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Abercrombie & Fitch, un caso di successo

July 4, 2011 Leave a comment

Chi non ha sentito parlare, almeno tra i giovani, di Abercrombie & Fitch? Non si tratta di una banale ultima idea alla moda, ma è uno dei casi di successo più avvenenti degli ultimi anni, nel campo dell’abbigliamento. Si tratta di un’azienda di abbigliamento che possiede una catena di negozi in tutto il mondo (per ora uno solo in Italia, a Milano in Corso Matteotti 12) che sta riscuotendo molto successo (non solo tra i giovani) per tanti motivi che scopriremo in questo articolo…

La storia in breve

Se pensavi che Abercrombie & Fitch fosse nata da poco allora ti sbagliavi, è un’azienda secolare, fondata nel 1892 da David Abercrombie, che inizialmente forniva abbigliamento sportivo ed escursionistico. Non ebbe mai gravi crisi in quanto fino al 1988 era una società di piccole dimensioni. Nel 1988 infatti fu acquistata dalla The Limited che la pose sotto la direzione di un certo Michael Jeffries, attuale CEO. È lui la mente che ha portato l’azienda a fatturare 4 miliardi di dollari con circa 100.000 dipendenti.

Le ragioni del successo

Ma come ha fatto Jeffries? Quali sono i segreti che hanno portato questa azienda ad avere oltre 1000 negozi in tutto il mondo e un utile netto di 150 milioni di dollari? Essendo Skimbu un blog in cui spesso parliamo di Apple, si può dire che Jeffries è riuscito a fare lo stesso che è riuscito a fare Steve Jobs con Apple: creare prodotti di qualità e trasmettere un’immagine precisa ai consumatori. La prima idea geniale di Jeffries è stata quella di assumere nei negozi solo bellissimi commessi e commesse con fisici perfetti, quindi decise di farli girare a turno commessi piazzandoli a petto nudo davanti allo store, dando anche la possibilità ai consumatori di scattare una foto con loro. Grazie allo sfruttamento dei “bei commessi” i consumatori:

  • Vengono attratti dal negozio in quanto possono scattare la foto con modelli e modelle e in quanto vengono attratti da queste persone.
  • Vedendo le persone di bell’aspetto che vestono Abercrombie e si produce quasi inconsciamente l’idea che i vestiti di Abercrombie sono sempre alla moda, in quanto sono vestiti dai “più belli”

Per rafforzare l’immagine di Abercrombie come marchio che produce “casual di lusso” Jeffries ha dato un’aspetto unico a tutti i 1000 negozi: musica alta, molto profumo, niente vetrine e mobili tutti in legno scuro, oltre a tenere una bassa illuminazione all’interno. In questo modo Abercrombie si è guadagnato l’emblema di “marchio di lusso“, e tenendo i prezzi non troppo alti (almeno negli Stati Uniti) Jeffries ha dato la possibilità alla gente di poter acquistare vestiti molto alla moda e apparentemente lussuosi.

Non è finita qui, manca un’ultimo elemento fondamentale: la qualità. Una volta che hai acquisito notorietà e l’immagine devi anche essere in grado di mantenerle, questo è possibile grazie alla qualità. I prodotti di Abercrombie sono tutti fatti con materiali di qualità, molto morbidi al tatto (specialmente quelli in cotone), che non si rovinano quando vengono lavati e che hanno colorazioni brillanti e uniche. Inoltre tutti i prodotti si può dire che seguano uno stile minimale, in quanto non si trovano tanti disegni, scritte o stili particolari, sono tutti prodotti semplici, con la scritta A&F o comunque con qualcosa che caratterizza il marchio, e nient’altro.

Queste sono le ragioni per cui Abercrombie è diventata una delle società d’abbigliamento più importanti.

Alberto Ziveri

Fonte: Skimbu

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Cecil Beaton a Tangeri, un Marocco d’autore

