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Archive for the ‘Prom-Vip’ Category

Ordine dei Grimaldi

January 19, 2012 Leave a comment

L’ordine dei Grimaldi è una decorazione cavalleresca istituita nel principato di Monaco il 18 novembre 1954 dal principe Ranieri III.
Essa veniva concessa per ricompensare il personale di servizio ed i benemeriti verso il principe e la sua casata; esso viene per tanto conferito ancora oggi su sola discrezione del principe reggente.
L’ordine dispone di cinque classi di benemerenza:

  • cavaliere di gran croce: indossa la medaglia su una fascia che attraversa il petto dalla spalla destra al fianco sinistro, oltre a portare la stella sulla parte sinistra del petto;
  • grand’ufficiale: indossa la medaglia al collo tramite un nastro, oltre alla stella sulla parte destra del petto;
  • commendatore: indossa la medaglia al collo tramite un nastro;
  • ufficiale: indossa la medaglia sulla parte sinistra del petto con una rosetta;
  • cavaliere: indossa la medaglia sulla parte sinistra del petto

Insegne
La medaglia dell’ordine consiste in una croce matuna in argento ove sul diritto, nel medaglione centrale, si trovano le insegne del principato di Monaco, circondate dalla legenda francese “Rainer Grimaldi, prince de Monaco“. Sul retro, invece, viene riportata la data del 1954 e la scritta francese “Principauté de Monaco“. Il tutto è sostenuto da una corona principesca in oro.
La stella dell’ordine, invece, è di disegno moderno e riporta al centro lo stemma losangato dei Grimaldi di Monaco in un medaglione a cerchio.
Il nastro dell’ordine è bianco con una piccola striscia rossa su ciascun lato del nastro.

Fonte: Wikipedia

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Stefania Maria Elisabetta Grimaldi

