tétouan (1997), il sito archeologico di Volubis (1997), la medina di Essaouira (2001), la città portoghesedi Magazan (El Jadida, 2004), la place Jemaa El Fna di Marrakech (2001) e il Moussem di Tan Tan (2005). Il Marocco, ad oggi, ha richiesto l’ingresso nella lista della torre Hassan, Taza e la sua grande moschea, la moschea di Tinmel, il sito diChellah, il Parco naturale di Talassemtane e il parco nazionale di Dakla.

Fonte: My Amazighen

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Tangeri, inaugurato il nuovo stadio di calcio

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Il nuovo stadio di calcio di Tangeri, la cui costruzione ha richiesto un investimento di oltre 76 milioni di euro, è stato ufficialmente inaugurato martedi’ sera dal ministro della Gioventù e dello Sport, Moncef Belkhyat. La serata ha visto in campo l’Atletico Madrid, 6° nella Lega spagnola, vincere per 3 a 1 contro il Raja di Casablanca.L’uruguaiano Diego Forlan è stato l’indiscusso eroe della partita realizzando la tripletta davanti ad una modesta  e sottotono squadra casablanchese. Fuochi di artificio per tutta la serata hanno accompagnato la notte tangerina dedicata allo sport del football, illuminando tutta la baia  affacciata sulla Spagna del sud. Costruito su 82 ettari, il nuovo stadio di Tangeri, i cui lavori sono durati ben 8 anni, ha una capacità di 45.000 posti che saranno ampliati sino ad arrivare a 70.000. Questo complesso sportivo è a norma con tutte le regole internazioni e si trova all’uscita sud della città dello stretto di Gibilterra. Dopo l’apertura a gennaio dello stadio di Marrakech e tra qualche mese quello di Agadir, il Marocco avrà in dotazione delle infrastrutture sportive che permetteranno di organizzare eventi sportivi internazionali, in odore di candidature mondiali. Queste nuove opere sportive ospiteranno la Coppa d’Africa del 2015 e collocano il Marocco come uno dei paesi africani con gli standar internazionali più elevati del settore calcio. Il nuovo stadio di Tangeri ospiterà a giugno il meeting internazionale di atletica e il 27 luglio il “Trofeo dei campioni di Francia”, che riunirà i futuri campioni e vincitori della coppa di Francia edizione 201-2011. Il reame marocchino prevede inoltre la costruzione di un secondo stadio con 80.000 posti a Casablanca, che si aggiungerà a quello di Rabat, Oujda e Laâyoune, oltre appunto a quello di  Marrakech e Tangeri. Il nuovo stadio di Casablanca prevede, con un bando di concorso che scadrà nel maggio 2012, un investimento di 250 milioni di dollari. Sempre in odore di candidature mondiali.Che sia la volta buona?