June 6, 2011 Leave a comment

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Gli anni ’30 furono per il grande fotografo Cecil  Beaton anni di grande lavoro. Viaggio’ dal Nord Africa alla Spagna, dalla Russia a Palm Beach, passando per Città del Messico. Il lavoro fatto da Beaton in quel decennio rifletterà tutta la sua esperienza e la sua tecnica fotografica. Ritratti di un sempre più vasto campionario di personalità del mondo dello spettacolo, delle arti, hight society, fotografie di moda e le immagini affascinanti che documentano i suoi viaggi  oltreoceano. Cecil Beaton univa elementi barocchi per creare scenari surreali e tuttavia, era ugualmente capace di fare un ritratto splendido senza alcun artificio, usando solo le luci e la sua innata abilità persuasiva per immortalare i soggetti nelle loro pose naturali e, di solito, adulatorie. Per le fotografie di moda per Vogue, Beaton inventò scenari raffinati per gli elegantissimi abiti che appaiono nella rivista. Rigide, drammatiche scene per vestiti importanti di Schiapparelli o Charles James; sfondi capricciosi per abiti romantici, fotogrammi di un racconto il cui svolgimento era libero arbitrio del lettore. Del 1937 il reportage sul Marocco, con immagini di interni di case malfamate come quella con due figure, una composizione quasi pittorica con caratteristiche di spazio e di prospettiva che fanno pensare ad un interno di Vermeer. Lo scoppio della guerra del 1939 segnò l’inizio di una nuova fase nella sua carriera, rinunciando al lato più frivolo che aveva caratterizzato gran parte della sua produzione artistica per dedicarsi con passione al nuovo incarico di fotografo ufficiale di guerra alle dipendenze del Ministero dell’Informazione. In questa veste documentò i danni prodotti dai bombardamenti su Londra e le attività dela RAF nelle sue basi sparse nel paese: poi si recò al fronte in Nord Africa, dove seguì la guerra nel deserto e successivamente in Estremo Oriente. Alcune di queste immagini sono diventate giustamente famose: quella della bambina ferita in un letto d’ospedale che venne pubblicata sulla copertina di Life e, si dice, fu determinante nel convincere l’opinione pubblica americana della necessità di scendere in guerra; le eleganti, tormentate astrazioni realizzate tra i resti di carri armati nel deserto o tra le rovine di case crollate sotto le bombe a Tobruk; la terrificante tempesta di sabbia, da cui un soldato tenta di salvarsi correndo disperatamente verso la sua tenda. Tornando alla vita civile, Beaton riprese le fila della sua carriera, viaggiando, fotografando, progettando. Nell’immediato dopoguerra le sue immagine più sublimi tra cui lo sflogorante studio del ’48, ispirato a Watteau, una composizione complessa con otto modelle in abiti da sera di Charles James, considerato ancora oggi un capolavoro del genere. E’ nell’estate del 1949 che Beaton ritorna in Marocco, precisamente a Tangeri, per incontrare Truman Capote.

Nell’autobiografia di Paul Bowles “Senza mai fermarsi” (Le Comete -Feltrinelli) così lo scrittore descrive quel periodo: “Nell’estate del’49 non si era ancora trasferito (Truman Capote)  nella sua casa di Jemaa el Mokra sulla Montagna, e divideva la Guinnes House de Marshan con Cecil Beaton. Truman non trovava la città del tutto di suo gusto, ma rimase lo stesso tutta l’estate al Farhar con Jane e me perchè c’era Cecil“.  Paul Bowles ricorda ancora nella sua  autobiografia che Beaton resto’ per tutta l’estate a Tangeri e che in occasione di un party che si tenne sulla spiaggia, alle Grotte di Ercole, fu proprio il fotografo a decorare una delle grotte, dove vennero serviti per tutta la notte champagne e hascisc. Tra gli ospiti Barbara Hutton, Gertrude Stern, Burroughs e molti altri importanti artisti. Quella particolare serata fu sottolineta da una orchestra andalusa che rimaneva parzialmente nascosta dalle rocce e dalle lanterne, mentre sulla spiaggia gruppi di invitati giacevano su enormi cuscini, sotto la luce della luna. A partire dal 1957 Beaton dedicò tutte le sue energie al teatro e al cinema mentre gli anni sessanta assistevano ad un grande fermento di giovani talenti e artisti, ai quali si legò con passione. I Rolling Stones, David Hockney, Peter Balke, David Bailey, Rudolph Nureyev e Andy Wharol con il suo entourage,  sono solo alcuni fra i tanti amici e modelli di cui si circondò.  Nei “Diari di Cecil Beaton – 1965/1969” Beaton descrive con dettagli succulenti le sue notti bollenti con i giovanissimi Rolling Stones all’Hôtel El Minzah di Tangeri nel 1967. Nel 1974 Beaton rimase semiparalizzato e questo segno’ la fine ufficiale della sua carriera fotografia anche se il suo splendido servizio sulle collezioni A/I 1979 per Vogue Francia fu un ulteriore prova della sua volontà di non arrendersi mai. Truman Capote, nell’introduzione a “The Best of Beaton” rende omaggio all’occhio del fotografo con parole che sono un epitaffio: “La sua intelligenza visiva è genio (…) Ascoltare Beaton descrivere in termini visivi una persona, un posto o un paesaggio è come assistere ad una rappresentazione , divertente o brutale o bellissima, ma sempre senza ombra di dubbio brillante. (…)  quello che rende l’opera di Beaton unica e la sua straordinaria intelligenza e comprensione visiva che permea le sue foto“.

Fonte: My Amazighen

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Paul Bowles, icona beat e gentleman d’antan

