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Dogon, tra mistero e leggende

April 18, 2011 Leave a comment

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I territori Dogon si estendono oltre 30.000 kmq e sono situati nella parte orientale del Mali, a sud-ovest della bocca del Niger e lambiscono il Burkina Faso. Occupano un sito spettacolare : un plateaux di grès primordiale che si innalza oltre i 3.000 mt, eroso dal vento, a strapiombo sulla piana di Gondo-Séno, su di una falesia ocra lunga oltre 260 km chiamata la falesia di Bandiagara (iscritta nel Patrimonio dell’UNESCO dal 1989). Questa natura ostile ospita oggi più di 500.000 Dogon che vivono essenzialmente di agricoltura. La storia del popolo Dogon è costellata di miti e leggende che hanno attratto numerosi archeologi e ricercatori storici da tutto il mondo. Attraverso i secoli, delle popolazioni di orizzonti diversi si sono succedute e hanno condiviso questi spettacolari e bruschi territori. Oggi rimane una diversità etnica, culturale e linguistica stupefacente. Recentemente alcuni studi hanno rivelato che differenti popolazioni si installarono e si incrociarono in questa regione, in diverse epoche e in tre ondate di popolamento. La prima ondata rimonta al II°-III° secolo A.C., scoperta fatta da alcuni ricercatori olandesi, che hanno ritrovato le tracce in trenta grotte nel regione del Sangha, nel 1964. Scoprirono una quarantina di granai e battezzarono questa civiltà Toloy (nome del luogo dove avvenne la scoperta). La seconda popolazione apparve molto tempo dopo, verso il XI-XII° secolo e si chiamava Tellem. La parola Tellem è un termine utilizzato dai Dogon per designare una popolazione che gli aveva preceduti e significa ”quelli che erano prima“. I Tellem sono un popolo che ha conservato numerosi misteri. Le costruzioni troglodite che punteggiano la falesia di Bandiagara servi’ ai Tellem in primis come granai e poi come cimiteri ma anche come rifugi in caso d’assalto da parte di gruppi ostili. Di questa popolazione sono stati ritrovati numerose suppellettili e oggetti tra i più antichi e conosciuti di tutta l’Africa subsahariana (tessuti, perle, ceramiche). Ben conservati, grazie all’atmosfera secca delle grotte, rappresentano un popolo di agricoltori e di cacciatori dalla civiltà evoluta. L’estinzione dei Tellem intorno al XVI° secolo resta un enigma. Alcuni ricercatori affermano che furono cacciati dai Dogon e migrarono verso il sud-est e verso lo Yatênga (Burkina Faso) dove si incrociarono con i Kurumba. Le tradizioni orali Dogon lasciano supporre che una parte dei Tellem non fuggirono da questi territori ma si amalgamarono ai nuovi occupanti ; una versione contraddetta da alcuni studi antropometrici che suggeriscono invece che i Tellem non sono simili a nessuna popolazione conosciuta nell’Africa occidentale.