Fonte: My Amazighen

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Il Mandorlo in Marocco

La fioritura dei mandorli in Marocco, come ovunque in Africa, avviene in pieno mese di febbraio, ed è attesa annualmente con impazienza. Primo albero fruttifero a fiorire, si copre letteralmente di fiori bianchi e rosa. Tafraoute, nel cuore dell’Anti-Atlas, non è mai cosi’ bella come a fine dell’inverno marocchino, nell’effimera e abbondante esplosione dei suoi fiori di mandorlo, il cui nettare risveglia le api dall’inverno. Gli abitanti della regione celebrano allora l’avvenimento con canti e balli. Un altra grande festa organizzata in onore dei mandorli è il Moussem dei mandorli di Taza, a fine estate, durante il raccolto. Questo rendez-vous annuale ha lo scopo di mettere in rilievo i programmi di sviluppo  dei mandorli, degli olivi, dei fichi e delle essenze autoctone della regione, con un focus-point sui mandorli di Aknoul.  In Marocco grandi coltivazioni di mandorli sono presenti nelle regioni pre-rifane e del Rif, sui massicci dell’Anti-Atlas e le zone aride delle regioni di Tafraoute, Azilal e delle valle del Drâa. Gli alberi disseminati sulle montagne hanno pero’ dei rendimenti aleatori e i loro frutti sono essenzialmente riservati all’autoconsumazione, commercializzando l’eventuale surplus nei souks. Piantagioni semi-intensive, condotte secondo teniche moderne, sono presenti nelle province di Fès-Meknès, Essaouira e Marrakech che dispone di 11.000 ettari a mandorlo. Altre zone conosciute per il mandorlo sono le regioni di Imintanout e di Amzmiz che raccolgono oltre il 70% della produzione nazionale. Originario delle zone calde del Medio Oriente, i mandorli si impiantarono presto in tutto il bacino del Mediterraneo. I mandorli domestici appaiono nella prima parte dell’Età del bronzo (3000-2000 a.C.). Un esempio archeologico di mandorlo sono i frutti trovati nella tomba di Tutankamon in Egitto (circa 1325 a.C.), probabilmente importate dal Levante. Fin dall’antichità, il mandorlo è stato un simbolo di promessa per la sua precoce fioritura, che simboleggia l’improvvisa e rapida redenzione di Dio per il Suo popolo dopo un periodo in cui sembrava lo avesse abbandonato; si veda ad esempio Geremia 1:11-12. Nella Bibbia il mandorlo è citato dieci volte, a cominciare con  la Genesi 43:11, dove viene descritto come “tra i migliori frutti”. Per i Romani, che chiamavano il mandorlo la “noce greca” simbolizzava la fertilità ed era uso gettare mandorle sui giovani mariti duranti le funzioni. Oggi, ancora, si offrono confetti con le mandorle nei matrimoni e nei battesimi. Questo frutto possiede molteplici virtù: la consumazione regolare di mandorle riduce il rischio di malattie cardio-vascolari, del diabete di tipo 2, dei calcoli biliari e del cancro al colon delle donne. La scheda tecnica di questo frutto parla chiaro: proteine, anti-ossidanti, acidi grassi insaturi, fibre e molto altro ancora. La pasticceria marocchina è il regno delle mandorle, vi ricordo soltanto il più conosciuto pasticcino che si trova ovunque nei souks e nelle pasticcerie, le corna di gazzella, in arabo Kaab Ghzal.

Fonte: My Amazighen

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Guelmim, interno hammam a luci rosse

April 23, 2011 Leave a comment

Un affaire a pseudo luci rosse sta toccando la piccola città di Bouizakarne (provincia di Guelmim) con una serie di fotografie scattate all’interno di un Hammam per sole donne. Fotografie che hanno dato luogo a quello che è diventato “l’affaire degli Hammam”. I gendarmi, in effetti, hanno arrestato sette persone su 23 ricercate implicate nello scandalo a luci rosse. Le persone arrestate sarranno giudicate a breve davanti alla corte di prima istanza per rispondere delle accuse di attentato alla morale, minaccie di stupro e acquisizione di immagini alle donne presenti nell’hammam, immagini scattate con delgli apparrecchi a forma di stilografiche. L’affaire è partito quando delle ragazze ospiti di un liceo della città hanno denunciato un quarantenne che le aveva minacciate con delle fotografie prese a loro insaputa nell’hammam. Un militare (ufficiale) è stato arrestato con l’accusa di utilizzazione della propria abitazione per la realizzazione di films pornografici. Da due settimane la piccola città di Bouizakarne è in subbuglio e l’affaire hammam è sulla bocca di tutti, anche tra i centinaia di militari che vi abitano, essendo la piccola cittadina una delle più grandi basi militari del reame. Scandali di provincia, tutto il mondo è paese!

Fonte: My Amazighen

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Taroudant, da città antica a una piccola Marrakech

