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Eugène Delacroix, il Marocco del grande artista pittore

March 26, 2012 Leave a comment

L’11 gennaio 1832, Eugène Delacroix si imbarcò a bordo della Perla in rada a Toulon. Destinazione: Tangeri. Il pittore dovette sostituire il collega Eugène Isabey, che declinò l’invito dell’Ambasciata straordinaria inviata da re Luigi Filippo alla corte del sultano Moulay Abd Al-Rahaman, comandante dei credenti. Questa delegazione condotta dal Conte di Mornay, anziano gentiluomo della Camera di Carlo X, ebbe inizio in un Paese dove le rivolte erano all’ordine del giorno. Al termine di questo viaggio, nel luglio 1832, dopo due scali in Spagna e ad Algeri, Delacroix accumulò un archivio consistente di note e di schizzi importanti. In effetti, i sei mesi che il pittore trascorse in “Barbaria“ lasciarono un impronta indelebile sul suo spirito e sulle sue future opere. La delegazione francese sbarcò nel porto di Tangeri il 25 gennaio, accolta in pompa magna dal Pacha della città, Sidi Larabi Saidi. Delacroix potè finalmente contemplare l’Oriente tanto sognato e dipinto da altri pittori orientalisti alla moda, “l’oriente profumato di broccati e di sete, di furberie e di armi damascate“. Dieci anni prima del viaggio in Marocco, Delacroix aveva già chiaro lo stordimento dell’Oriente, dipingendo nel 1824 e 1827 “Il massacro di Scio” e “La morte di Sardanapalo“. In Marocco, le immagini sempre sognate si tramutarono in realtà. ”Sono sempre più stordito da quello che vedo (…), sono in questo momento come un uomo che sogna e che vede delle cose che non crede di vedere“, scriverà dopo essersi inoltrato nei souks di Tangeri. “Il pittoresco abbonda qui. Ad ogni passo ci sono delle immagini che potrebbero fare la fortuna e la gloria per  venti anni di generazioni di pittori (…) è un luogo fatto per i pittori, la bellezza abbonda, non la bellezza che si vanta nei quadri alla moda, ma qualcosa di più semplice, di più primitivo, di meno affardellato“. Nel suo diario il pittore rimarca a più riprese” la nobiltà naturale del popolo maghrebino, una bellezza pura, violenta, ma senza affettazioni. “La bellezza qui si unisce a tutto quello che serve. Noi, nei nostri corsetti, siamo ridicoli, facciamo pietà!, la grazia arriva dalla scienza“. Dellacroix troverà in Africa del nord, nella “violenza sorda, la vibrazione oscura” che evocò’ Albert Camus, l’essenza del Bello Antico che non era ancora denaturato dalle eredità di Poussin e altri classicisti.
Nel corso delle sue lunghe passeggiate nei dintorni di Tangeri, in compagnia di Charles de Mornay, Delacroix si meravigliò della bellezza di una natura rude e potente: “Provo delle sensazioni simili a quelle che ho provato nella mia infanzia“. Per non lasciare impallidire la vivacità dei colori che annegavano i suoi occhi e la fierezza e la bellezza di questi “barbari“, passò giornate intere a disegnare. Divenne un etnografo disegnando usi e costumi, ad acquerello e a matita, per imprimere tutta la vita palpitante attorno a lui. Descrisse minuziosamente i colori, le architetture, le figure, le attitudini, gli itinerari e tutte le peripezie del viaggio sin nei minimi dettagli. L’animazione di un accampamento, le lente carovane di dromedari sui cammini antichi, l’allure di un caftano, i particolari di un banco di spezie. Curioso insaziabile, nel corso delle sue deambulazioni nei souks e nei piccoli derbs di Meknès o Tangeri, Delacroix si fermòovunque, disegnando’ il viso di qualche soldato appoggiato ad una porta o, ignorando i costumi del Paese, ritraendole figure delle donne marocchine dietro i drappeggi dei loro haiks. La sua guida, Abraham Benchimol, non cessò mai di metterlo in guardia nel frequentare certi luoghi poco sicuri e malfamati. A Meknès, dove la delegazione venne ricevute dal Re del Marocco nel mese di marzo, Delacroix si confrontò, per la prima volta, con l’aggressività della folla e conobbe qualche “incidente di percorso”. “Gli abiti e le figure dei cristiani sono antipatici a questa gente e bisogna sempre essere scortati dai soldati (…) salire su di una terrazza equivale ad esporsi a lanci di pietre o a colpi di fucile. La gelosia dei Mori è estrema e sulle terrazze sono presenti le donne che si recano a prendere il fresco“. Nella città di Meknès si recò in visita ad una piccola sinagoga per dipingere degli ebrei che accettarono di posare per lui. Nel corso del suo periplo verso Meknès, Delacroix assistette ad una Laab el Barode, la Fantasia spettacolare data in onore degli ospiti del Reame per divertirli. Cavalcate, “balletti bizzarri di burnos, di caftani e di cappe, scoppiettanti cavalieri brandiscono le loro armi fiammeggianti, in un carosello di stendardi e di drappi volteggianti“. Le salve dei fucili lasciavano lunghe scie di polvere e di fumo, niente più di questa immagine rimase impressa e si concretizzo nelle sue opere che questi giochi di polveri. Dopo il suo viaggio in Marocco, Delacroix fece esplodere sulle tele l’esaltazione e la bellezza che appassionatamente visse in Marocco.
Testimoni sono le opere come “La presa di Costantinopoli“, “Fantasia araba”, “Il combattimento di Giaour e del Pacha” (1856) e ancora i “Zuffa di cavalli arabi nella scuderia” (1860), “‘Attila e i Barbari in massa ai piedi dell’Italia e le arti” della biblioteca del Palazzo Bourbon. Spettacolare “‘Apollo vincitore del serpente Python” su di uno dei plafond del Louvre. Delacroix ammirò a Meknès “le mura ocra sotto di un cielo cangiante leggermente azzurrato, alla Paolo Veronese“. Vero è che in Marocco l’artista si costruì un ricco repertorio di immagini, di paesaggi e di colori che non smise mai di ricordare nelle sue opere, sino alla fine della sua vita. A causa della difficoltà, tangibili, non gli fu mai possibile sistemare un cavalletto per strada e dipingere seduta stante quello che vedeva, anche pêr la difficile preparazione dei colori ad olio e, per questo motivo, Dellacroix durante tutto il suo viaggio in terra nord-africana abbozzò solamente degli schizzi, che divennero poi delle opere in Francia. Che furono realmente molte: “Il mercante di aranci” (1852), “Il ritratto dell’imperatore Abd Al- Rahman”, “Il marocchino che sella il suo cavallo” (1855), “Il cavallo all’abbeveratoio” (1862) e il famoso “Nozze ebree in Marocco” (1837-41. Il Marocco ha donato all’artista la matrice della luce, la fiammeggiante bellezza dei suoi colori e la foga a tratti “barbara” delle sue pennellate. Questa tappa capitale nel percorso di vita di Delacroix ebbe la capacità di far dimenticare le ombre terrose a cui era molto legato nella sua giovinezza artistica “romantica“. Come sottolineò Renè Huyghes, a proposito di Delacroix: “il sole caccia le ombre fumose dei romantici“. Il breve ma intenso passaggio in terra marocchina fu per il pittore una doppia rivelazione: quella della natura e quella della luce. Ma, senza dubbio, se ne puo’ contare una terza, più interiore in questo caso; quando venne a conoscenza del progetto di alcune rivolte e agitazioni politiche, in Francia, scrisse ai diretti interessati una lettera datata 5 luglio 1832: “Bene!, voi vi battete e cospirate, quanto siete ridicoli! Andate in Barbaria ad apprendere la pazienza e la filosofia“. Baudelaire scrisse di lui:” il pittore più originale dei tempi antichi e dei tempi moderni“, senza mai essere il capo fila di una scuola di pittura, anche se le sue opere sono l’annuncio di nuove tendenze artistiche: l’impressionismo e l’arte moderna. Delacroix ha dipinto la sensualità, la voluttà, la passione, la rabbia e la violenza miscelati a quel che di più dolce puo’ esistere nelle pieghe dell’essere umano; un sublime inno alla Bellezza, quella vera.