Infine, i Dogon, rappresentano la terza ondata di popolazione e la data del loro arrivo e insediamento nei territori e ancora oggi contestata. L’antropologo francese Marcel Griaule (famoso per i suoi studi sui Dogon) data al 1931 l’arrivo di questo popolo nella falesia, data confermata dopo numerose analisi sui reperti ritrovati nelle grotte L’origine dei Dogon sembra oggi multipla. Il principale gruppo arrivava da Mandé (regione del sud-ovest di Bamako), principalmente da un villaggio chiamato Dogoro, nella regione dei monti Koroula, villaggio che probabilmente è all’origine del nome Dogon. Cacciati dall’Islam al quale si rifiutarono di convertirsi (sono animisti, credenza che stabilisce che ogni cosa possiede un anima), questi uomini guadagnarono la falesia dal sud-est, altri arrivarono dal sud, nell’attuale Burkina Faso e altri ancora da Sonikés,nei dintorni di Tombouctou, al di là del Niger. I Dogon costituiscono quindi un mosaico unico di popoli arrivati in epoche diverse. Il termine Dogon apparve verso gli anni trenta, nei testi di Marcel Griaule. Da questo mosaico si rileva una profonda unità. Al di là delle loro origini, le differenti componenti della cultura Dogon sembrano condividere la stessa visione dell’universo e dei suoi comandamenti. I miti cosmogonici  Dogon (scienza o sistema della formazione dell’universo) sono complessi. Oggi, i miti Dogon della Creazione del mondo e comune a diversi popoli del Mali ma anche popoli del Senegal, del Niger, della Costa d’Avorio, del Ghana o del Togo. Sembra quasi che lontano dall’ aver vissuto nell’isolamento della loro falesia, i Dogon avessero condiviso la loro storia dell’universo con altri popoli, cosa che spiegherebbe oggi la loro permanenza attraverso i secoli. Popolo affascinante, con rituali antichi, ancestrali, che si ripetono da secoli immutati. Per i Dogon l’Universo fu creato da Amma, il Verbo di Dio, che genero’ due gemelli: Nommo, il Dio dell’acqua, maestro di vita e  la Volpe Pallida, incarnazione della rivolta, dell’incesto e del disordine, ma anche della emancipazione individuale fuori dalle norme sociali. Questi due principi complementari e le relative opposizioni (vita/morte, giorno/notte, uomo/donna, aridità/umidità) si ritrovano nelle loro maschere che sono lo specchio di questi principi : ogni maschera determina una funziona sociale. I guerrieri che lanciano le loro frecce verso il cielo o brandiscono i loro fucili prendendo parte alle gesta degli spiriti (geni) sono simbologie regolate come un orologio, destinate a facilitare l’ingresso dei defunti nell’universo degli ancestri, alle volte paralle e complementari a quelle degli esseri viventi. Il culto dei morti è un elemento essenziale della religione Dogon. Durante le cerimonie funebri, e nel momento del lutto, le maschere scolpite dai danzatori iniziano a vivere, trasmettendo di generazione in generazione i miti essenziali. Per tutti quelli che hanno la fortuna di assistervi, queste danze costituiscono uno superbo spettacolo, ma al di là dell’aspetto folk, è un avvenimento che stordisce perchè tocca l’essenza stessa di un popolo. La più grande cerimonia Dogon è il Sigui. Maschere alte più di sette metri che danzano, il corpo stesso animato dalla respirazione come il primo soffio della Creazione. Per poter ammirare questa spettacolare e spirituale tradizione bisogna armarsi di pazienza perchè si svolge ogni 60 anni e l’ultima si è svolta nel 1974. Popolo fiero i Dogon, che lavora le sue minuscole particelle di terra strappate alla falesia ma anche un popolo che veglia sulle sue tradizioni, sapendo che rappresentano il loro tesoro più prezioso. I Dogon non capiscono perchè i loro villaggi sono diventati dei musei viventi e che la loro civilizzazione suscita negli occidentali un attrazione primordiale; non capiscono ma sono tolleranti, benevoli e fieri di spiegare al mondo le loro radici, la loro affascinante civiltà e le loro tradizioni.

Fonte: My Amazighen

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Oualidia, alla ricerca dei luoghi dimenticati