April 22, 2011 Leave a comment

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Taroudant, in arabo “Tifinagh“, é una piccola città nel sud del Marocco situata nella piana di Souss, capoluogo omonimo della provincia. Nel 2005 contava circa 63.000 abitanti. La città si trova a 70 Km ad est di Agadir e 250 Km da Marrakech. Taroudant (pron.Taroudannte) é situata nella valle del Souss é circondata da due catene montagnose, l’Alto Atlas a nord e ad est,  e l’Anti-Atlas a sud; a sud la piana si apre sull’Oceano Atlantico. E’ una valle fertile attraversata dall’Oued Souss che attraversa la città. La provincia di Taroudant ha, sul suo territorio, la più alta montagna dell’Africa del Nord, il Jebel Toubkal, 4.167 mt. La famiglia berbera Tanani fu il primo nucleo ad installarsi sulle terre di Taroudant. L’origine del nome berbero Taroudant é ancora oggi un mistero: alcune leggende l’associano ad una principessa siriana che si installo’ nella regione e che portava il nome di ‘Regina Roudana”, altre spiegano con la frase berbera “Taroua ddante” che significa “i bambini sono stati portati via” (dall’acqua), che gridavano le donne quando piangevano i loro bambini scomparsi nelle piene feroci del fiume. Taroudant é una delle città più antiche del Marocco. Fu un avamposto romano con il nome di Vala e conobbe migliaia di morti (berberi) che non accettarono l’occupazione, e quasi tutta la zona venne distrutta dalle forze romane negli attacchi contro l’ostinata popolazione Imazigh. Nell’XI° secolo la città divenne la capitale di un piccolo reame sciita (reame dei Bajjali). Venne poi annesso dagli Almoravidi nel 1056, indipendente poi sotto gli Almohadi, fu distrutta nel 1306 dai Merinidi. Conobbe il suo apogeo nel XVI° secolo sotto l’influenza di Mohammed ech-Cheikh Saadi, fondatore della dinastia saadita che ne fece la capitale e una base per le sue offensive contro i portoghesi installatisi ad Agadir (chiamata all’epoca Santa Cruz de Cap de Gué). Divenne allora un centro carovaniero importante, famoso per l’abbondanza e la qualità delle sue mercanzie: zucchero, riso, cotone ecc.. Nel XVII° secolo Taroudant si trovo’ sotto la dominazione del reame di Tazeroualt, la regione situata tra Tiznit e Tafraout e quindi centro privilegiato delle spedizioni militari da parte dei sultani alaouiti . Gli alaouiti non avevano dimenticato l’umiliazione subita da Abi Hassoun Semlali, che governo’ la regione situata tra Taroudant e Tiznit e che imprigiono’ il fondatore della dinastia alaouite Moulay Ali Es Sharif nella borgata di Iligh. In rappresaglia il sultano Moulay Ismail fece massacrare una grande parte della popolazione in sostegno a suo nipote, il ribelle Ahmed Ben Mahriz, nel 1687. Come tutte le regioni, Taroudant ha sofferto della chiusura del porto di Agadir a partire dal 1760. La città allora si ritiro’ dietro alle sue mura sino al 1912, data che conobbe il ribelle El-Hiba Bin Ma’a El Ainine (il sultano azzurro), che fece della città il centro della resistenza contro l’occupazione francese sino al 1914. La popolazione di Taroudan era reputata fiera e ombrosa. In rappresaglia la città venne distrutta a più riprese. Il padre dell’attuale re non ando’ mai in visita nella città berbera appunto per la nomina di città ribelle. Taroudant oggi é una cittadina splendida, una piccola Marrakech,  e i suoi abitanti sono amabili e gentili. In città visitate i vari souks, decisamente meno caotici di quelli di Marrakech dove troverete ottimi lavori in cuoio e in ceramica, senza dimenticare il souk dei gioiellieri dove troverete delle belle pietre in vendita a peso. I piccoli taxi della città sono di colore bianco. Capitolo a parte le mura che cingono la città e che la città fu capitale della dinastia Saadita che accolse delle tombe sante per gli ebrei. Taroudant era difesa da 7,5 Km di mura che innalzano 130 torri e 19 bastioni ad angolo collegati tra loro da camminamenti che la fecero diventare una cittadella inespugnabile.Le mura permettono il passagio all’interno della Medina tramite 5 porte ad arco d archittetura moresca disposte principalmente nei punti cardinali e sono chiamte: Bab al-Kasbah, Bab Zorgan, Bab Targhount, Bab Oulad Bounouna e Bab El Khemis. Essendo una piccola città é possibile ammirarla camminando come pure passeggiare intorno alle sue mura che sono strettamente collegate all’interno, per terminare alla piazza Assarag (Al Alayuin) che costituisce il nucleo centrale della Medina e luogo di incontro preferito dei suoi abitanti.  Per dormire Taroudant offre alcuni Hotels di sufficiente livello, il mio consiglio é quello di visitarli quando siete in loco (non sono mai occupati al massimo) e principalmente cercate dell’Hotel Palais Salam che é un **** stelle; le camere sono abbastanza deludenti ma il giardino non ha paragoni. Oppure se siete molto, ma molto ricchi , prenotare all’Hotel Gazelle d’Or. E’ un albergo incredibilmente esclusivo situato a qualche Km dal centro città. Venne costruito nel 1961 da un barone belga, circondato da giardini  lussureggianti con ogni tipo di confort al suo interno. Si gioca a tennis, é presente un maneggio e persino un campo da croquet. E’ ovviamente frequentato da ricchi inglesi ed é considerato uno dei più lussuosi alberghi del Marocco (l’ex presidente francese Mitterand era di casa prima di acquistare una sua proprietà in città).
Fonte: My Amazighen
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Volubilis, antico splendore sul bordo dell’Oued Khoumane

