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Vini di lusso, investire un bene di rifugio
Per il fondo lussemburghese Nobles Crus, specializzato in questo particolare comparto, il rendimento negli ultimi quattro anni è cresciuto mediamente a due cifre. Ma le etichette di riferimento sono per il 98% francesi. La piazza di Bordeaux è dominata ormai dagli acquirenti cinesi.
Investite in vino. Mal che vada, ve lo berrete” disse una volta Gianni Agnelli. Fosse ancora tra noi, l’Avvocato si sorprenderebbe nello scoprire che i rendimenti di alcune etichette sono talmente elevati da sconsigliarne l’apertura nell’immediato. Prendiamo il 1990 di Romanée-Conti, fuoriclasse tra i pinot noir di Borgogna: se nel 2000 il prezzo si aggirava attorno ai duemila euro a bottiglia, oggi c’è chi è disposto a versarne più di ventimila per assicurarsene una. Lo hanno fatto a novembre alcuni facoltosi collezionisti cinesi nelle aste pubbliche di Hong Kong (se ne sono tenute ben otto importanti), ma anche a New York, Londra, Ginevra, Parigi e altre piazze europee. E la cosa non deve stupire, perché quando si parla di premieres crus bordolesi – quelli degli chateau Latour, Lafite, Margaux, Haut-Brion e Mouton, secondo la classificazione risalente al lontano 1855 – o dei più complessi rossi di Borgogna, ci troviamo di fronte a beni dalla doppia connotazione: sono di lusso e al tempo stesso di rifugio. “Dinamica la domanda, limitata l’offerta e, in più, con il passar del tempo la gente li beve. Perciò diventano ancor più rari ed essendo prodotti longevi, la loro qualità aumenta”, spiegano Averardo Borghini Baldovinetti e Marco Clerici, rispettivamente direttore internazionale e direttore generale della società Vino e Finanza, che gestisce il fondo Nobles Crus specializzato in questo particolare comparto. Di quel “mitico” Romanée-Conti 1990 il fondo, un Sicav lussemburghese che richiama investitori istituzionali (tra cui banche e fondi pensione) al pari di collezionisti e risparmiatori privati desiderosi di diversificare il proprio portafoglio, ne detiene 50 bottiglie: una bella cifra, considerando che il domaine del villaggio di Vosne-Romanée di quell’annata ne produsse circa seimila, per due terzi già stappate. Nel 2008, mentre affondava Lehman Brothers trascinando con sé i titoli di mezzo mondo, il rendimento di Nobles Crus viaggiava a +20%. Positivi anche i due anni successivi, con un progresso del 10% nel 2009 e del 13% nel 2010. Ma i vini da investimento si sono rivelati immuni anche alla crisi degli spread e dei debiti sovrani, chiudendo il 2011 con circa il 10% di attivo. Merito soprattutto dei nuovi mercati. L’Asia, trainata dalle aste di Hong Kong, è diventata il primo acquirente internazionale dei cosiddetti Igw (investment grade wines), superando in classifica gli Stati Uniti, che avevano dominato la piazza per vent’anni, e relegando all’ultimo gradino del podio quell’Europa che, con i suoi ricchi collezionisti londinesi e parigini (senza dimenticare tedeschi, svizzeri e qualche italiano) creò il concetto stesso del vino come bene rifugio. Ora invece Cina e Hong Kong, secondo i dati del Civb (Conseil Interprofessionnel des Vins de Provence) assorbono circa il 60% dell’export di Bordeaux. Esistono casi da manuale come quello di Chateau Lafite, di proprietà della famiglia Rothschild, che per i cinesi è il top wine per antonomasia, grazie a una favorevole combinazione di fattori: è stato il primo premiere cru a puntare con convinzione sul mercato asiatico, non ha rivali per marchio e storia, dispone di sufficienti quantitativi (180 mila bottiglie l’anno contro per esempio le 36 mila di Chateau Petrus) per assecondarne le richieste. Infine, particolare non secondario, il suo brand è facilmente pronunciabile anche per un cittadino di Pechino, che si troverebbe in difficoltà con le troppe “r” dei vari Margaux o Haut-Brion. L’occasione per creare Nobles Crus si presentò nel 2007, quando la legge lussemburghese