April 16, 2011 Leave a comment

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Questo ex villaggio di pescatori è diventato la meta prediletta di agiati marocchini e occidentali che vogliono riscoprire la quiete di certi antichi villaggi di pescatori. Ovviamente i mesi peggiori per passarci qualche splendida giornata sono a luglio e agosto, ma in primavera o in autunno é fantastico.  A Oualidia ci sono delle dune di sabbia, a semiluna, con una roccia al centro, che al tramonto riflette gli ultimo raggi del sole  ed è affascinante passeggiare nella zona, fare jogging o semplicemnte parlare con i pescatori al termine della loro dura giornata.  La sua spiaggia è sicura, riparata, restate pero’ nella splendida laguna, e comprende alcuni Hotels e ristoranti e ville per i vacanzieri. La piccola città è conosciuta anche, oltre alla sua bellezza, per i suoi crostacei che si possono gustare direttamente nel parco delle ostriche della laguna, affittando una piccola barca e i servizi del suo proprietario (le informazioni presso gli Hotels). La parte bassa della città ospita le rovine del Palazzo Reale costruito dal Re Mohammed V ma non sono visitabili. Chi pratica invece il birdwatching potrà osservare fenicotteri, gabbiani di Audoin, trampolieri e starne. Nelle vicinanze, presso le saline che partono da Sisi Moussa sono avvistabili cormorani, anatre e trampolieri. A sud di Oualidia si trova Cap Beddouza, altro habitat di specie acquatiche.  Oualidia é una città sicuramente poco festaiola, adatta a chi cerca pace e relax in una atmosfera semplice e un po’ bohémienne, senza troppi fronzoli ma con la forza di chi sa di essere vero, senza false illusioni e miti. E’ adatta sicuramente ai romantici, alle persone che non cercano stress e chiasso, a chi ama passeggiare in un ambiente incontaminato e a tratti selvaggio. Per mangiare del buon pesce andate al ristorante dell’Hotel A l’Araignée Gourmande: é rinomato per il suo ottimo pesce e provate i ricci di mare oppure le ostriche ovviamente (12 ostriche vi costeranno circa 80/90 dh, circa 8 euro). O ancora l’Initiale, dove, come nel caso del Gourmande é presente una lista di vini e alcolici vari. Oualidia dista da Marrakech circa 210 Km ma calcolate 3 ore di auto.

Fonte: My Amazighen

 

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Mali, i cacciatori dell’Impero Keita

April 15, 2011 Leave a comment

A volte le immagini riescono a metterci in comunicazione con un mondo completamente inaccessibile e che, pertanto, è reale. L’armata resuscitata dei cacciatori del Mali arriva da lontano: questi uomini coperti di amuleti, di talismani e armati, sembrano arrivare a noi da mondi lontani e vivono da sette secoli. Sono l’eredità dei corpi d’élite dell’impero del Mali. Si vestono  allo stesso modo e obbediscono alle stesse leggi dei cavalieri e dei soldati del re Soundjakata Keita (1190-1255), quando l’impero si estendeva dal Sahara sino alla foresta equatoriale, dall’Atlantico alla bocca del fiume Niger. Questi cacciatori sono usciti dall’ombra dopo sette secoli, costituendo una sorta di fiume sotterraneo e transnazionale che ha irrigato con i suoi valori una grande parte dell’Africa attuale. Uomini atavici, primitivi, sanguigni, che con le loro iene ci trasmettono una forza palpabile, violenta, che ci viene lanciata a forza  con delle immagini. Si rimane assolutamente affascinati da questi visi, da questi corpi, che ci osservano dalla penombra delle loro capanne e ci parlano silenziosamente.

Fonte: My Amazighen

 

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La Plage Rouge… sound of summer in Marrakech

April 14, 2011 Leave a comment

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L’estate qui è arrivata. Marrakech si offre nella sua luce più splendida e, se volete pensare di essere in una località marina assolutamente europe-trendy, andate alla Plage Rouge. Entrando si ha la sensazione di trovarsi in qualche spiaggia “IN” di Cannes, S.Tropez o Miami. 3.200 m2 di piscina (avete letto bene, non è un errore!) circondata da sabbia finissima, palmeti lussureggianti, arredamenti da Architectural Digest. Boutiques per acquistare all’ultimo minuto il bikini piu trendy, il foulard griffattissimo o meglio ancora, una seduta dal massaggiatore più in voga della Ville Rouge. Ovviamente la fauna presente è di alto livello locale che si mixa con molti turisti europei spendaccioni. Spendaccioni perchè, udite udite, per una giornata dovete calcolare all’incirca 70/80 euro a persona. A questo prezzo avrete un buffet open con alcolici per il dejeneur, letti oversize con baldacchino e se volete sono disponibili 50 posti a sedere vicino al bancone del bar..nell’acqua. Musica gestita dal DJ onnipresente, tanto Chill Out, un pizzico di House (fastidiosa) e non vi parlo del Privè perché qui i prezzi cambiano ancora. Insomma… un Billionere a Marrakech. Personale da casting di moda che vi farà sentire un vero re/regina e dunque resta il fatto che il posto è incredibile e sicuramente una giornata “ordinary” puo’ diventare “extraordinary“. Per gli intellettuali sono sempre allestite mostre delle due più importanti Gallerie d’arte della città, Florence Arnold e Abderraham Latrache. Alla sera poi si scatena la fantasia dei gestori con serate a tema, ristorante con specialità di Jérôme Verrière, feste in acqua e quant’altro. Io che non me la tiro più preferisco altri luoghi ma se siete modaioli uptodate vedi anche fashion-victim, vi consiglio vivamente di andarci e divertirvi alla grande. Due piccoli nei: non esiste una carta delle acque minerali quindi solo Sidi Ali’ indigena (ma come!?) e uno sponsor invadente: Coca Cola forever, probabilmente per via dei colori che si intonano all’ambiente. Se siete appiedati una navetta passa tutte le mattine davanti al Palazzo dei Congressi, nel prestigioso boulevard Mohammed VI, dalle 09.25 e vi riporterà alla sera, a partire dalle 17.00  a Marrakech centro. Divertitevi e siate felici!