Credits: Maurice Arama, “Le Maroc de Delacroix” -Jaguar 1987/ Charles Baudelaire, “Salon de 1845″/ “Eugène Delacroix” in “Curiositès esthétiques”, Garnier, 1962,1986/ “Delacroix au Maroc”, colletif, éditions Rabat, 1963/ Maurice Sérullaz,” Delacroix”, Fayard, 1989/ Guy Dumur, “Delacroix e le Maroc”, Herscher, 1989.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

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Concorso d’Eleganza Villa d’Este, celebrazione fascinosa delle automobili d’epoca

March 14, 2012 Leave a comment

Nobiltà autentica

Tra gli eventi che celebrano il fascino delle automobili d’epoca, il Concorso d’Eleganza Villa d’Este è probabilmente quello più rinomato. E certamente è quello di maggiore tradizione per essere stato istituito nel 1929. Dopo la sua rinascita negli anni 90, il Concorso ha visto migliorare di anno in anno i suoi contenuti che sono poi quelli che caratterizzano questo genere di eventi: la bellezza dello scenario, l’ospitalità impeccabile, l’efficienza dell’organizzazione, il programma delle giornate al Grand Hotel Villa d’Este e a Villa Erba, l’attenzione del pubblico, il risalto dato dalla stampa e dalle televisioni internazionali e, soprattutto, l’eleganza, l’originalità e lo stato di conservazione delle preziose fuoriserie che vi partecipano. Al Concorso d’Eleganza Villa d’Este si respira un’aria di autentica aristocrazia, diversa dall’atmosfera leggermente commerciale che contraddistingue gli altri eventi. Dopo un’attenta e rigorosa selezione, ogni anno confluiscono da tutto il mondo a Cernobbio le automobili più belle e importanti, accomunate da un design eccelso, dall’originalità e dal perfetto stato di conservazione, che ne fanno la migliore espressione dell’evoluzione dello stile dell’automobile. Sulle rive del Lago di Como, il parco di Villa d’Este fa da magnifica cornice all’esposizione di circa 50 automobili d’epoca costruite tra gli anni Venti e Settanta, suddivise in categorie omogenee. Presieduta da Lorenzo Ramaciotti, la Giuria formata da eminenti conoscitori del mondo dell’automobile assegna il premio “Best of Show”, offerto dal Gruppo BMW, all’automobile che più di ogni altra sa esprimere bellezza, passione ed unicità, in una parola a un’auto straordinaria. Ma a Villa d’Este anche il pubblico è protagonista: gli applausi ed i voti alle auto in gara decidono il vincitore del premio più tradizionale ed ambito del Concorso, la Coppa d’Oro Villa d’Este. Il Concorso d’Eleganza Villa d’Este, al cui crescente successo contribuisce il generoso patrocinio del Gruppo BMW, ha introdotto dal 2002 un nuovo premio riservato alle concept cars ed ai prototipi contemporanei e basato, come per le automobili d’epoca, essenzialmente sul design e sulle sue tendenze, alcune delle quali verranno introdotte nella produzione del futuro. Con ciò si riporta il Concorso allo spirito delle sue origini, quando i carrozzieri italiani ed esteri si avvalevano del Concorso per presentare alla loro clientela ed al pubblico i loro ultimi modelli. Oggi come ieri , il pubblico assegnerà il premio del Concorso d’Eleganza ad una di queste concept cars e prototipi esposti. Le automobili, i partecipanti, i giardini e gli edifici di Villa d’Este e Villa Erba, il meraviglioso paesaggio del Lago di Como e la presenza di un pubblico che si dimostra sempre assai interessato e competente rendono questo evento un’esperienza indimenticabile. l’avanguardia delle concept cars e dei prototipi più nuovi.