May 30, 2011 Leave a comment

Fu nel 1947 che Paul Bowles si stabilì definitivamente a Tangeri dove, nel 1949, lo raggiunge la moglie Jane Auer. La coppia fu rapidamente circondata da buona parte degli europei e americani stabilitisi nella città dello Stretto di Gibilterra e, verso la fine degli anni ‘40, iniziò la lunga processione di figure letterarie iminenti, come Truman Capote, Tennesse William e Gore Vidal, affascinate dal carisma dei coniugi Bowles. In seguito, nel corso degli anni ’50, tutta la Beat Generation, da Allen Ginsberg a William S. Burroughs, passò da quelle parti. Paul Bowles nacque a Long Island nel 1910 ed ebbe un infanzia piuttosto solitaria e si rifugiò ben presto nella musica e nellaletteratura, iniziando a comporre e scrivere a partire dai dieci anni. Dopo un breve passaggio all’università della Virgina, a Charlottesville, dove scoprìl’alcool, l’etere e le esperienze bisessuali partì per Parigi, dove venne in seguito lanciato da Gertrude Stein e Aaron Copland. Fu proprio Gertrude Stein, la Madonna di Montparnasse degli esiliati americani, la dichiarazione che i  poemi di Bowles valevano poco. Iniziò la sua carriera di giovane uomo alla moda, un dandy/compositore di musica per Brodway e Hollywood, lavorando con Visconti, Dalì e Joseph Losey, scrivendo anche qualchenovella. Sposò Jane Aurer nel 1938. Coppia curiosa che venne così giudicata da Stefano Malatesta su La Repubblica del 19 novembre 1999: “Si erano sposati prima della guerra, lui per sbarazzarsi definitivamente delle donne, lei degli uomini”. Cambiarono spesso luogo di residenza e poi, nel ’48 Tangeridivenne la base sia affettiva che pratica della loro vita. Tangeri era in quel periodo una zona franca ed era governata da un gruppo di 7 potenzeeuropeee con USA e URSS, amministrata dalla Spagna. Era realmente unaterra di nessuno, un interzona; contrabbandi, prostituzione, loschi affari,divertimento, sesso a buon mercato per qualsiasi gusto (se si pagava indollari). I due vissero più in maniera autonoma che insieme, ognuno gestendo la propria vita secondo i desideri personali, senza mai insidiarsi, ma profondamente legati. Jane scrisse delle novelle e un romanzo che ovviamente soffrirono dell’ombra data dal marito. A Tangeri Jane conobbe una donna marocchina, Cherifa, venditrice di granaglie nel Soco Chico, di cui si innamorò follemente e che sarebbe diventata negli anni la sua conviventee carnefice, mentre lo scrittore iniziò a frequentare i ragazzi marocchini, intessendo negli anni a venire una relazione duratura con il pittore Ahmed Yacoubi (1929-1985) e in seguito con Mohammed Mrabet, un ragazzo marocchino da lui scoperto e lanciato, con successo, come scrittore. Fu precisamente nel ’47 a Fèz, soggiornando al Palais Jamai Hotel, che Paul Bowles scrisse, ispirandosi alla sua vita e a quella della moglie il libro “The Sheltering sky”, pubblicato l’anno successivo. A Fèz conobbe Ahmed Yacoubi che divenne il suo amante e intraprese nello stesso anno un viaggio avventuroso nel Sahara algerino, a Taghit, Tilmimoun e Adrar. In seguito Ahmed accompagno’ Bowles in America e in Asia, quando lo scrittore decise di acquistare l’isola di Taprobane. In seguito il giovane pittore divenne l’amante di Brion Gysin e negli anni ’70 sposò una giovane americana e si trasferi’ in USA, dove mori’ nel 1985. Il romanzo “The Sheltering Sky” venne tradotto in italiano con il titolo “Un tè nel deserto” e trasformato poi in un film da Bernardo Bertolucci. E’ storia il fatto che il romanzo divenne un libro di grandissimo successo e questo trasformò in parte la vita dello scrittore. Suo malgrado negli anni sessanta il libro divenne un cult, un icona osannato dai ribelli della Beat Generation e il borghese Bowles divenne la bandieradi questa rivolta, precursore del futuro stile di vita “on the road” di Kerouac. A seguire “The delicate prey”, “Let it come down” e “The spider’s house” nel 1955. Per Tennessee William compose la musica di scena per“Summer and Smoke”. Poi seguirono le traduzioni delle storie raccontategli da Mohammed Mrabet, arrivando alle traduzioni di Mohammed Choukri, autore dello splendido libro “Il pane nudo”, autobiografia che racconta la vita di un prostituto, drogato, carcerato e analfabeta che imparò a leggere proprio in carcere all’età di vent’anni. Il regista Kronemberg ne fece un filmche, a mio giudizio, è un capolavoro.