January 18, 2012 Leave a comment

Stefania di Monaco, nome completo Stefania Maria Elisabetta Grimaldi (Monaco, 1º febbraio 1965), è la terza figlia della principessa Grace e del principe Ranieri III di Monaco e sorella di Carolina e del principe Alberto.
Biografia
Nel 1982 ebbe delle gravi ferite, sopravvivendo all’incidente d’auto dove trovò la morte sua madre. Molto presto delle voci infondate si divulgarono sulla stampa scandalistica accusando la giovane Stéphanie di avere provocato l’incidente essendo stata lei al volante.
Ha seguito un corso di stilista d’abbigliamento ed ha creato una propria linea di costumi da bagno “Pool Position”, dove non ha esitato lei stessa a presentare i modelli sfilando. Oltre ai costumi, creò un profumo.
Nel 1986 apre a Monaco un café-bar e un negozio di abbigliamento specializzato in jeans, di cui ancora oggi si occupa personalmente.
Nel 1986 diviene cantante seguendo l’onda della musica dance anni ottanta con il successo a 45 giri Ouragan (successo destinato ad un’altra cantante francese, Jeanne Mas, che rifiutò). Il disco resterà circa quattro mesi nelle classifiche delle radio e giornali di cui per dieci settimane alla posizione numero uno. Particolare successo ebbe il video clip della canzone, girato sull’isola diMauritius dove tra l’altro per degli istanti Stéphanie è a bordo di una Rolls Royce presa dalla collezione privata delle auto d’epoca di suo padre Ranieri III di Monaco.
Successivamente usciranno sul mercato discografico altre sue canzoni, ma con un successo più moderato. Nel 1991 partecipa alle prime parole del brano In the Closet tratto dall’album Dangerous di Michael Jackson, mentre nello stesso momento esce un suo nuovo singolo Wind of Chance che le permetterà di rinnovare il suo successo.
La principessa è presidentessa del Centro della Gioventù Monegasca (Centre de la Jeunesse de Monaco) e del Centro d’Attività Principessa Stefania (Centre d’Activités Princesse Stéphanie): quest’ultimo centro si occupa di assistenza a persone handicappate, specie bambini.
La Principessa Stefania dal 2004 è anche presidentessa dell’associazione “Fight Aids Monaco” per informare, prevenire e sostenere la lotta contro l’Aids. È a profitto di questa associazione che la principessa Stefania torna a cantare partecipando nell’agosto 2006 al successo L’Or de nos vies del Gruppo Kyo e firmando altre partecipazioni con altri 15 cantanti francesi come Amel Bent, Bénabar, Corbeille, Emma Daumas, Jenifer. “Noi possiamo aiutare le persone con una presenza, una canzone”, dichiarò questo alla stampa e sul suo sito web.
Dopo la morte di suo padre nel 2005, diviene la presidentessa del Festival internazionale del Circo di Monte Carlo, creato da suo padre.
Suo fratello (S.A.S. il Principe Alberto II di Monaco) l’ha decorata nel 2005 Comandante dell’Ordine di San Carlo (Ordre de Saint-Carles), la più alta onorificenza monegasca, per il suo impegno vicino i malati di AIDS.
Nell’ottobre 2006 è stata nominata rappresentante speciale dell’ONUSIDA (UNAIDS) per un periodo di due anni, criticando la posizione della Chiesa cattolica al riguardo della lotta contro l’AIDS che predica la castità, vietando l’uso dei preservativi.
Nel marzo 2008, la principessa Stefania ha organizzato un gala di beneficenza a profitto di “Fight Aids Monaco” al Grimaldi Forum (Monaco) in presenza del principe Alberto II, dell’Orchestra filarmonica di Monte Carlo, e dei cantanti: Patrick Bruel, Jane Birkin, Jenifer David Halliday (figlio di Sylvie Vartan e Johnny Hallyday), Laam, Alizée, Elie Sémoun e Maurane, partecipando anche ad uno spettacolo messo in scena da Kamel Ouali (autore delle canzoni di Serge Gainsbourg).
La principessa Stefania è madrina di suo nipote Andrea Casiraghi (nato nel 1984), figlio di sua sorella maggiore la principessa Carolina di Monaco e del defunto Stefano Casiraghi.
Matrimonio e figli
Si sposa con rito civile a Monaco il 1º luglio 1995 con Daniel Ducruet da cui divorzia il 4 ottobre 1996. La coppia ha avuto due figli, Louis e Pauline.
Avrà anche un’altra figlia, fuori dal matrimonio, il 15 luglio 1998 sempre presso l’ospedale monegasco, con il nome di Camille Gottlieb. Riconoscerà il padre come Jean Raymond Gottlieb, ex sua guardia del corpo. La bambina fu battezzata il 5 aprile 1999 a Monaco, in presenza dei genitori e dell’intera famiglia dei Principi di Monaco.
Si sposerà successivamente il 12 settembre 2003 in Svizzera con Adans Lopez Peres, un artista di circo portoghese da cui divorzierà il 24 novembre 2004.
Tuttavia questo ultimo matrimonio le diede molta soddisfazione nella sua attività come presidentessa del circo Internazionale di Monte Carlo, oltre ad aver sviluppato una specie di “Tour” di spettacoli per la Francia sviluppando molteplici scuole di circo destinate ai bambini futuri talenti. Lei stessa per questa iniziativa conquistò numerosi articoli sui media in quanto fu denominata “la Principessa in roulotte” – seguendo il tour degli spettacoli con il suo proprio maxi “mobil home” viaggiante.
Ordine di successione al trono monegasco
La principessa Stefania, oggi, è quinta nell’ordine di successione alla corona di Monaco. Avrebbe perduto ogni diritto senza la riforma del 2002 della Costituzione di Monaco del 1962: tale riforma, voluta dal principe Ranieri III di Monaco qualche anno prima della morte, apre la successione ai fratelli/sorelle del principe sovrano (in caso di morte) ma anche ai discendenti legittimi di questi ultimi anni. Quindi, Louis e Pauline Ducruet sono della dinastia (sesto e settima in ordine di successione) perché legittimi dal matrimonio. Questo non potrà verificarsi invece per la sorellastra Camille.

