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Hublot, ouverture d’un Pop-Up Boutique à Luxembourg
Ouvert en étroit partenariat avec l’Horlogerie Goeres depuis longtemps réputée pour la qualité de ses services et son offre horlogère d’exception, ce magasin éphémère proposera dans un cadre confortable un très large aperçu des collections de montres de la marque. Bénéficiant d’un personnel expérimenté, il permettra d’accueillir au mieux une clientèle exigeante, habituée aux boutiques luxueuses et aux produits d’un très haut niveau qualitatif.
Ce magasin éphémère vise à encore développer la renommée d’une marque déjà très prisée par une clientèle amoureuse de montres d’exception. Ce Pop-Up Boutique luxembourgeois renforce aussi la formidable success-story de la marque suisse dont les Big Bang, King Power, Classic Fusion et Masterpieces sont les emblèmes d’une tradition horlogère en mouvement.
Rosato, nuova boutique a Roma
È di pochi giorni fa l’apertura di uno store monomarca a Roma, mentre a Milano la nuova boutique è stata inaugurata ieri 19 dicembre. Per il marchio di gioielli Rosato un posto d’onore in via della Spiga 42, al centro del quadrilatero della moda. Curatore del progetto l’architetto Francesco Pepa,già ideatore del negozio romano. Linee pulite ed essenziali, colori pastello che creano un’atmosfera fatata. Il tutto perfettamente intonato allo stile Rosato, elegante e mai eccessivo. L’universo femminile viene reinterpretato dal brand di alta gioielleria che vuole accontentare tutti i gusti delle donne. E allora spazio a borse, scarpe, teiere e gelati che penzolano da bracciali d’oro e d’argento. Ma anche piccoli monumenti, come la romantica Tour Eiffel e ciondoli-pochette dallo stile tipicamente parigino. Immancabile l’attenzione al migliore amico dell’uomo. Rosato crea originali medagliette con all’interno disegnate diverse razze canine. Ancor più originali, invece, le mini-coccarde da appendere al collare del nostro amico a quattro zampe. Un universo magico che prova a raccontare la vita delle donne che vivono, sognano, quelle donne che provano emozioni ogni giorno diverse. (Giulia Pezzolesi)
Fonte: VM-Mag
Salvatore Ferragamo, nuove boutiques in Cina
Salvatore Ferragamo è in corsa con il retail per il triplo opening cinese, a Shenyang, Nanjiing e Wuhan. In particolare il negozio di Shenyang che è situato all’interno del Department Store Forum 66, icona recente e gettonatissima per lo shopping cittadino, è il più grande store Ferragamo in Cina, con una superficie di 750 mq. Lo store di Nanjiing, invece, è situato nella provincia di Jiangsu, nella Cina orientale all’interno del centro commerciale di “Deji Plaza”, occupa una minore superficie di 350 mq. Infine lo store di Wuhan con 580 mq, presso il centro commerciale International Plaza. Senza dimenticare le aree duty paid degli aeroporti di Chengdu, Xian e Guangzhou. La stima del brand Ferragamo in Cina è di 63 negozi in 35 città interne e 16 nelle aree di Travel Retail. (Melania Perri)
Fonte: VM-Mag
John Galliano, accordo per una licenza quadriennale con il gruppo Ittierre
John Galliano riparte da Ittierre S.p.A. Il contraddittorio designer inglese ha firmato un accordo per una licenza quadriennale con il gruppo Ittierre per la produzione e la distribuzione a livello internazionale del brand Galliano. La partnership avrà luogo a partire dalla linea uomo e donna della stagione a/i 2013-2014.