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Nel 1969 la moglie Jane venne ricoverata in una clinica psichiatrica a Malagadove si spense nel 1973. Gli anni successivi furono un susseguirsi di avvenimenti importanti; il 17 giugno 1989 i Rolling Stones raggiunsero Tangeri per registrare un disco con i Master Musician di Jajouka (musicisti di un piccolo villaggio rurale del Rif scoperti e registrati da Paul Bowles). Ne seguì un documentario della BBC con una intervista/dialogo tra Mick Jaggere Paul Bowles nella sua casa a Tangeri. Poi nell’ agosto del 1989 il party, che passo alla storia, per i 70 anni del miliardario americano Malcom Forbes, che possedeva una residenza spettacolare a Tangeri, il Palais Mendoub. Furono800 gli invitati ospitati in tende berbere e lo scrittore ceno’ in compagnia del miliardario e i suoi due figli, Elisabeth Taylor e il principe ereditario delMarocco. Più di 600 marocchini vennero assunti per la festa e oltre 300 cavalieri berberi si esibirono nelle loro Fantasie, con un finale di fuochi d’artificio che diventò leggendario, come il prezzo del party: 2.500.000 $. Da quel momento Paul Bowles visse quotidianamente a Tangeri, diventando una figura quasi leggendaria della città, trasformandosi in un perfettogentleman di altri tempi. Scrivere della vita di Paul Bowles è estremamentedifficile essendo stata colma di viaggi, di scritture, di rivelazioni, di cose proibite e affascinanti. Un percorso che lasciò un segno indelebile al suopassaggio, anche nella piccola città di Asilah, dove lo scrittore possedeva una casa nella piccola medina affacciata sull’Oceano Atlantico, che ospitò, nel maggio del 1963, Tennesee William, che la prese a modello per creare lacittà di Cabeza de Lobo nel suo lavoro “Suddenly Last Summer” (Improvvisamente l’estate scorsa). La mattina di un ventoso 18 novembre 1999 Paul Bowles si spense in una camera dell’Ospedale Italiano di Tangeri, all’età di 88 anni. La sua salma venne poi imbarcata per Casablancae invita a N.Y per la cremazione al Frank Campell Funeral Home di Manhattan. Il 14 febbraio 2000 il Memorial Paul Bowlesvenne eretto alPalais du Marshan di Tangeri e nel novembre dello stesso anno le sueceneri vennero tumulate nel piccolo cimitero di Lakemont a New York.Finisce così la vità di un uomo che sollevò tempeste e gioie, un intellettualeche conobbe la solitudine profonda, l’amicizia senza schemi, lacontemporaneità di una vita vissutasenza pregiudizi, barriere sociali oipocrisie del sistema. Un individuo che ha fatto della sua realtà un sogno continuo, per i suoi lettori e i suoi detrattori.

“Non si considerava un turista, bensì un viaggiatore. E in parte la differenza sta nel tempo, spiegava. Laddove, in capo a qualche settimana o mese, il turista si affretta a far ritorno a casa, il viaggiatore, che dal canto suo non appartiene né a un luogo né all’altro, si sposta più lentamente, per periodi di anni, da un punto all’altro della terra. Un’altra importante differenza tra turista e viaggiatore è che il primo accetta la propria forma di civiltà senza discutere; non così il viaggiatore, che la paragona con le altre, e respinge quegli elementi che non trova di suo gusto.”

“The Sheltering Sky”  – 1949

Fonte: My Amazighen

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The Box Nightclub and Cabaret arriva a Londra

The Box Nightclub and Cabaret arriva a Londra. E’ un angolo spigoloso collocato nel quartiere di Soho. Dicono che la vita sia un cabaret, ma non hanno mai fatto menzione su quanto tutto ciò farebbe arrossire.

Simon Hammerstein, di origine britannica e nipote del celebre Oscar Hammerstein, titolare del parodistico teatro, porta il suo club oscuro e assolutamente osé, contraddistinto dai suoi divanetti in velluto cremisi e l’élite dispiegata al suo ingresso – ormai un cult nel centro di Manhattan – nel famoso quartiere londinese, stuzzicando la fantasia e la curiosità dei presenti senza alcuna pietà.

Originariamente nato in Inghilterra come sorta di intrattenimento, questo genere teatrale venne importato negli Stati Uniti d’America, molto apprezzato dalle classi meno abbienti, noto infatti con lo pseudonimo di “les follie de pauvres”, é divenuto nel corso del tempo un  diletto costoso accessibile almeno in parte.

Ufficialmente le sue porte si sono aperte soltanto da pochi mesi, ma le prenotazioni ritrattano le contestazioni. La formalità si cinge nel mistero, ma i cocktails sono serviti continuamente e gli spettacoli eccitanti si protraggono fino alle prime ore del mattino.

Atti eleganti combinano il tradizionale freak show con quasi ogni altro genere grazioso presentato da manuale, dal vaudeville al burlesque fino al cabaret. Ciascuna serata propone mosse provocanti, corpi nudi e atti di natura sessuale. Si può anche ballare se si preferisce. Ma si può semplicemente restare indietro e guardare.

Estremamente elegante e à la page assume i connotati di un luogo super raffinato e vizioso, divertente ed esclusivo, nel quale sia possibile varcare la soglia della quotidianità per catapultarsi in un mondo permissivo alquanto parallelo.

Tra le celebrities già viste al suo interno troviamo Emma Watson, Harry Mountbatten-Windsor, Jude Law, Kate Moss, Keira Knightley, Kevin Petersen, Nicklas Bendtner, Rachel Weisz e innumerevoli businessmen, persone di spettacolo, sportivi famosi e vip in generale… http://www.www.theboxnyc.com

by Marius Creati

Serapian, il made in Italy esiste ancora

Ovviamente il titolo è una provocazione: il made in Italy esiste ancora, ma sappiamo anche bene quanto i prodotti spacciati per il frutto dell’italico talento vengano realizzati sempre più spesso all’estero, in particolare nei Paesi dove il costo della mano d’opera è molto basso. SERAPIAN però realizza le proprie borse e i propri accessori in pelle in due location: la prima è quella storica di Via Jommelli 35 a Milano, la seconda è l’azienda di Varese. Ieri ho visitato proprio il luogo da cui tutto è partito nel 1945. L’atmosfera è particolare poiché i clienti storici del marchio si recano ancora qui piuttosto che andare nella boutique in via Della Spiga – frequentata più dai turisti o da chi non conosce la sede storica -. Entrando nella sede di via Jommelli si accede subito al negozio outlet dove è possibile trovare anche le borse delle collezioni passate e intravedere, allo stesso tempo, gli artigiani al lavoro che forgiano i nuovi modelli che andranno nei negozi sparsi in Italia e nel mondo o che vengono realizzati su misura per i clienti che amano il taylor made.