Fonte: Wikipedia

Ray Eames, duo che insieme cambiarono la storia del design americano

January 13, 2012 Leave a comment

“Da sempre mi affascinano le persone che danno “forma” e creano cose. Loro decisero di farlo in coppia. Oggi dedico il mio post a Charles e Bernice Alexandra Kaiser detta Ray Eames, marito e moglie che insieme cambiarono la storia del design americano e del mondo. Da inguaribile romantica li ho immaginati intenti a lavorare ai primi prototipi della Lounge Chair e a “giocare” con il design nella loro avvenieristica casa studio. La Eames House a Los Angeles fu il loro laboratorio di vita e lavoro dove concepirono progetti di architettura, film, tessuti, oggetti e piccole cose di design che a tutt’oggi decorano meravigliosamente le nostre case…”
by Cecilia Lugli

Fonte: My Vanity Blog

Rossorame

December 23, 2011 Leave a comment

NOME: Bruno Simeone e Daniele del Genio
BRAND: Rossorame
PRODOTTO: Rossorame è l’incontro tra haute couture e pret-a-porter. Il risultato? Una collezione haute-a-porter, lusso declinato nel quotidiano, cucito addosso alle esigenze di una donna che, in equilibrio fra i mille impegni della giornata, non rinuncia all’eleganza tout court.
CARATTERISTICHE: abiti studiati, impreziositi da dettagli sofisticati e lavorazioni a mano, dove le sovrapposizioni di tessuti, forme, trame di filati e fibre metalliche diventano una costante stilistica. Rossorame è contrasto tra pesante e leggero, trasparenza e mistero, passato e futuro. Ma è soprattutto la volontà del designer di rendere reale il sogno di un abito.
STILISTA PREFERITO: Alexander McQueen, Rick Owens.
DESIDERI E AMBIZIONI: diventare l’ Armani del futuro.
PERSONE CHE AMATE DI PIU’: tutte le persone autentiche e genuine.
MOTTO: l’unione fa la forza e la condivisione la moltiplica.

Fonte: Vivianamusumeciblog’s

Windsor, casa reale del Regno Unito e dei regni del Commonwealth

December 5, 2011 Leave a comment

La casa Windsor, precedentemente conosciuta come casato di Sachsen-Coburg und Gotha (anglizzato poi in Saxe-Coburg and Gotha), è la casa reale del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e degli altri regni facenti parte del Commonwealth. Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, i sentimenti anti-tedeschi presenti nella popolazione spinsero la famiglia reale a mutare il nome, passando da titoli di chiara provenienza tedesca a nomi che assomigliavano più alla lingua inglese.
Il nome tedesco proveniva dal matrimonio della regina Vittoria con il principe Alberto, figlio di Ernesto I, duca di Sassonia-Coburgo-Gotha, nel febbraio 1840. Sassonia-Coburgo-Gotha, comunque, non era il cognome personale del principe consorte, ma il territorio governato dalla sua famiglia; la sua casata si chiamava Wettin.
Così, il nome Hannover venne cambiato in Windsor, che divenne anche il nome della famiglia reale tramite un ordine in consiglio di re Giorgio V.
Comunque, l’ordine si riferiva solo a tutti i discendenti della regina Vittoria nella linea maschile, ma non necessariamente alle discendenti femminili. Nell’aprile 1952, due mesi dopo la sua ascesa al trono, la regina Elisabetta II pose fine alla confusione sul nome dinastico quando dichiarò al Consiglio della Corona la “volontà e gradimento che io e i miei figli dobbiamo essere designati e conosciuti come casa e famiglia Windsor, e che i miei discendenti che si sposano, e i loro discendenti, debbano portare il nome Windsor”.
Successivamente, l’8 febbraio 1960, la regina emanò un altro ordine in consiglio, confermando che lei e i suoi quattro figli sarebbero stati noti come casa e famiglia di Windsor, e che i suoi altri discendenti di linea maschile (eccetto quelli che sono “altezze reali” e principi o principesse) avrebbero preso il nome Mountbatten-Windsor.
Qualsiasi futuro monarca può cambiare il nome della dinastia se lo desidera. Un altro ordine in consiglio può annullare quelli di Giorgio V e di Elisabetta II. Ad esempio, se il Principe di Galles dovesse accedere al trono, potrebbe cambiare il nome della casa reale in “Mountbatten” in onore del padre e dello zio Louis Mountbatten.
Il regno di re Giorgio V iniziò nel 1910 sotto la casa di Sassonia Coburgo Gotha e si concluse nel 1936. Tuttavia lo Stato Libero d’Irlanda lasciò il Regno Unito nel 1922 e il nome effettivo del regno non fu cambiato fino al 1927, quando egli divenne re d’Irlanda.
Nei decenni che seguirono il 1927 colui che rivestiva la carica di sovrano diveniva re o regina anche di molti reami del Commonwealth, inclusi l’Australia, il Canada, lo Stato Libero d’Irlanda, la Nuova Zelanda, l’Unione Sudafricana, e così via. Precedentemente erano stati sovrani in, non di, questi stati attraverso una suddivisione dell’Impero Britannico. Dopo il 1927 la sovranità di tutti i regni risiedeva nella mani di un unico re. Fino al 1947 il re è stato designato anche imperatore dell’India.