Fonte: VM-Mag
Tangeri, una colomba appollaiata sulla spalla dell’Africa
Qualcuno ha paragonato Tangeri ad una colomba appollaiata sulla spalla dell’Africa. Io la immagino invece come un pavone, superbo e fiero, mentre ruota la sua splendida coda in cerca di consensi, perforando con il suo sguardo di pece i critici, le malelingue che vogliono Tangeri oramai persa nell’oblio della storia, dimenticata, pericolosa e straniera. Tangeri soffre. E’ vero. La città sprofonda sotto la sua stessa leggenda, sotto la sua inappagata nostalgia che la incarta, il mito cosmopolita fatto di intrighi, misteri e traffici è incollato alla sua pelle. Lei è sola davanti allo Stretto di Gibilterra, sola con il suo piccolo braccio di mare tra il Marocco e la Spagna dove si ritrovano gli immigrati d’Africa e il loro sogno di cavalcare l’onda che potrà trasportarli nell’Eldorado europeo. Si dice che Tangeri piange per chi non la conosce e piange quando l’hanno conosciuta. I poeti e gli artisti di tutto il mondo che l’hanno conosciuta l’hanno cantata. La si puo’ toccare, accarezzare i suoi muri polverosi, deflorare le sue porte in legno leccate dal tempo. Si puo’ grattare la sua terra nera, camminare nella sabbia sempre umida. Si respira ancora l’odore del tabacco grigio, di gelsomini e di Kif. Ma Tangeri non è solo poesia, ricordo struggente o mito. E’ la sua periferia con i quartieri dormitorio allineati uno dietro agli altri sulle colline vicine. Beni Makada, Bir Chifa, Saddam Hussein: i viali di cemento dove crescono i due terzi degli 800.000 abitanti ricordano che Tangeri è abbandonata, sommersa di rancori sotto il peso della povertà e l’attivismo dei musulmani integralisti. Tangeri non è più l’Europa ma non ancora il Marocco. Dalla notte dei tempi la sua posizione strategica di “porta d’Africa” ha suscitato l’interesse delle grandi potenze straniere. Quando la regione del Rif era sotto protettorato spagnolo (non francese come si scrive sovente) i suoi dintorni, nel 1923, presero lo statuto di “interzona” o “zona franca internazionale”. La regione era amministrata da funzionari marocchini, da sei potenze europe, dagli U.S.A. e dall’URSS, situazione unica nella Storia. Questo periodo opulento contribui’ alla reputazione esplosiva di una città fatta di bordelli, di sesso gay a buon mercato, di spionaggio internazionale, di lussuria e divertimenti, di artisti e nullafacenti che si godevano la vita. Nel 1956 torno’ sotto il regno del Marocco ma conserva ancora oggi le sue particolarità e la sua indipendenza. Lo spagnolo soppianta il francese nel parlato quotidiano. Vedere un ritratto di Mohammed VI appeso alle pareti dei locali pubblici non è usuale, come accade in tutte le altri parti del Marocco. Tangeri è il solo luogo del Marocco dove è possibile gustare un thé alla menta in un caffé deco’ deliziosamente retro’!. Ma per conoscere Tangeri bisogna considerare il suo porto. Il 70% delle persone che si recano in Marocco per via marittima passano da qui. Turisti e marocchini che tornano a casa al volante delle loro vetture cariche all’inverosimile. Città di transito, interfaccia tra i due continenti, ultima città importante all’estremità nord dell’Africa, Tangeri, con la sua posizione geografica, offre un terreno fertile per attività illegali e poco raccomandabili. Per comprendere pero’ bisogna spostarsi di qualche Km nella regione nord del Marocco. Il Paese non si è ancora liberato totalmente del suo passato colonialista. Due città dell’antico protettorato spagnolo esistono ancora sulla costa mediterranea del reame. Ceuta e Melilla. Due porti franchi spagnoli che beneficiano di vantaggi economici rilevanti come l’esenzione delle tasse sulle merci, sull’alcool e sugli idrocarburi. La TVA non è ugualmente applicata. Il commercio quindi è fiorente, in specialmodo quello di contrabbando con i vicini marocchini. Ceuta (74.000 abitanti) accoglie ogni giorno 20.000 transfrontalieri che si dedicano al contrabbando di merci che alimentano i souks delle città del nord e del centro del Marocco, Tangeri compresa. Queste due enclavi europee poi sono diventate una porta d’accesso all’immigrazione clandestina. Si sta costruendo un muro, ipertecnologico, intorno a queste due città, dopo che nel settembre 2005 una folla di africani, 1200 si dice, tentarono di entrarci. Risultato: sei morti e centinaia di feriti. Si stima che ogni anno salpino dalle coste dello stretto dai 20.000 ai 100.000 disperati in cerca di una vita dignitosa. E Tangeri accoglie questa massa di persone che