Alcuni segreti del marchio:

– Serapian realizza borse per sé ma anche per grossi brand del lusso.

– il nome GINA dell’omonima borsa non è ispirato all’attrice Gina Lollobrigida come pensano alcuni, ma in maniera più semplice alla signora Gina, moglie di Stefano – fondatore del marchio – a cui il marito dedicò la borsa altamente iconica. La signora Gina dall’alto dei suoi energici 97 anni si reca ancora in negozio e segue il lavoro dell’azienda – queste sono lo donne a cui dovremmo ispirarci -.

– L’azienda non effettua CELEBRITY PLACEMENT per scelta. Chi indossa Serapian lo fa perché conosce il brand e lo acquista di tasca propria. Personaggi come Ornella Vanoni o Nadege amano il marchio storico ma non hanno mai ricevuto un omaggio. Scelta di comunicazione controcorrente ma tosta che mostra una certa consapevolezza.

-Nell’archivio dell’azienda ci sono borse che risalgono agli anni 40. Alcune, su richiesta, sono in vendita, altre no. Il motivo? Essendo realizzate con pelli fuori commercio poiché vietate, l’azienda non può commercializzarle. Tutto sommato un bene poiché l’archivio rimane una fonte di ispirazione anche per le borse più moderne.

– Fino agli anni 70 l’azienda ha commercializzato borse NO LOGO. Il motivo? Veniva considerato inelegante apporre il nome del marchio in bella vista. Poi le leggi del marketing hanno avuto la meglio e il logo – discreto – è comparso.

–  Che cos’è lo STEPAN? E’ il materiale che rimanda un po’ alla gomma con cui vengono realizzate alcune borse. Lo STEPAN è cotone spalmato.

Fonte: Vivianamusumeciblog’s

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Lindsay Kemp, Premio Dorian Gray 2011 alla carriera dopo James Ivory

Lindsay Kemp, inglese, 75 anni (o forse 73: la data di nascita è incerta), è una vera “prima donna” dell’universo queer oltre che Maestro indiscusso, nel teatro e nella danza, dell’estetica camp (un cognome: un destino). Allievo di un gigante del palcoscenico, il mimo Marcel Marceau, Kemp ha costruito nel tempo uno stile inconfondibile, un mix di tragico e di comico, di urlo e sberleffo, di piume e lacrime, di sublime e ridicolo, di melodramma e trasgressione.

Folletto, divina signora, corpo asessuato, il poliedrico Kemp esplode, alla fine degli anni Sessanta con lo spettacolo Flowers (la cui prima fu al Festival di Edimburgo) che racconta gli amori del travestito Divine, un inno all’erotismo di una delle sue Muse ispiratrici, Jean Genet (ma anche Ginsberg, Whitman, Nijnskij) e al suo romanzo Notre Dame de Fleurs. Un successo planetario che lo portò, di lì a breve, a calcare le scene dei grandi teatri del West End e di Broadway.

I Settanta sono il suo decennio, la sua consacrazione: oltre a FlowersSalomèSogno di una notte di mezza estate Sogno a Hollywood – realizzato proprio a Torino con la Compagnia del Teatro Nuovo, un omaggio al cinema muto. E poi la messa in scena del tour Ziggy Stardust di David Bowie (che aveva il suo stesso corpo androgino e si era fatto le ossa nella sua compagnia e che a lui si ispirò per i suoi travestitismi), la partecipazione a due film memorabili di Derek Jarman (Sebastiane Jubilee) così come a due capolavori di Ken Russell, altra icona assoluta del camp (Messia Selvaggio Valentino), regie liriche, produzioni teatrali, videoclips (con Kate Bush, altra sua celebre allieva).

Artista assolutamente rivoluzionario, e come tale molto amato e molto contestato dai puristi, Lindsay Kemp ha da tempo scelto l’Italia come sua seconda patria. Nel 1998, un grande regista come Todd Haynes lo ha voluto con sé, in un cameo/pantomima in Velvet Goldmine.

Il Matrimonio Reale Mountbatten-Windsor – Middleton, una dichiarazione di fiducia nel vero patrimonio del lusso

Rolls Royce, Jaguar e Bentley, icone del lusso per antonomasia, carrozze trainate da sontuosi cavalli, un eco alla tradizione monarchica d’antan, gioielli di un patrimonio inestimabile, valore all’emblema della corona reale d’Inghilterra, calzature elaborare relaiszate artigianalmente su misura, non che meravigliosi abiti, lussuosi cappelli impressionanti dal design rigorosamente british style, per non dimenticare l’inestinguibile abito maestoso della sposa ispirato al prestigioso vestito nuziale di Grace Kelly, ed inoltre l’abbazia di Westminster, un sogno celebrare il proprio matrimonio al suo interno, e l’intramontabile gerenza regale di Buckingham Palace… Il matrimonio favolistico di Catherine Elizabeth Middleton e del Principe William Arthur Mountbatten-Windsor é un evento storico senza precedenti, celebrato secondo le previsioni di un protocollo tradizionale, osannato attraverso l’informazione mediatica internazionale, senza tralasciare il contributo eccellente della rete interattiva, osservato e desiato da centinaia di milioni di telespettatori, una sensazione di appartenenza alla realtà della famiglia reale durante l’indimenticabile cerimonia.

