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Boukhari Bou Dmia, l’ultimo custode del sapere

October 18, 2012 Leave a comment

Si chiama Boukhari Bou Dmia e in una Kasbah/fortezza non lontano da Tiznit, nell’Anti-Atlas, custodisce i segreti dei suoi antenati, che controllavano le rotte carovaniere del Sahara. “C’era una volta…”, potrebbe iniziare cosi’ la storia del Regno di Illigh che ha come protagonista principale un sant’uomo che rispondeva al nome di Sidi Ahmed Moussa, osannato dalle folle che per ascoltarlo percorrevano lunghi viaggiestenuanti da luoghi lontani. Mori’ nel 1549 e uno dei suoi innumerevoli nipoti, lungimirante, penso’ di trasformare questa eredità ”sovranaturale” in un Principato che per ben tre secoli rivaleggio le sue enormi ricchezze con i sultani di Marrakech. Tutto questo potere e tutte queste ricchezze nascevano da un unica, lunga, desertica pista che si perdeva tra i picchi dell’Atlas e che attraversando il Sahara raggiungeva il sogno: Timbuctù. Nella Kasbah, fatta di terra, paglia e sudore, un lungo porticato che rompeva i raggi ardenti e voraci del sole; colori sgargianti come il giallo dello zafferano, bene prezioso, e l’ocra delle montagne. Sotto queste arcate sedevano i notai, che registravano i preziosi carichi delle lunghe carovane di cammelli che qui trovavano rifugio, accoglienza e commercianti pronti a mercanteggiare i rari e preziosi carichi d’oro, di spezie e di schiavi, dopo lunghi mesi di deserto che brucia e arde l’anima. Illigh era uno Stato potente che all’inizio del XIX°secolo possedeva un capitale pari a 10 tonnellate d’oro puro, oltre ad un esercitocombattivo e temerario, composto da migliaia di cavalieri berberi amazighe israeliti, oltre ad una guardia nera africana, feroce e senza scrupoli, simile a quella dei sultani. A partire da questo Stato si controllavano tutti gli spostamenti di merci e persone sino a Mogador, l’attuale Essaouira, dove grandi navi attendevano le merci per partire verso l’Europa, avida di spezie e tessuti pregiati. Nella fortezza di Illigh uno scrigno di sapere, di documenti, di pergamene rare, provenienti da tutta l’Africa. Contratti commerciali, discendenze dei signori di queste terre aride, cataste di bauli che cercano di proteggere manoscritti vergati su pergamene in pelle di leone. Alberi genealogici che risalgono a famiglie israelite e amazigh e leggerli, toccarli delicatamente, aprirli con un soffio d’alito, significa entrare nella storia magica, irreale, antica e struggente di tanto tempo fa, quando esisteva un Principato leggendario, oggi quasi sconosciuto e degno di essere valorizzato e tramandato alle future generazioni. Pareti di fango, chiaroscuri che si stendono pigri sulle volte di questi magazzini preziosi e unici,  5.000 esistenze passate che hanno lasciato traccie indelebili sul nostro futuro. Come in un film, nel silenzio assordante di un pomeriggio d’estate, ai lati del cortile, il rumore ovattato di centinaia di schiavi neri affatticati, legati a catene che mai saranno spezzate, merci accatastate che brillano al loro futuro lontano,  jellaba azzurri orlati di nero, perle e coralli di mari lontani,  e la voce profonda del muezzin che si staglia nell’orizzonte a rivendicare il momento di Dio. Alzi gli occhi, e su di un altipiano accecato dalle nubi, sul Jebel Agouti, 1,5 km da Illigh, si staglia il cimitero israelita, testimonianza di una comunità che da queste parti ha lasciato segni di ricchezza, laboriosità e ingegnio. Grandi studi su questa comunità sono fatti effettuati da Paul Pascon, conoscitore profondo della zona, deceduto poi in Mauritania nel 1985 a causa di un incidente stradale.

Il Douar d’Illigh si trova a 10 km dalla pista di Tachtakt. Da Tiznit sono presenti alcune indicazioni. L’insieme della costruzione è composta da una mellah (quartiere ebreo) e da un granaio collettivo in pisé (terra e paglia) con camere e magazzini. Il tutto circodato da mura di protezioni con quattro porte d’acceso. E’ visitabile, chiedete di Boukhari Bou Dmia, custode del Museo.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

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Tioumliline, luogo magico dell’Atlas dove natura e spirito si incontrarono

October 8, 2012 Leave a comment

Nell’autunno 1952, uno sparuto gruppo di monaci benedettini lasciarono il sud della Francia per installarsi nel cuore del Medio Atlas, a 4 km da Azrou. Il monastero di Tioumliline venne costruito nel bel mezzo di una foresta, a 1600 mt di altitudine, e porta il nome della sorgente che alimenta Azrou. I padri di Tioumliline  costituirono la prima comunità religiosa cristiana in Marocco, iniziando un cammino di preghiera, di lavoro, di silenzio e di austerità. Oggi, il monastero sta cadendo in rovina, i tetti sfondati, i vetri completamente distrutti, i muri crollati. Soltanto i pastori vagano con le loro greggi laggiù, sostituendo le grida dei bambini con i belati degli ovini. I monaci, lontani dall’idea di vivere reclusi, accolsero ed allevarono 50 bambini del paese, orfani abbandonati da tutti. Un dispensario, diretto da un monaco medico, aiutava anche la popolazione con consultazioni pediatriche e di puericultura. Il monastero diventò anche un albergo per i visitatori di passaggio sull’Atlas e contava 17 camere, dei piccoli bungalows e un camping durante la bella stagione. Studenti, appassionati di montagna, pellegrini e visitatori, il monastero riceveva anche la visita di personalità di spicco sia politiche che intellettuali. A partire dal 1956 numerose conferenze internazionali vennero organizzate al monastero, animate da eminenti intellettuali e teologi dell’epoca. Educazione e sviluppo erano all’ordine del giorno e queste riunioni erano condivise con i più alti responsabili marocchini e stranieri. Nazionalisti e artisti si ritrovavano all’ombra dei secolari cedri, come Medhi Ben Barka o il pittore Jilali Gharbaoui, che possedeva un atelier di pittura sul posto. Da non dimenticare che il monastero era anche un centro intellettuale per i giovani con una importante biblioteca che era disponibile a tutti gli studenti di Azrou. Oggi tutti questi libri sono in balia degli ovini e delle intemperie o ancora per accendere il fuoco. Questa oasi di pace e di natura era in primis, uno spazio di libertà individuale per tutti gli studenti e questo decretò  la sua fine. Gli attori politici dell’Istiqal accusarono i monaci di voler conventire al cristianesimo la popolazione e il monastero venne chiuso nel 1968. I membri dell‘Associazione degli Anziani di Azrou, ricevuti dal defunto Hassan II, chiesero di poter trasformare il monastero in una scuola di “Acque e Foreste”, come racconta nel suo libro “Il collegio di Azrou, la formazione di una élite berbera civile e militare in Marocco 1927/1959“, l’ex studente Mohamed Benhlal. L’autore descrive l’entusiasmo di SAR Hassan II per il progetto che venne poi abbandonato in favore della apertura della scuola a Salè, lasciando Tioumliline all’abbandono. Un pezzo di storia del Marocco che si perde, senza tenere conto dell’importanza culturale di questo luogo magico, incastrato nell’Atlas, dove la natura e lo spirito umano libero si incontrarono, tanto tempo fà…