April 21, 2011 Leave a comment

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Volubis è una antica città romana situata sul bordo dell’Oued Khoumane, fiume che attraversa la periferia di Meknès, non lontano dalla città santa di Moulay Idriss, dove riposano le spoglie del fondatore Idriss I°. Il nome Volubilis era probabilmente dovuto all’abbondanza di piantagioni e alla natura prorompente del luogo. Il nome berbero dela città è Walili che designa il fiore dell’oleandro rosa. L’antica città viveva sul commercio dell’olio di oliva e si possono vedere, al suo interno, numerosi torchi per la pressa delle olive. Il sito di Volubilis era abitato già dal Neolitico ma si sviluppo’ nell’epoca dei Mauritani, intorno al III° secolo A.C., ed era gestista da un Consiglio di Suffete, magistrati supremi come a Cartagine. Si installo sull’Oppidium, che formo’ i futuri quartieri del sud e del centro. Venne protetta da una cintura in terra cruda, con delle case dello stesso materiale al suo interno. Poco prima dell’invasione romana un Tumulus venne elevato all’angolo nord-est della cintura ed è certamente un monumento eretto alla memoria di un defunto. Nel 42 D.C. l’Impero romano annesse il reame della Mauritania Tingitane (di Tangeri) dopo l’assassinio del Re mauretano Tolomeo, figlio di Juba II°, voluto da Galigola. Volubis divenne allora la capitale regionale dell’amministrazione romana con lo statuto di Municipio. Un forum, quattro edifici termali pubblici e molte abitazioni vennero costruite. Un acquedotto apportava l’acqua delle sorgenti del Djebel (montagna) vicino sino a due fontane pubbliche, le terme e le abitazioni. Due pozzi e una cisterna completavano questo sistema. Le case si coprirono di tetti costruiti con tegole romane. Un tempio con i suoi luoghi di offerte e di sacrifici vennero costruiti sul Tumulus. Nel 168/169 la costruzione è limitata da una nuova cinta muraria con annesse 8 porte, ciascuna inquadrata da due torri. Molti edifici pubblici vennero ingranditi ed altri abbattuti. Le case riccamente decorate di mosaici si dotarono di bagni privati e numerose installazioni commerciali sono presenti ancora oggi. Un portico borda il “Decumanus Maximus” dalla Porta di Tangeri sino all’Arco di Trionfo dedicato a Caracalla, come ringraziamento per aver donato la cittadinanza romana agli abitanti liberi dell’Impero (editto di Caracalla nel 212). Questo favore garanti’ una grande prosperità per le grandi famiglie dell’epoca e fu anche un periodo di grandi progetti architettonici che segnarono l’apogeo della città. Verso il 285 i funzionari romani lasciarono la Regione per trasferirsi a Tangeri. Questo trasferimento si tradusse con dei cambiamenti di stili di vita e l’acquedotto non ricevette più un adeguata manutenzione e venne fermato; gli abitanti abbandonarono le parti alte per avvicinarsi al fiume.L’invasione dei Vandali, scesi