Hamad Jalal Abualrub, un berbero nella Top-Fashion

February 27, 2012 Leave a comment

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Un ragazzo nato in America da padre marocchino e madre libanese, questo è Hamad, che ha compiuto da poco 23 anni ed è al top della sua carriera come modello. Il ranking Model Top 50 lo vede 2° a livello mondiale. Quindi non scherza. Ha scelto bene le sue Agenzie, a partire dalla Ford newyorkese, che lo ha lanciato a livello internazionale, poi la Success parigina, la Nevs di Londra, D’management nella nostra Milano e alla Viva Berlin nella capitale tedesca. Hamad a 18 anni lascia la casa di famiglia nell’Erlanger e inizia a lavorare come parcheggiatore, subito dopo in alcuni locali alla moda come il Tropicana, il Jeff Ruby’s e l’Exchange. In quel periodo esce con gli amici e frequenta la notte di King Island, come tutti i ragazzi della sua età, a caccia di ragazze. In una di queste di notti viene eletto Hot Guy dalla discoteca che frequenta regolarmente e da qui inizia la sua scalata. L’Agenzia WING Management, nella figura di Jake Lang, intravede nel ragazzo un potenziale enorme e quindi viene immediatamente messo sotto contratto in esclusiva. Nel maggio 2008 un prestigioso concorso sponsorizzato da Ford e da VMan Magazine lo vede tra i tre finalisti del Contest, su 3.000 partecipanti. Due mesi dopo, luglio 2008, è a Milano per la presentazione di Calvin Klein che lo vuole in esclusiva sino alla p/e 2010. Gli addetti ai lavori bisbigliano che è stato un terno al lotto scommettere su di lui. Ed è vero, Jake Lang è stato lungimirante. Da quella sfilata un crescendo: Frankie Morello, Vogue Uomo, GQ, Levi’s, Roberto Cavalli, Clavin Klein, Perry Ellis, Arena, Dolce e Gabbana, ecc… Il giovane arabo, classe da vendere, sulle passerelle si muove come un elegante felino, è entrato dalla porta principale nel circuito fashion mondiale, scavalcando una concorrenza aguerritissima e sterminata .Oggi il suo cachet si aggira tra i 250 e 500 euro all’ora, niente male per un giovane 23enne. Il suo sogno nel cassetto: aprire un ristorante nella dowtown di Cincinnati e diventare attore per interpretare il prossimo James Bond. Idee chiare e lungimiranti per Ahmad che, dopo uno shooting nel deserto dell’Erg Chebbi per una griffe americana, ne è rimasto folgorato, colpito dalle sue radici arabe che stanno qui, in Marocco. E’ evidente che i caratteri somatici di questo ragazzo sono più che arabi sicuramente berberi: non di rado si incontrano berberi in Marocco con occhi azzurri o verdi con una carnagione chiara, come quella appunto di Hamad Jalal Abualrub. Tra i giovani marocchini Hamad è una icona da imitare ovviamente: giovane di successo, ricco, viaggiatore in ogni angolo del mondo e tante ragazze ai suoi piedi.

Paolo Pautasso

Fonte: My Amazighen

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Mary Quant, orgasmo di una designer eclettica e rivoluzionaria

February 23, 2012 Leave a comment

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L’eclettica designer che creò la minigonna si racconta nella sua biografia e in un’intervista al Telegraph dove rivela anche particolari piccanti.
La signora ha 78 anni, ma non li dimostra. Soprattutto la freschezza di visione, che ha consentito a Mary Quant di rivoluzionare il mondo della moda negli anni 60 inventando la minigonna, resta tutt’ora uno dei suoi punti di forza, e forse la filosofia del think positive si riflette anche sull’invecchiamento cutaneo rallentando il passare del tempo. Stesso caschetto, dunque, stessa attitudine anticonformista di un tempo, Mary Quant di recente ha rilasciato una lunga intervista al Telegraph che pubblica la sua biografia, Mary Quant: an autobiography, acquistabile, attualmente, solo in Gran Bretagna oppure via internet. Nel volume la designer ha dichiarato, a proposito dei suoi colleghi, di amare molto Stella McCartney e Chloé, ma di fare anche acquisti, ogni tanto, da Zara.
Sottolinea poi, con il classico distacco british, che la minigonna negli anni ‘60 stava bene a tutti perché all’epoca tutti erano magri, salvo poi precisare che per incontrare persone grasse è dovuta andare negli States. Conclude infine l’intervista con un aneddoto relativo ai pantaloni che si faceva realizzare da Dougie Hayward, sarto in gran voga negli anni 60 proprio per aver vestito numerose personalità dell’epoca. I pantaloni in questione erano molto stretti, talmente stretti che ogni volta che la Quant li indossava provava “una sensazione in più”: e visto che si tratta di un simpatico modo per parlare di orgasmo, forse Dougie avrebbe dovuto brevettarli per tale uso. Sarebbe diventato milionario.