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

Marocco, crociera gay con scalo a Casablanca

June 11, 2012 Leave a comment

Il primo luglio prossimo attraccherà al porto di Casablanca una nave da crociera con a bordo 2100 passeggeri LGTB, europei e americani,  che visiteranno la città bianca. Si tratta di una delle tante crociere dedicate ai gay e alle lesbiche che amano viaggiare per mare e che potranno visitare, tra le tante cose, la spettacolare  moschea Hassan II, luogo di culto islamico aperto al pubblico in orari prestabiliti.  Gli organizzatori dell’evento promettono ai loro passeggeri istanti magici sulle spiagge casablanchesi, negli esotici souks della medina e nel quartieri art-déco della città atlantica. Seguirà una visita lampo a Marrakech per proseguire, l’indomani, a Cadige, in Spagna. La nave partirà da Barcellona il 29 giugno durante il quale si toccheranno le città di Casablanca, Cadige, Ibiza, Valencia e ritorno su Barcellona. La notizia è trapelata solo da poche ore e non mancherà di creare un forte dibattito nel paese, considerando due fattori non di poco conto: un governo in carica filo-islamico e una legge che condanna l’omosessualità (art. 489 del C.P.) con pene che variano dai sei mesi ai sei anni di carcere, senza condizionale. Staremo a vedere, certo è che il fattore economico rivestirà un aspetto importante in tutta questa vicenda considerando il potere d’acquisto di 2.100 persone a spasso per la città, sicuramente in vena di shopping esotico, in un periodo dove l’economia del paese è allo sbando e il turismo in forte calo.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

Salalah e il Dhofar, fascino dell’Oman in estate

SALALAH E IL DHOFAR: IL FASCINO DELL’OMAN IN ESTATEFestival ed eventi ogni anno attirano più di un milione di visitatori nel sud del SultanatoMilano, 23 aprile 2012 – La popolazione dell’Oman si concentra a sud, nel Dhofar, una regione che mescola la pianura costiera, gli altopiani e una catena montuosa: cause queste, del suo clima caldo e umido che lo rende la regione meno afosa del Sultanato dell’Oman. Famoso anche per la sua produzione d’incenso, d’estate il Dhofar si anima con feste ed eventi: da non perdere il Khareef Festival o Salalah Festival che ogni anno attira più di un milione di visitatori da tutti i paesi del Golfo Arabo.
Il mese di luglio in Oman è sinonimo del Salalah Tourism Festival, l’evento annualeche celebra le ricchezze culturali e paesaggistiche del Dhofar, meta turistica privilegiata dell’Oman in estate, quando le temperature sono più fresche che nel resto del Paese. Il Festival è un’eccezionale vetrina per conoscere la storia, la cultura e le tradizioni omanite oltre che una bella opportunità per scoprire ilKhareef, la stagione fresca che contribuisce ad alimentare la sua rigogliosa vegetazione. Il festival inizia a metà luglio e si conclude a fine agosto e Salalah, la capitale del Dhofar, in estate diventa un teatro all’aperto per concerti, spettacoli folcloristici ed attività per le famiglie con bambini, fra cui il pittoresco festival dell’aquilone. Seconda città dell’Oman per importanza e popolazione, Salalah si raggiunge con voli locali in partenza da Muscat, la capitale dell’Oman, che è statanominata “Capitale turistica del mondo arabo nel 2012” dai ministri del turismo della Lega Araba.
L’estate nel Dhofar è anche sinonimo della raccolta dell’incenso: è emozionante ammirare i beduini durante la raccolta della resina pastosa che ha fatto la ricchezza del Sultanato nell’antichità e nel Medioevo. L’estrazione si fa in maggio e giugno, la lavorazione durante l’estate, per essere poi pronta a settembre per il grande mercato dell’incenso.
L’Antica via dell’Incenso con gli alberi di Wadi Dawkah e l’oasi di Shisr-Wubar oltre all’antico porto di Khor Rori sono protetti dall’UNESCO come patrimonio dell’Umanità. La strada dell’incenso è una delle arterie lungo la quale sono venuti in contatto mondo lontani e diversi fra loro: Europa e India, Africa e Asia, facendo transitare cultura e scienza, e facendo fiorire il commercio dal la penisola arabica al Mediterraneo, partendo dall’Oman, passando per lo Yemen, l’Arabia Saudita e la Giordania. La via dell’incensoparte da Salalah e si dirige verso il nord ovest. Il Boswellia, l’arbusto da cui si estrae l’incenso, cresce nei pressi di Rekyhut, al confine con lo Yemen: dopo la raccolta della resina e la sua lavorazione in incenso, la produzione viene raccolta a Sumhurum, città in cui viveva secondo la leggenda la Regina di Saba e da cui partivano le spedizioni di incenso dirette al Mediterraneo. Le rovine di Sumhurum, risalenti al I sec. AC, si trovano sul litorale orientale di Salalah, nei pressi di Khor Rori, pittoresco fiordo desertico lambito da una sottile lingua di sabbia interrotta dal mare.
Ricca di cultura e tradizioni, la regione del Dhofar è nota anche per il deserto Roub Al Khali e la città perduta di Ubar; le spiagge di Mughsail e il famoso Wadi Darbat, gli scavi di Taqa e le vestigia nella via dell’incenso nel porto regio della regina di Saba, annoverata anche fra i siti segnalati Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Lambita dall’Oceano Indiano, la regione del Dhofar ha spiagge meravigliose e vanta un’offerta alberghiera varia e in fase di sviluppo, fra cui il resort Salalah Marriott Resort.
Oman, Riviera d’Oriente dell’Oceano Indiano
Il Sultanato dell’Oman è situato nella porzione sud-orientale della penisola arabica, ha un’estensione maggiore dell’Italia con i suoi 309.500 km², ma conta solo 2.400.000 abitanti. Punto di incontro tra l’Asia e l’Africa, l’Oman è un paese montuoso circondato da deserti che si affaccia sull’Oceano Indiano e sul Mar d’Arabia. Caratterizzato da 3 climi diversi, temperato, desertico e tropicale, l’Oman si raggiunge in meno di 8 ore di volo dall’Italia ed è a sole +3 ore di fuso (+2 quando in Italia vige l’ora legale). Il Sultanato ospita diversi siti annoverati fra i patrimoni UNESCO e interessanti percorsi culturali come la via dell’incenso, nella regione del Dhofar. La capitale Muscat, i wadi e le mo ntagne, il deserto e i piccoli villaggi sono i guardiani di antiche tradizioni e dell’affascinante natura del Sultanato. Quasi fosse sospeso nel tempo, l’Oman si apre al moderno con un occhio di riguardo per le proprie tradizioni: sport estremi e animati souq, lussuosi resort con moderne SPA convivono con antiche fortezze e tradizioni dei popoli del deserto.