autorizzò la creazione di fondi alternativi: ci fu chi ne approfittò per lanciarsi nell’arte o in altri beni di valore crescente nel corso del tempo e chi, come Borghini Baldovinetti (produttore in Toscana con la Fattoria San Fabiano) e Clerici, si unirono al francese Christian Roger, uomo dalla ventennale esperienza in ambito finanziario, unendo passione e professione. Anche Roger è produttore, la moglie infatti è proprietaria dell’azienda vitivinicola Morgassi Superiore in Piemonte. La passione però non deve prevalere sulle logiche, che vanno rispettate quando ci sono di mezzo gli investimenti. Ed ecco allora che quando si parla di vini su cui puntare, il dominio è inevitabilmente d’oltralpe: il 50% arriva dalla Borgogna e il 48% dalla zona di Bordeaux. All’Italia restano le briciole: 0,6% Toscana, 0,5% Piemonte. Il resto, un marginalissimo 1%, se lo spartiscono Stati Uniti, Spagna e Australia. “In Italia”, spiegano i manager del fondo, “ci sono tanti grandi vini, pochi però sono quelli da investimento. Probabilmente in futuro la quota del nostro Paese è destinata ad aumentare, pur tenendo presente che i cinesi, inizialmente legati a Bordeaux e in particolare al solo Lafite, soltanto ora si stanno avvicinando ai vini più prestigiosi della Borgogna e quindi ci impiegheranno un po’ di tempo ad accettare anche quelli italiani”. Quand’è che un grande vino diventa un bene d’investimento? “Quando presenta alcune caratteristiche imprescindibili” rispondono Clerici e Borghini Baldovinetti. Primo: deve essere longevo, perché se un grande vino non migliora invecchiando non sarà mai tenuto in considerazione. Secondo: la costanza, perché gli investitori non si fidano di aziende dai risultati altalenanti. Terzo: il brand e la riconoscibilità non solo del marchio, ma anche della zona da cui proviene. Quarto e ultimo: la rarità, perché ci sono ottimi vini che fanno un milione di bottiglie l’anno e i grandi numeri determinano l’inevitabile perdita di attrattività. Ad ogni modo esistono etichette come il memorabile 1985 di Sassicaia (Tenuta San Guido, Toscana), diverse annate di Masseto (Ornellaia, Toscana) e un paio di Monfortino di Giacomo Conterno (Barolo, Piemonte) che possono condividere con i più prestigiosi Lafite, Latour, Mouton e Romanée-Conti lo spazio nella tabella dei best performer, vini su cui investire ora e in futuro. “Tenendo comunque presente”, precisano da Vino e Finanza, “che i vini italiani presentano un’interessante evoluzione del valore nei primi anni, per poi assestarsi senza ulteriori progressi. Un Monfortino del 1990 può arrivare a 700 euro a bottiglia ma è assai improbabile che cresca fino a toccare le migliaia di euro. Invece il Romaneè Conti 2006 noi l’avevamo comprato a 3 mila e pensavamo di averlo pagato a caro prezzo. Oggi ne vale oltre 7 mila. Questa è la principale differenza tra Francia e resto del mondo”. Infine, diverse “nuove” zone sono sotto osservazione. Le principali sono due territori di grande tradizione come la Mosella per il Riesling, in Germania, e il nord del Portogallo per il Porto: promettono bene, al pari della zona di Avellino per il Taurasi e dell’Etna per le enormi potenzialità dei suoi vini lavici, ottenuti a partire da quell’antico vitigno autoctono che prende il nome di Nerello Mascalese. Certo non arriveranno mai ai ventimila euro di certe etichette francesi, ma poco importa ai gestori di un fondo: i quali, per utilizzare un termine in voga, più che al valore assoluto, badano allo “spread”.
Fonte: Pambianconews
One World Trade Center, grattacielo più costoso del mondo a New York
Considerata come la torre più costosa del pianeta, il grattacielo One World Trade Center è già in costruzione nella Ground Zero di New York.
Il costo di uesto complesso è di ben 3,8 miliardi di dollari; secondo il WSJ, questa cifra supera di 700 milioni di dollari le stime precedenti, facendola dunque considerare, come già detto, la torre per uffici più cara del pianeta.