Un soggiorno davvero celestiale presso il The Goring Hotel, dove la sposa ha trascorso la notte prima del matrimonio e il noleggio della sala da ballo presso il Mandarin Oriental, luogo per la cena pre-nozze della stessa regina, così come una lussuosa Bentley o una fantastica limousine Rolls Royce sono tutti incentivi realistici a cui potersi ispirare per qualunque altro cittadino del mondo che sia prossimo al voto sacrale dell’unione matrimoniale, anche se il maestoso Matrimonio Reale é unico nel suo genere e non gode di assoluta replicazione, poiché codesta storia é un racconto perfetto permeato in un sogno quasi irrealizzabile.

Molti hanno affermato che ”La Monarchia è tornata!” E in diversi modi, essa ha gestito uno spettacolare ritorno, mediante l’auspicio di  un riverbero tradizionale presentato quale ri-collegamento alla sua presenza longeva mediante soggetti e ammiratori sparsi in tutto il mondo. Sua Altezza Reale la Regina Elisabeth Alexandra Mary Windsor non è semplicemente una delle figure autoritarie più rispettate al mondo, ma rappresenta un emblema catalizzatore tra le diverse generazioni. L’enorme numero di persone giovani pronte ad acclamare la famiglia reale sulla protocollare strada indicata per il tragitto tra il Palazzo Reale e l’Abbazia di Westminster rappresenta probabilmente un istante di enorme suggestione epocale che si imprime indimenticabilmente nella memoria della nostra contemporaneità. Tutte le giovani generazioni ricordano, più o meno, il favoloso matrimonio di Lady Diana Frances Spencer e il Principe Charles Philip Mountbatten-Windsor, celebrato circa trent’anni anni fa, anche se molti di essi hanno poi associato un evento di elevata drammaticità nella storia della grande monarchia britannica del mezzo secolo trascorso. La Principessa Diana é stata una figura di spicco per la spinta moderna della vetusta istituzione monarchica, in quanto la sua presenza ha mutato radicalmente e in maniera indefinita molti dei principi fondamentali della corona britannica e molti sostennero a suo tempo che la famiglia reale non sarebbe stata in grado di gestire l’adattamento al rapido cambiamento di stile sovvenuto in soccorso dei tempi moderni.

Il Matrimonio Reale Mountbatten-Windsor – Middleton, inteso come suggello protagonista del lusso, è in definitiva un elemento intermediatore così fresco e speciale atto a testimoniare come il livello dell’eleganza e dell’etichetta ispiri e infonda un elevato senso di appartenenza e di esclusività per tutti i partecipanti. Ovviamente legare l’immagine di un brand o di un marchio risulta quasi impossibile, tranne che per una selezionata manifattura altamente sartoriale, infatti la maggior parte degli abiti delle importanti ladies sono una provenienza esclusivamente couture, dal sapore moderno, ma intrisi di un tocco di estremo classicismo  estemporaneo mentre i prestigiosi gentleman indossano abiti sartoriali realizzati su misura, in smoking e scarpe cerimoniali, configurando la celebrazione emblematica quale vetrina unica di uno stile di vita reale britannico, patrimonio inconfondibile della tradizione.

“Celebrazioni vivissime come sincero augurio simbolico in onore alla regalità di una tradizione sacrale, quella dell’unione matrimoniale, quale istituzione dell’amore e del rispetto”.

a cura di Marius Creati

Zaha Hadid, architettura e moda in simbiosi

Zaha Hadid é una designer irachena che ha vinto nel 2004 il prestigioso premio Pitzker, artefice di oltre una trentina di progetti esclusivi, alcuni tra i quali molto rinomati. Viene annoverata come esponente della corrente architettonica del Decostruttivismo, un movimento incentrato sulla frammentazione degli oggetti precedentemente costruiti.

Ma il legame tra il suo intervento esclusivamente architettonico e il panorama del mondo della moda subentra grazie alla visione acuta del celebre designer Karl Lagerfeld, il quale la sceglie per partecipare al Chanel Mobile Art, una mostra ispirata agli elementi caratterizzanti l’identità della classica borsa Chanel. Vanta inoltre collaborazioni con il marchio francese Lacoste, proponendo calzature futuribili avvolgenti sul polpaccio come tentacoli moderni, interventi per il brand brasiliano Melissa, con le sue ballerine artistiche dalle linee fluide e avviluppanti dai tacchi ricurvi, i trafori e il design originalissimo, e la partecipazione alla maison Louis Vuitton per aver progettato una borsa semplice, ma di grande impatto scultoreo. Comunque é con Atelier Swarovski che il suo stile prende una forma molto più all’avanguardia realizzando una collezione di accessori per l’abbigliamento fluida, sinuosa e dal fascino inconsueto.

by Marius Creati

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Sessa Marine (parte IV)

April 20, 2011 Leave a comment

Sviluppo prodotto

Tecnologia ed Innovazione

Sessa Marine considera la tecnologia come elemento imprescindibile, strategico, di successo in grado di dare un’anima ai prodotti e di creare competitività rispetto ai concorrenti. Nel suo costante impegno per coniugare la tecnologia ed il bello infatti, non dimentica che l’innovazione genera l’arte, che la tecnica impreziosisce le linee, che la precisione fa il successo. Per questo, in Sessa Marine ricerca, sviluppo, formazione dei dipendenti e intuizione creativa seguono un unico obiettivo: rafforzare quello che da sempre è alla base del successo dell’azienda.