Fonte: My Amazighen

La Moschea di Tinmel, luogo magico sulla via per Asni

April 13, 2011 Leave a comment

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Pochi conoscono questo luogo magico. Dista 100 km da Marrakech, la strada e quella per Asni, poi verso il Tizi N’ Test,  proseguendo verso Taroudant. Si entra in una valle stretta, rocciosa e, bruscamente, si puo pensare di essere in un territorio ostile. Su di un primo promontorio, una Kasbah, arroccata sul fianco della montagna, e sulla piana,  mimetizzata con la roccia, la moschea di Tinmel.  Questo sito è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO e costituisce uno dei siti più importanti della storia medioevale del Marocco. È  da questa borgata berbera della valle di Neffis, sconosciuta sino alla fine dell’XI° secolo, che partirono i conquistatori almohadi, condotti dalla guida spirituale Mahdi Ibn Toumert prima, e in seguito dal grande conquistatore Abd Al-Moumen Ibn Ali, che formò il più grande impero del Mediterraneo occidentale, dopo quello di Roma. Il tutto durò circa 20 anni e terminò con la caduta della dinastia almoravide e la presa della loro capitale, Marrakech, nel 1147. Questa ascesa politica permise a Tinmel di affermarsi nella seconda metà del XII° secolo, come una vera capitale spirituale e centro di cultura dottrinale dell’impero. A quel punto Tinmel ebbe una crescita anche sul piano architetturale e numerosi edifici furono costruiti, tra cui la moschea. A questa si aggiunse poi la costruzione del Palazzo reale dove risiedettero i sovrani almohadi durante le loro tradizionali visite, pie e solenni, al mausoleo del venerato Mahdi Ibn Tumart. Una fervente adorazione per la città si fece largo tra le popolazioni e letterati, studenti e pellegrini accorsero in viaggi di studio o semplicemente per pregare. Bisogna precisare, a questo punto, che l’importanza di Tinmel come polo almohade non era dovuta unicamente al suo ruolo “storico” nell’emergenza del definire il nuovo Stato, ma anche per il fatto che un ruolo importante e di rilievo era sostenuto dagli sceicchi di Tinmel e della valle di Neffis, nella struttura dello Stato almohade.

Dopo il declino della dinastia “degli unitari”, Tinmel torno’ ad essere quello che fu prima di quel periodo storico: una semplice borgata nel mezzo dell’Alto Atlas. Soltanto le sue vestigie e i suoi monumenti ci ricordano del suo passato glorioso. Uno di questi è appunto la grande moschea di Tinmel. Questa moschea si sviluppa su di una superficie, quasi quadrata, di 48,10 mt di lunghezza per 43,60 di profondità. Si accede da sei porte laterali disposte di fronte, di cui quattro affacciate sulla sala della preghiera e due sul cortile. La sala della preghiera è distribuita su nove navate longitudinali che trovano lo sbocco su di un transetto. In questo dispositivo la navata mediana e il transetto si distinguono per una certa preponderanza visiva, data dalle loro dimensioni importanti in rapporto alle altre navate. L’articolazione tra queste due matrici, della stessa  portata, da luogo ad una proiezione planimetrica a forma di T. Questo ordine innovatore cercò  di rendere percettibile l’interesse e la dignità accordati al muro della qibla che supporta il mihrab, punto focale che governa lo spazio interiore della moschea. Situata nel quadro generale dell’architettura religiosa islamica, la moschea di Tinmel costituisce con quella di Taza e le due Koutobie di Marrakech, la sintesi dell’evoluzione di un modulo planimetrico apparso in primis nell’Oriente arabo, e la sua genesi in Africa e in Andalusia. La moschea di Tinmel è visitabile tutti i giorni, al suo interno troverete Mohammed, custode/appassionato di questa luogo, che vi racconterà tutta la storia e gli sforzi che un gruppo di persone stanno sopportando per terminare i lavori di restauro (manca una parte importante del tetto) che, per mancanza di fondi ad oggi sono fermi.