Fonte: Wikipedia

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Italia Veloce, officina italiana velocipedi di pregio

November 30, 2011 Leave a comment

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ITALIA VELOCE, Officina Italiana velocipedi di pregio.
Stile, unicità e qualità nel muoversi in bicicletta
Tutto nasce quando tre ex compagni di scuola, oggi adulti, vanno a rovistare in un vecchio negozio di biciclette, ormai chiuso da anni. Da quella banale visita, riaffiorano i bellissimi ricordi di quando erano bambini. La cosa che hanno sentito più naturale è stata quella di riaprire i battenti con una nuova idea e con la vecchia passione per le bici. Da qui nasce Italia Veloce, una linea di biciclette che prende ispirazione dal movimento futurista di Marinetti, Balla e Boccioni nella sua filosofia e che affonda le proprie radici nell’artigianalità più spinta e nell’eccellenza di un prodotto tipicamente italiano.
La filosofia
Italia Veloce si pone l’obiettivo di portare sul mercato una bicicletta dal grande valore artistico, stilistico e culturale, con la voglia di riscoprire il vero valore del “fatto a mano”. Ma non solo, Italia Veloce è un modo di poter riassaporare i valori del benessere individuale e della qualità della vita, tipici della “Provincia Italiana” che tutto il mondo ci invidia. Immersi in un mondo di valori della tradizione che sembrano superati ma che ora più che mai sono la vera grande ambizione di tutti. Una pedalata che significa tempo libero, giocare con i propri bimbi o gustare un piatto di pasta in un’assolata piazza in un sabato di primavera. Una pedalata che significa una vita ad “impatto zero” più attenta ai risvolti eco ma che strizza l’occhio allo stile e diventa “eco-chic” per eccellenza.
Le qualità alla base
Estetica rigorosa, le scelte cromatiche e soprattutto, l’esclusivo design del manubrio “Freccia” – brevettato – esaltano il concetto di velocità e rendono il prodotto “sempre in movimento” anche quando si trova fermo in salotto. Ogni bicicletta è realizzata a mano totalmente in Italia, presso l’atelier di Piazzale Cervi, 12 in Parma, da sapienti artigiani, che tramandano “da padre a figlio” la grande tradizione di produzione ciclistica, ed estremamente curata in ogni dettaglio, diventa, oltre che un mezzo affidabile per gli spostamenti urbani, un oggetto di design di grande valore.
Il sito web www.italiaveloce.it permette, attraverso un configuratore, di creare la propria Italia Veloce, come fosse un vero e proprio abito su misura.
Italia Veloce, con la sua prima gamma, presenta quattro modelli. Il top di gamma, la “Magnifica”, realizzata a mano con tubazioni Columbus, ha un’esclusiva particolarità: può essere richiesta con guarnitura d’epoca, per un periodo che copre diversi decenni, a seconda dei casi, dal 1950 agli anni 70’. Questo conferisce al prodotto un’assoluta esclusività reale. I pezzi infatti sono usati, ed acquistati in mercati di settore, in giro per il mondo. La forcella a doppia spalla sovrapposta, prende spunto dalle forcelle utilizzate su pista negli anni 50, uscite dalla produzione in serie, per gli alti costi di realizzazione e replicabili solo artigianalmente. La tradizione è al servizio dello stile, per un prodotto senza tempo ma proiettato nel futuro. Gli altri modelli – con nomi di chiara ispirazione anni 30’ – sono la “Ruggente”, l”Audace” e la “Ribelle”. Ognuno con distintivi propri segni e capacità di declinarsi ai gusti più disparati.
Tutte le biciclette Italia Veloce sono numerate con targhette incise a mano sul prodotto, e fornite con un libretto che ne registra le caratteristiche. Esse sono poi riportabili direttamente dal cliente sul sito http://www.italiaveloce.it per entrare nel Registro Ufficiale che ad oggi presenta già oltre cento appassionati che potranno tracciare l’intera vita del proprio mezzo.
I prezzi – che variano a seconda della componentistica scelta – vanno dai 1.400 euro per il modello base, ai 4.500 per la bici super esclusiva.