vegetano e cercano di guadagnare i soldi necessari per tentare (o ritentare) l’attraversata. I “bruciati” come vengono chiamati qui, perché la prima cosa da fare è bruciare ogni tipo di documento che possa identificarli, per rispedirli al mittente. Le coste di Tangeri sono costellate non solo di ville splendide e di jet-set internazionale ma anche di accampamenti dei clandestini che vivono in condizione igieniche precarie. La mafia regna sovrana e guadagna milioni di dollari in questo sporco “affaire” sulla pelle di migliaia di uomini che devono tenere conto che forse non ce la faranno, che moriranno in acqua e che forse i loro corpi non si troveranno mai più. Ma l’immigrazione e il contrabbando non sono niente vicino al traffico che fa vivere questa regione e arricchire qualche europeo: l’Haschic, o Kif in marocchino. Il Rif è il primo produttore mondiale di cannabis e la quasi totalità di haschic che viene consumato in Europa è di provenienza marocchina. La monocoltura della cannabis è 46 volte più reddittizia delle colture agricole tradizionali. Secondo l’Osservatorio delle droghe francese il profitto della cannabis, nel 1997, è stato di 2 milioni di dollari, calcolando che il turismo, nello stesso anno ha portato alle casse del reame “solo” 1 .260 milioni di dollari. Certo è che una politica repressiva avrà conseguenze disastrose come un esodo rurale di massa (1 milione di persone lavorano alla produzione di cannabis nel Rif) verso le grandi città e verso l’Europa e si andrà ad ingrossare le file dei migranti clandestini che l’Europa non vuole sul suo suolo. Ma Tangeri è anche il Grand Soco, piazza centrale, linea di demarcazione tra la Medina e la città nuova. Qui Tangeri è un incrocio dove il rumore e il kaos regnano sovrani. La grande moschea di Arbein, dove si suppone abbia ospitato e favorito i kamikaze degli attentati di Casablanca, nel 2003 e quelli di Madrid, il cinema Rif, storico e carico di fascino, che diventerà un museo del cinema a breve, per non dimenticare. Dietro al parco di Mendoubia, un cimitero abbandonato, reame di gatti e di ortiche. Era all’epoca, il cimitero dove gli europei interravano i “loro“. Oggi i sepolcri sono distrutti da anni di indifferenza e di oblio. Per alcuni mesi gli “harraga“, i bruciati, si installarono nel cimitero poi la polizia, nel 2005, li caccio’. Poco più in là l’Hotel El Minzah, uno dei più belli del Paese. Jean Genet (vedi anche Cat.Portraits) adorava soggiornare in questa città perché amava vedere “l’eleganza nel servire un cane sporco come me“. Il Caffé de France, ritrovo di artisti come Paul Bowles, situato nei pressi del Consolato francese. Un luogo capitale, per gli incontri di ieri e di oggi. Accanto il Lofti dove non è raro vedere un barbone che si avvicina ad un tavolo e si appropria del bicchiere di un cliente prima di andarsene. “Nessuno dice niente, perché non c’é niente da dire“. Rue d’Amerique, il quartiere dei bar, discreto di giorno e incandescente la notte. Il Dean’s aperto nel 1937 che ha visto passare nelle sue due sale minuscole la Beat Generation, generazione maledetta e bohemé del dopo guerra, con William Burroughs e Allen Ginsberg. Sul boulevard Pasteur il Pique-Nique, frequentato da Mick Jagger nei caldi anni 60-70, il bistrot spagnolo Rubis Grill con i suoi camerieri d’antan ingellati, in camicia bianca. Negresco, Regina, Scott’s..da un bar all’altro europei nostalgici, nuovi e anziani ricchi dei quartieri fashion della Montagna o di Marshan, dragano la notte in cerca di emozioni a buon mercato. Che troveranno, come ogni notte, da sempre, a Tangeri. E infine la baia. Spettacolare e unica, un mare ed un oceano che si incontrano, che si uniscono, differenze che si accoppiano. Stradine poco illuminate, pensioni fané per marinai di passaggio e camionisti stanchi. Il porto di notte dorme, eccetto per i contrabbandieri, i trafficanti di droga, i clandestini e i venditori di sesso. Avenue de FAR, i Grands Hotels che si affacciano sul mare. Tutto é calmo. Al Café Associados, ultimo stabilimento della lunga spiaggia di Tangeri, c’é il rifugio dei tangerini “di mondo”. Tutti vogliono credere che la città é sulla rotta del grande cambiamento, che si sta svegliando dal suo lungo letargo. Né é prova i ripetuti soggiorni del Re Mohammed VI, i giganteschi cantieri del nuovo porto commerciale e i lavori di riabilitazione della medina. Davanti al mare un gruppo di giovani, belli di giovinezza, guarda il mare e le luci vicine della Spagna, senza parlare. Notti di sospiri a Tangeri.