Implementando al suo interno i concetti di Lean Production, Sessa Marine tende a rinnovarsi con continuità non solo nel prodotto ma anche nel processo garantendo la ripetibilità di una qualità eccellente. Altre tecnologie sono utilizzate per far sì che le imbarcazioni Sessa Marine possano vantare forme e arredi sempre perfetti, ripetibili nel tempo e sostituibili con ricambi ad hoc. I mobili, gli arredi e i tessuti vengono, infatti, tagliati e realizzati attraverso l’utilizzo di pantografi a controllo numerico.

La fresatura, inoltre, permette di realizzare lavorazioni raffinate in modo efficiente su materiali di primissima qualità come i multistrati marini o il teak. I serbatoi carburante sono realizzati con stampi rotazionali in polietilene reticolare così da garantirne la sicurezza, robustezza e l’immunità negli anni dalla corrosione dei metalli.

Il Design

Nella convinzione che sia un elemento determinante per definire il “modo in cui vivere la barca”, Sessa Marine da sempre dedica grande attenzione al design, segno distintivo di ogni prodotto e veicolo di una precisa filosofia. Così l’attenzione al dettaglio, la linearità formale e la pulizia del tratto, unite alla pregevolezza dei materiali, sono diventate codici distintivi di Sessa Marine, elementi di una carta d’identità che con coerenza, da anni, certifica imbarcazioni di qualità simbolo del Made in Italy.

Riprodurre gli ambienti eleganti che connotano l’intero stile di vita dei propri clienti è per Sessa Marine un vero e proprio punto di partenza di ogni nuovo progetto. Per questo motivo l’azienda si affida a Christian Grande, Yacht Designer con un lungo e decorato percorso professionale alle spalle, e la cui opera è contraddistinta da cura maniacale per il dettaglio, dall’elevata qualità dei materiali scelti  e delle finiture. Sessa Marine, a ragione, ha sposato totalmente la filosofia progettuale del suo designer, al quale è legata da un simbiotico rapporto che dura ormai da 12 anni, e che coinvolge committente e progettista su tutti gli aspetti della produzione, dell’immagine aziendale, della comunicazione.

Centro Sviluppo Prodotto

In stretta collaborazione con il reparto realizzazione stampi composto da modellisti e finitori specializzati, un team di ingegneri organizzati per piattaforme e project leaders, supportato da strumenti quali Cad Unigrafix e Alias, sviluppa la parte ingegneristica e strutturale dell’imbarcazione. L’apertura del centro sviluppo prodotto di Cortenuova (a 3 Km dal cantiere di Cividate) innesca una rilevante azione strategica che nei prossimi anni posizionerà Sessa Marine tra i principali cantieri di riferimento, in termini di innovazione e stile, nel settore degli yacht. Sessa Marine produce internamente i suoi stampi unici per design, qualità ed industrializzazione; è stata la prima azienda in Italia ad adottare Unigrafix nel settore nautico e in dieci anni di ricerca e sviluppo ha messo a punto numerose tecniche per l’ottimizzazione di questo strumento.

Sessa Marine e l’ambiente

Per Sessa Marine parlare di ambiente significa parlare di due cose: di impatto durante la produzione, sia nei confronti del territorio sia nei confronti dei propri dipendenti, e di impatto del prodotto durante il suo utilizzo. La sensibilità dell’azienda alle tematiche ambientali ed i risultati raggiunti in questi anni non costituiscono un punto di arrivo ma bensì una piattaforma di lancio per il miglioramento continuo volto a ridurre l’impatto verso l’ambiente (riduzione emissioni atmosferiche, riduzione scarti, riduzione rifiuti).

Anche per quanto riguarda i prodotti, Sessa Marine è all’avanguardia: da otto anni, infatti, le sue imbarcazioni hanno in dotazione di serie lo scarico delle acque nere, obbligatorio nel nostro Paese solo da un anno. Inoltre, Sessa Marine punta oggi a montare sulle proprie imbarcazioni, motori più ecologici in termini di rumorosità e di scarichi, tenendo in forte considerazione motori a ridotto consumo essendo il combustibile fossile una risorsa non rinnovabile.

Nuove Politiche Sociali Dedicate alle Categorie Svantaggiate

Sessa Marine sta sviluppando una serie di politiche dedicate al benessere sociale/aziendale sul luogo di lavoro ed alla riqualificazione strategica di categorie svantaggiate.