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Jeff Dunham, mago della risata

November 30, 2011 Leave a comment

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Altra domenica altra giornata all’insegna della risata! Oggi vi parleremo di una leggenda della comicità, Jeff Dunham, uno dei comici più amati negli USA, ma anche uno dei più esperti ventriloqui al mondo. Un vero e proprio mago della risata, unico nel suo genere, un esempio per tutti gli aspiranti comici di cui vi parleremo in questo articolo.
Chi é Jeff Dunham?
Come vi avevo anticipato, Jeff Dunham è uno dei più popolari comici negli Stati Uniti, divenuto famoso per la sua bravura nell’arte della ventriloquia che unisce a un umorismo unico, caratterizzato da battute spassosissime neanche troppo spinte, e all’abilità di improvvisare interagendo con il pubblico.
Grazie a molti anni di esperienza, la ventriloquia di Dunham appare così naturale e dinamica che improvvisamente vi sembrerà di vedere un vero pupazzo vivente e una persona che chiacchierano, tant’è vero che spesso Jeff presta la sua voce a più di un pupazzo durante la stessa scena.
Stand-up Comedy
In particolare, Jeff è un comico “stand-up”, ossia che non si avvale di battute e barzellette già conosciute, ma si presenta ogni volta con testi freschi e originali basati sulle osservazioni della vita quotidiana e sulla situazione sociale e politica del proprio paese.
Gli spettacoli di Dunham consistono in una conversazione che ha luogo tra lui stesso e uno dei suoi famosissimi pupazzi, alcuni rappresentanti i tipici stereotipi americani e altri personaggi del tutto fantasiosi e con caratteri sempre diversi fra loro. La bravura di Dunham risiede anche nella sua capacità di cambiare incredibilmente tonalità di voce ogni volta che deve cambiare pupazzo (dovreste sentirlo mentre parla con due pupazzi allo stesso tempo).
I pupazzi di Jeff Dunham
Riguardo ai pupazzi, veri protagonisti degli show di Jeff Dunham, questi vi faranno morire dal ridere per il modo in cui Jeff li fa parlare, ma anche per il loro aspetto, molto caricato e, a volte, esagerato. Vediamo quali sono i pupazzi più conosciuti usati dal comico:

  • Achmed the Dead Terrorist, è molto probabilmente il pupazzo più amato dai fan di Dunham. Achmed è un kamikaze morto per “detonazione precoce”, di lui rimane solo uno scheletro che porta il pizzetto e un turbante; è molto permaloso e dall’animo vendicativo. Si diverte a fare battute di cattivo gusto sulla guerra in Iraq e a minacciare Jeff e lo stesso pubblico con la sua solita frase “Silence! I kill you!”.
  • Peanut, una scimmia rosa molto fastidiosa che non esita a dire tutto quello che gli passa per la testa. Spesso si diverte a irritare Jeff e a prendere in giro gli altri pupazzi, come il povero Josè Jalapeño. Vi farà scoppiare dal ridere con le sue risate e le sue imitazioni.
  • Josè Jalapeño On A Stick, come avrete già intuito dal nome, è un Jalapeño (peperone molto piccante) parlante infilato su un bastone e indossa (indovinate un po’…) un sombrero. Josè Jalapeño è il primo pupazzo costruito da Jeff e uno dei primi ad aver debuttato durante gli spettacoli del comico. Ogni sua battuta viene conclusa con un “On a stick!”.
  • Walter, è il tipico veterano dalla guerra del Vietnam scontroso e menefreghista, unico per le sue battute pungenti. Cosa odia di più al mondo? Sua moglie, con cui è sposato da ben 46 anni.
  • Melvin, un supereroe con un grande superpotere: vedere attraverso i vestiti. Viene spesso riconosciuto per il suo grande naso, infatti afferma che il suo rivale è Pinocchio.
  • Bubba J, il tipico stereotipo del redneck, ovvero una caricatura di quegli americani che abitano nella zona meridionale degli USA. In merito a tale stereotipo, Bubba J afferma di vivere in un camper e i suoi hobby preferiti sono bere la birra e guardare le corse di Nascar alla TV.