Viviana Musumeci

Fonte: Vanity Fair

 

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Erïk Bjerkesjö

February 17, 2012 Leave a comment

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Durante Polimoda Fashion Week, una settimana di eventi, installazioni e workshop, organizzata a gennaio dall’Istituto Internazionale di Fashion Design & Marketing Polimoda, in concomitanza con Pitti Uomo 81, ho avuto l’immenso piacere di conoscere Erïk Bjerkesjö, giovane fashion designer originario di Stoccolma, che a Polimoda si è diplomato nel 2010 con un Master in Advanced Fashion Footwear Design.
Erïk è il primo designer lanciato da Polimoda Talents, progetto che si propone come piattaforma di lancio per tutti gli ex allievi dell’istituto. Ogni 6 mesi Linda Loppa, Direttore di Polimoda, insieme al suo team selezionerà i migliori talenti tra i giovani che hanno frequentato l’istituto per presentare al pubblico la loro visione innovativa della moda.
Di Erïk Bjerkesjö mi hanno colpito due elementi: il suo grande talento e la sua umiltà. Ho perciò colto al volo l’opportunità di intervistarlo. Lui si è dimostrato molto disponibile e questo è quello che ne è venuto fuori.

Fonte: In Moda Veritas

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Bilderberg

February 15, 2012 Leave a comment

Nella sesta puntata del podcast mi avete sentito parlare per la prima volta, durante quella puntata ho parlato di Bilderberg e di come sia stato semplice mettere down il sito ufficiale. A parte questo, in questo articolo vorrei parlare di Bilderberg, che non è altro che l’incontro annuale di economisti, banchieri e “gente potente” più misterioso di sempre. Già, perché è un incontro privato, chiuso alla stampa che non ne parla quasi mai. È qualcosa di molto interessante, e ne scopriremo di più in questo articolo…
Cos’è Bilderberg
Bilderberg è un incontro annuale con circa 150 partecipanti invitati tra banchieri, imprenditori, politici e altri personaggi molto influenti in campo economico. È considerato il più autorevole e importante incontro economico non pubblico, quindi non aperto alla stampa. È chiamato così in quanto la prima conferenza avvenne nel 1954 nell’hotel de Bilderberg in Olanda. L’incontro viene infatti organizzato solo in hotel e resort di lusso in tutto il mondo, anche se la maggior parte in Europa. Come ho detto prima, a questo incontro partecipano persone di spicco dell’economia mondiale, tra gli italiani segnaliamo Romano Prodi, Mario Monti, Franco Bernabè, fam. Agnelli ecc. Tra gli esponenti mondiali notiamo i nomi di David Rockefeller, Josef Ackermann, Marcus Agius e tanti altri, insomma, gente con pochi soldi.
La conferenza è presieduta da una commissione permanente, composta da vari personaggi di 18 nazioni differenti e da un presidente (l’attuale è Henri De Castries) che assieme alla commissione seleziona i partecipanti. La commissione e il presidente vengono rieletti ogni 4 anni. Negli ultimi tre anni ci sono state conferenza in Grecia (2009), Spagna (2010) e Svizzera (2011). L’ultimo appuntamento italiano fu nel 2004 a Stresa, in Piemonte.


Cosa c’è dietro Bilderberg: la presunta cospirazione
Finora abbiamo visto il gruppo più dal punto di vista enciclopedico, e a riguardo per approfondimenti visitate Wikipedia in italiano e in inglese. E fin qui sembra tutto normale, certo, la domanda sorge spontanea: “Come mai un incontro così importante non viene reso pubblico?”. E qui vi si apre un mondo di misteri. Già, perché la stampa ne parla quasi niente e le teorie sulla presunta cospirazione abbondano. Infatti girano molte voci riguardo i programmi di questa conferenza. Ufficialmente, come si legge da questa pagina, si parla spesso dei problemi che affliggono l’umanità, dunque povertà, Kyoto, inquinamento, protezionismo, sistemi totalitari, Iran, il permanente successo della Svizzera e chi più ne ha più ne metta. Questi sono i programmi, in teoria, dunque un incontro solo consultivo e informatico che non ha nessun potere decisionale, in teoria.
In pratica non si sa, perché nessuno ci dice veramente cosa accada là dentro. Chi parla di cospirazione afferma che il gruppo è organizzato per decidere le sorti dell’economia mondiale, in poche parole da quella conferenza escono decisioni del tipo “Facciamo cadere il governo XX oppure ammazziamo il leader africano dello stato XX”. O addirittura “Trasferiamo i nostri investimenti in Cina e abbandoniamo l’Europa”. Decisioni che, se prese dai membri di questo incontro possono veramente cambiare l’economia globale, e quindi cambiare, a lungo andare, i nostri stili di vita. C’è chi dice che le manovre finanziarie italiane di Tremonti e Monti siano state dettate dal gruppo Bilderberg.. Insomma di voci che girano ce ne sono.
Ancora più pauroso è certamente il sito web (lo so, forse ha bisogno di un web designer) di Tony Gosling, un personaggio fermamente convinto che il gruppo Bilderberg sia molto pericoloso. Nonostante non creda a molte delle cose che il sito dice, ha comunque delle frasi interessanti che fanno riflettere, del tipo “La bibbia è ancora la guida più chiara per capire il casino in cui il mondo si trova”. Personalmente a me Tony Gosling parte un fanatico, un personaggio che mettere tutto sul punto dell’esagerazione.