Inoltre, una volta costruito, il One World Trade Center sarà anche il grattacielo più alto di New York, anche se non il più alto in assoluto, visto che il Burj Khalifa di Dubai supera di gran lunga le sue quote.
Il costo di questo grattacielo, secondo quanto rivelato, è sbalzato a causa dell’adottamento di rigorosi sistemi di sicurezza, anche perchè il One World Trade Center prenderà il posto delle Torri Gemelle.
Fonte: GoLook.it
Okeanos Aquascaping, piscina acquario per nuotare tra gli squali a New York
Magari avrete potuto immaginarla nei vostri sogni più arditi, ma un’opera del genere sicuramente nessuno l’ha mai vista fino ad ora.
Solo questo può spiegare il successo di questa enorme piscina/acquario creata da Okeanos Aquascaping, società di New York specializzata in acquari e progettazione di elementi acquatici.
Questa piscina nasce in realtà come acquario per gli squali, ma la sua grandezza è tale da poter dare l’occasione di potersi tuffare all’interno e godersi una nuotata tra gli squali.
Ovviamente, però, questa scelta in un’abitazione può essere fatta soltanto dai più facoltosi, visto che il prezzo di quest’opera è di circa 11 milioni di dollari; squali compresi.
La piscina in questione, inoltre, è disponibile su ordinazione e personalizzabile in ogni sua dimensione; la casa ha dichiarato che possono volerci fino a 5 mesi per la sua costruzione sul posto.
Fonte: GoLook.it
Christie’s, incanto memorabile per l’opera di Franz Hals di proprietà di Elizabeth Taylor
L’opera di Franz Hals aggiudicata per 2,1 milioni di dollari…
Un dipinto del diciassettesimo secolo del pittore fiammingo Frans Hals, appeso per anni sul caminetto della villa di Bel Air di Elizabeth Taylor, è stato venduto questa mattina a New York dalla casa d’aste Christie’s per 2,1 milioni di dollari. Il prezzo ha superato del doppio le stime di partenza. Per il lotto, infatti, si era impotizzato di raggiungere un incasso di circa un milione di dollari.
L’opera è “Ritratto di un uomo”, attribuita in passato ad un seguace di Hals. Solo di recente l’artista fiammingo, contemporaneo di Rembrandt, è stato riconosciuto come l’autore del quadro, che Liz Taylor ricevette in regalo dal padre nel 1950. E’ stato aggiudicato nell’ambito di Old Masters, la famosa serie di vendite di arte medievale e rinascimentale, organizzata ogni anno dalle due case d’aste newyorkesi Sotheby’s e Christie’s e che durerà oggi e domani.
Sono attese cifre da capogiro anche per il dipinto “La Madonna che allatta il bambino” di Han Memling, artista tedesco di formazione fiamminga del quindicesimo secolo. Il lotto verrà battuto, infatti, ad un prezzo di partenza che va dai 6 agli 8 milioni di dollari.
Fonte: TMNews
Christie’s, favoloso incanto per l’opera di Jean-Honoré Fragonard a New York
Durante l’asta di mercoledì 25 gennaio tenuta da Christie’s a New York sull’arte francese, è stato stabilito un nuovo record davvero inaspettato.
Si tratta della vendita di un dipinto di Jean-Honoré Fragonard intitolato “The Good Mother”; un ovale del XX secolo esposto più volte sempre con un enorme successo da parte di collezionisti e appassionati.
La somma a cui è stata aggiudicata quest’opera, come si può intuire dal titolo, è di 7 milioni di dollari e, forse, questo dipinto si aggiudicherà il record di dipinto più costoso del XX secolo, dopo le dovute analisi.
Fonte: GoLook.it
New York in bianco e nero
Ieri sera sono uscita con le mie amiche e ci siamo trovate a parlare di New York, di come si sia trasformata nel tempo, dei quartieri “in”, dei locali glamour e dei luoghi alla Sex&the City… Io ormai manco dalla grande mela da quasi sette anni, ma non ho dimenticato nulla. Così mi è venuta una voglia irresistibile andare a sbirciane nel passato remoto di questa città e di pubblicare foto di una volta…
Fonte: My Vanity Blog
Swarovski, stella natalizia in cima all’albero di Natale del Rockfeller Center di New York
In cima all’albero natalizio del Rockfeller Center é stata posizionata una gigantesca stella di Swarovski ricoperta di 25.000 cristalli con 1.000.000 di facce geometriche e pesa ben 250 chili, issata con un argano per essere collocata. Come se non bastasse ha 12 raggi illuminati con 720 LED posizionati su più di 900 metri di cavi ed è stata presentata al pubblico dalla bella Olivia Wilde. Che dire: quando non si bada a spese!