dalla Spagna nel 429, segno’ la fine del periodo romano. Intorno al 600 gli abitanti si spostarono progressivamente verso ovest, all’interno di una cintura muraria ridotta.Le fortificazioni vennero prolungate ai margini del fiume Khoumane. Si costruirono le nuove case e le  mura con blocchi di materiale prelevati dagli edifici di altri quartieri oramai in disuso. Nel 681 la conquista islamica si espanse in tutto il Maghreb e gli abassidi si installarono con una guarnigione a Volubilis. Nel 789, Idrisss I°, un discendente di Ali’ (genero di Maometto) si rifugio’ nella città per sfuggire alle persecuzioni abbasidi. Nel 818 Volubilis accolse gli Andalusi cacciati da Cordoba che si installarono ai bordi dell’Oued  (fiume). La città romana servi’ per costruire nuove abitazioni e le guide locali raccontano che il sito non fu mai completamente abbandonato sino al sisma di Lisbona nel 1755. DI certo è dato a sapere che Volubilis era stabilmente occupata dai suoi abitanti sino al XII° secolo. La città torno’ parzialmente alla luce verso il 1915, sotto il protettorato, da un team di archeologi francesi e marocchini. Oggi sono 40 gli ettari di vestigia antiche che si estendono intorno a degli oliveti e a campi coltivati. Qualche monumento prestigioso é stato restaurato nel XX° secolo  e la qualità della conservazione dei mosaici, con l’eccezionale stato di conservazione del sito, ha fatto si che l’UNESCO proclamasse Volubilis come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Le vestigia più spettacolari sono i numerosi mosaici che ornano il suolo di ricche dimore e purtroppo  la loro conservazione inizia a creare qualche problema: il sole e il vento in combinazione ai turisti che possono tranquillamente camminarci sopra gli ha resi vulnerabili e a rischio. Nel 1946 gli scavi permisero di ritrovare dei busti in bronzo di cui una figura di Catone di Ustica. Le zone  riportate alla luce sono solo la metà di tutto il sito. Alcune case permettono di capire il piano di queste grandi dimore romane con il loro Atrium e l’Impluvium. Sono stati ritrovati anche numerosi stabilimenti termali: quattro terme di epoca romana e un Hammam. Vi consiglio di ammirare con attenzione la casa di Orfeo, la Basilica, il Forum, la Casa dell’Efebo e la casa di Venere, sono spettacolari.  Le rovine romane di Volubilis distano 3 km dall’agglomerato urbano di Moulay Idriss e una ventina di Km da Meknès. Sono aperte tutti i giorni dell’anno, dall’alba al tramonto. Il prezzo di ingresso e di circa 2 euro ed è possibile trovare una guida parlante italiano. State attenti alle false guide, agli scrocconi e via dicendo…sono numerosi. Se pensate di visitarla in estate state attenti ai colpi di sole quindi premunitevi di cappello o ombrellino parasole, non troverete ombra da nessuna parte e privilegiate le ore più fresche. Al suo interno è presente un caffé/bar con toilettes.