AIGO – Ufficio del turismo Sultanato dell’Oman
telefono 02 89952633 
http://www.omantourism.gov.om
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Place Jeema el Fna, tra mito e utopia

April 11, 2012 Leave a comment

Questa non è l‘Uganda. Qui non c’è nebbia, spessa e incantatrice che rotea attorno alla montagna della Luna. Neppure l’acqua è presente, come nel lago Vittoria. Nessun animale selvaggio che beve guardingo in una pozza d’acqua vicino al Okavango. Qui non c’è nessun fiume che trasmette messaggi lasciati da un antica civiltà. Nè mare misterioso che racconta storie di naufraghi e pirati. Nè neve perenne come quella del Kilimangiaro. Nè distese sterminate di sabbia come quelle dell’occidente africano. Nè dune di forma capricciosa come quelle del deserto sahariano. Questa è un Africa diversa, sensibile, vicina, amica, piena di incanto. Ancestrale e miracolosa. Duttile e sognatrice. Marrakech non è più la stessa, è vero. Il Marocco è cambiato. Però la Place Jeema el Fna è sempre lì, imperterrita, semplice e complicata, sempre fedele alle sue origini. La Place è un sogno plurale, a volte vari sogni confusi. Perchè la Place soprattutto confonde, a volte ubriaca,  l’avaro si prodiga, il malato d’amore si sana, il misogino si trasforma, il pretenzioso eloquisce, il cretino si addormenta, e cosi’ all’infinito. La Place non ha lingua ma le parla tutte. La Place è sonorità ed è muta, pulita e sporca, calda e gelida, temeraria e codarda, e cosi’ all’infinito. Non ha nazionalità, è per tutti quelli che la sentono. È la Piazza del Mondo. Uno spazio aperto. Canto religioso che si leva carico di speranze. Vento dell’Atlas che solleva la polvere accumulatasi durante le ore di canicola. L’asfalto arde. Ascolti zoccoli di cavalli che rimbombano nel suolo liquefatto. In questo spazio assente non c’è nulla, a volte tutto. Sei con tutto il mondo e sei solo. La grandezza della Place risiede nella trasformazione delle persone. Non ci sono schiavi nel sogno. Tutti noi siamo parte della magia e ci convertiamo per un istante in meri attori, semplici marionette di questo teatro vivente, personaggi infine, che esistono per qualche Dio improbabile che si diverte lassù nel cielo. Alla fine dei conti la città e la Place furono create perchè Dio sapesse di cosa parlavano i marrakchis; anche a Dio piace la Storia. La Place è un riflesso del mondo, un riassunto della vita stessa. Succede alla Place, di essere ad un passo da incontrare o perdere il Paradiso, di separarsi per sempre dalla propria ombra e aggrapparsi al cuore, per finire di morire del tutto.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