A tale proposito dicono molte testate giornalistiche nazionali, come Avvenire ed Il Giornale, hanno apprezzato lo sforzo dedicato in termini di tempo e di investimento sulla persona da parte del cantiere. Si tratta di un progetto durato 2 anni nel corso dei quali sono stati addestrati e resi protagonisti dell’attività produttiva del cantiere impiegati (ex art 68) dei servizi generali. Ora, grazie al percorso svolto, gestiscono con risparmi di oltre il 40%, i materiali per la costruzione degli yacht . La politica li ha resi perno della produzione del cantiere. Nello specifico,  le risorse facenti parte delle cosiddette “categorie svantaggiate” sono diventate attori indispensabili che apportano benefici tangibili in termini economici e produttivi all’azienda. Questo progetto ha inoltre ottenuto un’ambito riconoscimento da parte da Confindustria Bergamo agli inizi del 2010.

www.sessamarine.com

 

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Sessa Marine (parte III)

April 19, 2011 Leave a comment

Organizzazione industriale

“Ogni imbarcazione Sessa Marine è il risultato del lavoro industriale e professionale di donne ed uomini che vedono nella soddisfazione del cliente finale l’obiettivo del proprio lavoro”.

Lo stabilimento principale è quello di Cividate al Piano (Bg) ed è composto da un organico di oltre 215 persone; suddiviso in cinque principali moduli produttivi bilanciati in flusso teso, in coerenza con le logiche del mercato.

Moduli Produttivi Principali

Modulo Compositi

Area di 4000 m2 che accoglie la prima fase del ciclo produttivo in cui sono creati i macro elementi che costituiscono la barca quali scafi e coperte, utilizzando la più avanzata tecnologia dell’infusione. La gelcoattatura avviene in cabine robotizzate, al fine di assicurare elevati standard di qualità ripetibile e garantire un salutare ambiente di lavoro. Un sistema di gestione computerizzato delle temperature del reparto assicura la lavorazione della resina in condizioni ottimali e contribuisce ad una sensibile riduzione dei consumi energetici.

Modulo Preassemblaggio

Area di 1500 m2 organizzata in celle di lavoro dedicate al montaggio di particolari in vetroresina (es.: hard top, coperte), all’assemblaggio di componenti elettrici quali cablaggi e paratie tecniche dotati di connessioni rapide e componenti meccanici ed idraulici collaudati e conformi e agli standard Sessa. Il modulo ha il fine di facilitare e velocizzare la fase successiva dell’assemblaggio della barca ottenendo quindi il massimo parallelismo del ciclo produttivo, permettendo una consegna più rapida al cliente.

Modulo Montaggio 1

Area di circa 2000 m2, di produzione strategica, si sviluppa in due linee, ognuna composta da sei stazioni a trascinamento e dotate di lunghi camminamenti laterali per agevolare i montaggi. Il modulo è dedicato alla produzione della Cruiser Line mixando sulle linee i modelli in quantità e tipologia coerente con le richieste del mercato, dimostrando così una capacità produttiva eccellente.

Modulo Montaggio 2

Modulo produttivo di 2300 m2 compartimentato ad isole di lavoro con passerelle laterali per il montaggio della Yacth Line.

Il lay-out è predisposto per rispondere alle esigenze del mercato garantendo interscambiabilità dei modelli tra le isole.

Modulo Collaudo

Area dotata di piscina ed impianto di simulazione pioggia tropicale per il collaudo di tutti i componenti anche in condizioni atmosferiche estreme. Qui sono collaudate tutte le imbarcazioni prodotte.

Qualita’, Supply Chain e Customer Service

Altre aree strettamente legate alla produzione delle imbarcazioni, altrettanto strategiche ed importanti per la gestione efficiente ed efficace e l’immagine di Sessa Marine sono la Qualità, la Supply Chain ad il il Customer Service.

Qualità

In un’ottica sempre più orientata a prevenire e soddisfare le richieste della clientela più esigente, Sessa Marine incrementa al suo interno il controllo qualità del prodotto e del processo. Strumenti quali i Circoli della Qualità e FMEA (Failore Mode & Effect Anlalisys) guidano i responsabili nelle scelte e gli operatori verso gli obiettivi di eccellenza più ambiziosi. Lo sviluppo e l’accreditamento dei fornitori, i controlli della merce in entrata, il controllo del processo nonché il collaudo e la consegna sono momenti strategici che vogliono rispecchiare nel prodotto finale l’attenzione, l’impegno, la dedizione e la cura di Sessa Marine.

Supply Chain

Soggetti ad una attenta e continua analisi e selezione, i fornitori di Sessa Marine devono rispettare standard qualitativi sempre più elevati, sia in termini di prodotto che di processo di fornitura. Applicando anche alla Supply Chain i principi fondamentali della qualità e dell’affidabilità, Sessa Marine è sempre più in grado di prevenire problemi e snellire il processo produttivo, implementare piani di controllo ed intraprendere azioni correttive  immediate al fine di rispettare a pieno i requisiti di forma e funzionalità che il cliente finale si aspetta.

BU Customer Service

Con l’obiettivo di non lasciare il Cliente da solo, in qualsiasi tipo di situazione esso si possa trovare, Sessa Marine sta strutturando la Business Unit Service, volta a dare un supporto a 360 gradi. Organizzata al suo interno con personale dedicato per aree geografiche di competenza, Sessa Marine accoglie tutte le richieste e si avvale di una rete di Service Points organizzati e competenti, in continua formazione e controllo al fine di garantire anche capillarmente sul territorio la stessa qualità e competenza proprie del cantiere.

 

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