Fonte: My Amazighen

 

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Ourika, stile di vita autentico

April 20, 2011 Leave a comment

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A parte qualche breve temporale notturno, dovuto al caldo decisamente forte di queste giornate, le temperature a Marrakech danno il via alla stagione delle escursione fuori porta. Situata a 30 km dalla città, la valle di Ourika si estende  ai piedi dell’Alto Atlante , tra le grandi montagne marocchine. Una natura straordinaria e l’autenticità di uno stile di vita montanaro di un popolo berbero, che ha salvaguardato i suoi antichi costumi e le sue tradizioni. E tra le alte montagne che nasce il suo Oued (fiume) che dona il suo nome alla valle, Ourika appunto, in un percorso a tratti a strapiombo e a tratti dolce e rivierasco. Da queste parti si dice che “c’è tanta acqua ma poca terra“, e la poca si conquista con tanta fatica e mezzi arcaici per lavorarla. Da Marrakech si attraversa la piana fertile di Haouz con le sue piantagioni di agrumi e di olivi. Al km 34 si arriva al douar di Tnine de l’Ourika e questo incantevole borgo si rivela il punto nevralgico della Regione, in ragione del suo importante souk (mercato) che si svolge tutti i lunedi’. Tutti gli abitanti della zona si danno appuntamento qui per negoziare i loro preziosi raccolti, acquistare il necessario e spettegolare sugli ultimi rumors della Regione. Il tutto in un ambiente incredibile che mescola carriole, asini da soma, carretti, tende, kaos e buon umore. Proseguendo la strada lungo la valle si è seguiti costantemente dalle rive del oued e ci si entuasiasma per questo paesaggio multicolore che sposa alla perfezione l’ocra della terra e il verde della natura. Tante piccole case in terra sono incastonate sulle montagne e pare siano incollate a quei bordi ripidi e scoscesi dando l’impressione di collages sapientemente incastrati da un abile artista, collegati alla strada da tanti ponti “tibetani” che danno i brividi. Più avanti si incontra il villaggio di Arhbalou che tenta di sedurre con la sua moltitudine di piccoli ristoranti installati a filo dell’acqua. Situati a 1.500mt di altitudine costituiscono durante la lunga stagione calda di Marrakech l’ambiente ideale per centinaia di famiglie marocchine in cerca di frescura. L’aria è pura e le temperature estive sono sempre 15°  inferiori alla Ville Rouge. Al km 68 ecco spuntare il villaggio di Setti-Fatma con le sue sette cascate e la vista imprendibile sulla valle e sul massiccio del Yagour. Questo pittoresco villaggio costituisce una tappa obbligatoria per gli escursionisti che vogliono visitare la zona. Da Setti-Fatma inizia tutta una serie di sentieri più o meno difficili. Quello più battuto è sicuramente il sentiero che porta alle sette cascate e le ultime tre sono consigliate a sportivi allenati al trekking. Molte guide sono a disposizione ed è importante affidarsi alla loro professionalità per evitare problemi contingenti all’escursione. Attraversato il ponte di legno che attraversa il fiume si inizia l’ascensione, accompagnati da un torrente di acqua gelida che in estate è un vero refrigerio. Per i meno sportivi consiglio di fermarsi alla prima cascata e contemplare la splendida vista su Ourika e sul massiccio del Yaghour, per gli altri inizia un trekking di circa due ore alla scoperta delle altre cascate o all’ascensione del Jebel Toubkal (vedi anche alla Pag.Marocco) che culmina oltre i  4.150 mt. Da segnalare le bellissime incisioni rupestri visibili sul monte Yaghour. Altre bellezze di questa splendida valle sono le nuove attrazioni “ecoturistiche” che stanno fiorendo in tutta la vallata. Una di queste è la Safranerie dell’Ourika con i suoi splendidi raccolti di zafferano ed è straordinaria durante il raccolto autunnale. Oppure il giardino bio-aromatico dell’Ourika dove, tra percorsi profumati di essenze rare, si possono acquistare prodotti per il benessere e la cura del corpo totalmente naturali a base di estratti naturali. O ancora il giardino di Timalizene con il progetto dell’architetto paesaggista Rémi Aubrée. Alla sera si ritorna a Marrakech con gli occhi annegati di luce, di colore, di serenità. Riscoprire uno stile di vita autentico, basato ancora sulle stagioni, sul ritmo del fiume, sui riti preislamici qui presenti, circondati dall‘armonia delle cose pure, dello scorrere immutabile delle stagioni e da una natura prorompente e a tratti severa che, a volte, si ribella e ridimensiona le brutture e le storpiature che l’uomo produce. Ritagliatevi una giornata di relax, lontano dallo smog e dal kaos colorato di Marrakech e rifugiatevi in questo antico eden per avvicinarvi alla natura, la natura che diventa naturalezza del vivere. Qui sotto un video dedicato a questa splendida valle e alle sue cascate…

Fonte: My Amazighen

 

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Un viaggio sconfinato verso la Mauritania