Cosa bisognerebbe pensare
Purtroppo ci troviamo di fronte a qualcosa che pare più una leggenda da Voyager che una realtà. Bildeberg è certamente un incontro delicato e dal momento che nessuno ne sa nulla e noi non sappiamo quanto i “testimoni” (come il banchiere svizzero) siano affidabili, non possiamo dire se si tratta di una cospirazione o se si stratta di un incontro serio e volto a risolvere i problemi che affliggono l’umanità. Sicuramente gli argomenti toccati sono delicati, ma non credo che lì dentro gente che ha guadagnato il denaro con merito e grandi imprese industriali prenda decisioni che in teoria dovrebbero essere prese dal popolo. Decisioni che, dalle interviste e dai video possono arrivare persino a far uccidere della gente.
In conclusione prenderei queste teorie della cospirazione con le pinze, sappiamo tutti quante leggende e bufale ci vengono raccontate, e io sono convinto che Bilderberg sia una di queste. Attenzione però, potrebbe essere anche vero il fatto che nel gruppo Bilderberg vengano prese decisioni che migliorano l’economia di tutti i paesi o che risolvono problemi di altri paesi. Ad esempio non vedo che male ci sia ad avere un gruppo economicamente potente che, anche senza il consenso dei cittadini, prenda decisioni in merito al capovolgimento di governi africani o di altri paesi che non aiutano di certo l’economia globale (pensiamo alla storia recente dello Zimbabwe) e che rovinano anche la vita della popolazione di tale paese.

Fonte: Skimbu

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Luca Cordero di Montezemolo

February 6, 2012 Leave a comment

Luca Cordero di Montezemolo (Bologna, 31 agosto 1947) è un dirigente d’azienda italiano.
Presidente della Ferrari S.p.A. (dal 1991) di cui è stato anche Amministratore Delegato (fino a settembre 2006), presidente della FIAT S.p.A. (dal 2004 al 2010), della Fiera Internazionale di Bologna, ex presidente della Luiss (dal 2003 al 2010) e di NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori); Consigliere di Amministrazione del quotidiano La Stampa, del Gruppo francese PPR SA (Pinault/Printemps Redoute), Tod’s, Indesit Company, Campari, ex presidente della Maserati (dal 1997 al 2005). Fa parte del Consiglio Direttivo e della Giunta dell’Assonime. È membro dell’International Advisory Board di Citi Inc.. Ha fondato Charme, fondo finanziario imprenditoriale, con cui nel 2003 ha acquisito Poltrona Frau SpA, azienda di arredamento di cui è anche consigliere di amministrazione, e, nel 2004, Ballantyne, marchio internazionale di cashmere, cui si sono poi aggiunti i marchi Cappellini, Thonet e Gufram.
Ha ricoperto in passato gli incarichi di presidente della FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) e degli Industriali della Provincia di Modena, consigliere di amministrazione di Unicredit Banca d’Impresa, TF1, amministratore delegato della RCS Video, della Cinzano International e della Itedi.
È stato presidente di Confindustria dal 25 maggio 2004 al 13 marzo del 2008.
È presidente di Telethon dal 20 giugno 2009, anche se la nomina del Consiglio di Amministrazione è del 7 luglio successivo.
Nel luglio del 2009 è cofondatore dell’associazione Italia Futura di cui è l’attuale presidente.
Biografia
Primogenito dei tre figli di Massimo Cordero dei marchesi di Montezemolo (Rosignano Marittimo 23 dicembre 1920 – Roma 14 maggio 2009) e di Clotilde Neri (nata a Bologna il 26 agosto 1922) Luca di Montezemolo appartiene ad un’antica famiglia piemontese per generazioni al servizio di Casa Savoia, della quale sono rappresentanti il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, vittima alle Fosse Ardeatine.
Gli studi e le attività sportive
In età adolescenziale entra al Collegio Navale Francesco Morosini di Venezia, senza però terminare il triennio, concludendo invece gli studi al liceo Istituto Massimiliano Massimo di Roma. Si laurea in Giurisprudenza all’Università degli studi di Roma “La Sapienza” nel 1971 e successivamente frequenta alcuni corsi di Diritto Internazionale alla Columbia University di New York. Stando all’ufficio del Registrar della Columbia University, e contrariamente a quanto erroneamente diffuso sul web, non fu mai iscritto a detta università, né, di conseguenza, ha conseguito un Master presso la Columbia University Law School. Inizia la sua carriera lavorando presso lo studio legale Chiomenti di Roma e lo studio Bergreen & Bergreen di New York.