Questi sono i pupazzi più usati da Jeff Dunham, tutti acclamati dal pubblico e ciascuno unico per carattere e aspetto.

Pasquale Fusco
Fonte: Skimbu

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Freddie Mercury, ventesimo anniversario della morte di un mito

November 22, 2011 Leave a comment

Per quanto priva di qualsiasi riscontro scientifico, l’ipotesi che l’unicità del suo destino fosse scritta nel luogo di nascita resta assai più che suggestiva. Freddie Mercury era nato a Zanzibar, era di etnia Parsi e fino all’adolescenza era cresciuto in India. Una biografia assolutamente insolita per la storia del rock. Si chiamava Farrock Bulsara, ma il nome anagrafico è come se fosse stato cancellato dalla gloria dello pseudonimo. Giovedì 24 novembre cadrà il ventennale della morte della voce dei Queen, ancora oggi una delle icone più potenti prodotte dalla cultura pop degli ultimi trent’anni. Persino nella morte prematura Freddie ha lasciato un segno, stroncato dall’Aids quando le terapie che oggi permettono di convivere con la malattia erano ancora di là da venire e la sindrome da immunodeficienza acquisita era ancora un morbo da nascondere, “una peste per eroinomani e omosessuali”. Persino un superdivo multimiliardario che aveva clamorosamente portato i codici della teatralità gay sui palchi del rock aveva vissuto la sua omosessualità come un fatto privato, così come aveva tenuto nascosta per anni la sua malattia. La morte prematura per i divi è il passaporto per il mito. Ma in fondo, se si vuole sintetizzare, ciò che rendeva così speciale Freddie Mercury era proprio il fatto che portasse in scena il suo mito.

Tecnicamente è stato un cantante strepitoso e un performer con pochi rivali. Se lo ricorda bene chiunque abbia visto Live Aid, dove, per giudizio unanime, il set dei Queen fu considerato di gran lunga il migliore. Trasformandosi nella regina Farrock Bulsara concentrava una vocalità da melodramma (non a caso insieme a Montserrat Caballé ha inciso quel monumento kitsch di Barcelona Barcelona, inno delle olimpiadi catalane), con la teatralità gay e tutto ciò che da Mick Jagger a David Bowie era stato codificato nel linguaggio dell’ambiguità.

Il tutto messo a servizio di un contesto musicale rock dal sapore heavy che non disdegnava la cantabilità del pop. Nonostante fosse un musicista colto ed evoluto, sul piano del gusto non andava troppo per il sottile. Ma il pubblico che ama la combinazione tra schitarrate quasi metal, arie da melodramma e strutture che pescano nel classico è sconfinato. In Italia in particolare ci vogliono nomi come Pink Floyd, Beatles, Led Zeppelin per poter rivaleggiare in popolarità con Brian Mey e compagni. Non per niente la tourneé della reunion, messa su da Brian May e Roger Taylor (John Deacon, il bassista, non ha accettato) con Paul Rodgers (il cantante dei Free che era l’idolo giovanile di Freddie Mercury) ha avuto un grande successo. Ovviamente era un greatest Hits dal vivo dei Queen, ricantato da Rodgers. Solo un brano era lasciato con la voce originale: Bohemian Rapsody. Freddie Mercury la cantava ancora, in un video, naturalmente seduto al pianoforte. Non si può sfidare un mito.

Paolo Biamonte

Fonte: Ansa

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Miroslava Mikheeva Duma, icona di stile della nazione russa

November 15, 2011 Leave a comment

Miroslava Mikheeva Duma, è una giornalista russa che sa il fatto suo… E’ bella, è giovane, è ricca, è professionalmente affermata, alla sua giovane età è già sposata con un magnate russo, ed è l’icona di stile della nazione. Da poco ha abbandonato la rivista Harper’s Bazaar, lavora come freelance per OK Magazinee, Tatler e Glamour Russia. Ora è anche blogger.Se date un’occhiata a Buro 247 http://buro247.ru/, sicuramente non capirete una parola, ma le immagini parlano da sole!!! Non è la solita ragazzina che gioca con la macchina fotografica e qualche firma pasticciata addosso, il talento si vede.
Non me ne voglia nessuno.

