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Giorgio Armani, nessun confronto con Gucci e Prada

«Quando leggiamo i risultati economici delle aziende di settore sui giornali ci sentiamo sbilanciati, perché sentiamo che alcuni fanno alti fatturati con gli accessori. La moda è più complicata. Non si può paragonare. Io faccio moda, abbigliamento, non si può essere messi a confronto con Gucci e Prada, che fanno anche loro del buon pret à porter ma sarebbe da chiarire che i loro grandi fatturati sono fatti soprattutto con belle scarpe e borse». Lo ha detto oggi alla stampa Giorgio Armani nel backstage della sfilata della sua nuova collezione Emporio Armani.
«Non si può mettere a paragone – prosegue Armani – me e loro. È una valutazione sbagliata anche perché il pubblico che si trova davanti alle vetrine rimane perplesso. È un momento difficile per tutti anche se i miei conti vanno bene, con 6 miliardi di euro di fatturato indotto e di 1.7 miliardi di euro di fatturato diretto, di cui l’80% è dato dalla voce abbigliamento e il 20% dagli accessori. Anzi sui fatturati avverto un miglioramento soprattutto nel mercato americano». «Le difficoltà – continua Armani – non si avvertono perché abbiamo lavorato, investito in pubblicità e in nuovi negozi».
Armani quindi parla della sua collezione e di come è cambiata la percezione della moda da parte delle donne. «La donna ha dimenticato certe regole – ha proseguito – è più libera di abbinare, sa mischiare e lo fa con intelligenza, unendo vari stili e non subendo nessuna influenza da parte di noi stilisti e degli esperti della moda».
La nuova collezione. «Mi piacerebbe che scriviate che Armani ha inventato dei nuovi pantaloni – dice lo stilista riferendosi ai pantaloni affusolati e corti al ginocchio da portare sotto le gonne o da soli che hanno sfilato per la collezione Emporio -. Ho abbinato scarpe basse, anche se abbiamo lottato per i tacchi alti, ma con questi pantaloni la mia donna sembrava una valchiria, una escort». «La mia donna è molto curata – aveva detto all’inizio della conferenza stampa Armani – perché io amo molto il mio lavoro. Ho letto che qualche stilista americano si è divertito molto a lavorare sulla sua collezione. Questo è un lavoro molto serio, ci sono industrie di mezzo. È le difficoltà (semmai ce ne fossero, ndr) del mio lavoro sono fare cose vendibili e altrimenti nuove».

Fonte: Il Secolo XIX

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