In coppia con l’amico Cristiano Rattazzi, corre diverse gare sui circuiti italiani a bordo di una Fiat 500 Giannini. Inoltre viene registrata una sua partecipazione alla Marathon de la Route al Nürburgring nell’agosto del 1969, a bordo di una FIAT 125 S di serie. L’avventura nei rally internazionali lo vede a fianco di Pino Ceccato, oltre che del già citato Cristiano Rattazzi, alla guida di FIAT 124 S e 125 S; viene chiamato da Cesare Fiorio per correre con la Lancia ufficiale, in coppia con Daniele Audetto. Il primo rally corso dai due è il Rally d’Italia a Sanremo, a bordo di una Fulvia 1600 HF; seguono quello dell’isola d’Elba, quello dei 999 minuti ed il Rally del Medio Adriatico.
La prima esperienza in Ferrari
Il rapporto con Enzo Ferrari inizia allorché il giovane Montezemolo, ospite in una trasmissione radiofonica, difende il “Drake” da un duro attacco, rivoltogli da un radioascoltatore, sui rischi, a dire di costui inutili, di uno sport quale l’automobilismo.
Nel 1973 entra in Ferrari come assistente di Enzo Ferrari e responsabile della Squadra Corse. Sotto la sua gestione la Ferrari vince il Campionato Mondiale Costruttori di Formula 1 per tre anni di seguito, dal 1975 al 1977, e due campionati mondiali piloti con Niki Lauda nel 1975 e 1977.
Le esperienze internazionali
Lascia la Ferrari nel 1977 e diventa responsabile delle relazioni esterne alla FIAT. Ricoprirà questo incarico fino al 1981. In seguito, viene nominato Amministratore Delegato della Itedi, holding che controlla il quotidiano La Stampa e le altre attività del Gruppo FIAT nel settore editoriale.
Tra il 1984 e il 1986 è Amministratore Delegato della Cinzano International, società dell’Istituto Finanziario Industriale (IFI), ed è il responsabile dell’organizzazione della partecipazione all’America’s Cup di vela con l’imbarcazione Azzurra Challenge.
Italia ’90
Dal 1986 al 1990 Montezemolo assume l’incarico di Direttore Generale del comitato organizzatore della Coppa del Mondo di Calcio Italia ’90. Al termine dei Mondiali, assume la carica di vicepresidente esecutivo della Juventus. Dal 1990 al 1992 ricopre il ruolo di amministratore delegato della RCS Video. Sotto la sua gestione la RCS acquisisce quote della Carolco Pictures. In seguito Montezemolo diventerà membro del Consiglio di Amministrazione di TF1, canale televisivo francese.
Il ritorno alla Ferrari
Torna alla Ferrari nel 1991 in qualità di Presidente, ruolo che ricopre tuttora, e di Amministratore Delegato (incarico che ricoprirà fino al 2006). Ingaggia Jean Todt e, sotto la guida del francese, la Ferrari, dopo 21 anni, nel 2000 torna a vincere il Campionato di Formula 1 con Michael Schumacher. Il successo si ripete anche negli anni successivi: dal2001 al 2004 la Ferrari conquista il titolo Piloti e Costruttori in Formula 1. . Nel 2007 la Scuderia Ferrari conquista nel 2007, per la quindicesima volta, il Titolo Mondiale Piloti e quello Costruttori di Formula 1, nel 2008 vince per la sedicesima volta il Titolo Costruttori.
Altre esperienze imprenditoriali
Dal 1993 al 2005 è vice presidente onorario del Bologna calcio. Tra il 1997 e il 2005 Luca Cordero di Montezemolo assume anche il ruolo di Presidente e Amministratore Delegato di Maserati S.p.A; per sei anni, fino al giugno 2002, è Presidente degli Industriali della Provincia di Modena e a maggio del 2004 viene nominato Presidente del Gruppo Fiat. Con Diego della Valle dà vita al fondo finanziario imprenditoriale Charme, con il quale acquisisce Poltrona Frau e Cassina nel 2003 e Ballantyne nel 2004. Entra nel consiglio d’amministrazione di Tod’s e fino a luglio 2004 è Presidente della FIEG, la Federazione Italiana Editori Giornali. Il 21 febbraio 2011 ha rifiutato la presidenza del comitato per Roma olimpica.
Nel maggio del 2004 l’Assemblea di Confindustria lo nomina Presidente. Guida per quattro anni, fino al 2008, l’associazione degli industriali.
Altre note biografiche
Da anni si discute di un suo possibile ingresso in politica, tuttavia nel 2003 la sua elezione a presidente di Confindustria smentisce una possibile discesa in campo; al termine del mandato presidenziale, si fanno sempre più insistenti le voci di un suo possibile ingresso in politica.
Dopo essere stato marito di Sandra Monteleoni (matrimonio annullato), dalla quale ha avuto il figlio Matteo nato il 7 aprile 1977, è stato il compagno di Barbara Parodi Bombrini Delfino, dalla quale ha avuto la figlia Clementina nata il 5 marzo 1981, e poi dell’attrice Edwige Fenech; è sposato dal 7 luglio 2000 con Ludovica Andreoni, dalla quale ha avuto tre figli, Guia nata il 23 aprile 2001, Maria nata il 30 gennaio 2003 e Lupo nato a Roma il 29 luglio 2010.
Secondo il sito finanza.it.msn.com, nell’anno 2009 è stato il quarto manager italiano per stipendio.