Tangeri, viaggio tra mondi paralleli

March 27, 2012 Leave a comment

Il portiere mi apre la reception e rimane un poco interdetto. Conosceva vagamente William Burroughs di nome e non comprende il mio interesse per la camera n.9 dove visse e scrisse Il pasto nudo. Una camera banale, un lavabo, un letto, un armadio e diversi buchi nel muro per ricordare che lo scrittore americano era un adepto del tiro con la pistola. Dalla finestra si vede il mare e l’ avenue d’Espagne, la Promenade des Anglais di Tangeri. L’Hôtel El Muniria o Villa Delirium, come lo chiamavano i beatniks che lo avevano eletto a loro rifugio, non figura nelle guide come luogo indimenticabile del turismo letterario a Tangeri. Tangeri, luogo di appuntamenti per gli scrittori della beat generation, venuti qui a respirare boccate di libertà, di haschic o di oppio. Jack Kerouak e Allen Ginsberg hanno camminato nella medina gustando forse hamburgher insaporiti di kif, si sono riempiti di pasticcini al miele e hanno tirato tardi nei caffè del Petit Socco (piccolo mercato). “E’ uno dei rari posti nel mondo dove si puo’ fare quello che si vuole” proclamava Burroughs. A Tangeri, ci si arriva  per una storia d’amore, per un rimpianto, per niente e per tutto. La città custodisce l’impronta della letteratura vagabonda e tante ombre del passato. Non si contano più i visitatori che hanno scritto diari di viaggio o romanzi in questo luogo ingolfato di storia. Sulla terrazza di uno dei caffè della piazza del Petit Socco, per esempio, batte ancora il cuore della medina, colmo di sentimenti antichi e di sguardi lancinanti, ancora emozionanti. Alla Fuentes, dove Tennessee William, Paul Bowles e Djuna Barnes erano degli habitué, o al Tingis frequentato dai beatniks, bisogna sedersi e guardare. Il Petit Socco è un teatro della vita. Tutta la medina viene qui a mostrarsi. Tennessee William e Gore Vidal stavano qui per dragare i ragazzi, Errol Flynn le ragazze, i Beatles invece per comprare l’hashic. La  sede della Delegazione Americana, unico monumento storico classificato fuori dagli Stati Uniti, conserva nel suo Museo una sala dedicata a Paul Bowles. L’autore di Un thè nel deserto sta a Tangeri come Byron alla Grecia e Jack London all’Alaska, un bagliore eterno. La porta del Sahara è al centro della sua esistenza e delle sue opere. “Il mio soggiorno doveva essere di corta durata. Non avevo scelto di vivere a Tangeri in modo permanente; questo è successo tutto da solo“, confido’ Paul Bowles dopo essere sbarcato una prima volta a 19 anni, nel 1931, quando il kif era ancora di libera vendita dai tabaccai. Tangeri lo conquisto’ al punto di farlo restare tutta la vita. Si è spento nel 1999, lasciando le sue valigie ad attenderlo per sempre, alla Delegazione Americana. Tangeri ha lo charme indefinibile di Trieste, di Alessandria d’Egitto o di Valparaiso. La letteratura non si è mai installata nei suoi muri. A partire dal XIX° secolo gli scrittori vi giunsero di soppiatto: Edith Wharton, Colette, Mark Twain, Pierre Loti, Paul Morand, Gore Vidal, Tennessee Williams, Somerset Maugham, Saint-Exupéry, Joseph Kessel, Henry de Montherlant, Jean Genet.. Nel suo Impressioni di viaggio, Truman Capote consigliava: ” Prima di partire ricordatevi di queste tre cose: fatevi vaccinare, ritirate tutti i vostri risparmi e dite addio ai vostri amici“. Buongiorno Tangeri la bianca. Una città che si offre su sette colline, “sistemata come una vedetta sulla punta più a nord dell’Africa“, come disse carinamente Pierre Loti. Per niente Africa e molto di Europa. Sino al suo reingresso nel Marocco, nell’ottobre 1956, Tangeri beneficiava di uno status particolare di protettorato: nove potenze la governavano, quattro monete, tre lingue ufficiali, arabo, francese e spagnolo. La città è rimasta un assemblaggio di mondi paralleli, architetturalmente e umanamente. La collina residenziale di Marshal e simile alle città alsaziane, cottage brittanici e case di agricoltori come in Louisiana. Ville ispano-moresche, normanne o basche vestono il quartiere della Montagna. Nella medina, i derb si riempono di impasse oscuri, le piccole strade in salita conducono alle terrazze nascoste. La Kasbah, cittadella del potere, a strabiombo con i suoi grovigli di costruzioni alla Escher, in una prospettiva alla De Chirico. I continenti si amalgamano, i destini si incontrano. Le strade si chiamano Vélasquez, Louisiana o Shakespeare, i viali Paris o Pasteur. Un paese della cuccagna per gli occidentali dai cuori friabili. I commercianti sono indiani, i muratori spagnoli, i cordai ebrei, i droghieri musulmani, i pasticceri francesi, gli aristocratici inglesi e gli spioni del mondo intero. Cristiani, ebrei e musulmani si ritrovano nella medina, parlano il tangerino, un mélange di spagnolo e arabo. La comunità spagnola, che si attesta su 50.000 persone dopo la guerra civile, si sente a casa. Nel vecchio quartiere spagnolo che domina il porto, a due passi dall’Hôtel El Muniria, un barbiere appoggiato all’ingresso del suo salone, mi indirizza un buenos dias.  Boulevard Pasteur, l’arteria principale, dove gli abitanti si ritrovano alla sera sulla Terrasse des paresseux (terrazza dei pigri), davanti allo stretto di Gibilterra, per scrutare l’orizzonte dove il profilo della Spagna si avvicina o si allontana. Ieri, i contadini, con i loro muli carichi di prodotti della terra, si fermavano laggiù per riposare prima di continuare verso la piazza del Grand Socco. Qui si è  scritto la Storia: è  su questa piazza che Mohammed V mise fine al Protettorato. Questa vasta distesa separa la Tangeri mitica, con la sua medina del XII° secolo piegata sui suoi labirinti di strade strette, dalla Tangeri contemporanea immaginata dai francesi e installata su larghe avenues. Ieri, al Grand Socco, incantatori di serpenti, scrivani pubblici, commercianti di khôl e venditori di pane intrecciato si confondevano in un incredibile brusio; ai giorni  nostri, i commercianti e gli sfaccendati si uniscono agli automobilisti e agli autisti di taxi nello stesso capharnaüm. Dopo la fine del Protettorato, la città non era altro che una borgata del Marocco che navigava nei suoi bei quartieri e nei suoi larghi viali. Le grandi fortune disertarono la piazza. Tangeri, che non viveva d’altro che dei loro capricci e delle loro grandezze, entro’ in una lunga notte. Hassan II, che non la portava nel cuore per via della sua ribellione, mai domata, alla monarchia assoluta, la accantono’. Tangeri declassata a difetto di un Paese. Il cinema Rif, tutto nuovo e scintillante, domina la piazza e l’ingresso della medina. La sua sala Art Déco inaugurata nel 1948 ospita una cinemateca, una biblioteca e un bar. Al posto di opere hollywoodiane, si proiettano film marocchini e dei film detti “di genere” che hanno contribuito al mito. Tangeri, paradiso dello spionaggio, luogo di tutti i traffici e di tutti i piaceri. Roteante, proibita, noir. La filmografia si riassume in una ventina di lungometraggi, la maggiorparte di serie B: Missione a Tangeri, Volo su Tangeri, Guet-Apens a Tangeri.. La morte che rode, quello che si vede in La Môme vert-de-gris, un polar del 1952 con Eddie Constantine nel ruolo di  Lemmy Caution, agente dell’FBI, o in Uccidere non è un gioco, un James Bond del 1987. Un film, uno solo, le rende omaggio, è l’indimenticabile “Un the nel deserto” di Bernardo Bertolucci che si svolge nei luoghi reali come la Villa de France, l’Hôtel Continental, la strada di Tétouan o il Caffè Colon. Questi luoghi hanno conosciuto tempi migliori. La moribonda Villa de France, dove soggiorno’ Delacroix, domina un giardino a terrazze lasciato all’abbandono. Delacroix e Matisse l’hanno dipinto; Loti, Dumas, Montherland e Kessel lo descrissero nei loro romanzi. E prima di Bertolucci girarono alcune scene Julien Duvivier e Andrè Téchinè. Alla reception, un grammofono che si accompagna a un telefono degli anni ’30. L’Hôtel è rimasto nel suo succo, integro, e mi rallegro!. Altre costruzioni si degradano, come il Gran Teatro Cervantes e l’Hôtel Cécil dove soggiorno’ Michel Foucalt. Tangeri è un luogo di memorie che bisogna preservare. E’ imperdonabile, mi chiedo se diventerà un Paradiso perduto? I promotori immobiliari sembrano decisi a toglierle tutto il suo charme, le autorità preferiscono ai viaggiatori un turismo di massa. E se i tangerini sono colmi di nostalgia di quell’era di prosperità e di cultura del secolo scorso, la città invece vive un nuovo sogno. Dopo cinquant’anni di Purgatorio, Tangeri rinasce dalle sue ceneri. Mohammed VI, chiamato anche M6, vuole restituirle il suo prestigio e a Tangeri ha riservato la sua prima visita ufficiale. Il Re è un habitué di Tangeri, non solo per fare jogging o jet-ski. I progetti abbondano: nuovo porto, zona franca, infrastrutture stradali, complessi turistici. Il perimetro urbano, che si ingrandisce ogni giorno per accogliere oltre un milione di tangerini, tende a soffocare la campagna. La città sta diventando un oggetto di coinvolgimento. Alcune celebrità si sono installate: Renaud, Bernard-Henry Lévy, Francis Ford Coppola e Richard Branson (Patron della Virgin), manifestando un innamoramento totale per la medina o dei suoi quartieri di Marshal o della Montagna. Cosa sarà di questa città culto? Una nuova Marrakech? Una  nuovacittà fashion con il suo pseudo souk, le sue lampade di Aladino, le sue babouches, le sue Fantasie e i suoi ristoranti con danzatrici del ventre?. Ho paura.