Fonte: My Amazighen
International Film Festival Capri, smart electric drive e ebike tra le stelle
smart electric drive e ebike tra le stelle di CAPRI, HOLLYWOOD 2012
smart sul red carpet di CAPRI, HOLLYWOOD
Dal 27 dicembre al 2 gennaio, per il secondo anno consecutivo, smart si conferma protagonista dell’International Film Festival CAPRI, HOLLYWOOD, l’immancabile appuntamento per le stelle del cinema internazionale a capodanno sull’isola Azzurra. Anche quest’anno, infatti, gli spostamenti degli ospiti del Film Festival, che diventa così a zero emissioni, saranno assicurati da fortwo electric drive e smart ebike, le soluzioni del marchio più giovane del mercato automobilistico per una mobilità 100% elettrica.
smart si conferma leader della mobilità urbana plug&play, grazie a prodotti e soluzioni sviluppati su misura per le esigenze cittadine. In occasione della diciassettesima edizione del festival cinematografico CAPRI, HOLLYWOOOD, fortwo electric drive e ebike, ambasciatrici a due e quattro ruote della mobilità a impatto zero firmata smart, tornano sulle strade dell’Isola Azzurra. Dal 27 dicembre al 2 gennaio, smart fortwo electric drive e smart ebike assicureranno ai protagonisti della kermesse un servizio di courtesy car a zero emissioni. smart sarà inoltre protagonista dell’esclusiva area lounge adiacente al Centro Congressi di Capri, aperta ai Clienti ed agli appassionati del marchio.
fortwo electric drive apre una nuova era per i Clienti smart, che possono godere di un piacere di guida ancora maggiore grazie ad una vettura compatta, a zero emissioni, disponibile sia in versione coupé che cabrio. Grazie al motore elettrico da 55 kW, smart fortwo electric drive accelera da 0 a 60 km/h in 4,8 secondi, mentre la velocità massima di 125 km/h garantisce un eccellente piacere di guida anche sui percorsi urbani. La batteria da 17,6 kWh permette di percorrere circa 145 chilometri in città.
smart ebike, rompe ogni convenzione in fatto di design di biciclette, integrando i componenti della trazione elettrica senza penalizzare il fattore estetico: una vera smart a due ruote, che consente a tutti di muoversi in modo rapido e agevole a seconda delle proprie condizioni fisiche, del proprio modo di vivere e umore. Grazie ad un design inconfondibile ed innovativo tipico del marchio, funzionalità a misura di città ed elevati standard tecnologici, che si esprimono tra l’altro in un motore efficiente e potente oltre che in componenti di altissima qualità, smart ebike assume una posizione di rilievo all’interno della gamma.
Ulteriori informazioni su media.mercedes-benz.it, media.daimler.com
Fope Gioielli, new collaboration with the International Art Prize Arte Laguna
FOPE GIOIELLI AT THE INTERNATIONAL ART PRIZE ARTE LAGUNA 2013
Fope Gioielli has confirmed its collaboration with the International Art Prize Arte Laguna also for this year.
This important event will take place in Venice in March 2013 and will contemplate prizes in money, a collective exhibition in Venice Arsenale, a special exhibition at the Romanian Institute for Arts Culture and Research, a number of exhibitions in art galleries and an official catalogue.
Arte Laguna was awarded a medal by the President of the Italian Republic as an acknowledgment of its importance in the promotion and enhancement of Contemporary Art, and it is supported by the Ministry of Cultural Heritage and Activities, the Ministry of Foreign Affairs, the region of Veneto, the city of Venice, Ca’ Foscari University in Venice, and IED (Istituto Europeo di Design).
Within this event, Fope supports Business for Art, a special prize dedicated to the section of virtual art, which was established by the company from Vicenza last year. It includes artworks entirely created with computer software, graphics and 3D animation, virtual installations, net art, and artworks made through smartphone or tablet applications, and net art productions. The winner will receive an award, as well as a prize in money, and will have the chance to participate in an art project made in collaboration with Fope Gioielli.