Fonte: Wikipedia

Harvey Bernard Milk

February 6, 2012 Leave a comment

Harvey Bernard Milk (Woodmere, 22 maggio 1930 – San Francisco, 27 novembre 1978) è stato un politico statunitense, militante del movimento di liberazione omosessuale. Fu il primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay.
Fu assassinato insieme al sindaco di San Francisco George Moscone nel 1978 dall’ex consigliere comunale Dan White. Nel 2009 il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha conferito alla memoria Milk la massima decorazione degli Stati Uniti, la Presidential Medal of Freedom, per il suo contributo al movimento per i diritti dei gay.
Biografia
Harvey Bernard Milk nacque a Woodmere, Long Island, New York in una famiglia ebraica di origini lituane. Si laureò in matematica all’Albany State College nel 1951 e si arruolò nella marina statunitense; fu congedato con onore, sebbene in seguito egli avesse rivelato agli elettori di essere stato vittima di una delle molte “purghe” di omosessuali nelle forze armate.
Come molte altre persone omosessuali di quel periodo, Milk si trasferì a San Francisco nel 1972, dove si stabilì con il suo compagno Scott Smith e aprì un negozio di fotografia nel quartiere gay di Castro, che divenne un luogo di ritrovo del gruppo che lo avrebbe poi sostenuto nelle elezioni.
Emerse ben presto come un leader della comunità gay, fondando la “Castro Valley Association” dei commercianti locali, e fungendo da rappresentante per gli interessi del quartiere nelle relazioni con il governo cittadino.
A dispetto di un clima ostile a livello nazionale agli omosessuali, si candidò tre volte (senza successo) a cariche elettive. Emerse così come portavoce della vasta comunità gay di San Francisco, venendo per questo soprannominato “sindaco di Castro Street”.
Fu eletto supervisor (cioè consigliere comunale) nel 1977, risultando così il primo rappresentante eletto di una delle maggiori città degli Stati Uniti ad essere apertamente gay.
In undici mesi da supervisor, si batté in difesa di una legge per i diritti dei gay per la Città. Fu decisivo nel rigetto della Proposition 6, supportata dal senatore dello stato Briggs, che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnanti dichiaratamente gay in base alla loro identità sessuale. Milk dibatté pubblicamente con Briggs sull’argomento, rivelando arguzia e personalità di fronte alla nazione. Nel novembre 1978 la Proposition 6 fu fermamente rigettata dai californiani.
L’assassinio
Scritta commemorativa nella Harvey Milk Plaza di San Francisco, che recita: se un proiettile dovesse entrarmi nel cervello, allora possa anche distruggere tutte le porte (dell’omofobia) dietro le quali ci si nasconde.
Harvey Milk venne assassinato il 27 novembre 1978 all’interno del Municipio, assieme al sindaco George Moscone, dall’ex consigliere comunale Dan White. White aveva rassegnato le dimissioni pochi giorni prima, a seguito dell’entrata in vigore di una proposta di legge sui diritti dei gay, cui si era opposto.
White sperava di essere riconfermato dal sindaco Moscone, che inizialmente aveva considerato l’idea. Le pressioni della componente più liberale della città spinsero il sindaco a non riconfermare White. White entrò in municipio attraverso una finestra aperta del seminterrato, per evitare di essere scoperto con la pistola e con i 10 caricatori che aveva in tasca. Dopo essersi fatto strada fino all’ufficio del Sindaco, incontrò Moscone e cercò di convincerlo a riconfermarlo. Non riuscendoci gli sparò ripetutamente. White ricaricò l’arma e si aprì la strada fino alla parte opposta dell’edificio, dove incontrò Milk e gli sparò al petto. Milk collassò a terra privo di sensi.White negò la premeditazione.
Un corteo spontaneo a lume di candela per la memoria di Milk e Moscone attirò migliaia di persone, decorato con bandiere arcobaleno.
Milk, consapevole del rischio che correva, aveva registrato numerose audiocassette da ascoltare in tale evenienza.
La sentenza
White fu riconosciuto colpevole di omicidio volontario (imputazione meno grave dell’omicidio premeditato di cui era stato accusato), con l’attenuante della seminfermità mentale, e condannato a sette anni e otto mesi di prigione: una sentenza da più parti ritenuta troppo lieve e motivata dall’omofobia.
Gli avvocati difensori avevano infatti impedito a chiunque fosse favorevole ai diritti dei gay di far parte della giuria. Avevano inoltre chiamato uno psicologo per dimostrare la depressione di White. Lo psicologo a questo scopo argomentò che il consumo di “cibo spazzatura” (quello dei fast-food) da parte dell’imputato era insolito per una persona molto attenta alla forma fisica, ed era quindi un sintomo della sua condizione di abbattimento.
Ciò portò al diffondersi della voce, errata, secondo cui White sarebbe stato giudicato non completamente capace di intendere e di volere come conseguenza del consumo di “cibo spazzatura” in quanto tale. (Al seguito del diffondersi di tale voce, la tattica di sostenere la diminuita responsabilità dell’imputato a causa dell’ingerimento delle sostanze più varie, dalle vitamine al caffè, ha preso, proprio da questo caso, il nome di Twinkie defense).
Dopo la sentenza, la comunità gay si scatenò, inferocita, nelle sommosse notturne contro White dette White Night Riots, in cui più di 160 persone finirono in ospedale.
Dopo la scarcerazione nel 1984, White scontò un anno di libertà vigilata, i primi mesi del quale furono trascorsi nascondendosi a Los Angeles. Ritornò poi a San Francisco, contro l’auspicio pubblico del sindaco Dianne Feinstein, e in questa città si suicidò nel 1985 nel garage della casa di sua moglie, asfissiandosi con i gas di scarico.

Fonte: Wikipedia

Salvatore Ferragamo

February 1, 2012 Leave a comment

Salvatore Ferragamo (Bonito, 5 giugno 1898 – Firenze, 7 agosto 1960) è stato uno stilista italiano.
Biografia
Salvatore Ferragamo nacque a Bonito in provincia di Avellino. Si dice che la sua passione sia nata dopo aver creato per le sorelle le prime calzature.
Fu uno dei più influenti designer di calzature del XX secolo, popolare anche a Hollywood dove portò con successo le sue creazioni fatte a mano, dal design unico e con grande attenzione al connubio fra bellezza e comodità.
Dopo aver lavorato per un anno a Napoli da un calzolaio, tornò a Bonito, dove aprì un piccolo negozio in cui produceva scarpe su misura per le signore del posto. Nel 1914 partì per gli Stati Uniti per raggiungere uno dei fratelli a Boston, che lavorava in una fabbrica di scarpe. Dopo una breve permanenza si trasferì in California, inizialmente a Santa Barbara, dove aprì una bottega di riparazione e fabbricazione su misura di scarpe. Lavorò per L’American Film Co. e studiò anatomia presso l’Università della California.
In seguito, nel 1923, si spostò a Hollywood, dove aprì l’Hollywood Boot Shop e in poco tempo si guadagnò il nome di “Calzolaio delle stelle”. Anche se alcuni sostengono che le celebri scarpette di rubino di Dorothy, nel film “Il mago di Oz” del 1939, siano state realizzate da lui, in realtà furono una creazione di Gilbert Adrian, famoso costumista di Hollywood.
Dopo tredici anni di attività negli Stati Uniti, ritornò in Italia nel 1927. Si stabilì a Firenze e aprì il suo primo laboratorio in via Mannelli 57. Qui produceva scarpe da donna destinate inizialmente solo al mercato americano. Nel 1928 diede avvio alla prima azienda Salvatore Ferragamo. Il pittore futurista Lucio Venna, nel 1939, produsse la prima pubblicità di Ferragamo e disegnò l’etichetta per le sue creazioni.
Nel 1933, a causa della cattiva gestione amministrativa e della crisi mondiale, la ditta dichiarò bancarotta. Conclusa la guerra, Ferragamo si accorse che il mercato italiano era ancora recettivo. Negli anni cinquanta Palazzo Spini Feroni, dove dal 1938 Ferragamo aveva stabilito la sua sede, divenne meta di attrici del cinema, del jetset internazionale e delle famiglie reali, che venivano nei suoi showroom per ordinare calzature considerate straordinarie per qualità e inventiva.
Ferragamo è stato talvolta indicato come un visionario, con i suoi disegni che spaziano da creazioni più bizzarre, spesso veri e propri oggetti d’arte di altissimo design, a linee di eleganza più tradizionale, che spesso servirono da ispirazione anche ad altri progettisti della calzatura del suo tempo.
Alla morte di Ferragamo, nel 1960, la fama internazionale del marchio non subì flessioni, anzi inaugurò una nuova stagione grazie alla guida della moglie Wanda e dei sei figli Fiamma, Giovanna, Ferruccio, Fulvia, Leonardo e Massimo, che hanno portato avanti sino a oggi l’eredità del fondatore.
L’azienda
Fondata nel 1928 e guidata da Salvatore Ferragamo fino alla sua morte, nel 1960, l’azienda è rimasta nelle mani della famiglia Ferragamo: la moglie Wanda ed i sei figli che, raggiunta la maggiore età, hanno ricoperto i ruoli chiave dell’azienda, contribuendo alla sua espansione sia nell’offerta di prodotti che nella distribuzione.
In vista della quotazione in borsa del marchio, la famiglia Ferragamo è affiancata da un manager esterno, Michele Norsa, che ricopre il ruolo di amministratore delegato.
Tutti i figli ed alcuni nipoti sono attualmente impegnati all’interno dell’azienda e del gruppo:

  • Wanda Ferragamo Miletti (Bonito, 1921), moglie del fondatore, è alla guida del gruppo dal 1960 e attualmente ricopre il ruolo di presidente onorario della Salvatore Ferragamo SpA.
  • Ferruccio Ferragamo, è attualmente il presidente della Salvatore Ferragamo SpA.
  • Giovanna Gentile, è attualmente vicepresidente della holding del gruppo, Ferragamo Finanziaria SpA.
  • Leonardo Ferragamo, dal 2000 è amministratore delegato della Palazzo Feroni Finanziaria SpA, la holding company di famiglia.
  • Massimo Ferragamo, è il presidente della Ferragamo USA, la società che dagli anni Cinquanta si occupa di distribuire i prodotti del marchio nel Nord America.
  • Fulvia Visconti Ferragamo, è dagli anni Settanta responsabile degli accessori in seta del marchio e vicepresidente della Salvatore Ferragamo SpA
  • Fiamma Ferragamo di San Giuliano, scomparsa nel 1998, è ancora considerata per molti una figura presente nella vita della Salvatore Ferragamo. Stilista premiata con il Neiman Marcus nel 1967, ha creato alcuni prodotti simbolo del marchio, quali la scarpa Vara e l’ornamento Gancino.
  • Nel 1995 a Firenze, Wanda Miletti Ferragamo ha inaugurato il Museo Salvatore Ferragamo, dedicato all’opera del fondatore, dove vengono conservate, tra l’altro, le forme delle scarpe create per molti personaggi celebri. Il 5 dicembre 2006 il museo è stato riaperto in una nuova location a Palazzo Spini Feroni.

Nel 2007 Salvatore Ferragamo sigla con l’americana Timex Group una nuova licenza per i suoi segnatempo. Che dopo il restyling dell’esistente saranno presentati a “Baselworld 2008”.
Il Gruppo Salvatore Ferragamo ha annunciato la sigla del nuovo accordo di licenza per la collezione di segnatempo da ora affidati all’americana Timex Group, fondata nel 1854 e licenziataria di marchi come Valentino e Versace.

Fonte: Wikipedia

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Linda Susan Boreman, in arte Linda Lovelace

January 28, 2012 Leave a comment

Linda Lovelace, pseudonimo di Linda Susan Boreman (New York, 10 gennaio 1949 – Denver, 22 aprile 2002), è stata un’attrice pornografica statunitense.
Divenne una delle più famose attrici nel cinema pornografico, recitando come protagonista nel primo film a luci rosse legale della storia, Gola Profonda. Al termine della sua carriera, però, si schierò pubblicamente a fianco delle femministe contro il mercato della pornografia.
Biografia
Linda Susan Boreman nacque il 10 gennaio 1949, nel quartiere del Bronx di New York. Nel 1971 sposò Chuck Traynor, il quale la fece conoscere a Gerard Damiano. Fu quest’ultimo a volerla nel suo film Gola profonda, noto in Italia anche come La vera gola profonda (Deep Throat, 1972). Fu per interpretare questo film, e su consiglio di Damiano, che Linda acquisì il nome d’arte di Linda Lovelace.
Dopo Deep Throat, per il quale ricevette un compenso di 1.250 dollari, la Lovelace recitò in diverse altre produzioni hard, a partire dal sequel, diretto da Joseph W. Sarno, Deep Throat Part II (1974). Nello stesso anno Linda divorziò da Traynor, sposando Larry Marchiano, dal quale ebbe due figli: Dominic nel 1977 e Lindsay nel 1980.
Dopo pochi altri film pornografici, tra cui Deep Throat III, uscito nel 1989 solo in videocassetta, dove comparve non accreditata, la Lovelace fece scalpore rinnegando pubblicamente il genere e schierandosi con le femministe americane contro l’industria dell’hard. Nella sua autobiografia Ordeal dichiarò di essere stata costretta a girare film a luci rosse dal primo marito, descritto come un violento che la picchiava e non aveva esitato a puntarle addosso una pistola.
Nel 1996 divorziò anche dal secondo marito.
Linda Lovelace è morta il 22 aprile 2002 in un incidente d’auto a Denver, in Colorado.

Fonte: Wikipedia