Fonte: My Amazighen

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Rabat, nuovo parco zoologico immerso nella natura

March 9, 2012 Leave a comment

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Il nuovo parco-zoo di Rabat è stato inaugurato da un mese e l’affluenza del pubblico è stata notevole, premiando gli sforzi dell’amministrazione rabatina nel creare una struttura che di zoo ha veramente poco, quasi nulla. Passata la biglietteria automatica si ha la netta impressione di aprire un libro sulla giungla. Finiti i tempi delle gabbie anguste e soffocanti il concetto del nuovo zoo di Rabat è quello di fare coabitare gli animali, come in natura. Scrutando l’orizzonte del parco si intravedono  galoppare zebre e antilopi in tutta libertà. L’illusione ottica è talmente ben riuscita che si fa fatica a credere di essere in uno zoo. Con una capacità di 4.000 visitatori al giorno, il parco è andato in sold out qualche ora dopo la sua apertura. Successo totale.  Dopo lo smantellamento degli zoo di Casablanca e Témara, Rabat si è dotato di un parco zoologico nazionale degno di quel nome. La superficie totale del progetto è di 50 ettari di cui 27 già finalizzati. Il concept del parco propone al visitatore una full immersion nei luogi naturali della vita animale. L’idea del progetto rimonta al 2007, quando SAR Mohammed VI, in visita a Singapore, soccombe allo charme dello zoo cittadino. Di ritorno in Marocco, il sovrano diede le sue istruzioni per costruire una replica facendo appello al responsabile  dello zoo di Singapore, Bernard Harrison, per disegnare il concept generale. Finanziato grazie alla cessione di terreni dell’antico zoo di Témara al Gruppo immobiliare Addoha, questo faraonico progetto è costato la somma di 460 milioni di DH.   Grazie alla sua architettura innovatrice, il parco è costituito da un circuito che porta i visitatori attraverso cinque ecosistemi: le montagne dell’Atlas, la regione del deserto, la savana africana, la zona tropicale e la zona paludosa. Per spingere il realismo al suo massimo, i paesaggisti marocchini hanno dotato ogni zona della flora  autoctona. Oltre 120 specie animali sono state inserite in queste repliche della natura. Per occuparsi di tutto questo piccolo mondo, 80 persone si curano dello zoo con a capo un centro veterinario dove gli animali possono essere assistiti, senza dimenticare una zona di quarantena per gli animali importati o in degenza. L”equipaggiamento del centro veterinario permette di curare gli animali nella clinica o all’interno del parco stesso, onde evitare choc agli animali. Il parco poi dispone di cinque chioschi e sei ristoranti, di cui uno con vista su di una colonia di leoni.
Il parco propone ai visitatori la fauna selvaggia del Marocco, dell’Africa e quella subsahariana. Ma la star incontestabile dello zoo resta il leone dell’Atlas, con soli 25 esemplari esistenti. Un segno di buon augurio è stata la nascita di tre leoncini, l’undici dicembre 20011, portando così a 28 il numero del rarissimo leone.  Tutti gli animali che erano presenti nel vecchio zoo di Témara sono stati trasferiti nel nuovo centro e la collezione del parco è stata rinforzata con nuove specie come le giraffe e i rinoceronti, provenienti dall’Africa del sud. Ovviamente per procurarsi questi animali, i costi sono stati esorbitanti. I tre rinoceronti sono costati la bellezza di 10 milioni di Dh e per il loro trasporto il parco si è affidato ad una ditta russa specializzata in questo genere di operazioni. L’importazione di questi animali è molto complessa a livello giuridico e pratico. Un elefante puo’ costare oltre 500.000 DH se è nato in cattività ed è sufficientemente domestico per essere gestito in uno zoo. L’esposizione invece degli uccelli ha beneficiato  di un plus ultra tecnologico. Diverse voliere giganti sono state installate per permettere a molte specie di uccelli di volare in tutta libertà. I fili di queste voliere sono costituiti da un metallo intrecciato a mano per evitare qualsiasi ferita degli animali e facilitarne la loro osservazione. Ciliegina sulla torta, i visitatori potranno ammirare gli uccelli ornamentali come i pavoni e i pappagalli all’interno delle strutture. Osservare un ghepardo a cinque metri di distanza senza panico e in assoluta sicurezza; in effetti nessuna chiusura separa il visitatore dagli animali per dare l’impressione di guardare l’animale nel suo habitat naturale. Per garantire la sicurezza  il concetto  ha previsto dei fossati  e fili elettrici non visibili ad occhio nudo. Le dimensioni dei fossi sono state studiate in funzione dell’animale e alla sua capicità di salto. L’architettura del parco ha poi previsto dei bacini d’acqua che possono fermare tutti gli animali idrofobi.Questo sitema però non ha funzionato con le scimmie che a nuoto hanno raggiunto l’altra sponda disperdendosi poi nel parco. In tutti gli specchi d’acqua sono state aggiunte centinaia di carpe Koi cinesi che si cibano dei batteri che mettono a rischio la vita degli ospiti acquatici, come gli alligatori o gli ippopotami. Il controllo del cibo è affidato a mangiatoie e distributori automatici di alimenti per evitare qualsiasi tipo di problema. Qualche anno fa, nel vecchio zoo di Témara, una giraffa morì inghiottendo una penna stilografica trovata chissà dove. Una fattoria modello è stata approntata per tutte le scolaresche che potranno scoprire come si “fabbrica” il latte o si tosa una pecora per produrre la lana. Infine, entro il 2014, la superficie del parco conoscerà una estensione di oltre 20 ettari dove i visitatori potranno effettuare dei safari notturni e osservare le specie con attività notturne, come i leoni, i fennec o i facoceri. Il sito internet del parco zoologico di Rabat, per chiudere, è estremamente curato ed esaustivo, visitatelo.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