In addition, thanks to a recent valuable collaboration, the Telecom Italia Future Centre – based in Rialto, in the historical heart of Venice – will host all the finalist artworks of the virtual art section.
www.fope.com
Fès, sos concerie dei tanneurs
Malgrado i suoi dodici secoli di vita e il suo indiscutibile appeal turistico, i centinaia di operai che la fanno vivere dichiarano che la conceria tradizionale di Fès è in piena crisi economica grazie alla concorrenza di fabbriche moderne e alla concorrenza sleale dei paesi asiatici. Situata nella medina, clasisficata come Patrimonio Mondiale dall’Unesco, la conceria tradizionale di Fès, 4 ettari di storie umane e colori, conosciuta sotto il nome di Chouara, si trova circondata da centinaia di case vetuste, dai terrazzi equipaggiati con gigantesche parabole e panni stesi al sole. Ripartita in quattro zone è dotata di 1.200 bacini, le kassrias. La difficoltà, legata alla sua gestione, non la rende meno fiera agli occhi della città, avendo contribuito in larga parte al successo turistico di Fès. Non esiste un solo turista che passando da Fès, non abbia in agenda una visita alle concerie, famose in tutto il mondo. Purtroppo, senza una adeguata ristrutturazione, i muri esterni e i bacini di tintura sono destinati a cedere sotto le incurie del tempo; gli artigiani sotto sotto-pagati e senza alcun tipo di copertura medica, niente pensione o indennità in caso di malattia. I conciatori (tanneurs) sono vittime di malattie croniche dovute all’uso di prodotti chimici (calce, estratto di corteccia di mimosa, coloranti) che si usano in grande quantità nella preparazione delle pelli. I tanneurs guadagnano mediamente 80 dh al giorno (circa 7 euro) ma a volte tornano a casa con le tasche vuote. Quest’anno poi, a causa della feroce crisi turistica in corso nel paese, le diare giornaliere si sono ridotte notevomente e i prodotti finiti sono in larga parte stoccatti nei magazzini. In Marocco esistono diverse industrie che conciano il cuoio marocchino ma vero è che la conceria tradizionale di Fès è la più antica del mondo, ancestrale e unica nel suo genere. Molti lavoratori lamentano il fatto che materie prime come la corteccia di mimosa (tannino) sono sotto il monopolio di due/tre aziende che detengono il mercato fissando il prezzo a sacco al prezzo inaccettabile di 80 dh. Il ministro dell’Artigianato, Abdessamad Qaiouh, ha affermato all’AFP che la richiesta d’aiuto dei tanneurs non cadrà nel vuoto evocando un piano di sviluppo regionale dal montante di 41 milioni di Dh per la storica conceria e altre due più piccole ma di importanza altrettanto rilevante. Il Marocco è conosciuto mondialmente per la sua esperienza in materia di trasformazione del cuio, grazie al savoir-faire dei suoi artigiani. Questa industria è dotata di filiere diversificate come le concerie appunto, a seguire la maroquinerie (che prende il nome dal paese) che trasforma il cuoio in accessori come scarpe, cinture, pelletteria in genere e abbigliamento. Gioca un ruolo importante nel reame assicurando il 7% di occupazione nazionale e il 4,5 di esportazioni industriali, secondo le statistiche ufficiale. Fondamentale è salvaguardare e preservare la conceria di Fès, unica e irripetibile, un luogo affascinate e carico di phatos, che ammalia e affascina le migliaia di persone che ogni anno si recano a visitarle.