Fonte: NanoPress
Marni, nuova boutique a New York
Marni ha recentemente inaugurato una nuova boutique, il Marni Edition, nel centro del distretto Meatpacking a New York, che si estende in uno spazio di circa 250 metri quadrati, nel quale il nuovo concept adotta un design temporaneo legando etica ed estetica al fine di recuperare risorse integranti le attività di giovani artisti in modo da sperimentare le svariate collaborazioni al suo interno espletandone la diretta comunicazione artistica considerando con maggiore attenzione l’ecologia e la sostenibilità.
La boutique si avvale di due ingressi collegando due volumi architettonici pre-esistenti che integrano un passaggio pedonale intermedio nel quale si erge il wallpaper, realizzato nel laboratorio creativo di Marni a Milano, come risultato e memoria delle incursioni video dei Pastis, il duo di artisti contemporanei che l’azienda ha invitato per filmare il “Making of” del concept dello store. Il video è stato tradotto successivamente in immagini che in seguito sono state immortalate sul visionario wallpaper.
Il concept é assolutamente semplice evidenziando una facile reperibilità dei materiali e di alcuni arredi esistenti riutilizzati allo scopo.
Le grandi vetrate disposte su due lati e i quattro lucernari nel soffitto permettono una ampia visuale che va oltre lo spazio architettonico.
All’interno la pavimentazione in cemento naturale crea un nitido contrasto con i tappeti color grigio realizzati in PVC. Le luci soft incassate nel soffitto delineano la forma triangolare dello spazio. Gli espositori dell’abbigliamento sono realizzati con tubolari e profilati in ferro, saldati, imbullonati e legati tra loro da cerniere in acciaio, intervallati da un sistema di lastre sempre in acciaio dedicato esclusivamente alla presentazione degli accessori. Gli espositori dedicati invece agli accessori sono realizzati in lamiera metallica naturale, verniciata e microforata, abbinati a display in fibra di vetro. Tutti gli espositori possono essere snodati e assemblati in modo diverso in quanto tutti i moduli sono semplicemente imbullonati tra loro, quindi possono essere smontati con estrema facilità per essere poi assemblati nuovamente in nuove configurazioni tali da renderne l’immagine mutevole.
I camerini free-standing realizzati in acciaio satinato sono laccati in color fucsia, alcuni di essi sono stati argutamente ribaltati e allestiti su opportune ruote, posizionati in diversi punti strategici della boutique, in modo da evidenziare il concetto di continua evoluzione dello spazio.
L’area stock é parte integrante del negozio, non che elemento architettonico non trascurabile. Anche il magazzino adotta lo stesso sistema di assemblaggio degli espositori usando i medesimi materiali dell’area espositiva, allestito in formato diverso su un pavimento arancio fluo.
Marni conferma nuovamente la politica della sperimentazione in modo di dare spazio alle idee innovative del momento.
Marius Creati
Valentino, primo museo virtuale dedicato a New York
Il mondo dello stilista italiano Valentino con un click. Così potrebbe essere definito il primo museo virtuale al mondo. Dedicato al popolare stilista italiano, il museo non è altro che una applicazione tridimensionale scaricabile sul personal computer. L’applicazione consente di collegarsi ad un archivio che da accesso al mondo dello stilista, facendo visualizzare all’utente una panoramica tridimensionale di oltre 300 abiti che hanno fatto storia, oltre a vari disegni, video, illustrazioni, red carpet e foto dal 1968 al 2011. L’applicazione che ne da l’accesso è possibile scaricarla dal 5 dicembre 2011 in poi e va a ricreare un museo virtuale per il quale non basterebbe uno spazio espositivo di più di 10mila metri quadrati.
Fonte: AGS Cosmo



