April 19, 2011 Leave a comment

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Partire dal Marocco e avventurarsi in Mauritania, proseguendo per il Mali e purtroppo ritornare, non è impresa facile. Leggo oggi sul sito della Ambasciata francese che è fortemente sconsigliato avventurarsi via terra in Mauritania. In poche settimane due ostaggi sono stati freddati sul colpo e di altri quattro non si sa nulla. Ripercorrendo il mio percorso tracciandolo sulla cartina dell’Ambasciata ho realizzato che sono entrato in pieno nella zona rossa, quella verso il confine con il Mali. Quel disagio che ho percepito in tutta la transmauritanienne si è rivelato giustificato. Una terra splendida la Mauritania, davvero.  Tre milioni e mezzo di abitanti in un territorio che è il doppio dell’Italia.  Solitudini e silenzi. Avrei voluto partire per l’oasi di Chinguetti (Patrimonio Mondiale UNESCO), nell’Adrar,  ma il tempo non era sufficiente per farlo e ho rinunciato. La Mauritania offre tra i più spettacolari paesaggi di tutta l’Africa. L’Adrar è un susseguirsi di dune sabbiose, oasi verdi e il monolito più grande dell’emisfero boreale. Sulla costa si trova lo spettacolare Parco Nazionale du Banc d’Arguin, anch’esso nella lista dei Patrimoni UNESCO, luogo simbolo per il birdwatching. In questa terra il deserto è il vero protagonista assoluto. Paesaggi che ti annegano gli occhi di Bellezza, quella vera, allo stato puro. Frammenti di vita, atmosfere irreali, villaggi spettacolari nella loro decadenza, un orgia di sensazioni. Le dune maestose che incontrano la lingua d’asfalto, dromedari selvaggi, qualche iena in corsa sfrenata, lo squallore di vite annullate, polizia ovunque. Non consiglio la Mauritania ai novizi ma a chi ha già assaporato particelle d’Africa vera, non quella dei depliants turistici all inclusive. Nouakchott, la capitale,  stupisce per il numero di capre che pascolano libere per le strade, senza padroni, anarchiche, pronte ad infilarsi ovunque. Ho scoperto poi il perchè: sono i netturbini delle città e dei villaggi. In questi luoghi tutti gettano l’immondizia dove capita, davanti a casa, negli angoli della strade, ovunque. Rifiuti che non sono chiusi in sacchetti ma gettati cosi’ come si trovano, bottiglie con scarti dei cibi, carta, materiale di ogni tipo. E le capre, diligentemente, mangiano quasi tutto, dalla plastica al cartone, passando per gli scarti di cibarie. Raccolta dei rifiuti iperecologica. Quando si esce dalla capitale ti assale un senso di controllo, di “sentirsi osservati“, senza incrociare anima viva. Solo km e km di deserto, un assaggio di bush, dromedari e nomadi. I villaggi sono agglomerati di case e tende con basi di cemento (il nomadismo è nel DNA), a volte un pozzo dove esiste l’acqua, bidoni d’acqua dove l’acqua è introvabile. Nelle tende, aperte sui due lati per far circolare l’aria, ci si siede, si mangia, si discute e si dorme.

Appese nella parte centrale pezzi di carne di montone o cammello che, senza spostarsi, vengono cucinate sulle braci posizionate ai lati della tenda. E’ un ingranaggio collaudato, non si sprecano energie che nelle giornate torride sono preziose.  A volte la sottile striscia d’asfalto diventa invisibile, il deserto avanza e copre ogni cosa, ti spiazza, rende le cose vanescenti e senza un moto continuo. I tramonti abbagliano, girandole di luci e di pensieri, intimi e coinvolgenti. La luce calda della sera avvolge ogni cosa, e tutto diventa ancor più bello, poetico. Ma quell’ansia di controllo ti segue ovunque, come un macigno sul torace, come un peso sulla nuca. La polizia, a volto coperto con spessi occhiali scuri, mitra alla mano, aggiunge peso al controllo. Documenti, fiches, informazioni, domande, risposte, chiarimenti, richieste di denaro e di regali. Un rosario di parole dette e ripetute all’infinito, sino al prossimo posto di blocco. Ma una natura cosi’  spettacolare a volte riesce a farti dimenticare certe brutture, certi squallori. I primi monumentali baobab e gli accenni di una savana li incontri verso il confine con il Mali, assapori un gusto d’Africa che non trovi in Marocco. Pensi che dietro a quell’albero, nascosto tra la bassa vegetazione, potrebbe uscire un leone, un ghepardo o un antilope, e non sarebbe fuori posto. Simbolo di questo paese la Draa (tunica azzurra o bianca che tutti gli uomini indossano), esibita con orgoglio e una punta di civetteria; in una piccola città, Néma, ho visto un ragazzo che lavava e  poi stirava centinaia di questi capi (non si lavano in casa, non c’è acqua) usando semplicemente un antico ferro a brace, vaporizzando sul tessuto sorsate d’acqua direttamente dalla bocca.

Purtroppo la mutilazione genitale femminile e l’alimentazione forzata delle giovani spose è pratica comune ancora oggi nelle comunità rurali. In Mauritania vivono in stato di schiavitù circa 100.000 persone, arcaica e delinquenziale pratica che ancora oggi è diffusa sul territorio. Il colore della pelle è un importante fattore discriminante, dividendo la popolazione in Bidan e Haratin, mauri bianchi e neri, e sul gradino più basso si trovano gli schiavi e gli ex-schiavi neri.

Fonte: My Amazighen

 

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