Fonte: My Vanity Blog

Circo Vuitton, nelle migliori vetrine il circo di Louis Vuitton

November 10, 2011 Leave a comment

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Non è una novità che Louis Vuitton abbia deciso da tempo di ispirarsi al circo. Ma l’ultima idea che esce dalla Maison francese (che affonda le sue radici a Parigi nella metà dell’800) è destinata a lasciare il segno e a dare un tocco di magia alle festività natalizie ormai alle porte.

Per questa particolare e sempre attesissima ricorrenza a cavallo fra religiosità e consumismo, Vuitton ha deciso di personalizzare le sue lussuose vetrine con un tocco di arte della pista. A partire da oggi e fino al Capodanno in tutti gli store del mondo, funanboli, giocolieri, prestigiatori, trapezisti, ammaestratori, equilibristi e clown fanno bella mostra di sé nei punti vendita del prestigioso marchio dei beni di lusso, presenti ormai in tutto il mondo, dai Champs-Elysée a Beirut, da Mosca a Canton Road, da Londra a Tokyo, solo per citarne alcuni.
Per spiegare questo feeling con il mondo e le atmosfere del circo, occorre fare un salto indietro di oltre un secolo, quando famosi artisti del circo e del music-hall acquistavano abitualmente i loro abiti da Vuitton, l’imprenditore del buongusto nato a Lavans-sur-Valouse il 4 agosto 1821 e morto nel 1892, quando lasciò il suo impero al figlio George.
Il mimo Kita, ad esempio, andava geloso dei bauli Vuitton che acquistò agli inizi del ’900 e che portò anche in scena, tanto da diventare oggetti di culto e di raffinatezza. Ma come lui molti altri, compreso “l’uomo bersaglio” Robert Wilson, famosissimo fra la fine dell’800 e i primi del secolo seguente, e molte star del circo. Fra i tanti marchingegni dai quali si liberò, Houdini riuscì anche a fuggire da un baule Vuitton con serratura a cinque scatti appositamente pensata da George Vuitton, che lanciò una vera e propria sfida al grande illusionista, il quale – abituato ai colpi ad effetto – annunciò con un manifesto di accettare “la sfida, da disputarsi la sera di giovedì 9 marzo all’Alhambra. La cassa fabbricata dal signor Vuitton sarà esposta a partire dalla sera di lunedì 6 marzo nel buffet dell’Alhambra”.
Ma quella di Vuitton è una storia che s’intreccia molto da vicino con giocolieri e acrobati anche per altre curiose coincidenze. I Vuitton vivevano ad Asnières e qui nel 1859 avevano costruito anche il loro atelier. Guarda caso a due passi da una storica famiglia di circo, i Rancy. Théodore Rancy era quasi coetaneo di Louis Vuitton.
“Il circo Rancy, a suo tempo molto popolare, impiegava un battaglione di clown bianchi, di clown augusto, di giocolieri e di acrobati; vi erano una donna tagliata ogni sera in tre pezzi, dei nani specializzati nel travestimento burlesco e, naturalmente, i cavalli ammaestrati, un orso bruno addestrato a sbucciarsi le arance, un cinghiale addomesticato, dei cani sapienti e perfino un pony per il quale, nel marzo 1922, in segno di buon vicinato, i Rancy avevano ordinato al fabbricante un robusto baule rifinito, lungo 1,40 metri, foderato in vuittonite grigio rondine, destinato al numero di scena del pony suddetto”. La notizia è riportata da Sfilate.it.
Se questo è il passato, anzi le origini, non sorprende il ciclico ritorno di Vuitton alle proprie radici, come accadrà anche in questo fine anno. Ad accogliere i clienti Vuitton ci saranno simboli, suggestioni, immagini che fuoriescono dalla lunga storia del circo: manichini, ovviamente di tutto punto agghindati con “pezzi” della Maison, in equilibrio sulla fune, acrobati appesi al trapezio che reggono borse e così via. E’ il Natale Vuitton. La classe non è acqua.

Fonte: Il Circo

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