Fonte: My Amazighen

 

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Legoland dell’Asia, primo parco tematico in Malesia

APRE IL PRIMO PARCO TEMATICO LEGOLAND IN MALESIA

Quando il gioco diventa realtà

Milano, 12 aprile 2011 –  Aprirà nel 2012 in Malesia il primo parco tematico Legoland dell’Asia.

Questa nuova installazione, che occuperà una superficie di circa 31 ettari, sorgerà nello stato di Johor, nel sud della Malesia, nella regione del Medini Iskandar, un’area in forte sviluppo grazie anche al progetto Iskandar Malaysia.

Parte di un progetto globale, il parco tematico di Legoland sarà del tutto simile ai quattro parchi già realizzati nelle città di Billund, Windsor, Deutschland, California, seppur con qualche plus aggiuntivo. Progettato per le famiglie con bambini di età compresa tra i 2 e i 12 anni, interamente ispirato alle costruzioni LEGO® che da sempre intrattengono grandi e piccini, il parco offrirà alle famiglie l’opportunità di volare con la fantasia e di vivere in prima persona un esperienza LEGO® grazie alle innumerevoli iniziative presenti. In particolare sarà possibile cimentarsi in un mix unico di prove di costruzione, scoprire modelli LEGO® spettacolari, attrazioni interattive e giostre per famiglie.

Come testimoniano i dati riscontrati negli ultimi anni dall’Ente del turismo della Malesia, le famiglie con bambini sono un target in forte crescita. Questo dato è confermato anche da Iscom Group, attraverso il dossier “Osservatorio sul Turismo Giovanile 2011”  italiano che ha evidenziato alcuni dati interessanti. In particolare, emerge che il 76,3% delle famiglie italiane nei primi mesi del 2010, ha fatto almeno una vacanza di 4 giorni. Questo segmento di mercato è stimato di oltre 2 milioni di famiglie, con nuclei medi composti da 3 o 4 persone, con una propensione alla vacanza del 47,5% sul totale della popolazione nazioanle. Altro dato rilevante è il tipo di vacanza e di attività effettuata durante la vacanza: per quanto riguarda il segmento dei parchi tematici si rileva un incremento al 5% sul totale rispetto al 2009.

L’apertura di Legoland si rivela, quindi, una mossa strategica di grande successo che contribuirà in maniera significativa all’incremento del numero di viaggiatori internazionali in Malesia. I parchi a tema hanno, infatti, la forza di attrarre grossi volumi di nuovi visitatori, nonché di aumentare la permanenza e la spesa dei repeaters, generando un forte impulso allo sviluppo dell’economia locale che sarà sostenuto anche dalla creazione di 5.000 nuovi posti lavoro.

Questa nuova iniziativa sul territorio malese si propone con l’obbiettivo di essere generatore di sviluppo economico per il Paese e nuova fonte di attrazione per il turismo nazionale e internazionale.

Fonte: Turismo Malasia Italia

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Feria de rosas de Sant Jordi… festa di draghi, cavalieri, rose e libri a Barcellona

La leggenda più popolare della Catalunya racconta che nei pressi di Montblanc viveva un terribile dragone che devastava campi e prati e che nessun guerriero era riuscito ad uccidere.