Paolo Pautasso
Fonte: My Amazighen
Reda, tessuti certificati mediante documento di tracciabilità Made in Italy
REDA, azienda biellese che produce tessuti pregiati in pura lana per il classico maschile, ha scelto di trasmettere ai propri clienti un documento di tracciabilità Made in Italy relativo ai suoi prodotti. “E’ dal 1865 che produciamo tutti i nostri tessuti esclusivamente in Italia, nello stabilimento di Valle Mosso, seguendo scrupolosamente tutte le fasi di lavorazione, dal vello al tessuto finito”, spiega Ercole Botto Poala, amministratore delegato di REDA. “L’obiettivo che ci poniamo diffondendo la dichiarazione volontaria di tracciabilità dei nostri tessuti è quello di consentire anche al consumatore finale di conoscere esattamente la provenienza del prodotto che indossa. Siamo inoltre convinti – conclude l’ad Botto Poala – che il Made in Italy rappresenti un immenso patrimonio di creatività e artigianalità per il nostro Paese e come tale deve essere protetto e valorizzato. Solo in questo modo il marchio Made in Italy potrà ancora essere un reale vantaggio competitivo per le aziende che scelgono di continuare a gestire tutta la filiera produttiva in Italia”. L’iniziativa di certificazione di tracciabilità è in linea con un’altra iniziativa di REDA all’insegna della tutela del patrimonio artigianale, territoriale e ambientale: REDA è infatti l’unico lanificio in Europa ad aver scelto di certificarsi EMAS: sistema di ecogestione che comporta, non solo il pieno rispetto dei limiti imposti dalla legge per la tutela dell’ambiente ma, soprattutto una maggiore attenzione nelle fasi di produzione al fine di ridurre al minimo l’impatto ambientale. (Daniela Compassi)
Fonte: VM-Mag
Intervista di Viviana Musumeci a Marta Ferri
E’ solare, open minded e molto creativa; ha lo sguardo diretto, i lineamenti artistocratici ed eleganti e una stretta di mano schietta e vigorosa: Marta Ferri da qualche anno a questa parte ha lanciato la sua linea di abiti molto apprezzata dai fashionisti esigenti e raffinati – le sue ricerche partono sempre dai tessuti -. Qualche settimana fa, Marta, forte del suo successo, ha anche lanciato una nuova linea di borse dal nome più che significativo: Unica. Una capsule di 24 modelli – la collezione presentata di recente è andata venduta in una sola sera -, composta da borse realizzate a mano, con la stessa struttura – che si ispira ai modelli cari alle francesi chic della costa Azzurra -, ma rielaborate in maniera unica con l’utilizzo di tessuti di arredamento. Viviana Musumeci l’ha incontrata e intervistata:
V.M.: Com’è nata l’idea di creare una capsule di borse?
M.F.: Quando creo, solitamente il mio punto di partenza sono i tessuti. Grazie al mio lavoro di stilista ho molti rapporti con fornitori di tessuti. Di recente ho scoperto che alcuni di questi possedevano degli archivi di materiale risalente agli anni 50. Quando li ho visti non ho resistito all’idea di farli rivivere in una linea di accessori. In particolare delle borse che sono molto importanti per noi donne. E’ in questo modo che è nata Unica.
V.M.: Il prezzo delle tue borse è, tutto sommato, accessibile per essere, per l’appunto “uniche”, a chi si indirizzano?
M.F.: A tutte le donne. Le borse sono fatte rigorosamente a mano da artigiani esperti e, per l’appunto, sono una diversa dall’altra. Nessuna ne può possedere una uguale. Quando finiscono, non ce ne sono più così. E’ una borsa che può stare bene a chi ha milioni di accessori firmati, oppure a chi desidera avere un dettaglio diverso, riconoscibile e originale.
V.M.: Perché proprio 24 modelli e non di più?
M.F.: Perché ho finito i tessuti – ndr lo dice ridendo -. Come ti dicevo, una volta terminato il materiale e le borse, non è più possibile averle.
V.M.: Tu sei figlia di un noto fotografo – ndr Fabrizio Ferri -. Che cosa ti ha spinto a lavorare nel mondo della moda?
M.F.: Il fatto di non voler più continuare con gli studi. Una volta terminata la scuola, sono andata a vivere a New York e a fare una cosa utilissima nella vita: lavorare. Il muovermi, entrare in contatto con gente diversa da me, e il cavarmela da sola, mi ha spronato a scegliere una strada. Una volta tornata a Milano ho lavorato per qualche tempo come visual merchandiser da Prada. Un lavoro bellissimo e pagato anche bene, ma non mi bastava e così a un certo punto ho capito che la mia strada era questa.
V.M.: Oltre agli abiti e alle borse hai creato altri accessori?
M.F.: Sì, calzature.
V.M.: E per quanto riguarda Unica, sai già cosa farai per la prossima stagione?
M.F.: Dipende dai tessuti e dai materiali che troverò. I giochi sono aperti.
(Intervista di Viviana Musumeci)