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Marocco, eventi da non perdere nel 2012

March 3, 2012 Leave a comment

MAROCCO: I FESTIVAL DA NON PERDERE NEL 2012
Cinema, gastronomia, musica e sport: i “must” dell’anno per scoprire il Marocco sotto 1000 prospettive
Il Marocco, oltre a paesaggi d’incanto e luoghi ricchi di storia, offre una moltitudine di eventi di ogni genere che permettono di scoprire l’anima più profonda attraverso danze, canti, competizioni sportive ed esibizioni, folklore e modernità.

SPORT
Rally Aïcha des Gazelles
17–31 Marzo, fra Parigi ad Essaouira
Fin dalla sua fondazione nel 1990, il Rally Aïcha des Gazelles celebra l’esaltazione dello spirito di determinazione dell’uomo. La sua particolarità consiste nell’essere l’unico rally rigorosamente al femminile e l’occasione richiama quindi donne di qualunque età e da ogni parte del mondo: le “gazzelle” hanno un’età compresa fra i 18 e i 65 anni e provengono da 33 diverse nazionalità che si incontrano nel deserto marocchino dove prendere parte ad una competizione all’insegna del rispetto delle comunità locali. http://www.rallyeaichadesgazelles.com
Trofeo Hassan II
22 – 25 marzo, Agadir
Agadir ospiterà la 39esima edizione del prestigioso trofeo Hassan II, che raduna i migliori golfisti al mondo sui green del Palais Royal Golf e del Golf de L’Océan. Istituito 40 anni fa dal Re Hassan II, l’omonimo trofeo garantisce uno spettacolo magnifico che regala emozione, tensione e sorprese in abbondanza. http://www.hassan2golftrophy.com
Marathon des Sables
6 – 16 aprile, Ouarzazate
Fin dalla sua istituzione nel 1986, la Marathon des Sables è conosciuta per essere una delle corse più impegnative al mondo a causa delle temperature che in questo periodo dell’anno nel sud del Marocco possono raggiungere i 50 gradi. La 27esima edizione radunerà più di 1000 partecipanti per una settimana di emozioni e successi. http://www.darbaroud.com
Race of Morroco
13 – 15 aprile, Marrakech
Il FIA World Touring Car Championship torna a Marrakech per la terza volta e porta con sé 20 ore di corsa non-stop, 120 auto ed altrettanti piloti. Delle vere e proprie star come Yvan Muller, Robert Huff e Mehdi Bennani prenderanno parte alla competizione e una serie di attrazioni inedite intratterranno gli spettatori. http://www.raceofmorocco.com

CULTURA
Biennale 2012
29 febbraio – 5 marzo, Marrakech
Aprirà le porte il 29 febbraio la quarta edizione della Biennale di Marrakech dal titolo “Surrender” che vedrà la partecipazione di artisti noti nel campo della letteratura, del cinema e delle arti creative.
Lanciata nel 2005, la Biennale di Marrakech è uno dei festival del Marocco che gode di fama internazionale, celebrando e promuovndo la cultura contemporanea e la creatività del Nord Africa.
Nel corso dei cinque giorni, artisti da più di 30 nazioni si riuniranno per presentare le loro creazioni. Alcune esposizioni saranno visibili fino al 3 giugno prossimo. http://www.marrakechbiennale.org/
Caftan 2012
Maggio, Marrakech
La prima edizione del Caftan, lanciata nel 1996, è stata possibile grazie all’iniziativa di Caractère e Femmes du Maroc, la principale rivista femminile del Marocco. Questa 16esima edizione sarà l’occasione per scoprire le nuove tendenze nel settore degli abiti femminili tradizionali. Il tema di quest’anno sarà per l’appunto “Caftani del Marocco”. Un evento di moda da non perdere!
Festival delle Rose 2012
Maggio, Ouarzazate
Il festival si svolge a Dadès, nei pressi di Ouarzazate, all’inizio della stagione primaverile quando il clima mite favorisce la raccolta delle rose. Il villaggio di El-Kelaa M’Gouna si accende in una vivace celebrazione interamente dedicata a questo fiore. Quest’anno il villaggio verrà ricoperto di petali di rosa ed esploderà di colori in onore della regina dei fiori, fra bouquet, danze, musica e parate floreali.
Festival della Commedia
6– 9 giugno, Marrakech
Dopo il successo indiscusso della prima edizione, Jamel Debbouze in compagnia dei più grandi nomi dello humour francese ed arabo tornerà ad animare le strade della città rossa con un programma davvero di primo piano. http://www.marrakechdurire.com
Spettacolo equestre Cheval d’El Jadida
Ottobre, El Jadida
Creato nel 2008, questo prestigioso spettacolo equestre invita a scoprire le più belle razze equine attraverso una serie di grandi eventi: competizioni, conferenze culturali e diverse esibizioni. Questo spettacolo diventa un’occasione imperdibile per incontrare altri appassionati e condividere momenti unici, in un ponte fra storia, sport e competizione. http://www.salonducheval.ma