Per placare l’ira del drago si sorteggiava periodicamente uno sfortunato cittadino che finiva nelle affamate fauci dell’orribile creatura. Un giorno il destino volle che toccasse alla figlia del Re che pena l’ira del popolo, non poté ovviamente astenersi dal sacrificio. Prima che la bella fanciulla venisse addentata dall’animale, comparve però un coraggioso cavaliere che sconfisse il Dragone uccidendolo e salvando la fortunata. Secondo la tradizione, dal sangue del drago fiorirono delle splendide rose rosse che il cavaliere innamorato donò alla Principessa.

A partire dal XV secolo  ogni 23 Aprile la regione catalana festeggia la Feria de rosas de Sant Jordi.

Se in passato era tradizione regalare rose oggi la festa si è arrichita di altri elementi divenendo una straordinaria espressione di cultura popolare. La celebrazione consiste nel regalare un libro o una rosa ad una persona particolarmente amata. Generalmente le coppie si scambiano il dono, l’uomo dona la rosa alla consorte che lo ricambia con un libro. La Festa di San Jordie va perciò a fondersi con quella del libro, che commemora il 23 Aprile come data della morte di due grandi della Letteratura. Miguel de Cervantes e William Shakespeare.

Cammino negli ampi marciapiedi della larghissima avenida Diagonal, diretto verso La Rambla. Anche qui, in questo quartiere di uffici e residenze di lusso, il percorso è costellato di ragazzi e ragazze coi banchetti di rose rosse, che offrono ai passanti regalando sorrisi. Sorrisi veri, dolci, come gentile (anzi, cortese ) è l’atmosfera che si respira. Poi incontro i primi stand di libri, tende che espongono volumi, ma anche tavoli coi cartellini ordinati dei nomi degli autori che, nel corso della giornata, si succederanno per firmare libri ai lettori. Ma all’ennesima offerta di rose mi accorgo di essere commosso. Il taxista il giorno prima mi aveva avvertito: «Quello di domani, è qui il giorno più bello dell’anno. Noi non festeggiamo san Valentino, ma san Jordi». È la festa dell’amore, questa è la verità – anche se è nota al mondo come la festa dei libri e delle rose. Beppe Sebaste

Oggi il  successo è l’entusiasmo di questa festa che fa innamorare chiunque la viva e che ha il proprio cuore a Barcellona hanno conquistato anche altri paesi tra cui la nostra Italia. Anche quest’anno una nave carica di libri, scrittori e appassionati salperà da Civitavecchia alla volta della splendida capitale catalana e  molte città italiane festeggiano con chioschi di libri e bancarelle di rose. Molto a  malincuore questo 23 Aprile non potremo a essere a Barcellona. E allora perchè non viaggiare giocando? Ecco perchè Barcellona e /o la Spagna saranno la terza tappa di Giochiamo a Viaggiare.

Siete pronti a respirare il profumo delle rose? Per chi vuole partire davvero… Crociera letteraria

Fonte: Impatto Globale

 

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Maratona delle Sabbie 2011

March 25, 2011 Leave a comment

Oltre 900 concorrenti di cui 138 donne, con un età che varia tra i 17 e i 79 anni, in rappresentanza di 42 nazionalità, parteciperanno alla 26° edizione della Maratona delle Sabbie, prevista dal 1 al 11 aprile prossimo, nel magico paesaggio del deserto marocchino. Sette giorni durante i quali i maratoneti dovranno essere autosufficienti, gestire al meglio gli sforzi, la fatica e riposo, affrontando a volte delle temperature che si avvicinano ai 48° con tempeste di sabbia che rendono la visibilità nulla. Questa affascinante maratona venne creata nel 1986 ed ha riunito, in 25 edizioni, oltre 11.000 concorrenti. Un appuntamento imperdibile per i nuovi Indiana Jones, per i patiti della resistenza e dei fautori della conoscenza dei propri limiti. Questa prova sportiva di altissimi livello, anno dopo anno, grazie anche all’Alto Patrocinio di SAR Mohammed VI, sta conoscendo un successo unico in tutto il pianeta. I partecipanti dovranno percorrere 250 km in stile libero, ripartiti in sei tappe da 20 a 80 km, tra cui una no-stop da percorrere di notte. Questo periplo sarà seguito da 400 persone di  cui 50 medici, 30 specialisti in logistica e 28 controllori e i test antidoping saranno effettuati conformemente alle norme della Federazione internazionale di atletica (AAF). Questa edizione avrà una copertura mediatica in oltre 200 paesi ed avrà una forte componente solidale e  sociale nelle città di Tinghir e a Zagora. Secondo gli organizzatori, la competizione vedrà contendersi il titolo tra il marocchino Lahcen Ahnsai, autore di 10 vittorie, e numerosi pretendenti che arriveranno dalla Spagna, dalla Francia, dall’Italia e dalla Giordania. Il Marocco sarà rappresentato da 24 concorrenti.  Un dispositivo di trasmissione satellitare sarà messo a disposizione per i giudici che potranno cosi’ avere la posizione esatta dei partecipanti che sarà visulizzata su di una piattaforma web online. L’itinerario di questa maratona, una delle più difficili al mondo, vedrà situazioni differenti come piste, palmeti, montagne, fiumi e deserto.