MUSICA
Festival Mawazine
18 – 26 maggio, Rabat
L’undicesimo Festival Mawazine farà ancora una volta vibrare la capitale marocchina al suono delle musiche di tutto il mondo con concerti, esibizioni, gruppi musicali, danze e vari laboratori per un pubblico di più di 2 milioni di persone. Questo Festival riunisce delle vere e proprie leggende del pop, jazz e soul che giungono da tutto il mondo per condividere in Marocco attimi di fervore creativo. http://www.festivalmawazine.ma
Fès Festival delle Musiche Sacre del Mondo 
8 – 16 giugno, Fes
Il Festival musicale che amina ogni anno Fès è uno degli eventi più aspettati del calendario culturale di Fès. Una sinergia fra arte e spiritualità che quest’anno, in occasione della diciottesima edizione, darà vita al tema “re-incantare il mondo”, in onore del grande poeta persiano Omar Khayyam. http://www.fesfestival.com
Festival Gnaoua e World Music
21 – 24 giugno, Essaouira
A quasi 15 anni dalla sua prima edizione, il Gnaoua Festival attira ogni anno circa 400 mila persone che giungono in Marocco per assistere a quello che viene universalmente riconosciuto come uno dei più importanti festival musicali al mondo. Il festival ospita una grande varietà di artisti che coinvolge il pubblico eclettico del festival ai ritmi della musica Gnaoua, ormai simbolo della variegata eredità culturale degli Alizés. http://www.festival-gnaoua.net/festival_essaouira/pages/index.php
Festival TanJazz 2012
Settembre, Tangeri
Il più grande jazz festival del Marocco e momento saliente nel panorama musicale del Nord Africa, il TanJazz raccoglie artisti che provengono da circa dodici paesi al mondo. Per il tredicesimo anno consecutivo l’intera Tangeri vibrerà al suono del jazz: bar, hotel, pub, teatri, piazze… un must per gli amanti del genere! http://www.tanjazz.org

ARTE
Riad Art Expo
28 marzo – 1 aprile, Marrakech, Palais des Congrès
Riad Art Expo ha raggiunto le vette del mondo dell’arte e rappresenta ormai un punto di riferimento fondamentale per il Marocco: design, artigianato e creazioni uniche attendono circa 10 mila visitatori internazionali che durante l’ultima edizione hanno potuto incontrare più di 90 espositori. http://www.riadart-expo.com
Festival internazionale della gastronomia «Etoiles de Mougins»
14 – 16 settembre, Casablanca
Appuntamento importante nel mondo della gastronomia, Les étoiles de Mougins invita gli chef più rinomati della cucina francese e internazionale a Casablanca. Fin dalla sua istituzione nel 2006, l’attenzione e la partecipazione degli chef è stata un faro per il pubblico che ha potuto prendere parte a laboratori del gusto, dimostrazioni culinarie e conferenze. Il tutto con uno spirito di ospitalità e scambio creativo. http://blog.lesetoilesdemougins.com
Marrakech Art Fair
4 – 7 ottobre, Marrakech, Palazzo Es Saadi
La terza fiera annuale dell’arte avrà luogo al palazzo Es Saadi, mentre l’evento avrà risonanza internazionale è presenterà le ultime tendenze dell’arte moderna e contemporanea. Nel 2011 il festival ha ospitato 48 gallerie provenienti da New York, Mosca, ’Italia e Turchia ed ha stabilito un ponte artistico evidente con il Festival del Cinema grazie al conferimento di un ruolo di primo piano all’arte video ed alla fotografia.  http://www.marrakechartfair.com
Marrakech International Film Festival FIFM
Dicembre, Marrakech
Istituito nel 2000, il Festival internazionale del Cinema di Marrakech è il più importante evento dedicato alla settima arte in Marocco dove si sono svolte numerose produzioni internazionali. Per gli amati del cinema di tutto il mondo è un evento da non perdere sia per le pellicole presentate che per il parterre di personalità di spicco che richiama ogni anno. http://www.festivalmarrakech.info

Per maggiori informazioni sui festival e il turismo in Marocco:
http://www.visitmorocco.com
Credits:
Ente Nazionale per il Turismo del Marocco
Via Durini, 5 – 20122 Milano
Tel: 02.58303633
http://www.visitmorocco.com  –  http://www.marrakech.travel
info@turismomarocco.it
Informazioni sull’Ente Nazionale per il Turismo del Marocco (ONMT)
L’Ente Nazionale per il Turismo del Marocco è un istituto pubblico che cura l’attività di marketing per conto del Marocco quale destinazione turistica e si occupa di sviluppare attività strategiche volte alla promozione del Paese. L’Ente si propone di identificare mercati ad alto potenziale ed analizzarne le specificità al fine di cogliere il profilo, le preferenze e le abitudini d’acquisto dei potenziali turisti. Con questa attenzione ai mercati internazionali, l’Ente attua campagne pubblicitarie, iniziative stampa, public relations ed eventi per accrescere la conoscenza del Marocco quale brand e far sì che l’immagine del Paese raggiunga i vari target della popolazione. La sua azione, condotta in parallelo ed in stretta collaborazione con la distribuzione, è finalizzata a migliorare la quota di mercato mondiale detenuta dal Marocco nel segmento turistico. La sede centrale dell’Ente si trova a Rabat; i suoi 15 uffici rappresentativi sono distribuiti fra Europa, Nord America, Asia e Medio Oriente.
Per ulteriori informazioni: 
Ketchum – ufficio Stampa Ente Nazionale per il Turismo del Marocco 
Sara Gatti – tel. 02 624119.23 – sara.gatti@ketchum.it
Daniele Caso – tel. 02 624119.75 – daniele.caso@ketchum.it