Fonte: My Amazighen

 

Marocco, turismo alle stelle

March 14, 2011 Leave a comment

L’attività turistica ha iniziato l’anno 2011 con delle performances eccezionali. Questa evoluzione si è accentuata in un contesto segnato dalle forti tensioni politiche che cavalcano il mondo arabo e l’Africa del nord in particolare (Tunisa, Egitto, Libia, Yemen, Baharain ecc..).In primis, la rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, seguita da quella egiziana e  a seguire   tutte le manifestazioni nel mondo arabo, non hanno avuto incidenze sugli arrivi dei turisti con destinazione Marocco. Un indicatore che spiega bene la percezione positiva dei turisti e dei tour operators sul Marocco. Questa tendenza positiva è ancora valida per il mese di febbraio anche se il test si avrà per le prenotazioni di Pasqua.  Gennaio ha visto un incremento di turisti del 15% rispetto allo stesso mese del 2010 e un incremento del 19% sulle notti occupate. Agadir si è accaparrata il 30% del totale con oltre 1.000 notti addizionali (+35%). Il trend è continuato su Marrakech (+12%), Casablanca (+13%), Rabat (+15%) e Ouarzazate (+11%). Incrementi meno importanti si sono avuti a Fés e a Tangeri con rispettivamente un +4 e un +7%. In media, il tasso di occupazione delle camere si è situato ointorno al 39% nel mese di gennaio. Come  paesi emettitori la sorpresa è l’Italia che ha contribuito al full degli Hotels (39%), seguito dalla Germania (25%), i francesi con il 25% e il resto agli spagnoli, in ultima posizione. Per il primo mese dell’anno qualcosa come 1,06 milioni di passeggeri internazionali hanno transitato negli aereoporti marocchini e di questi più della metà all’aereoporto Mohammed V di Casablanca; segue Marrakech e Agadir. Sul fatturato, mese di gennaio parlando, si è visto un incremento del 9,3%,  che da 3,5 miliardi di Dh nel gennaio   2010 si è portato a 3,8 miliardi nel 2011. Sul fronte tunisino, diretto concorrente del Marocco, da segnalare la bella idea relativa al marketing per rilanciare l’attività turistica del paese scosso dalle turbolenze politiche dei mesi scorsi. Gli slogan principali del 2011 sono : “Venite ad investire in un paese 100% democratico !” e  ”Venite a sentire il profumo di  gelsomino“. Originali i tunisini!

Fonte: My Amazighen

 

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Marocco, welcome to Ouallywood!