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Essaouira Mogador, nuova destinazione del Marocco tra charme e mare

January 30, 2012 Leave a comment

La destinazione Essaouira-Mogador è l’ultima novità sviluppata in Marocco per accresce l’offerta di località balneari di charme nel Paese. Mogador si trova nel cuore di una foresta di 600 ettari protetta da una spettacolare duna naturale, adagiata lungo 4 km di spiaggia vergine che costeggia l’Oceano.
Il lancio di Essaouira-Mogador rafforza la posizione internazionale del Marocco quale meta del turismo balneare a tutto tondo, grazie ad un’offerta diversificata che include spiagge, cultura, sport, escursioni nell’entroterra e benessere.
Il Sofitel Essaouira Mogador Golf & Spa, inaugurato nella primavera del 2011, è il primo albergo 5 stelle lusso ad aver aperto nella nuova destinazione con 147 camere e suite, 28 ville indipendenti, ristoranti e bar, una So Spa e 2 campi da golf da 18 buche. La decorazione degli interni, ideata da Didier Gomez, ricrea la straordinaria sensazione di serenità che si prova negli ampi spazi aperti che lo circondano, pur non rinunciando a fondere lusso e natura in quella che diventa un’esperienza visiva unica per i suoi ospiti.
Entro il 2013 l’offerta ricettiva si arricchirà con altri due prestigiosi hotel in fase di definizione con alcune importanti catene internazionali tra cui, di recente conferma, il Park Hyatt.
Una nuova pagina per il turismo sostenibile
Mogador è stato creato nel quadro della strategia Vision 2020, che si propone di promuovere un nuovo tipo di turismo in Marocco, con un approccio integrato e un’attenzione particolare allo sviluppo sostenibile.
Tutti gli aspetti economici, sociali ed ambientali sono stati presi in considerazione, sia in fase di creazione che nel successivo sviluppo del sito, per far sì che l’enorme potenziale turistico del’area si avvalesse del concetto di “spiaggia elegante”, nel rispetto della ricchezza naturale e culturale del luogo.
Il progetto è stato portato a termine nel massimo rispetto della cornice naturale e sfruttando solo l’8% del territorio circostante, grazie all’impiego delle più avanzate tecnologie.
Anche i 2 campi da golf di Mogador, progettati dal leggendario campione sudafricano Gary Player, caratterizzati da 18 buche, sono stati progettati per rispettare l’ambiente, in particolar modo per la salvaguardia della risorsa più preziosa del Marocco: l’acqua. Numerose iniziative ecologiche illustrano al meglio lo spirito di questo tempio dello sviluppo sostenibile. Fra tutte il sistema di Giardini Filtranti che permette di riutilizzare fino a 10.000 milioni di metri cubi d’acqua al giorno, destinandola all’irrigazione di tutte le aree verdi dell’area.

Chellah, monumento storico

January 25, 2012 Leave a comment

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2300 anni fa, una città venne eressa, occupando le colline che dominano la valle del Bouregreg. Fenici e Cartaginesi vi fecero scalo prima che Romani si installassero al tempo di Tolomeo, nei primi secoli A.C., chiamandola Sala (Chellah) e che Antonino poi trasformò in Sala Colonia. Dopo la conquista araba nel VIII° secolo, Chellah conobbe un lungo declino. Tuttavia, il Sultano merinide Abou Al-Hassan, decise di fondare (XIV° secolo) una Ribat che chiamò  “Al-Ribat Al Moubarak”. Oggi, questo sito storico è diventato un luogo prediletto per i turisti e i R’batis (abitanti di Rabat) e si trasforma in luogo di cultura ospitando mostre e convegni. Protetta da una cinta muraria con grandi torri e tre porte monumentali che riflettono l‘arte merinide, Chellah ospita nei suoi spazi dentro le mura numerosi monumenti arabo-islamici oltre a diverse vestigia romane come il forum, le strade, i resti  dei magazzini e delle case, la necropoli, dove si trova attualmente il Mausoleo di Abou Al-Hassan, gli Hammam, il Fondouk, la Madrassa (scuola coranica) e la Moschea merinide, oltre ad altri resti  islamici anteriori e posteriori all’epoca merinide. Inoltre, il sito di Chellah ospita una vegetazione lussureggiante, una sorta di parco lasciato in parte allo stato naturale, rifugio prediletto per le cicogne e diversi altri uccelli durante tutto l’anno.
Storicamente , il nome (Salé, la nuova) che venne donato a Rabat dai Mariscani non figura nelle fonti arabe della Storia del Marocco; per contro, l’espressione romana Salad Colonia Romand di Chellah  divenne in seguito abbreviata con Salé la vecchia, capitale dei principi znatis nel IV° secolo dell’Hegira. Situata sulla collina dominante il Bouregreb a sud-est di Rabat, il sito di Chellah o l’antica Sala Colonia, rinvia a più lontane presenze  umane della vallata, lasciando intravedere una presenza fenicia e cartaginese, seguita poi dai Romani che costruirono una città e un porto fluviale. L’atmosfera interna della cinta muraria testimonia l’usura del tempo  del conflitto perpetuo tra la pietra e la vegetazione: le rovine si degradano sempre più velocemente ingoiando le vestigia di una civilizzazione millenaria. Questo sito minacciato partecipa alla sacralizzazione della natura  che ingobla le sue mura, le sue porte monumentali e infine il suo sito archeologico, prezioso e unico. Nella Chellah si trovano tre tombe: quella di Sidi Amer Al-Mesnaoui (a destra), quella di Sidi Yahya (in centro) e infine quella di Sidi Lahen Al Imam (a destra). Per quanto riguarda i minareti di Chellah, si intravedono attraverso una vegetazione impressionante ed ospitano i nidi delle cicogne. L’architettura merinide, molto ricercata, mette in risalto delle torri decorate, tenendo conto che i merinidi introdussero all’epoca gli zellij e le piastrelle. Con il minareto di Hassan II, la Kasbah Oudays a Rabat, Chellah figura come uno dei monumenti più carichi di storia: Chellah segna il passaggio di diverse civiltà che giocarono un ruolo preponderante: Fenici, Cartaginesi, Romani e infine gli Arabi, che hanno lasciato delle testimonianze fondamentali dell’architettura occidentale e islamica.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

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