March 8, 2011 Leave a comment

Una luce straordinaria, paesaggi diversificati, tariffe competitive…Ouarzazate seduce sempre più i professionisti della settima arte. In certi periodi dell’anno è sufficiente passeggiare per le vie della città per capire cosa si sta girando. Qualche tempo fa si incontravano, cosa inabituale, tantissimi barbuti, che erano figuranti per un film che si svolgeva in Afganistan. Qui, gli abitanti vivono al ritmo del cinema e la città è in fermento per una mega-produzione che partirà nel mese di marzo, il sequel di “Alien“ con la regia di Ridley Scoot, che dopo aver girato qui “Il Gladiatore” nel 2000 è diventato un habitué del Marocco, creandosi la fama di regista che paga bene i figuranti e i primis per la sua gentilezza. Gli ingressi economici dei films sono diventate delle risorse essenziali non solo per la capitale del cinema del sud marocchino, Ouallywood, cosi’ battezzata recentemente dal Financial Time, ma per tutto il reame nel suo insieme. Uno dei più grandi studios di Ouarazazate non si è dato per vinto davanti alla recente crisi economica mondiale e ha sfoderato la sua professionalità diventanto in assoluto il più grande studio open air del mondo. Situato tra la città, arrivando da Marrakech, e tra la strada delle Kasbah, lo studio CLA è uno dei più recenti; propone dal 2005 due plateaux, i più importanti d’Africa, che permettono anche riprese in interni. In questa struttura sono presenti scenografie impressionanti, tra cui un bacino d’acqua che permette di simulare scene in alto mare, vestigia delle riprese di un remake di Ben-Hur per la televisione. Creato nel 1985 possiede da numerosi anni un allure spettacolare. Si entra attraverso una muraglia che ricorda quella di Marrakech e ci si trova al cospetto di enormi statue egiziane incrostate. Servirono alla scenografia di Missione Cleopatra, il grande successo della serie Asterix, girato a Ouarzazate nel 2001. All’interno, si puo’ visitare un quartiere di Gerusalemme (resti delle scenografie di Kingdom of Heaven, di Ridley Scott), un tempio tibetano (utilizzato per le scene di Kundun, di Martin Scorzese) o ancora alcune costruzioni romane (per telefilms italiani). Questi elementi di decoro impressionanti sono inseriti in 160 ettari di terreno semi-desertico che possiede lo studio da molto tempo. La quasi inesistenza di pioggia permette di conservare i più spettacolari mentre gli altri vengono distrutti dopo le riprese. Le autorità comunque intendono proseguire sulla strada della sinergia tra cinema e turismo con la manifestazione Moviemed, una serie incontri per attirare visitatori avidi di ritrovare dal vivo le scenografie dei films celebri che amano. Un museo del cinema colmo di vestigia e di materiali di ogni epoca è stato recentemente aperto nel cuore della città per offrire una retrospettiva importante di tutti films che sono stati girati nella Hollywood del Marocco. Ouarzazate, che letteralmente significa ”senza rumore” in berbero (da qualche tempo è anche chiamata ”silenzio, si gira !“) aumenta di anno in anno la sua vocazione di città internazionale del cinema, grazie a una serie di fattori quali la luce, spazi immensi e paesaggi diversificati con, il deserto dietro l’angolo (deserto di pietra,hammada), e poco più lontano il deserto di dune , e ancora lo sfondo di montagne innevate e edifici spettacolari come il celeberrimo Aït Benhaddou, ksar fortificato medioevale, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Ma oltre a questi capolavori della natura sono le ”risorse umane“” competenti e sempre disponibili, come alcun artigiani locali abituati a costruire scenografie e costumi.  Molti i tecnici preparati del cinema diventati ancor più professionali, e grazie alla composizione multietnica della popolazione, figuranti in numero illimitato capaci di incarnare uomini e donne di origini diverse e di tutte le epoche. Un accenno anche al sostegno dello stato, che facilita a livello burocratico i lavori e garantisce una libertà di creazione, pensiamo a Sex and the City 2 censurato a Abou Dabi e girato poi nelle sue scene più bollenti in Marocco. E last but no least, delle tariffe molto attrattive; il costo delle riprese scende di molti punti percentuale rispetto all’Europa, sino al 40% meno e oltre il 60% rispetto agli USA. E i risultati di queste politiche sono evidenti: secondo M.me Saloua Zouiten del Centro cinematografico marocchino (CCM), il Marocco ha accolto tra il 2006 e il 2010 le riprese di 140 produzioni per un investimento di 250 milioni di euro, con una media di 50 milioni annui.  L’indotto ha di fatto creato diverse società con sede a Casablanca, Marrakech, Tangeri e Ouarzazate che organizzano e propongono i loro servizi alle società di produzione americane o europee.

Fonte: My Amazighen

 

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